tag:blogger.com,1999:blog-7590625.post114918658153110072..comments2023-07-11T17:50:00.570+02:00Comments on Duque de Gandìa: Gran Rabbi nato /3Duque de Gandìahttp://www.blogger.com/profile/07872991818749146703noreply@blogger.comBlogger1125tag:blogger.com,1999:blog-7590625.post-1149188464026075752006-06-01T21:01:00.000+02:002006-06-01T21:01:00.000+02:00Non mi andava di fare un altro post per cui: ecco ...Non mi andava di fare un altro post per cui: ecco sempre dal Foglio del 31 maggio Maurizio Crippa che affronta il tema della "morte di Dio"<BR/>Il mistero di un Dio nascosto esilente e la tentazione teologica<BR/>della sua espulsione dalla storia<BR/><BR/>“Dopo Auschwitz possiamo e dobbiamo affermare con estrema decisione che una Divinità onnipotente o è priva di bontà o è totalmente incomprensibile”, ha scritto il filosofo Hans Jonas nel suo celebre “Il concetto di Dio dopo Auschwitz”. La domanda su Dio e il male è del resto così radicale, tanto più per l’ebraismo contemporaneo, da avere condotto personalità come Jonas a cercare strade teologicamente nuove, a bordeggiare la filosofia e la teosofia, nell’intento di trovare nuove basi alla possibilità di credere. Per Jonas, destituire Dio della sua onnipotenza è l’unico modo per poterlo pensare innocente: “Il male c’è solo in quanto Dio non è onnipotente. Solo a questa condizione possiamo affermare che Dio è comprensibile e buono e che nonostante ciò nel mondo c’è il male”. Ovvio che una domanda di tale portata non potesse essere elusa da Benedetto XVI. “Dov’era Dio in quei giorni?”, ha scandito il Papa tedesco davanti alla testimonianza della Shoah. Lo ha quasi gridato, non con la voce agnostica dell’assenza di Dio, tantomeno con la voce secolarista del Dio cacciato dalla storia, ma con la voce della Bibbia, il salmo 44, la voce di Israele sofferente.<BR/>Ripetendo in modo apparentemente simile il disagio di Jonas e di tutti coloro che si sono domandati il perché del “silenzio di Dio”, riecheggiando le grandi domande bibliche di Giobbe.<BR/><BR/>Qualche superficiale sì è stupito che un Papa potesse chiedere conto a Dio della sua assenza; qualche benpensante ha invece preferito cavarsela misurando il tasso di (presunto) revisionismo del suo discorso. Ma è probabile che il grido del Papa sul silenzio di Dio abbia scosso con forza soprattutto una certa teologia – di matrice protestante ma poi scivolata nel cattolicesimo di epoca post conciliare – da decenni affascinata (o appisolata) proprio dall’accettazione dell’idea di un Dio fattosi assente, silenzioso. Una teologia, per dirla con René Girard, che aveva “finito per accettare, tutto considerato, il verdetto di Nietzsche sul cristianesimo”.<BR/>Quello secondo cui Dio è morto. <BR/><BR/>Una corrente di pensiero che qualche decennio fa nei suoi esiti più radicali si chiamò “teologia della morte di Dio”, ma che, con la benedizione nobile del primo Hans Kung, ha influito su molto pensiero cattolico postconciliare.<BR/>Una teologia, a discapito del nome, progressista e ottimista, nata paradossalmente proprio nel nome di un teologo morto martire in una prigione nazista, Dietrich Bonhoeffer, e della sua luteranissima idea di responsabilità che escludeva dalla storia ogni consolatorio Dio “tappabuchi”.<BR/><BR/> Scriveva uno dei massimi esponenti del movimento, Thomas Altizer: “Dio è morto nel nostro tempo, nella nostra storia, nella nostra esistenza. Nella misura in cui viviamo nel nostro destino, non possiamo riconoscere né una traccia della presenza di Dio né l’immagine della sua realtà”. Era un modo per sbarazzarsi, più che di Dio, del suo palese conflitto d’interessi con la modernità secolarizzata.<BR/>Del resto un Dio che, tutto sommato, non era stato capace di impedire Auschwitz,<BR/>poteva benissimo “sacrificarsi per la sua creatura” e liberarla una volta per tutte dalla sua presenza ingombrante. Un Dio afono, più che silenzioso.<BR/><BR/>Un’eutanasia filosofica o un omicidio?<BR/><BR/>Nelle parole pronunciate ad Auschwitz da Benedetto XVI non vi è alcuna indulgenza<BR/>verso queste posizioni. La sua idea della “morte di Dio” è molto lontana. Quando dice che “i potentati del TerzoReich volevano schiacciare il popolo ebraico nella sua totalità; eliminarlo dall’elenco dei popoli della terra”, aggiunge che con ciò “volevano strappare anche la radice su cui si basa la fede cristiana, sostituendola definitivamente con la fede fatta da sé”. Dio che se ne va dalla storia per una morbida eutanasia filosofica, o peggio teologica, ragiona il Papa: “Se questo popolo, semplicemente con la sua esistenza, costituisce una testimonianza di quel Dio che ha parlato all’uomo”, “allora quel Dio doveva finalmente essere morto”.<BR/><BR/>“L’interpretazione del Papa è evidentemente molto diversa”, spiega Massimo Borghesi, docente di Filosofia della religione a Perugia che ha a lungo approfondito le tematiche del rapporto tra il cristianesimo e la modernità: “Ratzinger dice che Dio è proprio fatto fuori: la morte di Dio è un omicidio. Anzi, è lo sterminio del suo popolo.<BR/>Non c’è nulla di quella visione secolarizzata della religione. <BR/><BR/>Il Papa prende molto sul serio l’affermazione di Nietzsche: Dio è fatto fuori dalla storia perché viene ammazzato. E’ in questo senso, fa capire il Papa, che anche il popolo cristiano, che testimonia la stessa chiamata di Dio, soffre. E per estensione ‘tutti coloro che nella storia – ieri oggi e domani – soffrono per amor di Dio’, come ha detto riferendosi al Salmo 44”. <BR/><BR/>Per Ratzinger, il nazismo è l’estrema infamia prometeica del tentativo di far fuori Dio dal mondo”. Benedetto XVI ad Auschwitz ha ricordato due cose: la volontà di sradicare Dio dalla storia come fonte del male, e il mistero del silenzio di Dio che suscita il grido dell’uomo. E idealmente ha anche chiuso i conti con il fascino discreto del cristianesimo che si mette ottimisticamente d’accordo per l’eliminazione di Dio dal mondo. “Siamo molto distanti da quella cultura – ribadisce Borghesi – Qui siamo nel cuore e nelle parole della Bibbia, nel grido per il mistero di un Dio nascosto. Ma altro è il Dio silenzioso per la colpa degli uomini. Altro il Dio fatto fuori dalle loro filosofie e teologie”.Duque de Gandìahttps://www.blogger.com/profile/07872991818749146703noreply@blogger.com