domenica, gennaio 15, 2006

In morte di Giorgio Spini



"Puo sembrare un paradosso che lo Stato assoluto, tra un protestantesimo, il quale è privo di un'autorità supernazionale visibile e quindi può consentire alla formazione di una chiesa di Stato, ed un cattolicesimo, il quale esalta l'autorità supernazionale del papato, a scapito magari dello Stato e del suo egoismo, faccia una simile scelta. Ma non è più un paradosso, se ci sforziamo di ragionare con la mente dei nostri antenati di quattro secoli fa.

Noi moderni siamo nutriti tutti di filologia, di scienza naturale, di sperimentalismo, di storia; i nostri avi, al contrario, avevano una mente formata sulla logica dell'Organon di Aristotele, sulla logica del diritto romano, sulla logica della sintassi latina. Noi siamo involontariamente degli inguaribili empiristi: essi erano degli stupendi ragionatori, avvezzi ad afferrare al volo tutte le conseguenze implicite in un'affermazione di principio. Se in quel tempo una questione di etichetta bastava per far sguanare le spade, o ad un cavillo giurisdizionalistico tra Stato e Chiesa bastava a fare spandere fiumi di inchiostro, non era perchè gli uomini avesero del tempo da perdere in sciocchezze. Era soltanto perchè erano dei logici e sapevano che se autorizzavano il conte A o l'arcivescovo B ad avere la precedenza in un corteggio, venivano implicitamente a riconoscergli dei diritti per l'avenire. Tanto valeva perciò mettere subito mano alla spada od alla penna, senza aspettare le conseguenze necessarie della premessa.

Orbene, se parto dal concetto cattolico dei rapporti tra Natura e Grazia, io ammetto che la Natura, benchè inferma, non è totalmente malvagia. Anche le differenze «naturali» tra ricchi e poveri, tra nobili e plebei, tra governanti e governati, non sono in sè un male e rappresentano degli ordinamenti «naturali», che possono essere conservati, se volti a fini di bene. Si capisce che la sovrannaturale verità cristiana mi insegnerà a correggere e migliorare questi dati della natura e quindi ad esortare il ricco ad essere caritatevole ed il povero ad essere pasiente. Ma non verrò per questo a scrollare i fondamenti «naturali» della società.

Se parto invece dal pessimismo calvinista, dichiaro che la Natura di per sè è malvagia e che la Grazia è assolutamente libera. Chi oggi è l'umile Davide, dunque, per Grazia divina può essere domani re al posto di Saul: il contadino potrebbedomani invocare la Grazia per sostituirsi al nobile. Il migliore dei regimi politici, anzi, sarà quello che meglio consente alla libera azione della Grazia di manifestarsi, cioè quello che pone minori inciampi all'ascesa dei predestinati.

Se affermo coi Riformatori che ogni professione è sacerdozio, debbo smettere di divider gli uomini in laici e clero e di ricordare ai primi di non presumer troppo di se perchè Iddio può fare di un artigiano il proprio profeta, e quindi - idealmente almeno - il ciabattino vale quanto un marchese od un arcivescovo.

Stando così le cose, è meglio bruciare subito il predicatore calvinista, che aspettar che si producano le conseguenze implicite nella sua predicazione. Ed è meglio affrettarsi ad accogliere il gesuita, il quale - se non altro - lascia ancora al re, al nobile od all'arcivescovo il loro «naturale» potere, apatto che si lascino guidare dal papa.

Ciò non vuol dire, ovviamente, che conflitti non possano sorger tra Stato e Chiesa, tra corona e papato, tra oliarchie aristocratiche e direttiva religiosa della Controriforma. dal punto di vista cattolico, anzi, se l'egoismo nazionale vuole opporre i suoi calcoliterreni ai suoi doveri verso il papato, è necessario calpestarlo e se il re si fa protettore di eretici, è legittimo invocare la sua deposizione e sciogliere i sudditi dai loro obblighi di fedeltà. La Controriforma, in più casi, non esiterà nemmeno davanti al tirannicidio, pur di sbarazzarsi del principe nemico della fede.
Nel complesso, tuttavia, il compromesso tra corona e papato, tra naturalismo dello Stato rinascimentale e supernaturalismo cattolico, sarà sempre incomparabilmente più agevole che tra repubblicanesimo calvinista od egualitarismo della Grazia, da una parte, e società gerarchica e dispotismo monarchico dall'altra."

(GIORGIO SPINI; Storia dell'età moderna, volume primo)

Nessun commento: