giovedì, giugno 30, 2005

mercoledì, giugno 29, 2005

segni della fine del mondo



Nel buio delle prime ore del giorno, nel Golfo di Napoli, nel tratto di mare fra le isole di Ischia e di Procida, c’è stata una collisione fra la nave cisterna “Audace A”, che trasportava acqua potabile da Napoli all’isola di Ventotene, ed il peschereccio “Padre Pio” che è subito affondato trascinando nell’abisso i tre membri dell’equipaggio.

Forse che Dio ci ammonisca?
Ma noi non ce ne accorgeremmo.

Rido di me, di te, di tutto ciò che di mortale c'è e che mi piace Tanto tanto tanto

Che stai facendo? Come sai ti stavo aspettando adesso.... come sai non faccio altro da un po'

Che cosa cerchi? Iris tra le tue poesie ho trovato qualcosa che parla di me.

Hai uno scopo? Bisogna dire la verità! nessuno dice la verità ho una gran voglia di vivere desiderare, decidere.

Dove ti trovi? Mi hanno rubato la libertà,
è a pochi metri la libertà
sono innocente è un equivoco,
fatemi uscire da qui, fatemi uscire da qui!
liberatemi, liberatemi le mie mani devono applaudire liberatemi,
liberatemi qui c'è buio non so quando è domani
liberatemi (liberatelo!)
liberatemi (liberatelo!)
LIBERATEMI!!

E come vivi? sono piegato di fronte a questa vita
io sono, sono un prigioniero
e poi non vede, non vede la mia pena
non capisce i miei pensieri
non vede come viviamo non vede che non amiamo.
Signor Capitano dove sono le risposte alle tante lettere spedite
e poi mi dica, mi dica dove siamo e che stiamo ancora aspettando...
non vede come viviamo, non vede cosa facciamo non vede non crede...
Liberatemi, liberatemi
dalla noia e dalla confusione, liberatemi, liberatemi

Di dove sei? Certe volte guardo il mare, questo eterno movimento,
ma due occhi sono pochi per questo immenso
e capisco di esser solo
e passeggio dentro il mondo
ma mi accorgo che due gambe non bastano per girarlo e rigirarlo

Qual è il tuo aspetto? Vorrei pesare come Biagio Antonacci

A cosa pensi? Che differenza c’è… tra amare e farsi male … che differenza c’è?

Qual è il tuo impegno? Dicono che col tempo arriverò a far convivere io e te l’amore

Ed il tuo tempo? Questo sono io
eppure inizio bene ma non so finire
rifaccio cose che dovevano servire a non ricadere
per non pagare più lo stesso errore...

Che risultati hai? Non e' mai stato facile, non e' mai stato subito

Come va il mondo? Angela questo è un mondo di merda... Non per quello che fai! Non per quello che sei...

Che cosa fai? PREGO,
e spunto un no
PREGO, e scelgo un si'
PREGO, dovresti farlo anche tu
Non e' mai stato subito

Quando sei in forma? Vorrei cantare come Biagio Antonacci.
Vorrei vestirmi come Biagio Antonacci.
Firmare autografi alle fan, riempire i palasport
E fare quel che fa Biagio Antonacci

Innamorato? Vorrei convivere con Biagio Antonacci

E lei ti ama? Noi non ci facciamo compagnia

Che dice il cielo? Certe volte guardo il cielo
i suoi misteri e le sue stelle ma sono troppe le mie notti passate senza di te per cercare di ricordare
ma se è vero che ci sei vado in cerca dei tuoi occhi io non ho mai cercato niente e forse niente ho avuto mai

E la chitarra? Se fossi la mia piccola chitarra se mi fai del male ti posso anche scordare
avrei sei corde da suonare un plettro per godere elettrica di notte e classica di giorno ma tutto questo non sei
ma tutto questo non sei peccato, peccato...

Sei felice? Sappi amore mio che un brutto tempo non è sempre un temporale

Hai distrazioni? Solita sera e la solita tribù. Tu che mi dici: stai sempre con i tuoi?

E la salute? Non c’è niente che scorre... senza mai devastare non c’è un cuore che non morirà

Cosa ti piace? Solo Biagio Antonacci.

Tra il dire e il fare? Purtroppo io non sono Biagio Antonacci!


ps: Simone Cristicchi, I'm crazy for you!

sabato, giugno 25, 2005

santo in anticipo

Il TG1 delle 13:30 ha dato notizia, con un puntuale servizio giornalistico, della solenne messa celebrata in "una parrocchia romana" (la basilica di sant'Eugenio) della memoria liturgica di san Josèmaria Escrivà de Balaguer da parte del "prelato" dell'Opus Dei, Javier Hechevarrìa.
Celebrazione dell'Apostolo della spiritualià del lavoro, invero in anticipo, poichè il fondatore dell'"Opera" moriva improvvisamente il 26 giugno 1975 proprio tra le braccia di don "Javi":l'attuale prelato dell'Opus Dei, ed esattamente il 26 giugno è stata fissata la festa liturgica.
Si ricordava infatti, da parte del devoto giornalista, che il giorno successivo la celebrazione sarebbe stata presieduta dal cardinale opusdeista Herranz mentre a Milano la commemorazione sarà tenuta dal cardinale Tettamanzi ed a Bologna dall'arcivescovo Caffarra.
Mi chiedo - seriamente - se telepace o radio vaticana abbiano dato spazio alla "notizia".
Io non capisco dove stia il rilievo giornalistico dell'evento.
Non ho mai sentito sui telegiornali nazionali dare rilievo alle celebrazioni anniversarie dei patroni d'Italia.
Non ho mai sentito al TG1 dare notizia della messa che ogni 31 luglio celebra "il generale" dei Gesuiti nella chiesa del Gesù, o delle messe celebrate dal Rettor Maggiore dei Salesiani sulla tomba di don Bosco.
Forse la notizia è che "el padre" ha commemorato "el Fundadòr" con un giorno d'anticipo?
Ma già che c'era il lodevole giornalista - numerario o soprannumerario che sia - poteva pure spiegarci che cosa aveva da fare monsignor Echevvarria il 26 da costringerlo ad anticipare la pia cerimonia!

Post scriptum: Sancte JosephMaria, Ora pro me
In concomitanza con le elezioni presidenziali in Iran, nel monastero presso cui svolgo il "volontariato in servizio civile" si è svolta l'elezione della madre badessa.
Mi chiedo:
"C'è forse un gemellaggio?"

venerdì, giugno 24, 2005

giovedì, giugno 23, 2005

SANTO SUBITO

Oggi la Chiesa commemora San Lanfranco; indomito vescovo difensore dei sacri diritti della Santa Chiesa.

Molti auguri di Buon Onomastico all'adamantino LaPalisse

Pera et impera

ovvero:
Discorso del cardinal Ruini per la presentazione de “L’Europa di Benedetto nella crisi delle culture”:l'ultimo libro del cardinale Joseph Ratzinger prima di diventare Pontefice (e con un'introduzione vergata dal Presidente del Senato Marcello Pera).

Discorso tenuto a ROMA, il martedì 21 giugno 2005 presso il Palazzo Wedekind.



"Quello che presentiamo è l’ultimo libro del Cardinale, e teologo e uomo di pensiero, Joseph Ratzinger, libro che esce quando egli è già divenuto Papa Benedetto XVI: di qui la trepidazione con cui mi accingo al mio odierno compito. Il titolo del libro è davvero emblematico: “L’Europa di Benedetto”, che è proprio il nome che il nuovo Papa ha scelto per sé, con un sottotitolo che precisa trattarsi dell’Europa nell’attuale crisi delle culture.

In effetti Joseph Ratzinger dell’Europa si è occupato a fondo, non solo in questo libro, affrontando i nodi decisivi della cultura europea, in rapporto al cristianesimo che in Europa ha ricevuto la sua impronta culturale e intellettuale storicamente più efficace e resta pertanto intrecciato in modo speciale all’Europa stessa (cfr p.35).

Proprio questo legame è però oggi in discussione e rischia di esser tagliato, non per motivi accidentali ma per la logica interna della razionalità che sembra dominare in Europa: una razionalità che l’Autore definisce scientifica e funzionale. E’ questa la forma attuale e apparentemente compiuta dell’illuminismo moderno: per essa è razionalmente valido soltanto ciò che è sperimentabile e calcolabile, mentre nella prassi questo illuminismo si definisce sostanzialmente attraverso i diritti di libertà, con la libertà individuale come valore fondamentale che misura tutti gli altri e con la conseguente esclusione di ogni possibile discriminazione ai danni di qualcuno.

Nel quadro di questa forma di razionalità Dio non esiste o quanto meno non può essere accertato e perciò ogni riferimento a Dio va escluso dalla vita pubblica. Analogamente vien meno la coscienza morale come categoria valida in se stessa: dato però che una morale è comunque indispensabile per vivere, essa viene in qualche modo recuperata, non facendo riferimento a ciò che è in se stesso bene o male, ma soltanto al calcolo delle conseguenze, utili o dannose, dei nostri comportamenti (cfr pp.35-37).

La vera contrapposizione, l’eventuale scontro delle culture, non è allora tra le grandi religioni, che alla fine hanno sempre saputo vivere le une con le altre, ma tra questa razionalità puramente scientifica e funzionale e le grandi culture storiche. In questa chiave l’Autore affronta anche la questione del rifiuto delle radici cristiane dell’Unione Europea: una tale razionalità pretende infatti di essere universale, cioè valida per tutti, e compiuta in se stessa, ossia autosufficiente, e come tale esclude che il cristianesimo possa essere a sua volta un elemento determinante nella costruzione dell’Europa di oggi.

Proprio questa pretesa nel libro che presentiamo viene discussa in profondità. Joseph Ratzinger riconosce volentieri i valori dell’attuale cultura, come la libertà religiosa, i diritti dell’uomo, la democrazia, ma, al di là delle difficoltà pratiche di realizzarla dappertutto, mette in evidenza i suoi limiti intrinseci: è una cultura positivistica e antimetafisica, basata su una limitazione della ragione che è utile e necessaria nelle scienze empiriche, ma che non può essere universalizzata né è in grado di proporsi come autosufficiente.

Essa taglia infatti le radici che ha nella memoria dell’umanità e alla fine fa a meno dell’uomo stesso, riducendolo a un prodotto della natura, come tale non libero e suscettibile di essere trattato come ogni altro animale: si ha così un totale capovolgimento del punto di partenza di questa cultura, che era una rivendicazione dell’uomo e della sua libertà. Anche sul piano pratico, la libertà individuale che non discrimina, per la quale tutto è soltanto relativo al soggetto, diventa facilmente un nuovo dogmatismo perché esclude ogni altra posizione, che può essere lecita soltanto finché rimane subordinata e non in contraddizione con questo criterio relativistico: in tal modo diventa inammissibile l’espressione pubblica di un giudizio morale.

Dopo l’analisi critica, l’Autore avanza la sua proposta positiva, che parte da una premessa cara al teologo Joseph Ratzinger fin dal suo libro giovanile Introduzione al cristianesimo. Il cristianesimo è cioè la religione del Logos, che fin dalle origini ha individuato i propri precursori non tanto nelle altre religioni quanto nell’antico illuminismo filosofico, nella verità piuttosto che nella tradizione, e si è posto non come religione di Stato bensì come religione della libertà della fede.

In seguito il cristianesimo è certamente diventato anche tradizione e religione di Stato ed è stato merito dell’illuminismo moderno aver riproposto, spesso in polemica con la Chiesa, i valori originari del cristianesimo ed aver ridato alla ragione la sua propria voce. Il significato storico del Concilio Vaticano II sta nell’aver nuovamente evidenziato la profonda corrispondenza tra cristianesimo e illuminismo, cercando di arrivare a una riconciliazione tra Chiesa e modernità (cfr pp.57-59).

Proprio l’essere religione del Logos è però la forza attuale del cristianesimo, di fronte a una cultura che dà il primato a una natura irrazionale di cui l’uomo e la sua ragione sarebbero soltanto un sottoprodotto. Infatti la razionalità dell’universo non può essere spiegata ragionevolmente sulla base dell’irrazionale e perciò il Logos, l’Intelligenza creatrice, rimane l’ipotesi migliore (cfr pp.59-60 e 122-124).

Se mi è lecita una piccola riflessione, avevo anch’io sostenuto questa tesi in due articoli pubblicati su Repubblica nel 1993 e poi ripresi nel libretto Le ragioni della fede. Questo Logos in Cristo crocifisso si è manifestato come amore e solo come amore ci mostra in concreto la via, il cammino per la piena realizzazione della nostra esistenza, come il Cardinale Ratzinger aveva spiegato più ampiamente nel suo libro Fede Verità Tolleranza.

E tuttavia l’uomo con le sue sole forze non riesce a fare completamente propria questa “ipotesi migliore” del Logos creatore; anzi, nell’attuale clima culturale vi riesce meno che nel passato (sebbene anche nel passato già esistesse una tale difficoltà, come emerge dal primo capitolo della Lettera di San Paolo ai Romani: cfr pp.115-119). Egli rimane infatti prigioniero di una “strana penombra” e delle spinte a vivere secondo i propri interessi, prescindendo da Dio e dall’etica. Soltanto la rivelazione, cioè l’iniziativa di Dio che si manifesta all’uomo e lo chiama ad accostarsi a lui, ci rende pienamente capaci di superare questa penombra.

A questo punto Joseph Ratzinger avanza, come credente, la sua “proposta ai laici”, che è lo sbocco naturale di questo libro. Nell’epoca dell’illuminismo si è tentato di definire le norme morali essenziali, le regole del vivere insieme, “etsi Deus non daretur”, cioè anche nel caso che Dio non esistesse: era questa in qualche modo una necessità storica, al tempo delle guerre di religione che insanguinavano l’Europa.

Ma ciò ha funzionato finché le convinzioni fondamentali del cristianesimo sono rimaste chiare e condivise tra i nostri popoli. Oggi però non è più così e il tentativo di plasmare il mondo facendo a meno di Dio ci conduce ad accantonare l’uomo (logicamente, del resto, perché se Dio non c’è diventa difficile sostenere che l’uomo sia più di un pezzo della natura). Joseph Ratzinger propone allora di capovolgere l’assioma: anche chi non riesce a trovare la via razionale per accettare Dio, cerchi comunque di vivere, ossia indirizzi la sua vita, “veluti si Deus daretur”, come se Dio ci fosse (vedi la celebre scommessa di Pascal): “così nessuno viene limitato nella sua libertà, ma tutte le nostre cose trovano un sostegno e un criterio di cui hanno urgente bisogno” (pp.61-63).

Ho presentato abbastanza organicamente il primo dei tre saggi di cui si compone il libro, quello pronunciato a Subiaco il 1° aprile scorso. Il terzo saggio è una lezione tenuta non molto prima a Bassano del Grappa, dal titolo “Che cosa significa credere”: esso completa il primo, mostrando come la scelta di credere, anche in se stessa, non sia certo meno plausibile della scelta opposta.

L’Autore fa questo partendo da una fenomenologia della fede reciproca tra gli uomini implicata nella vita quotidiana, per arrivare alla fede in Dio soprattutto attraverso l’analisi critica dell’atteggiamento contrario oggi prevalente, che non è l’ateismo (avvertito come qualcosa che supera i limiti della nostra ragione non meno della fede in Dio) ma è l’agnosticismo, che sospende il giudizio riguardo a Dio in quanto razionalmente non conoscibile.

Joseph Ratzinger critica questo atteggiamento non soltanto perché i limiti delle scienze empiriche non possono essere automaticamente considerati come limiti di tutto l’uomo e di tutta la sua intelligenza, ma specialmente perché l’agnosticismo non è concretamente vivibile, è un programma non realizzabile per la vita umana. Il motivo è che la questione di Dio non è soltanto teorica ma eminentemente pratica, ha conseguenze cioè in tutti gli ambiti della vita.

Nella pratica sono infatti costretto a scegliere tra due alternative: o vivere come se Dio non esistesse, oppure vivere come se Dio esistesse e fosse la realtà decisiva della mia esistenza (Dio infatti, se c’è, non può essere un’appendice, ma l’origine, il senso e il fine dell’universo, e dell’uomo in esso). Se agisco secondo la prima alternativa adotto di fatto una posizione atea e non soltanto agnostica; se mi decido invece per la seconda alternativa adotto una posizione credente: la questione di Dio è dunque ineludibile (cfr pp.103-114).

A conclusione, l’Autore presenta la fede “soprannaturale” nella rivelazione di Dio (in analogia alla fede naturale tra gli uomini) e il suo ancoraggio anzitutto a Gesù Cristo, alla conoscenza che egli ha del Padre, e quindi ai Santi, che hanno seguito Cristo in questa conoscenza di Dio, con la possibilità di seguirlo anche per noi, se il nostro cuore rimane sincero ed aperto. Il saggio centrale di questo libro è più breve e concretizza il discorso su un punto fondamentale, quello del diritto alla vita in Europa: affronta cioè il tema dell’aborto, spiegando perché non bisogna rassegnarsi, in quanto l’aborto rimane un “piccolo omicidio”, che come tale ci porta a smarrire l’identità umana e a far prevalere il diritto della forza sulla forza del diritto.

Più in profondità c’è un problema morale, prima che giuridico, quello della capacità di guardare all’altro, di accogliere l’altro, di trattare l’altro – ma alla fine anche noi stessi – come persona e non come cosa, così come Dio tratta e accoglie ciascuno di noi: non per caso queste pagine (81-91) si intitolano “Decisivo è lo sguardo”.

A questo punto dovrei esporre le mie valutazioni, ma rinuncio volentieri, perché mi identifico nelle riflessioni e proposte dell’Autore, che sono penetranti e chiare e quindi facili da comprendere, pur nel carattere impegnativo degli argomenti trattati. Mi identifico con esse non soltanto e nemmeno principalmente perché il Cardinale Ratzinger è ora diventato Papa Benedetto XVI (sebbene in tutta la mia vita abbia cercato di accogliere con apertura di spirito le parole dei Papi e abbia trovato in esse ricchezza e gioia), ma semplicemente perché, in quanto persona che si sforza di pensare, condivido la diagnosi che l’Autore propone e le indicazioni che offre per dare risposte valide agli interrogativi del nostro tempo.

Desidero ora ascoltare anch’io il Presidente Pera, di cui ho molto apprezzato l’Introduzione a questo libro"

lunedì, giugno 20, 2005

Arrivato a lavoro trovo abbandonata sul tavolino una copia di uno di quei giornali gratuiti che la mia collega avrà preso la mattina presto in metropolitana.
Lo sfoglio. Nell’ultima pagina, trovo una frase scritta di suo pugno da Virginia:

Extraterrestre portami via, voglio una stella che sia tutta mia

La Sagrada Familia

Tiengo gana de ablar” della “muy grande” manifestazione di ispirazione cattolica che ha solcato le strade di Madrid sabato 18 giugno 2005.
Vorrei plaudire alla volontà di fare una battaglia culturale a difesa del matrimonio naturale.Non crociate contro qualcuno, ma il dovere di difendere l’intangibilità del significato antropologico proprio della cellula base della società umana.

Se posso esprimere un parere, sul raduno di un milione e mezzo di spagnoli nelle piazze di Madrid, per me è stato un mezzo fallimento.
Non tanto perché è stata fatta passare come manifestazione omofoba. Non perché l’opposizione parlamentare ha appoggiato l’iniziativa del “forum spagnolo della famiglia” in ordine sparso.
Nemmeno perché il Partido Popular ha ormai misconosciuto l’originaria ispirazione cattolica per paura di non essere considerato “la casa dei moderati”.
Questo mio parere si fonda sul procedere in ordine sparso dell’episcopato cattolico, dando il fianco così a coloro che ridimensionano il tutto ad un gretto scontro (= giochetto) dell’opposizione in vista di prossime elezioni “regionali”, o di un capriccio irrazionale dei clericali bigotti e oscurantisi contro gli zapateriani illuministi!
La mancanza di unanimità della conferenza episcopale trasformerà una manifestazione a difesa dell’accezione tradizionale di famiglia, concezione non solo cattolica ma laicamente condivisibilissima, in un alterco da sacrestia. Cioè un evento senza alcun spessore culturale.

Uno sforzo per formare in un popolo di cattolici “per sentimento” una coscienza critica sul significato e sulle conseguenze del desarroyo culturale zapateriano, verrà definito: ingerenza clericale, ghettizzato come posizione, oscurantista, antistorica e nemmeno troppo “Katholica” nel senso letterale di “universale”, dato che molti insigni prelati non hanno benedetto tale manifestazione.
Si dirà, per bocca dei cattolici “democratici” che ci sono in Spagna dei vescovi “adulti” che non si sono schierati con quella piccola, minoritaria feccia oscurantista degli eredi di Torquemada.

Di questo “tiengo gana”, o meglio, ne avrei avuto “gana” di scrivere ma non posso, perché in questi giorni sono continuamente assillato dalla presenza in casa di una “figura parentale”: come asetticamente si deve dire nell’Era Zapatero.

sabato, giugno 18, 2005

Munificentissimus Deus

Quando il Sommo Pontefice “ccioiosamente” regnante ha saputo che i duemila dipendenti, ed i duemila pensionati, del Vaticano hanno ricevuto una elargizione ‘una tantum’ di 1000 euro in occasione della morte di papa Woytjla, ha decretato la concessione d’un emolumento della medesima somma per i medesimi dipendenti – e per gli ex dipendenti -, a ricordo della propria esaltazione alla suprema sede.

giovedì, giugno 16, 2005

La bedda Matri del quorum immacolato

Ovvero: stralci di iperdulia al tempo del referendum sulla legge 40

L’orrido Langone non pago della sua preghierina quotidiana, sul Foglio di martedì 14 giugno, ringrazia le Madonne di Calabria per "le rinfrescanti percentuali" referendarie con delle
Litanie per quorum non ricevuto


Santa Maria della Catena, hai pregato per noi, tu che hai rotto la catena del peccato referendario, questo imbestialirsi che sembrava infinito: unità, repubblica, divorzio, aborto…
Madonna Greca, hai pregato per noi, tu che mille anni fa hai attraversato il mare per essere raccolta dalle mani di un pastore sulla spiaggia di Capo Rizzuto.
Quando sembrava che la traversata del deserto non dovesse avere più fine, se non con le nostre ossa calcinate al sole, ci hai fatto raggiungere un’oasi dove finalmente possiamo bere, riposare e fare scorta d’acqua, peperoncini, Cirò Rosso e soppressata. Quando ripartiremo sarai per noi la stella del mattino, l’unica sempre visibile a dispetto dell’inquinamento luminoso. Seguendoti non perderemo più la strada.

Santa Maria di Modena, hai pregato per noi, tu che con Modena intesa come città emiliana sazia, disperata e assenziente non centri nulla, tu che sei fuggita da Metone o Motone o Modena del Peloponneso al tempo delle lotte iconoclaste per rifugiarti in vista dello Stretto, tu che oggi ci ricambi per aver avuto cura della tua icona, per l’amore che ci hai fatto pregare infinite volte davanti alle sante e venerande immani di te e di tuo figlio, oggi ci premi per aver sempre detestato l’arte astratta, le idee astratte, le parole astratte. Noi dissenzienti che a costo di farci chiamare ostinati e retrivi abbiamo sempre detto religione e non religiosità, Spirito e non spiritualità, uomo e non umanità.

Santa Maria Achiropita, hai pregato per noi, tu che non sei stata dipinta da mano umana ne concepita o concepente attraverso umano membro, Regina sine labe originali concepta, tu Madonna di Rossano,città che onora come poche il quarto comandamento con la liquirizia Amarelli che si tramanda di padre in figlio dal pre-borbonico 1731, turris eburnea che nemmeno i poverini che cercavano nella Bibbia un precedente eterologo sono riusciti a sporcare…

Madonna di Polsi, hai pregato per noi, tu che lassù sull’Aspromonte attiri vino, pane di grano, carne d’agnello e di capretto, sangue di maiale bevuto ancora caldo, acqua della montagna, preghiere, tarantelle.
Giù dall’Aspromonte, contro il quorum, hai mescolato accortezza e accidia, siccome le vie del Signore sono infinite e tutto fa brodo e c’è da dire che il brodo stavolta è venuto particolarmente bene.

Madonna del Soccorso, hai pregato per noi, auxilium cristianorum, tu che sei Signora del Marchesato di Crotone ti sei insignorita di tante teste vuote, penzolanti, pericolanti…
Santa Maria di Lauro, hai pregato per noi, da Sorrento a Scalea hai trasformato i seggi in quadri di De Chirico: piazze vuote. Che il tuo alloro non sia la nostra vittoria ma il profumo della salvezza per tutti, anche delle femmine pagane ignare del fatto che i sacrifici umani sono duemila anni che non servono più.”

Talebano, mio Talebano!

Ovvero: L'Araldo del sacro quorum

“… i referendum sono stati vinti dal peggiore egoismo…
Non dal cardinal Ruini o da “Scienza e vita”, ma dall’apatia, dal disimpegno politico e civile, dal menefreghismo; hanno contribuito a questa fasulla vittoria i bacchettoni e i talebani di casa nostra.

… in una democrazia vera, non possono essere i menefreghisti a decidere per tutti, non si può permettere a una maggioranza di disinteressati alla politica, che è la maggiore di coloro che non sono andati a votare, di decidere per tutti gli altri, altrimenti il “partito degli astensionisti” dovrebbe contare anche dell’assegnamento dei seggi parlamentari…
Se coloro che non votano “decidono” i referendum, dovrebbero “decidere” anche in materia di leggi, di programmazione e di bilancio dello Stato; ed un giorno potrebbero anche arrivare ad eleggere il “vuoto”, di uno dei seggi assegnati agli astensionisti, alla seconda o terza carica dello Stato che forse potrebbe risultare anche migliore di quelle attuali”
don Vitaliano Della Sala, “Noi sconfitti loro vincitori effimeri”, Liberazione, 14 giugno.

“Forse”? Forse il vuoto potrebbe risultare migliore al vertice dello Stato? Finalmente un dubbio, un giudizio “moderato”.
Però: che gran testa di minchia che è sto prete!
Ancora, senza vergogna, si continua a far finta che elezioni e referendum popolare siano la stessa cosa! A misconoscere la verità più palese! A travisare la lettera e lo spirito delle norme costituzionali.Ad indignarsi contro quel popolo bue di cui loro si sono fatti voce.
Infatti sanno solo muggire e sbuffare.

Stupisce ed addolora che chi lotta per il popolo, a nome del popolo, in realtà lo disprezza, lo consideri una massa informe, ebete, allo Stato di Natura.
Soprattutto un prete del meridione, dovrebbe cercare di capire le ragioni – o se preferite i sentimenti – di quelle masse meridionali che hanno disertato le urne. Avere simpatia e passione per la gente del sud invece di volerlo “civilizzare” ad immagine dei frequentatori dei salotti radical chic della sinistra cui don Vitaliano è ormai introdotto.
Don Vitaliano mi fa pena: mi dà l’idea di uno che vorrebbe togliere dalle pareti dei suoi “parrocchiani” il calendario di Frate Indovino,il quadro della Madonna di Pompei e di Padre Pio per installarvi quelle grandi, immense, bianche, asettiche librerie che arredano le case di "quei" borghesi di sinistra: i soli ad essere democratici; i soli - probabilmente per don Vitaliano - degni di rispetto e di stima.

martedì, giugno 14, 2005

umili di quorum

Certo è che noi del Sud abbiamo fatto proprio una bella figura come astensionisti! Penso che il merito sia da attribuire alla forma mentis del meridionale il quale più che "Persona" "fisica" o "giuridica", si considera ESSERE UMANO.

domenica, giugno 12, 2005

venerdì, giugno 10, 2005

Dillo con parole di Ruini!

Pongo qui per mia meditazione uno stralcio dell’intelligente epitome astensionista: “ABECEDARIO degli Astensionisti…” che ho trovato sulla prima pagina del Foglio, venerdì 10 giugno 2005.

A come Astensionisti. “Il si è sbagliato, il no inadeguato. È un referendum dannoso e bisogna renderlo inutile, vanificarlo, sterilizzarlo. È una trappola. Il modo migliore di affrontare il referendum è quello di ridurre il danno che può comportare: la strategia passa attraverso la richiesta ai cittadini di non partecipare al voto. Non è lo strumento referendario, che si riduce ad un secco sì o no a consentire la realizzazione di una soluzione giusta ed equilibrata su questo tema”.
Piero Fassino, 3 maggio 2003, referendum sull’articolo 18

A come Astensionisti. “Il 15 maggio non andrò a votare per il referendum: la mia è una scelta personale, consapevole e attiva, e pienamente in linea con i diritti della Costituzione che non a caso individua un quorum. Il referendum è stato un grave errore, oltre che uno strumento inefficace e discorsivo. Agli italiani non dico niente, ma so che i cittadini sanno scegliere, come hanno dimostrato in precedenti consultazioni referendarie. (…) L’unico strumento efficace è la legge: non esistono alternative o scorciatoie”.
Sergio Cofferati, 12 maggio 2003, referendum sull’articolo 18

[…] A come Astensionisti. “Il referendum è dannoso e deve essere reso inutile, il non partecipare al voto è una delle possibilità. (…) Il referendum è una cosa demenziale, che non stà in piedi. Bisogna depotenziarlo: è negativo perché sia nel caso di vittoria del si che in quello di vittoria del no ne deriverebbero direttamente o indirettamente conseguenze non desiderabile. Nessuno obbliga ad accettare una domanda malposta (…) Il paese non può cadere in questa trappola del referendum”.
Pierluigi Bersani, a nome della segreteria dei DS, 29 aprile 2003, referendum sull’articolo 18
“Il non voto al referendum non è l’effetto di una crisi democratica o della pigrizia di cittadini accaldati. Gli elettori hanno compiuto una scelta largamente consapevole”.
Pierluigi Bersani, 17 giugno 2003, dopo il referendum sull’articolo 18
[…]
A come Astensionisti. “La Costituzione per questo tipo di consultazione ha esplicitamente previsto la possibilità di un rifiuto della maggioranza dei cittadini, stabilendo che se non si raggiunge il 50 per cento dei suffragi validi degli aventi diritto, il voto è nullo… Perché non vincano i si bisogna che tutti coloro e non solo una parte che sono ostili ad una richiesta referendaria, o la considerano non meritevole nemmeno del proprio interesse, siano computabili. Cioè facciano numero insieme”.
Marco Pannella, 12 aprile 1985, referendum sulla scala mobile
[]”

mercoledì, giugno 08, 2005

Genetically correct...
ovvero: "Duca Graffiti"

Diceva Wittgestein (quello vero!): ‘Noi sentiamo che persino nell’ipotesi che tutte le possibili domande scientifiche abbiano avuto una risposta, i nostri problemi vitali non sono ancora neppure sfiorati’

martedì, giugno 07, 2005

Il Cappellone degli spagnoli

OVVERO:
Perché la Chiesa spagnola si è condannata alla sterilità culturale
La dura autocritica di uno scrittore cattolico, Ullante Fabo



Madrid. “I cristiani oggi sono deboli nel ‘possesso’ della verità: crediamo debolmente in Dio, lo amiamo poco e speriamo poco. È da questa originale debolezza che nasce la nostra ‘ingenuità culturale’ che è anche ‘sterilità culturale’. Oggi non siamo più un popolo. Questo è il punto”.
A Josè Antonio Ullante Fabo non difetta certo il senso auto-critico, quando gli si chiede di descrivere il momento, sicuramente non facile, attraversato dalla Chiesa spagnola.

…opinionista noto nel suo paese, Ullante Fabo quando parla di “ingenuità” e “sterilità culturale” dei cristiani ha in mente un esempio negativo preciso, “Il Codice da Vinci”. Tanto che al bestseller anticattolico e specificamente anti Opus Dei – e in Spagna la cosa ha il suo peso – ha dedicato un puntiglioso libro di confutazioni storiche e teologiche…

“C’è tanta gente che si dice cattolica ma che non conosce più il senso della sua unità. Concretamente, davanti ad un attacco evidentemente blasfemo, come è nei suoi contenuti ‘Il Codice da Vinci’, tanti cristiani hanno inconsciamente giudicato che la letteratura sia un terreno eticamente ed intellettualmente neutro”.

Per lei, invece non è solo una questione letteraria.

“Questo è l’aspetto più interessante, e drammatico, da evidenziare: l’ingenuità di cristiani che non capiscono che la difesa della verità merita i nostri sforzi. Ma non mi interessa tanto confutare Dan Brown. Ciò che ho inteso fare è stato riflettere insieme ai lettori. Io non voglio dialogare solo con i lettori cristiani: non credo che la menzogna faccia del male soltanto a loro…”



Se usciamo dal terreno letterario, sembra che una stessa difficoltà a contrastare le scelte e le politiche “anticattoliche” del governo Zapatero stia investendo anche la Chiesa spagnola:

“Ci troviamo di fronte ad un dramma che noi cristiani postmoderni non vogliamo accettare: il fatto che dalla nostra fede sorge una visione del mondo non complementare ad altre, ma esclusiva. Siamo deboli perché invece vogliamo trovare un compromesso per sciogliere la radicale contrapposizione (scomoda) tra dogma e mondo”.

In Spagna la Chiesa cattolica è un’istituzione rispettata e ancora socialmente forte. Eppure, sembra che poi, nella vita pubblica, manchi la forza per incidere sulle cose importanti.

“Non più! La Chiesa in Spagna oggi non riesce a confrontarsi con il potere anticristiano. E allora, in che senso si può dire che è rispettata? Non si può rispettare la Chiesa e distruggere la legge naturale. Ed è questo che sta accadendo in Spagna. Ma la questione importante, nel nostro paese, non è soltanto reagire contro ogni atto contrario alla fede, ma fare esame di coscienza e vedere fino a che punto siano stati proprio i cristiani a propiziare questo stato di cose, con il loro ‘tradimento’ della verità. Certo, si trova ancora, ogni tanto, qualche vescovo che protesta contro le leggi contrarie alla morale cristiana, ma manca una vera riforma interiore”.

L’Opus Dei, così duramente attaccata da “Il Codice da Vinci”, ha in Spagna un ruolo importante nell’educazione dei giovani, così come gli istituti di insegnamento gestiti da religiosi sono molti. Come mai, allora, proprio le generazioni più giovani sembrano allontanarsi dalla Chiesa?

“Anche se non si vive della fede, si può avere una ammirazione grande per Gesù. Ma accontentarsi di un’educazione che propone solo una ‘ammirazione’ è il peggior crimine che possiamo commettere, e si traduce in una maledizione: la sterilità e l’inconsistenza intellettuale, cioè, l’irrilevanza sociale dei cristiani. In questo senso è vero che la Spagna ha molte istituzioni educative che portano l’etichetta cristiana, ma non producono negli alunni più che una simpatia cristiana. Ma Cristo non è venuto per guadagnarsi la simpatia degli uomini, ma la loro vita: la testa e il cuore”.


Il caso de “La mala educacion” di Pedro Almodovar, è un altro “segno dei tempi” piuttosto inquietante circa il rapporto tra Chiesa spagnola e società, non crede?

“È innegabile che oggi la cultura spagnola sia dominata da un laicismo a tratti feroce.
Io rifletto sul fatto che, forse, in paesi dove è assente la grande tradizione cattolica della Spagna è più facile che esista qualcosa di simile a una ‘morale laica’. Invece la Spagna è così legata alla sua fede che può essere soltanto una società cattolica, o una società apostata, cioè anticristiana”.

(Da p.2 de IL FOGLIO di Mercoledì 1 Giugno 2005)

lunedì, giugno 06, 2005

about a boy/6

Oggi sono andato alla posta per dettare il mio primo telegramma.

Come ognuno può immaginare nell’epoca dei telefonini e di internet c’è un motivo preponderante per cui si opta per spedire un telegramma...

Rassicurazioni generali

Roma è la citta dei continui restauri.
Passi davanti ad un palazzo, davanti ad una chiesa dove stanno allestendo i ponteggi e ti rendi conto che saranno passati non più di cinque anni da quando stavano smontando – in abbondante ritardo! – le impalcature dei restauri giubilari.
Comunque i grandi restauri di fine secolo hanno contribuito all’invenzione degli enormi teloni che imitano il prospetto dell’edificio sottratto alla visione. E credo sia assai deludente per uno che probabilmente ha la possibilità di porre piede nell’Urbe un’unica volta nella vita trovarsi trinità dei monti incelofanata con un’enorme immagine di Ghandi o di una golf in mezzo. Sì perché i restauri vanno pure finanziati, il problema è trovare una pubblicità appropriata e la cosa diventa assai ardua in contesti ecclesiastici.

Ma questa prima metà del 2005 è stato lo scenario di uno dei casi più clamorosi di ironia involontaria che la storia della cartellonistica possa vantare.
Non so se avete presente i “propilei piacentiniani”, cioè i due edifici gemelli che strozzano via della Conciliazione separandola dalla piazza Pio XII, che si dilata nell’abbraccio del colonnato berniniano.
Or dunque, l’edificio di sinistra – guardando verso la basilica di San Pietro – che stà perciò dal lato opposto al Palazzo Apostolico è da mesi imballato per restauro. Tre enormi cartelli pubblicitari dell’INA, Assitalia si parano proprio di fronte al palazzo papale, ed al centro ben visibile dalle finestre dell’appartamento pontificio si staglia l’enorme quesito:
AMMETTILO,
ALLA
PENSIONE
ALMENO
UNA VOLTA
L’ANNO
CI PENSI
ANCHE TU
.

Il povero debilitato Wojtila s’è affacciato… e c’è rimasto secco.

Nei giorni della sede vacante gli enormi cartelli pubblicitari sono stati coperti da bianchi teloni laici e da bianco-gialli teloni clericali. C’è chi sostiene perché avrebbe dato alle Assicurazioni Generali maggior pubblicità di quella per cui avevano pagato, ma io credo per paura che qualcuno scoprisse la causa scatenante del malessere del defunto pontefice.

Passati i festeggiamenti per l’elezione di Benedetto XVI le braghe d’occasione sono calate riproponendo la subdola pressione dimissionaria costantemente di fronte agli occhi dell’ultra settantottenne pontefice:
Papa Ratzie, resisti!

sabato, giugno 04, 2005

Cento colpi di Referendum prima di andare a dormire
Roberto Villetti: chi era costui?
Nessuno di importante: il vicepresidente dello SDI.
Di che cosa?
Di un partito, credo.Ma non è importante questo.
Egli è preso da me in considerazione solo come una manifestazione dell’italiano medio; una “signora mia” prestata alla politica che sul Giornale del 31 maggio 2005 bolla come “inopportuno” l’incoraggiamento del gioiosamente – anzi: Cciojosamente!- regnante Benedetto XVI alla posizione ufficiale della Conferenza episcopale italiana sui referendum abrogativi della legge 40 del 12-13 giugno successivo.

Se invece che in Italia il referendum si fosse svolto in un altro Paese, secondo lei il papa sarebbe intervenuto?
“Non credo. Penso che sia stato mal consigliato dal vescovo Ruini e magari da Marcello Pera. Doveva essere salvaguardato. In questo modo Benedetto XVI è diventato non solo un attore politico tra i vari leader che intervengono nello scontro politico, ma anche nella scena cattolica, che come sappiamo è divisa su questi referendum”
Cambierà qualcosa tra i cattolici?
“Non credo. Per fortuna l’invito del papa non è stato accompagnato da nessuna minaccia di scomunica. Saremmo tornati ai tempi oscuri della Chiesa. Gianfranco Fini colpito da scomunica, bè … non sarebbe stato opportuno”.


C’è grande confusione, su cosa sia “opportuno” nel pubblico e civile dibattito referendario.
Si ha poca conoscenza di cosa sia una “scomunica” e soprattutto – di conseguenza - si ignora cosa sia la “comunione ecclesiale”.
Si hanno idee personalissime di come si comporti la Chiesa, e ci si meraviglia – e a molti dispiace – che il Papa non lanci scomuniche e non proclami crociate.

La scomunica è cosa assai seria, drammatica, e direi tragica, per un credente. È l’attestazione ufficiale dell’aver abbandonato la fede professata dalla Chiesa.
Ma dato che la Chiesa cattolica non condivide la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, dato che la dottrina cattolica condanna qualsivoglia concepimento “in vitro”, sia esso compiuto in ossequio ai dettami della legge 40 sia a prescindere da essa, non vedo su che basi possano essere lanciate scomuniche, anatemi ed interdetti su chi andrà a votare pro o contro i quattro quesiti referendari!

C’è un’abissale differenza tra la posizione ufficiale della Chiesa cattolica, e della Chiesa cattolica italiana, nelle campagne referendarie su divorzio e aborto e la posizione attuale dell’episcopato italiano sul referendum sulla legge 40.



C’era una volta un parlamento della repubblica italiana che approvo il divorzio?
Allora prontamente degli agguerriti democristiani duri e puri raccolsero le firme per il referendum abrogativo.
E la CEI?
Ovviamente essendo il divorzio contrario alla fede cattolica, ed essendo all’epoca quasi tutti gli italiani coniugati col rito di santa romana Chiesa, la Conferenza episcopale cercò di aizzare i fedeli a difesa del sacro vincolo del matrimonio. Dunque i vescovi erano per il Si, Pannella per il No.

Il parlamento italiano permette l’aborto “terapeutico”?
I soliti cattolici duri e puri raccolsero le firme per abrogare la 194.
E la CEI? Essendo l’aborto contrario alla morale cattolica, i vescovi italiani scesero in campo, a difesa della sacralità della vita umana, con in testa un vigoroso papa Wojtyla non ancora impallinato.
Il Papa era per il Si, la Bonino per il No.

Il parlamento italiano approva una legge sulla procreazione assistita?
Sarà che non ci sono più i cattolici duri e puri ma stavolta a raccogliere le firme per abrogare una legge dello Stato in palese contrasto con il dogma cattolico ci pensano Pannella e la Bonino.



La Chiesa cattolica ha chiara la percezione di essere ormai “minoranza” in Italia, culturalmente ed eticamente: c’è ormai nella testa dei cattolici un pensiero che non è più conforme alla fede che si sostiene di professare.
Non è ragionevolmente possibile per i vescovi italiani lanciarsi in una contestazione della legge 40 perché una tale posizione non avrebbe alcun peso politico. Non si può bandire una crociata contro la procreazione in vitro facendosi carico della posizione politica di uno sparuto numero di anime pie che obbediscono alla “retta dottrina” di contro a oltre 50 milioni di cittadini italiani che sono sì cattolici ma a modo loro.

I cattolici avranno pure l’ideale del martirio ma non sono mai stati dei kamikaze. Nel medioevo i pontefici indicevano le crociate perché si pensava di poterle vincere e non per gusto masochistico! E poi, ripeto, i vescovi non possono fare crociate a difesa della legge 40 – come piacerebbe assalissimo ai radicali!- perché non è una legge cattolica! Nella nostra società attuale, di fronte ad una tematica di questo tipo l’unica posizione opportuna, conveniente, saggia, e mirante a “portare a casa il risultato” che la Chiesa cattolica che è in Italia può avere è quella astensionista!
Non c’è necessità di stracciarsi le vesti se il cardinal Ruini ha rivelato il segreto di Pulcinella: l’invalidità del referendum se manca il quorum del 50% degli aventi diritto al voto.

In realtà non ci voleva un grande intuito visto che nell’ultimo decennio tutti i partiti dell’arco costituzionale hanno più volte invitato ad astenersi dai vari referendum propinateci dai raccoglitori di firme. E se l’astensione caldeggiata da Ruini è una posizione immorale, come pontificano tanti leaders politici, mi chiedo come facciano loro a guardarsi ancora allo specchio senza avvampare di vergogna.