ovvero: rifare le Presentazioni
L’ufficio
delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice, notificando all’universo clero le modalità della "actuosa partecipatio" alla cappella
papale nella solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria
dell’anno del Signore Nostro Gesù Cristo 2015 –
anno III del sacro principato di papa Francesco – , comunicava agli
eminentissimi Cardinali e ai beatissimi Patriarchi siccome agli eccellentissimi
Arcivescovi e Vescovi, volenti concelebrare la solenne liturgia propiziatrice
l’inaugurazione del giubileo straordinario della Misericordia, di recarsi
all’interno del Tempio Petriano ove poter rivestirsi dei sacri paramenti nella “Cappella
della Presentazione del Signore”. Fin
qui la notificazione a firma del maestro delle celebrazioni liturgiche del
Sommo Pontefice monsignor Marini minor.
Il
problema è che nella Basilica Vaticana non esiste alcuna Cappella della
Presentazione del Signore!
Oramai abituati a ben altre stramberie, ciò non ha
destato verun problema ai sacristi pontifici che infatti – non essendo stato
emanato alla bisogna un chirografo “ex audentia Santissimi” che mutasse
immantinente la dedicazione di una qualsivoglia cappella della basilica di San
Pietro – hanno intuitivamente predisposto le casule per la concelebrazione
nella Cappella della Presentazione di Maria. Tale cappella è speculare a quella
di San Sebastiano ove solitamente, per mezzo di acconce cortine, si allestisce
la sagrestia nelle solenni celebrazioni papali in basilica e da dove il corteo
pontificio, passando dall’attigua Cappella della Pietà, si snoda per la vasta
navata. Poiché, al termine della
concelebrazione dell’8 dicembre sul sagrato di San Pietro, la teoria dei
gerarchi facenti corteggio al Romano Pontefice avrebbe dovuto varcare la Porta
Santa, che si trova a lato della Cappella della Pietà, gli officiali delle
liturgie pontificali hanno saggiamente deciso di allestire l’effimera sacrestia
in altro luogo per meglio lasciar spazio ai presuli, così come ai tecnici delle
riprese fotografiche e televisive. Nondimeno, a tal guisa, avranno preventivato di non intralciare il percorso
dei pii pellegrini che dalla vastità della piazza si sarebbero successivamente
riversati mercé la “Porta della Misericordia” nella Cappella della Pietà e di
poi nella conseguente Cappella di San Sebastiano: luogo oggidì principe dalla
cristiana devozione dei pellegrini "ad limina apostolorum" da quando, immediatamente
dopo il rito di beatificazione e sfrattando le antiche ossa del Beato Innocenzo
XI, sotto l’altare sono state poste le triplici casse contenenti le spoglie di
San Giovanni Paolo II.
Sul
contraltare della dirimpettaia cappella invece domina la copia in mosaico di
una grande tela settecentesca del Romanelli dove i santi genitori Gioacchino ed
Anna conducono Maria bambina al Tempio di Gerusalemme, accolta deferentemente dal
sommo sacerdote (ben identificabile dai paramenti giudaici descritti nel libro
del Levitico). Tale mistero della vita della Santa Vergine si commemora il 21
novembre, e la Chiesa cattolica la celebra come giornata “pro orantibus”
(speciale ricordo dei consacrati alla clausura). Ad essere puntigliosi San Pio
V aveva espunto tale commemorazione liturgica dal suo Santorale riformato
secondo la mente del Sacrosanto Sinodo Tridentino, poiché trattasi di evento
narrato dal Protovangelo di Giacomo ignoto alle Sacre Scritture canoniche. Ma poi Sisto V – er
papa tosto! – reinserì la festività mariana nel calendario romano,
trincerandosi dietro ad un: “Chi sono io per giudicare un apocrifo?” (mentre
d’imperio “correggeva” la Volgata di San Girolamo).
Si
è trattato certamente di un "lapsus calami", una piccola svista – staranno dicendo i magnanimi
cinque lettori di questo inutile blog tardo barocco – ma proprio per essere opera di tanta
leggerezza non è meritevole di benevola indulgenza!
È
mai possibile che i cerimonieri pontifici dopo anni di servizio – e di servizio
liturgico! - all’ombra del Cupolone non conoscano non dico tutti gli altari
della basilica papale ma almeno le maggiori cappelle! La mastodontica Cappella della Presentazione, che al suo interno alberga i monumenti funerari di papa Della
Chiesa di Pietro Canonica e di papa Roncalli di Emilio Greco, nelle sue lunette e nei pennacchi raffigura personaggi veterotestamentari ed episodi tipologici della Santa Vergine, così come nel
vasto mosaico della cupola ellittica: l’Eterno Padre adombra l’Immacolata madre
dell'Eterno Verbo.
Ipotizzo: chi ha redatto materialmente il giubilare dispaccio ignorava che oltre alla festa della Presentazione del Signore esiste anche una memoria della Presentazione della Beata Vergine, oppure le candide colombe che reca la popolana ginocchioni in primo piano sono state erroneamente identificate con la coppia di consimili casti volatili che il padre putativo del Redentore offrì al Tempio al momento della presentazione del primogenito, a quaranta giorni dalla nascita, come attestato dall'evangelista Luca. Imbarazzante decidere quale delle due ignoranze – liturgica o iconografica - sia più crassa. In fondo, a ben pensare, possiamo salomonicamente affermare che si tratta di un’unica basilare ignoranza! Nella bimillenaria devozione cattolica il rito e l’arte, la bellezza e la liturgia, furono sempre congiunti in sovrano connubio. E mai possibile che chi predispone le coreografie vaticane sia così digiuno dei tesori di arte e di fede della basilica di San Pietro? Possibile che il monsignor estensore del suddetto avviso sacro non abbia mai sostato con lo sguardo all'insù, ammirato, nello scrutare il mistico senso di quella cattolicamente magnificentissima Biblia pauperum? In tanti anni di servizio mai avuto occasione di celebrare il servizio divino all’altare della Cappella della Presentazione? Non rimane che elevare voti affinché consimili rappresentanti di Cristo seppur privi di guida spirituale si premuniscano almeno di guida turistica!
Ipotizzo: chi ha redatto materialmente il giubilare dispaccio ignorava che oltre alla festa della Presentazione del Signore esiste anche una memoria della Presentazione della Beata Vergine, oppure le candide colombe che reca la popolana ginocchioni in primo piano sono state erroneamente identificate con la coppia di consimili casti volatili che il padre putativo del Redentore offrì al Tempio al momento della presentazione del primogenito, a quaranta giorni dalla nascita, come attestato dall'evangelista Luca. Imbarazzante decidere quale delle due ignoranze – liturgica o iconografica - sia più crassa. In fondo, a ben pensare, possiamo salomonicamente affermare che si tratta di un’unica basilare ignoranza! Nella bimillenaria devozione cattolica il rito e l’arte, la bellezza e la liturgia, furono sempre congiunti in sovrano connubio. E mai possibile che chi predispone le coreografie vaticane sia così digiuno dei tesori di arte e di fede della basilica di San Pietro? Possibile che il monsignor estensore del suddetto avviso sacro non abbia mai sostato con lo sguardo all'insù, ammirato, nello scrutare il mistico senso di quella cattolicamente magnificentissima Biblia pauperum? In tanti anni di servizio mai avuto occasione di celebrare il servizio divino all’altare della Cappella della Presentazione? Non rimane che elevare voti affinché consimili rappresentanti di Cristo seppur privi di guida spirituale si premuniscano almeno di guida turistica!
Post scriptum:
Qualcuno, sapidamente, potrebbe obiettare che nulla vieterebbe che il nostro ipotetico, anonimo (ed apocrifo) cerimoniere, estensore del sacro avviso giubilare, sovente e piamente abbia celebrato a qualche altare della vasta basilica prediligendo, forse, altari più affini alla propria divozione – ogni ladrone ha la sua devozione, recita il proverbio siculo. In effetti al di sotto dell’altare della Presentazione della Beatissima Vergine resiste – ancora! - l’urna con le spoglie di San Pio X. Un santo pontefice il cui culto è abbastanza negletto tant’è che il suo sacro corpo viene ormai annualmente occultato per circa 2 mesi dalla natalizia scenografia presepiale. Bisogna riconoscere invero che papa Francesco (a differenza degli immediati predecessori) ha dimostrato singolare devozione per le sacre ceneri del papa del Catechismo Maggiore e Minore celebrandone a questo altare la messa nella festa liturgica. In Argentina la memoria di San Pio X è, in effetti, ancora molto vivida tant’è che molteplici sono gli interventi pastorali dell’arcivescovo Bergoglio dedicate alla catechesi, ai catechisti e ai catechizzandi in occasione di tale ricorrenza liturgica.
Qualcuno, sapidamente, potrebbe obiettare che nulla vieterebbe che il nostro ipotetico, anonimo (ed apocrifo) cerimoniere, estensore del sacro avviso giubilare, sovente e piamente abbia celebrato a qualche altare della vasta basilica prediligendo, forse, altari più affini alla propria divozione – ogni ladrone ha la sua devozione, recita il proverbio siculo. In effetti al di sotto dell’altare della Presentazione della Beatissima Vergine resiste – ancora! - l’urna con le spoglie di San Pio X. Un santo pontefice il cui culto è abbastanza negletto tant’è che il suo sacro corpo viene ormai annualmente occultato per circa 2 mesi dalla natalizia scenografia presepiale. Bisogna riconoscere invero che papa Francesco (a differenza degli immediati predecessori) ha dimostrato singolare devozione per le sacre ceneri del papa del Catechismo Maggiore e Minore celebrandone a questo altare la messa nella festa liturgica. In Argentina la memoria di San Pio X è, in effetti, ancora molto vivida tant’è che molteplici sono gli interventi pastorali dell’arcivescovo Bergoglio dedicate alla catechesi, ai catechisti e ai catechizzandi in occasione di tale ricorrenza liturgica.
Detto questo nessuno può escludere che
papa Francesco, dando ancora maggior prova del suo voler essere misericordioso come il Padre, possa decretare "sine die" la traslazione dei sacri resti di Papa Sarto presso il
seminario di Econe, e far spazio in San Pietro a reliquie in maggior sintonia con lo spirito tutto pastorale del pontificato: le ceneri di Gramsci.