giovedì, giugno 10, 2004

La nostra storia cristiana

"Quando dunque fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti". Ipocrita in greco significa attore, i quali si facevano precedere sulla scena da un banditore.

"Quando pregate non siate simili agli ipocriti...pregando poi, non sprecate parole come i pagani". L'ebreo Gesù di Nazareth non aveva radici classiche ma viveva ai margini della cultura greco-romana, il cui centro, Alessandria d'Egitto, geograficamente gli era vicina. Più che di cultura classica sarebbe più esatto parlare di cultura ellenistica: il mito dell'impero di Alessandro Magno era ciò che cantavano gli intellettuali, e a cui i cesari guardavano con ammirazione: il Medio Oriente era il fulcro economico e politico di questo impero, in altre parole.

Gli ebrei galilei sono a contatto con un ambiente ellenistico, come dimostrano le parole stesse di Gesù. A poca distanza da Nazareth ci sono città con templi e teatri. Due discepoli hanno nomi greci e trovandosi a Gerusalemme gli dicono che alcuni "greci" vogliono vederlo: greci non di denominazione geografica ma culturale. Quindi, con buona pace di Mel Gibson Gesù qualche parola di greco la sapeva per forza.
"Galilea delle Genti" dicevano con disprezzo gli ebrei giudei per accusare di ellenizzazione gli ebrei galilei.
La maggioranza degli ebrei viveva fuori dalla madrepatria, e parlava greco. Ciò non vuol dire che vivessero un sincretismo religioso (ovvero non accettavano implicitamente la cultura greca). Saulo di Tarso (S.Paolo) è un ottimo esempio della preparazione teologica che aveva un rabbino della diaspora..per dire.

Già alcuni secoli prima di Cristo i maestri della legge di Alessandria avevano tradotto i testi ebraici in greco, la cosiddetta Bibbia dei Settanta (quella che si trova citata come "LXX"). La traduzione risentiva dell'influsso della filosofia: nelle scuole si leggeva Omero e, oltre al bello scrivere, dall'esegesi dei suoi miti si traeva spunto per tutti gli altri insegnamenti, cosmologici, politici, etici, e così via.

Gli ebrei della diaspora (per non essere da meno) fecero emergere dalla scrittura mosaica tutte le verità compatibili col pensiero greco. Così facendo rivestirono di significati teologici termini che per i greci erano solo gnoseologici (ovvero con un significato conoscitivo). Lo stesso faranno i cristiani. In altri termini, fu la filosofia a venire a patti con il dogma cristiano (e non il contrario).

Filone di Alessandria, di fede ebraica, lingua greca, cittadinanza romana e coetaneo di Cristo, è l'autore più citato dai padri della Chiesa, non a caso. Dopo la distruzione di Gerusalemme l'ebraismo per marcare la distanza dal cristianesimo fissa il canone dei libri sacri ai soli che hanno un originale ebraico e promuovono una nuova traduzione della Bibbia in greco, abbandonando in mano ai cristiani una produzione intellettuale genuinamente ebraica ma che ormai puzza troppo di cristianesimo. "I nostri fratelli maggiori" sono quindi "figli" della interpretazione cristiana della sapienza mosaica per i gentili (i non ebrei). Non a caso sono stati i cristiani a voler ribadire le radici giudaico-cristiane dell'Europa, mica gli ebrei!

Il cristianesimo non nasce in Europa ma all'interno dell'impero romano che non è un impero europeo. Oltre il Danubio - in quella che per noi è l'Europa centrale - non ci sono città quindi per i romani non c'è civiltà. I cristiani condividono esattamente questo pensiero..e il cristianesimo si diffonde come una religione urbana: in ogni città c'è una gerarchia ecclesiastica i cui membri si autodefiniscono "ministri", cioè servi della comunità; terminologia ed ideologia dell'autorità che dalle curie vescovili passerà ai nostri politici.
Quale lo scopo dei nostri governanti se non quello di servire il popolo?
A differenza di ogni altro "circolo culturale" dell'antichità nella Chiesa cristiana potevano entrare uomini e donne, e di ogni condizione sociale. Le distinzioni sociali fra i cristiani rimanevano chiare! Colpiva però che tutti indistintamente fossero chiamati ad una stessa dignità spirituale. Ma ciò che maggiormente stupiva era che, spostandosi di città in città, la gerarchia ecclesiastica era sempre la stessa: diaconi, presbiteri, vescovo. Nei culti pagani, i riti erano legati alla memoria mitica di un luogo. Noi tutti conosciamo le Vestali: le vergini votate a mantenere acceso il sacro fuoco del tempio di Vesta. Ma le vestali non erano mica un ordine religioso, con conventi in tutto l'impero. Stavano a Roma, solo nel foro, in quella casa e officiavano quell'unico tempio, e così per tutti gli altri collegi sacerdotali. La Chiesa cristiana invece era catholica, cioè presso tutti, anche economicamente: l'elemosima era un elemento fondamentale che nei secoli ha assunto connotazioni sempre più importanti.

Insomma, la forza e il fascino del cristianesimo stava nell'unire strettamente filosofia, etica e ritualità religiosa, cose che nella mentalità dell'uomo classico erano nettamente separate.

Questa compattezza ideale servirà a Costantino per ricompattare quell'impero per cui fonda ad Oriente la "Nuova Roma". La nuova capitale è senza templi pagani, ma non senza Dei. Costantino fa portare da tutta la Grecia statue di divinità pagane per ornare le vie di Costantinopoli. E qui emerge il fattore fondamentale dell'umanesimo cristiano: l?ammirazione per la cultura classica. I monumenti del pensiero greco, della giurisprudenza latina, e della poesia, furono rispettati ed usati (fintantoché non contrastassero la fede e la morale cristiana). Le statue classiche potevano essere ammirate nelle piazze di Costantinopoli, l'importante era che nessuno credesse che rappresentassero divinità reali. La mitologia senza soluzione di continuità fino alle Grazie del Foscolo è rimasta per l'uomo occidentale il regno delle rappresentazioni di allegorie concettuali.

Anche le invasioni barbariche ci danno un'idea ben chiara della evoluzione in atto: nel IV secolo l?impero si stava cristianizzando e gli stessi barbari invasori erano cristiani. Il fatto che fossero cristiani denota che erano più romanizzati di quello che i romani mediterranei volevano ammettere. Gli eserciti imperiali erano reclutati sulla frontiera, dove "romani" e "barbari" erano indistinguibili. Questi barbari della frontiera quando si presentavano i 'veri' barbari ? come gli Unni nel IV secolo o gli Avari del VI ? sapevano da quale parte stare.
Per loro - ecco la rivoluzione - romano è sinonimo di cristiano e cristianesimo è sinonimo di classicità. In occidente i vescovi rimangono gli unici a rappresentare la continuità col passato romano, gli unici depositari della cultura latina: i paramenti indossati oggi dal clero durante le cerimonie religiose altro non sono che vestiti romani. Il britannico (e quindi romanizzato) San Patrizio sbarca in Irlanda e di là invia in patria memoriali in latino: per la prima volta si parla latino in terre che non avevano fatto parte dell'Impero.
Ma nel frattempo - dalla Spagna alla Siria - il Mediterraneo è diventato un lago musulmano. L'imperatore si continua a chiamare (in greco!) "re dei Romani":Basileos Romaion. Anche i musulmani sono convinti che Bisanzio sia Roma, ed infatti i cristiani loro li chiamano "Rumi", i romani.
Diversamente la pensano nella Roma papale, dove l'imperatore costantinopolitano è solo il "re dei Greci". Per i bizantini la Santa Romana Chiesa è solo la Chiesa dei Franchi. Le due Rome a malincuore sono costrette a distogliere lo sguardo dal Mediterraneo ed a interessarsi a quello che accade molto più a Nord. Intorno al Mille il russo Vladimir di Kiev si converte e quindi si allea a Costantinopoli. Il Papa manda una corona d?oro, e il titolo di re di Ungheria, al capo dei magiari - gli ultimi arrivati - legandoli politicamente e culturalmente al mondo tedesco.

Gli europei non sono davvero i discendenti di Aristotele e Aristofane ma di Goti, Franchi, Sassoni, Longobardi, e Slavi che abbracciando la fede dei cristiani mediterranei si sono convinti di essere anch?essi discendenti dei greci, come i Franchi del VI secolo che dicevano di essere anch'essi, come i romani, discendenti di Enea, ma di essere arrivati solo da poco da Troia.

E' stupido domandarsi se l'Europa abbia delle radici cristiane. E' molto più saggio - anche per i glorificatori di tali radici - rendersi conto che l'Europa non è un monolite, perché sono tanti i cristianesimi che hanno plasmato l'Europa.