giovedì, marzo 09, 2006

Perdere la trebisonda /4

[In quel tempo, cominciarono a verificarsi efferati fatti di sangue che minarono la pax religiosa italiana. Era iniziata infatti, da parte islamica, la caccia al mussulmano convertitosi al cristianesimo; venivano sgozzati loro, e tutta la loro famiglia, e spesso anche i preti e i membri della comunità parrocchiale considerata responsabile della "perversione" di tanti buoni mussulmani venuti in occidente solo per trovare un lavoro.
La mattanza era cominciata durante i festeggiamenti per l'inaugurazione della moschea di Milano con i suoi sei minareti: tutti di dieci e quindici metri più alti della guglia della Madonnina.

Era arduo per il Ministro dell'Interno far capire alla Consulta islamica che lo scopo per cui il Governo italiano l'aveva voluta tant'anni prima (durante il ventennio berlusconista) era proprio quello di placare gli esagitati e di inculcare ai mussulmani italiani il rispetto per la libertà di coscienza e per i principi costituzionali.
I membri della Consulta islamica si mostrarono molto comprensivi per il punto di vista del signor Ministro e che: si, erano degli atti di violenza e quindi in sè deprecabili ma che essendo tali efferati attentati il frutto di santo zelo per per il santo Corano ed il santo Profeta loro non potevano far altro che lodare tanta devozione.

Non convinceva i rappresentanti delle comunità islamiche il paragone che il Ministro faceva con il remissivo atteggiamento dell'episcopato italiano che aveva persino donato spontaneanente ai musulmani le antiche basiliche costruite per commemorare le vittorie militari contro i Turchi affinchè fossero trasformate in moschee.
Ai capi mussulmani il paragone pareva privo di logica; non c'era alcuna ragione che i mussulmani imitassero la mansuetudune cristiana: Cristo aveva comandato ai suoi fedeli di porgere l'altra guancia, di amare i propri nemici e di fare del bene ai propri persecutori; il profeta Maometto si era ben guardato da dare ai credenti dei comandamenti così bizzarri e autolesionistici!

La Consulta islamica era formata da circa 350 rappresentanti di cui una decina per le loro benemerenze nominati "a vita" direttamente da Osama Ben Laden III: ranpollo della schiatta che regnava sulla nazione culla dell'Islam ribattezzata Arabia Benlaudita.
La Consulta aveva la sua sede storica a Palazzo Madama da quando il "Senato delle Regioni" voluto dalla riforma costituzionale del 2005 si era dimostrato alla prova dei fatti assolutamente inutile e perciò abolito.

Il Governo si trovò di fronte alla necessità di dare un giro di vite per far sopravvivere i valori di libertà e democrazia nella loro accezione occidentale. Perciò venne fondata un nuovo tipo di tribunale detto "La suprema e generale Inquisizione" allo scopo di punire con il sequestro dei beni e l'espulsione tutti i fiancheggiatori delle violenze e quelli che pubblicamente ne difendevano le ragioni in nome del "multiculturalismo" .
Principiò così il grande esodo islamico dalla penisola.

La Consulta islamica fu sciolta d'autorità perchè non rispettosa dei valori inscritti nella carta costituzionale ed il Senato fu ristabilito.
Il nuovo Presidente del rinato Senato come prima cosa scrisse un manifesto culturale dall'illuminante titolo : "Mogli e buoi dei paesi tuoi" che tanto risollevò le sorti dell'intellighentsia dell'Occidente.

Memorabile fu il giorno in cui il direttore del Corriere della Sera -un ebreo laicista- scrisse un editoriale in cui si dichiarava apertamente favorevole, anzi auspicava il prima possibile, la beatificazione di Isabella la Cattolica]

1 commento:

Duque de Gandìa ha detto...

Esimia,
deve sapere che una volta espulsi i mussulmani dalla penisola scoppiò una annosa "querele" nel mondo cattolico italiano.

Che fare delle moschee ormai vuote?
Il Governo fu propenso a che i locali venissero venduti all'asta per ricavarne vile pecunia tranne che per le moschee artisticamente più belle che vennero trasformate in musei.
Però la immenza moschea milanese, intitolata al Pascià Mohammed Alì Formigoni: il più celebre dei convertiti lombardi (e italiani!), ebbe sorte diversa perchè l'arcivescovo di Milano, l'ascetico cardinale Pierin Silvietto Berlusconi chiese a gran voce che fosse trasformata in chiesa.
E qui iniziarono le polemiche col Vaticano, tanto più sorprendenti se si pensa che al momento della costruzione della moschea lunga 2O0 metri (e larga 130) il Vaticano non aveva fatto alcuna rimostranza!
Anzi, il Papa di allora: Renato Raffaele Martino VI, aveva dichiarato che era un bel segno di tolleranza da parte cristiana ospitare un così imponente luogo di culto islamico.
A chi gli faceva notare lo scarso rispetto Islamico che, dopo la riconquista militare della Sicilia, avevano distruto a picconate tutti i mosaici del duomo di Monreale il Papa rispondeva che:“se attendiamo la reciprocità nei Paesi rispettivi dove ci sono cristiani, allora ci dovremmo mettere sullo stesso piano di quelli che negano questa possibilità”. Renato Raffaele Martino VI avrebbe donato agli islamici lo stesso duomo di Milano se non fosse stato troppo angusto rispetto alle necessità della comunità islamica.

Bisogna sapere che quel sant'uomo del cardinal Berlusconi, leader indiscusso dell'ala progressista del collegio cardinalizio, aveva la fissazione di portare all'onore degli altari la propria antenata: la serva di Dio Veronica Lario (vergine e martire) della quale, appena nominato arcivescovo, aveva aperto il processo di beatificazione!
Il papa Leone Orso Maria I, intuendo che il cardinale mirava a che l'immenso luogo di culto fosse intitolato al culto della sua ava non appena si giungesse alla (ormai data per iminente) beatificazione, diede immediato ordine che se la moschea più grande d'Europa dovesse essere trasformata in chiesa ciò andava fatto subito, senza aspettare non si sà cosa.
Papa Leone Orso Maria diede ordine che la nuova chiesa fosse intitolata a San Luigi Giussani conosciuto anche come "San Luigi l'Illuminatore e il Taumaturgo" universalmente noto anche ai non cristiani come il fondatore dell'ordine delle "Suore della Carità dell'Assunzione": il più grande ordine religioso femminile diffuso in tutti i Continenti e che da poco aveva inglobato al suo interno la congregazione delle suore di Madre Teresa di Calcutta.

Il cardinale, a denti stretti, accettò l'ordine perentorio del Vaticano ma il nuovo Pontefice: il papa Giovanni Paolo Benedetto II si volle attenere alla tradizione che vietava di costruire chiese più grandi della basilica di S. Pietro per cui diede l'ordine di sospendere qualunque funzione liturgica -pena la scomunica!- finchè la (moschea)Basilica non fosse stata accorciata di almeno 30 metri!
I cattolici lombardi fieri della propria peculiarità ambrosiana e consapevoli di avere a che fare con una delle più belle e armoniose architetture della storia dell'arte si dichiararono contrari a qualsiasi demolizione.

Il nuovo papa Sua Santità Giovanni Paolo Gregorio I, volendo risolvere la faccenda senza sconfessare l'operato del predecessore, chiese che la parte finale dell'imponente edificio non venisse demolita ma solo separata dal resto della chiesa per formare una cappella a se stante da trasformare nel Pantheon dei milanesi illustri, dando così più armoniosa e comoda collocazione ai faraonici monumenti funebri dei grandi del XXI secolo che ingombravano le navate del Duomo di Milano ovvero: la tomba a piramide di Gianni Versace e la Sfinge di Donatella Versace; il grande sarcofago di granito (rosso) di Valentino, e soprattutto la doppia tomba di Dolce e Gabbana con Madonna in trono che offre il suo reggiseno ai due stilisti inginocchiati ai suoi piedi, ecc...

La morte improvvisa del papa scombussolò tutto perchè il neoeletto papa Pio Clemente I fece "il diavolo a quatto" sostenendo che la modifica era solo fittizia e che bisognava procedere al più presto alla demolizione proponendo di andare lui stesso in visita pastorale a Milano per dare il primo colpo di piccone!
Solo la pasienza e l'abilità diplomatica del nuovo arcivescovo: Cardinal Federico Elkan-Borromeo salvò l'integrità del sacro luogo. Egli propose che, se il fine era glorificare la preminenza della Chiesa Romana, invece di demolire una chiesa sarebbe stato di maggior impatto simbolico allargare la Basilica di san Pietro!
Il papa trovò l'operazione assai "edificanta" e così papa Pio Clemente diede ordine di demolire e catalogare ogni singola pietra della facciata e del colonnato per allungare la basilica vaticana di 50 metri. Ma come insegna la storia i papi a seguire ebbero più manica larga tanto che alla fine la via della Conciliazione si trovò più che dimezzata!

Il risultato finale fu trovato da tutti splendido: si aveva finalmente spazio per collocare i monumanti funebri dei Pontefici degli ultimi secoli.