domenica, settembre 19, 2004

Michael Moore societatis Jesu

Venerdì 17 in una grande chiesa barocca romana.

-…per Cristo nostro Signore

-Amen!

-Prima di darvi la benedizione finale, volevo fare una riflessione sul valore della democrazia, prendendo spunto dalla figura di san Roberto Bellarmino, che abbiamo celebrato…

Il sacerdote sorride e allarga le braccia ammantate di bianco.

-…E’ una storia che può intreressare quelli di voi che parlano inglese.

La prende alla lontana. Ah!Se la prende alla lontana!

-So che ci sono persone di madre lingua inglese!

Una volta, noi gesuiti, a 14 anni si completava la formazione

classica. Gli studenti della Compagnia di Gesù –la Compagnia d’una volta!- traducevano dal greco al latino e dal latino in greco: era questa la base per acquisire il sapere… Oggi abbiamo difficoltà a tradurre dal friulano all’italiano!

Sorridono i rari giovani seminaristi, dandomi la netta impressione che si tratti di una frecciatina ben mirata a qualcuno di loro.

-All’epoca di Bellarmino; il re d’Inghilterra, Giacomo I, era un uomo intelligente, e che credendosi più intelligente degli altri scrisse un libro, intitolato “Basilikon Doron”(Che in greco significa “dono regale”), per l’educazione del figlio Carlo: il futuro re CarloI.

In questo libro si sosteneva che il re riceve il suo potere direttamente da Dio; che il re sta al di sopra della legge e che le sue decisioni devono essere accettate come volontà di Dio.

San Roberto Bellarmino rispose con il “Hieratikon Doron”. Il “dono del vescovo”, con cui gli replicò che Dio concede il potere al popolo che poi trasferisce l’autorità a chi ritiene degno di essere re. Rammentando così al re, e… a chi crede di essere un re(!), che il potere è del popolo!

Il Signore sia con voi.

Il gesuita sembra soddisfatto del sermoncino ed impartisce l’agognata benedizione.

-La Messa è finita. Andate in pace.

Avvolto nei candidi paramenti sacri, scende dall’altare e passando accanto ai banchi degli americani dice sornione:

-E quindi ricordatevi di votare bene quando ci sono le elezioni!

venerdì, settembre 17, 2004

TOMUS AD LANFRANCUM


Innanzi tutto mi scuso per l’estremo ritardo con cui “non” rispondo alle tue due domandine !

Ti sono molto grato per la considerazione di cui mi hai fatto oggetto con il pormi i due quesiti, ma la fiducia è stata purtroppo mal riposta.

Se devo essere sincero, sono rimasto sorpreso, più che altro, dal‘tono’della domanda. Chi, come me, aderisce alla fede cattolica per ragioni esistenziali, trova molta distanza psicologica da quei credenti che (con le migliori intenzioni!) vogliono dimostrare l’esistenza di “Divini Decreti” attraverso procedimenti sillogistici.Questa è la sfumatura che mi è sembrato di cogliere.

«Le deduzioni non hanno potere di persuasione. Solitamente non si raggiunge il cuore attraverso la ragione, ma attraverso l’immaginazione, per mezzo di impressioni dirette, per la testimonianza di fatti ed eventi, mediante la storia, mediante la descrizione.

Ci influenzano le persone, ci commuovono le voci, siamo sottomessi dagli sguardi, prendiamo coraggio da certe azioni. Più di un uomo è disposto a morire per un dogma; nessuno affronterà il martirio per una conclusione.Una conclusione non è altro che un’opinione; non è una cosa che è (…)

Nessuno, dico, morirà per le proprie speculazioni; si muore per una realtà.(…)

Per la massa la logica non è che una misera retorica; bisognerebbe riuscire a sparare un colpo ad angolo retto prima di sperare di convertire qualcuno con un sillogismo.

Dite agli uomini di ottenere l’idea di un Creatore dalle sue opere e se cercheranno di farlo (cosa che nessuno fa) saranno disorientati e sfiancati dal labirinto che essi stessi stanno tracciando. Le loro menti saranno ingorgate e rimpinzate dalle operazioni logiche. I logici sono molto più impegnati a concludere correttamente che a trovare conclusioni giuste. » ( Cardinale J.H.Newman)

Ho cercato tra i miei tomi delle argomentazioni, ma la mia preparazione non giunge così in alto: soprattutto il primo quesito è oltremodo teologico.

L’uomo sarebbe lo stesso peccatore se non esistesse Satana?

La risposta richiederebbe un tecnico della materia, essendo smaccatamente una disquisizione scolastica.

A dispetto di ciò che generalmente si creda, la Chiesa in 2000 anni ha proclamato pochi dogmi, ed il Peccato Originale è uno di queste poche Verità di Fede.

Il peccato originale Non può essere dedotto da un procedimento logico-aristotelico, ma la sua verità è esistenzialmente evidente nel concreto di ogni individuo.

Potrei amorevolmente disquisire della Colpa Originaria e dilettarti con i decreti tridentini sull’argomento. Invece, il discutere di ciò che “sarebbe se non fosse…” non è francamente nelle mie corde: la mia impostazione è storica.

La mia stessa adesione alla fede cattolica si è sempre accompagnata a riflessioni sulle ripercussioni fattive dei divini Misteri.Poiché oltre le riflessioni intellettuali, «La verità della dottrina cristiana è dimostrata pure dalla Santità eminente di tanti che la professarono e la professano» (Catechismo Maggiore di S.PioX)

Un punto su cui i cristiani sono stati sempre d’accordo, è che “Dio ha creato l’uomo per l’immortalità… Ma la morte (punizione per la colpa!) è entrata nel mondo per invidia del diavolo” Sap2,23-24.

I Padri del deserto hanno tratto dal raccontino del Genesi, un assunto basilare della morale cristiana: la tua personale spinta al male, non è veramente tua (quindi non è peccato).Si è insinuata dall’esterno per venire ad ottenere l’adesione della tua volontà.

Quindi senza lo zampino di satanasso l’uomo sarebbe vissuto eternamente beato?

Or dunque: essendo il Peccato Originale un peccato di Superbia; probabilisticamente è possibile che prima o –molto- poi un uomo perfettissimo e santissimo – quale era in realtà Adamo- si ribellasse ai limiti imposti della propria condizione di creatura. (=il non mangiare dell’albero!).

Questa è la mia personalissima fallace opinione, che non si appoggia su auctoritates teologiche di sorta.

La seconda domandina esula dal recinto della fede cristiana, per rientrare nel campo del Teismo e della riflessione filosofica.

In tale campo credo che l’unica strada per “dimostrare” un rapporto tra Dio e il mondo, sia attraverso un procedimento analogico.

Su tale argomento spero di avere il tempo di sfornare quanto prima uno sfizioso Sillabo.

sabato, settembre 11, 2004

Mary Lourdes 3: "Like a prayer"


Osservo la fila che sinuosa passa davanti alla grotta.

Le persone ad una ad una sfilano sotto la bianca statua di Notre Dame de Lourdes, per compiere il proprio atto di devozione. Toccano la roccia, guardano verso la nicchia, mandano un bacio verso l’alto, baciano la roccia e, dopo un rapido segno di croce, ne escono. Credo che prima o poi toccherà farlo anche a me. Perché non subito, allora?

Siamo in tanti ad aver avuto la stessa ispirazione: procediamo lentamente.

Meglio riprovare più tardi –mi dico, sconfortato-

Più tardi?! Perché che impegni hai? -Medito rassegnato-

E poi, proprio tu ti scoraggi? Che hai fatto chilometriche code per entrare a San Pietro!

La coda pian piano si assottiglia; avanziamo lentamente uno dietro l’altro, e tutti, vuoi per devozione, vuoi per emulazione, con la mano sinistra tocchiamo la roccia. Ci appoggiamo alla pietra come se dipendesse da quella presa il cadere o lo stare in piedi.

Al tatto senti che la roccia è liscia; levigata dalle milioni di mani che si sono strusciate su quella grigia grotta.

In un momento ti accorgi che, non stai più toccando la pietra ma stai carezzando la grotta.

Come l’appoggiarsi sulla spalla di una persona cara, della quale hai fiducia che comprenda; come a uno davanti al quale non hai pudore ad interrogarti -e ad imprecare- sul cosa me ne faccio delle mie pene e delle mie ansie.

Lei sta di fronte a me, in alto, nella parte opposta della grotta.

Glielo chiedo.

Lei sorride.

Bianca.

Con le mani giunte.

Marmorea ombra di una presenza che permane.

Rifletto che anche “Quella Cosa” che apparve a Bernadet non è che dicesse o gesticolasse molto.

E’ bastato che “Quella lì” sorridesse ad una bifolca ragazzetta, per spingere milioni di persone a venire qui sotto: puissance de la Vierge!

Non la vedo più: sono dentro la grotta ormai.

Non puoi entrare più di tanto poichè l’interno è molto basso, allora alzi la mano, ostinato, cercando inutilmente di sfiorare l’arcone di roccia che ti sovrasta.

C’è un pungente profumo, emanato dai fiori sistemati intorno alla sorgente.

Hai percorso tutta la lunghezza della grotta. Adesso puoi toccare nuovamente la roccia, e con tutte e due mani.

Le tue mani si bagnano: la pietra trasuda tante piccole gocce d’acqua.

Guardi in alto e La vedi, proprio sopra di te: maestosa e serena.

Terribile come un esercito schierato per la battaglia.

Que soy era Immaculada Councepciou.

Non puoi far altro che abbassare lo sguardo.

Baciare la pietra.

Sei commosso.

Ti sembra di baciare una guancia su cui scorrono lacrime che qualcuno ha versato per te.

E tu invece non ci riesci.

Ti ritrovi davanti ad una fila di grossi ceri che ardono; passi davanti alle piscine; attraversi il ponte, e ti siedi a guardare da lontano la grotta ormai tutta illuminata.Fa buio presto qui.

E si fa avanti nella mente un’unica addolorata domanda:

Perché qui è così semplice?

<<Non domandiamo niente, Rifugio del peccatore,

se non l’ultimo posto nel Vostro purgatorio,

per piangere a lungo sulla nostra povera storia,

e contemplare da lontano il Vostro giovane splendore>>

( Charles Peguy )

venerdì, settembre 10, 2004

Mary Lourdes 2

Dopo pranzo torniamo al santuario.
NOTA BENE: a Lourdes quando si dice santuario non s’intende una chiesa ma tutta una valle.
In una apposita saletta la nostra guida ci racconta lo svolgersi delle apparizioni. Pur essendo, per me, storia trita e ritrita; nonostante l’assoluta mancanza di affabulazione del narratore; il pensiero che l’evento è accaduto lì, a pochi metri, non mi abbandona più.
Si torna alla grotta.
Il fatto che sia esattamente così come l’hai vista centinaia di volte in foto o in tv, crea una forte sensazione di familiarità. Cominci ad avere la sensazione che “è bello per noi stare qui”.
Il tuo sguardo va di là dal fiume, dove –anche da lì- in tanti contemplano la grotta. Guardo le cime degli alberi. Quanto verde, penso.
Respiro.
L’occhio torna continuamente alla grotta; anela di “vedere” la Signora.

Guardo scorrere il fiume. Nessuno pensando a Lourdes si ricorda del fiume, ma dopo che ci sei stato, il pensiero del Gave è tra le cose che più infondono serenità. Dalle limpide acque del Gave, lo sguardo sale sul ponte da cui vengono, verso la grotta, quelli che stanno su una sedia a rotelle.
Ogni tanto arriva qualcuno in barella. Il servizio d’ordine vedendo arrivare la dama o il barelliere che spinge la carrozzella del disabile, bloccata la fila degli abili, li fa immediatamente entrare alla grotta per stare pochi attimi ai piedi de la Saint Vierge. “I malati hanno la precedenza qui a Lourdes” ci dice seria la guida.

Que soy era Immaculada Councepciou

Una signora, molto casalinga, indica alla figlia l’iscrizione ai piedi della Santa Vergine: "Le parole che la Madonna ha detto a Santa Bernardetta! Vedi? E’ scritto in francese.
- Ma no! E’ scritto in latino! Interviene una signora, molto signora.
- E’ dialetto!Interviene la guida:la Madonna a Bernadet parlava nel dialetto locale.

giovedì, settembre 09, 2004

Mary Lourdes 1



Arrivati in albergo, il capo gruppo ci dà pochi minuti per prendere possesso delle rispettive camere.Sono passate le due del pomeriggio ma, prima del pranzo, è bene omaggiare la padrona di casa!

Così usciamo per le stradine tutte negozi d’articoli religiosi; dalle vetrine ci osservano madonne di tutte le fogge e dimensioni.

Gli sguardi sono ampiamente ricambiati.

Si entra da un cancello, sorvegliato dall’alto da una bianca statua di San Giuseppe, e si scende in una grande, silenziosa piana verde.

Guardi le cime degli alberi, le aiuole, le statue, il complesso accavallarsi architettonico delle basiliche; ti guardi attorno, sorpreso dal sentimento di serenità che si respira in quel luogo, per il resto sempre così uggioso.

Passiamo sotto gli arconi della grande rampa che conduce alla chiesa superiore; si sente nitidamente lo scorrere del Gave alla nostra destra.

A sinistra, davanti ad una fila di rubinetti da cui scorre l’acqua della sorgente della grotta, in tanti, con in mano le celeberrime madonnine di plastica, attendono alla bella usanza di riempirle. Souvenir sempre gradito da chi è rimasto a casa.

Scoprire finalmente come e dove sono state riempite le decine di bottigliette, che fin da piccolo hai visto girare per casa -dono di parenti, amici e vicini- vale, da solo, la pena di un viaggio a Lourdes!

Si arriva, al fine, davanti alla grigia grotta su cui incombe la grigiastra mole della basilica dell’Immacolata Concezione.

Fisso ammirato quel muraglione e quelle guglie che ci sovrastano, e mi sento piccolo; come se mi trovassi alle falde di Minas Tirith.

La voce di don Tonino, che invita alla preghiera, mi rammenta la causa della mia distrazione.

Di nuovo e di nuovo fisso la grotta.

Sarà sicuramente colpa del punto d’osservazione, ma:

“Dio mio! E’ come guardare una cartolina”.

Una immagine già vista tante volte.

Nessuna sorpresa; nessun sentimento di stupore.

Guardo la fredda –ed artisticamente irrilevante- statua della Madonna.

Mi inginocchio, cercando di concentrarmi in devoti affetti, ma

“Su!Su! Andiamo! Il pranzo! Il pranzo!