tag:blogger.com,1999:blog-7590625.post5055684783108620427..comments2023-07-11T17:50:00.570+02:00Comments on Duque de Gandìa: Fare le scarpe al PapaDuque de Gandìahttp://www.blogger.com/profile/07872991818749146703noreply@blogger.comBlogger1125tag:blogger.com,1999:blog-7590625.post-78135879799004942292007-05-18T17:15:00.000+02:002007-05-18T17:15:00.000+02:00Ieri Wojtyla sospettato, oggi Ratzinger bersagliat...Ieri Wojtyla sospettato, oggi Ratzinger bersagliato<BR/><BR/>Gian Maria Vian sull' Avvenire del 17 maggio 2007 <BR/> <BR/>Nella nostra era mediatica bisognerà introdurre l'applausometro come criterio di giudizio anche per i papi? A leggere i commenti del viaggio in Brasile di Benedetto XVI, in alcuni giornali italiani, sembrerebbe di sì. <BR/>E questo non è un progresso. Per sgombrare il campo dagli equivoci va premesso che ognuno, ovviamente, è libero di criticare il Papa e la Chiesa cattolica. Purché non si oltrepassino i limiti imposti dal rispetto delle opinioni altrui e della sensibilità di milioni di persone, cattoliche ma anche laiche. Come invece si fa - con lodevole scrupolo - nei confronti di altre confessioni cristiane, dell'ebraismo e dell'islamismo. Mentre non di rado nei confronti dei cattolici si usano tranquillamente argomenti e toni polemici che non si osano nemmeno pensare verso altre confessioni religiose. Ma veniamo ai commenti sul viaggio in Brasile, dove il vescovo di Roma si è recato - sulla scia dei suoi predecessori Paolo VI e Giovanni Paolo II - per aprire la periodica conferenza dell'episcopato latinoamericano. In una parte del mondo dove vive la metà dei cattolici di tutto il mondo, e dove il successore di Pietro è andato per «confermare» i suoi fratelli. Sicuro che dall'incontro di Aparecida, in pieno svolgimento proprio in questi giorni, «potranno sorgere nuove strade e progetti pastorali creativi», come ha detto il Papa in un discorso inaugurale tanto impegnativo per i vescovi quanto fiducioso nel metodo collegiale. Al contrario, il manifesto sa già come andrà a finire «dopo il mezzo fiasco brasiliano», del resto anticipato da un'intervista preconfezionata di Leonardo Boff della quale il quotidiano romano aveva pubblicato una sintesi alla vigilia del viaggio: così il Papa «è stato prevedibile» con le sue «ossessioni» (del tipo, «aborto, eutanasia, famiglia canonica»).<BR/>Ma non basta: «Prevedibile (e noioso) deve essere sembrato anche alle masse cattoliche brasiliane», dimostratesi - scrive ancora Maurizio Matteuzzi - «insensibili al suo scarso appeal. Il lugub re inquisitore giunto da Roma è stato visto e sentito come un estraneo, che parlava di cose che non avevano nulla a che fare con la realtà in cui le diceva». Poi un po' di cifre, da applausometro, appunto, per dimostrare che per Benedetto XVI non c'è partita: con i telepredicatori pentecostali, il gay pride carioca, i Rolling Stones e nemmeno Giovanni Paolo II, riscoperto - e molto accomodato, per la verità - quando non c'è più (ma restano i suoi insegnamenti, allora vituperatissimi e che magari andrebbero riletti prima di contrapporre un pontefice all'altro, secondo uno schema che già nel 1885 denunciava Leone XIII scrivendo all'arcivescovo di Parigi, cardinale Guibert). Chi non ricorda i sospetti che Wojtyla suscitava, presso certi osservatori, per il suo feeling con le folle? Ma anche il commento, più articolato, di Filippo Di Giacomo sulla Stampa - titolato seccamente «Dietro il flop del Papa in Brasile» - si avvia sul confronto con il predecessore per sottolineare in fondo un'ovvietà, e cioè che «il wojtylismo senza Wojtyla non ha senso e comunque non esiste» (in proposito il manifesto scopre che «Wojtyla aveva un carisma e un peso in scena che il pallido pastore tedesco non si sogna di avere - e forse neanche vuole avere»). Anche se poi Di Giacomo sostiene che Benedetto XVI «è stato anche uno straordinario annunciatore e testimone, pacato e lucido, della verità e della libertà evangeliche», come argomenta in un'analisi del discorso di Aparecida. Ma l'applausometro non serve. Il vescovo di Roma - papa teologo e pastore - sta svolgendo il suo ministero di comunione grazie soprattutto alla parola. Impegnativa sì, ma non cerebrale. Di ragione, certo, ma anche di cuore. Chi l'ascolti con un minimo di attenzione, vi sentirà risuonare una semplice verità, annunciata nell'enciclica programmatica: all'inizio dell'essere cristiano «non c'è una decisione etica o una grande idea», ma l'incontro con una persona, Gesù. Che di applausi non ne ha presi molti.Duque de Gandìahttps://www.blogger.com/profile/07872991818749146703noreply@blogger.com