lunedì, maggio 29, 2006

L'aringa rosa /3

Ovvero: The Civil Code versus the Da Vinci Code.



( fidanzata chiede risarcimento)

Il "Codice da Vinci" comincia a mietere le sue prime "vittime". E' avvenuto a Trento, dove un docente universitario ha annullato le nozze dopo aver letto il famoso libro di Dan Brown. L'uomo, infatti, ha subito perso fiducia nella Chiesa e ha deciso di non sposare più la sua fidanzata, una cattolica convinta. Il risultato? Lei gli ha fatto causa per il mancato matrimonio e chiede un risarcimento di 170mila euro.

Protagonisti dell'insolita vicenda sono un professore universitario americano e una ricercatrice trentina di 32 anni. I due, dopo un lungo fidanzamento, avevano deciso di sposarsi. Solo che, quando tutto era ormai definito e pronto - il ristorante in una splendida località delle Dolomiti prenotato da tempo, con tanto di caparra versata, l'appartamento, arredato con i mobili di design che aveva voluto lui, la luna di miele già prenotata - lui ha cambiato idea.

Il matrimonio avrebbe dovuto essere celebrato la prima domenica di giugno. Ma il professore ha letto il "Codice da Vinci" di Dan Brown e ha spiegato alla mancata promessa sposa di aver scoperto attraverso quel libro di non voler nessun contatto con la Chiesa cattolica. Le pagine del libro gli avrebbero, infatti, aperto un mondo di cui non conosceva l'esistenza. Una constatazione, questa, che contrasta nettamente con le convinzioni della promessa sposa, cattolica convinta.

Da quanto si è appreso, l'uomo si è anche lamentato del rifiuto che la sua promessa opponeva da anni alle sue richieste di rapporti sessuali. Rifiuto che la donna giustificava con la necessità di obbedire ai precetti della Chiesa, secondo la quale i rapporti sessuali sono consentiti solo dopo il matrimonio.

Di fronte al rifiuto dell'uomo di sposarsi, però, la giovane donna ha subito contattato un legale trentino e ha richiesto un risarcimento di 170mila euro. Il codice civile prevede, infatti, che chi rompe la promessa di matrimonio è tenuto al risarcimento dei danni, ossia le spese sostenute a causa della promessa. Nel caso specifico si tratta di circa 70mila euro per il ristorante, il viaggio di nozze, il vestito da sposa, gli inviti già spediti, le bomboniere, il gruppo jazz già prenotato su specifica richiesta del mancato sposo e la cucina di gran marca già montata nell'appartamento che doveva ospitare i due a Trento per il resto della loro vita.

Inoltre, la donna pretende anche un consistente risarcimento per i danni morali. Ha dato mandato al legale di chiedere 100mila euro per i patimenti subiti e per il danno all'immagine subito nel giro di amicizie. Inoltre il mancato sposo è tenuto a restituire i regali che ha ricevuto dalla giovane ricercatrice trentina. In particolare, la donna chiede indietro un orologio che le è costato più di uno stipendio, sulla cassa del quale aveva fatto incidere la dedica: "Per sempre".

1 commento:

GC ha detto...

Esimio,
come mutano i tempi! In passato, gli uomini ricorrevano a frasi del tipo: "io non ti merito", o "cara, non sarei in grado di renderti felice", per scaricare la fidanzata. I più sbrigativi, poi, uscivano di casa per comprare le sigarette e facevano perdere le loro tracce. Oggi, a quanto pare, le tecniche si sono affinate... Lo terrò a mente, la prossima volta che mi troverò nella condizione di dover sciogliere un fidanzamento! :-D
Ossequi