venerdì, ottobre 14, 2005

Vite Parallele

Ovvero: Mr. Lapo Wonka

Willy Wonka era un bambino che desiderava solo un’infanzia normale, ma ebbe la ventura d’essere il figlio di un dentista “fondamentalista” il cui unico sogno era che il proprio figlio sfoggiasse un cavo orale perfetto. Così impose al piccolo Willy un super mega apparecchio ortodontico e gli vietò di mangiucchiare tutto ciò che fosse foriero di carie e tartaro: in primis la cioccolata! Ma il piccolo Wonka cominciò ad assaggiare praline al cioccolato di nascosto dal padre, appuntando su un taccuino i differenti gusti e retrogusti, divenendo un vero esperto del cioccolato fino a prendere coscienza della propria vocazione pasticcera!

Il padre non ne volle più sapere di lui.

Divenne un grande pasticcere Willy Wonka.

Riusciva a costruire palazzi di cioccolato: i mattoni erano di cioccolato, il cemento era cioccolato, e per evitare che un simile palazzo si liquefasse, riuscì pure ad inventare un cioccolato che non si squagliasse sotto il picchiare dei raggi del sole!

Willy Wonka era un genio, completamente assorbito dal suo mondo cioccolatoso, e questo lo rendeva diverso dalla massa degli uomini: era un po’ eccentrico nel modo d’esprimersi e nel modo di vestire; forse perché tutte le sue energie intellettuali erano indirizzate allo sviluppo della sua strabiliante fabbrica (che Mr Wonka cercava di rendere continuamente più strabiliante!), e forse anche a causa delle tristi vicende familiari di cui abbiamo detto.

Visto il proliferare di spie che rubavano le sue miracolose ricette dolciarie, Willy Wonka licenziò tutto il personale e si rinchiuse per sempre nel suo universo dolcemente parallelo in compagnia degli Umpa Lumpa: una popolazione di strani uomini che amano esibirsi in spettacoli canterini e soprattutto che adorano nutrirsi di cacao.

Ma come dice il saggio: quando “i grandi” dicono “per sempre”, in realtà vogliono dire “per tanto tempo”.
Infatti un brutto giorno, scoprendo il suo primo capello bianco, Willy Wonka decide di indire un concorso mondiale per scegliere un bimbo cui lasciare in eredità la fabbrica di cioccolato, e così riaprono i cancelli della fabbrica delle meraviglie per cinque fortunati bambini.
Willy Wonka, con tutti i suoi problemi affettivi irrisolti, ovviamente farà vincere il bimbo meno “rompicoglioni”. Ma il bimbo in questione (tanto buono e bravo) non ha nessuna intenzione di abbandonare la propria famiglia “povera ma onesta”.
Questo metterà in crisi Willy Wonka che riuscendo finalmente a rappacificarsi con la figura paterna, potrà così vivere felice con il bravo bimbo e tutta la sua famiglia “povera ma onesta” per la quale, all’interno della fabbrica di cioccolato, ideerà una casetta di marzapane che nelle fredde sere d’inverno viene innevata da una pioggia di zucchero a velo.


Lapo Elkann, nipote dell’Avvocato Agnelli e figlio di un fine giornalista intellettualoide, è cresciuto in un mondo dorato.
Ha avuto la possibilità di frequentare le migliori scuole, ovviamente rigorosamente all’estero: tra Inghilterra e Stati Uniti, e ciò è riscontrabile nel suo peculiare approdo al Modo Congiuntivo della Lingua italiana che lo rende tanto snob e che ce lo rendono tanto simpatico.

Il simpatico snobismo di Lapo Elkann è ancor più evidente nell’abbigliamento elegantemente strampalato che vuol rinnovare presso il pubblico giovane la maschia civetteria per la quale nel dopoguerra era famoso l’allora giovane ed affascinante Avvocato.

Lapo, insieme al fratello maggiore, a causa di una serie di lutti, s’è trovato ad essere l’erede della dinastia Agnelli. Ma lui più del fratello John, è considerato dall’opinione pubblica l’erede di Gianni Agnelli proprio per l’aver rinnovato i fasti mondani della famiglia. Sarà per l’erre moscia, per l’accompagnarsi con stelle e stelline del mondo dello spettacolo, ma anche per la passione con cui s’è impegnato per rendere pubblicitariamente appetibile ai giovanissimi il marchio della fabbrica di famiglia. Operazione quasi impossibile per cui è necessaria davvero tanta buona volontà e tanta pazienza!

Il 10 ottobre tutti abbiamo scoperto come Lapo cercasse di sfuggire alla pressione ed alla tensione del proprio ruolo pubblico chiudendosi in un suo angusto mondo fatto di festini a base di cocaina e di sessualità equivoca.

Infondo è solo un maschio ventottenne come tanti (i soldi non fanno la felicità, signoramia!)
Lapo (se lo chiamiamo tutti per nome è perché lo consideriamo di famiglia in fondo) ha le fragilità dei suoi coetanei proletari. Sniffa per non sentire “il vuoto di senso” (tema oggidì tanto caro alla poetica degli intellettuali di sinistra) e per questo è scusato dalle madri italiane.
Va con i trans, denudando così la ferita psicologica d’una generazione di maschi che non riesce a metabolizzare l’evoluzione della relazione uomo-donna, e questo gli accattiverà la complice benevolenza degli uomini italiani.

Lapo è uscito dal coma farmacologico cui l’avevano sottoposto precauzionalmente i medici. Ha ripreso conoscenza e ha ricevuto le visite dei familiari. Questo momento di crisi magari gli servirà per creare un più franco rapporto con il padre Alain, con il quale secondo il mio personalissimo giudizio, ha intellettualmente ben poco in comune.

Lo manderanno sicuramente in una clinica svizzera di disintossicazione e la mamma gli troverà uno psicanalista tanto bravo.
Lapo capirà che ormai è quasi un ometto e che deve mettere la testa a posto. Trovarsi una moglie, ovviamente nobile e distinta (e soprattutto tanto discreta!) e mettere al mondo dei bimbetti che tramandino l’erre moscia di famiglia.

Poi, in quei momenti in cui “la carica” si sarà un po’ affievolita, un Lapo che avrà raggiunto un migliore equilibrio con se stesso potrà, ogni tanto, anche farsi po’ di “neve”.

2 commenti:

Drago_Celeste ha detto...

Hai ragione su tutta la faccenda di Lapo !!!

Duque de Gandìa ha detto...

Esimia,
Se ella un giorno vorra aprire un blog le consiglio di titolarlo : IPAZIA!