sabato, febbraio 10, 2007

vite parallele /9

Dopo che Mussolini strinse il "Patto d'acciaio" con la Germania nazista, l'ottantenne papa Pio XI manifestò sempre più la sua insofferenza di fronte alla piega neopagana ed antisemita del fascismo italiano.
Non era quella epoca in cui i pontefici facevano esternazioni dalla finestra del proprio appartamento: vigeva uno stile molto più sobrio che prevedeva alcune, assai limitate, nonchè solenni occasioni in cui i pontefici manifestavano le proprie ambascie all'universo mondo nonchè all'universo clero. Per cui Pio XI, rimasto fino alla fine assai irruento nelle proprie decisioni, progettò la stesura di alcuni solenni documenti sui pericoli del nazifascismo.

Dopo che nell'ottobre 1938 le SS avevano scatenatola “Notte dei cristalli” il papa dette l'ordine al gesuita padre Forges di preparare l'enciclica di condanna della politica nazifascista. La stesura dell'enciclica si fece attendere a causa dei ripensamenti e correzioni apportate dal gesuita che una volta completata l'opera nel gennaio '39 non la consegnò al pontefice ma fu consegnata nelle mani del padre generale dell'ordine gesuita affinchè desse il suo autorevole giudizio.

Che qualcosa di poco favorevole alla politica fascista si stesse architettando fra le mura vaticane, Mussolini ne aveva avuto sentore e di ciò era molto irritato ed anche spaventato.
Ai primio di febbraio, le condizzioni di salute dell'anziano pontefice si aggravarono ma Pio XI rimaneva fiducioso di poter rivolgere solennemente la vibrata allocuzione contro il regime fascista in data 11 febbraio, cioè del decimo anniversario dei Patti Lateranensi, di fronte a tutto l'episcopato italiano convocato in Vaticano per l'occasione.
Galeazzo Ciano scriveva nel suo diario di quei giorni dell'estrema malattia di Pio XI: “Mussolini è preoccupato in questi giorni, ha paura della scomunica”.

Le condizioni di Pio XI s'aggravarono e il papa morì proprio alla vigilia dell'11 febbraio. Causa della morte "arresto cardiaco" come dichiarato dal professor Franco Petacci: uno degli archiatri pontifici nonchè padre di Claretta l'amante di Mussolini.
Ricevuta la ferale notizia Benito Mussolini s'affretto a manifestare, a nome suo e dell'Italia tutta, "fascistissime" condoglianze.



Ai primi di febbraio dell'anno di grazia 2007 in Italia non si è affatto concordi intorno al fatto che il pontefice "ccioiosamente" regnante parli troppo o troppo poco, e che quando parli pergiunta sbagli anche l'argomento.

Si disquisisce pubblicamente sulla "scaletta" degli angelus domenicali come ha fatto Pippo Baudo domenica 4 febbraio intervenendo telefonicamente alla trasmissione "Quelli che... il Calcio" prendendosela con un papa (e una Chiesa) "fuori della realtà"; poichè Benedetto XVI non della crisi del Calcio italiano, provocata dell'assassinio del poliziotto Filippo Raciti per mano degli ultras del Catania, ma aveva parlato di difesa della vita nascente (essendo la prima domenica di febbraio per la Chiesa italiana la "giornata della vita") e del valore della famiglia naturale fondata sul matrimonio.

E'evidente che nell' Angelus di domenica 4 febbaio, parlando espressamente ai fedeli della diocesi di Roma, lamentando le attuali "sfide" della famiglia, papa Ratzinger intendesse riferirsi al progetto del Governo Prodi di istituire i "Pacs"; perchè stupirsene? Forse che il Papa non è libero di dire o di non dire ciò per cui è rammaricato?

E mentre il Papa dell'introduzione dei Pacs in Italia altro non poteva fare che rammaricarsi, invece la Conferenza Episcopale Italiana dalle pagine dell'Avvenire di martedì 6 febbraio proclama il proprio solenne "NON POSSUMUS". E' infatti lapalissiano che l'episcopato italiano, in quanto formato da cittadini italiani, che attendono alla guida spirituale di altri cittadini italiani, esprima le proprie doglianze per una legislazione che svilisca l'istituto della "famiglia fondata sul matrimonio" come definito dalla stessa Costituzione.

A Palazzo Chigi quel «non possumus» scagliato contro il governo dalle colonne dell'Avvenire è stato considerato un passo falso della gerarchia cattolica, presieduta da un Cardinal Ruini ormai al tramonto che avrebbe così sparato la sua ultima cartuccia. Perciò la Chiesa Cattolica non può far alcuna pressione politica su Prodi ma anzi le sue solenni esternazioni hanno finito per diventare controproducenti, poiché la dichiarazione della CEI ha ottenuto il risultato di far indignare sia gli ex democristiani di sinistra e sia i laici moderati della destra.

E mentre Casini, Berlusconi e Fini si stracciano fintamente le vesti piangendo la morte della sacralità della famiglia (ringraziando Iddio in cuor loro che la legge che anch'essi auspicavano sia stata fatta dalla coalizione avversa); Romano Prodi e Rosy Bindi il 7 febbraio approvavano il decreto con cui si istituivano i "DICO", cioè i pacs all'italiana, e ventiquattr'ore dopo, nel pomeriggio di Giovedì 8 febbraio si recavano all'Arcibasilica Lateranense per partecipare devotamente alla santa messa commemorativi dei 39 anni di fondazione della Comunità di Sant'Egidio.



Approvato il decreto Bindi-Pollastrini, Romano Prodi è potuto partire serenamente per il suo viaggio ufficiale in India, facendo intuire dai suoi "dico e non dico" che lo scandalo per l'approvazione dei "DICO" si sarebbe sgonfiato presto inghiottito dallo scandalizzarsi del mondo laico, progressista, nonchè anticlericale che, propizio l'anniversario del Concordato, ha esternato il proprio allarme per il "neo temporalismo" di un Vaticano isterico che strilla tanto per una legge che non è nemmeno la pallida ombra di ciò che ha attuato Zapatero nella cattolicissima Spagna.

Di questa violazione continua e reiterata del Concordato da parte di Benedetto XVI è stato considerato fulgido esempio il discorso in lingua spagnola al nuovo ambaciatore della Colombia in data 9 febbraio in cui il Papa ha espresso preoccupazione per quegli interventi legislativi in materie assai delicate quali la vita e la morte, l'identità della famiglia e il rispetto dell'istituto matrimoniale. Ovviamente la Nazione cui Benedetto XVI stava rivolgendo le sue ambascie non era l'Italia ma la Colombia ma per i mass-media pare che questo particolare sia irrilevante.
Non pago, il giorno appresso nel discorso in lingua francese rivolto ai membri dell'Académie des Sciences Morales et Politiques di Parigi, il Papa ha richiamato l'importanza fondamentale del Diritto naturale quale base per il Diritto positivo.
Per molti italici commentatori politici è la prova provata che Benedetto XVI non perde occasione per criticare il Governo Prodi.

3 commenti:

Duque de Gandìa ha detto...

Non saprei se ridere o piangere: lunedì 12 febbraio, da una parte le agenzie di stampa riportano la visita del buono Romano Prodi alla tomba di Madre Teresa di Calcutta.
Dall'altra si continua con la solfa del papa cattivo che continua imperterrito a fare terrorismo ideologico contro la legalizzazione dei pasc in Italia citando le sue parole sulla famiglia come istituto "naturale" rivolto ai Partecipanti al Congresso Internazionale sul Diritto Naturale promosso dalla Pontificia Università Lateranense.

Ma che cosa pensano lor signori? che un convegno internazionale sul "diritto naturale" venga organizzato lì per lì per mettere i bastoni fra le ruote a Romano Prodi?
O il papa doveva limitarsi a dire ai convegnisti che l'esprimere il proprio pensiero è un diritto naturale"?

Duque de Gandìa ha detto...

Per Quanto riguarda gli pseudo-diari dello pseudo-Mussolini in possesso dello pseudo-senatore Dell'Utri,a me parebbero falsi proprio in virtù delle pagine dello pseudo Mussolini in morte di Pio XI in data 10 febbraio 1939, : «È stato un papa straordinario, devo ammetterlo», senza aggiungere riflessioni politiche pungenti oltre a quel sentirsi "onorato2 di aver potuto firmare la Conciliazione bla blabla.
E poi la speranza che venisse eletto a successore un uomo veramente spirituale e non un "politicante"... salvo poi lodare il camerlengo Pacelli che- con rispetto parlando- fino a poco prima era stato il Cardinal segretario di Stato e pertanto il più politicante di tutto il sacro collegio schierato!

Duque de Gandìa ha detto...

Sempre sugli pseudo diari sul Giornale del 16 febbraio: "lo storico Marino Viganò, docente all’Università Cattolica di Milano, da quasi vent’anni impegnato in ricerche sugli ultimi giorni di vita del dittatore. «Questi diari si possono e debbono smascherare - ha aggiunto Viganò - vagliando contenuto e linguaggio che, in casi simili, si rivelano quasi sempre “traditori”». Nello specifico, Mussolini avrebbe commentato la scomparsa di Pio XI il 10 febbraio 1939 mettendo in calce «Firmato: Benito Mussolini». Formula inverosimile, osserva Viganò, «in un diario privato e difficile da reperire anche in documenti ufficiali, ove firma spesso col solo cognome e, talora, con la sola iniziale “M”». «Mussolini in questi diari - dice lo studioso - si sarebbe dato la qualifica di “duce d’Italia”, mai sentita né letta: Mussolini si qualifica semmai “duce del fascismo”. Quanto alla profezia della venuta di un Pastor Angelicus, bisognerebbe attribuire a Mussolini doti divinatorie poiché quello sarà il motto scelto da Pio XII - eletto il 2 marzo 1939, tre settimane dopo l’appunto di Mussolini! - quando, da tre anni pontefice, si definirà così in un filmato girato in Vaticano»."

Anch'io penzo che i diari siano falsi ma che centra il "Pastor Angelicus"! MI stupisce l'ignoranza crassa di uno storico di professione che insegna all'univestità (Cattolica per giunta!) che non ha mai sentito menzionare le pseudo-profezie di Malachia?
Ovviamente Mussolini sapeva che il successore di Pio XI (che nell'elenco di Malachia era"fides intrepida") sarebbe stato pstor angelicus come tutti sapevano che il succesore di Giovanni Paolo II sarebbe stato "Gloria olivae"!

Ora, è evidente che al sedicivolte Benedetto non garba di fare sfoggio dell'appellativo di "papa delle olive" mentre al dodicesimo Pio l'appellativo di pastor angelicus piacque assai.