venerdì, novembre 25, 2005

about a boy /10


Faccio la carità a chi suona dentro le metropolitane o agli angoli delle strade solo quando li sento strimpellare due, e solo due, canzoni.
Quel pezzo dei Nomadi che fa:
“…sull'autostrada cercavi la vita, ma ti ha incontrato la morte, ma ti ha incontrato la morte...

Voglio però ricordarti com'eri, pensare che ancora vivi,
voglio pensare che ancora mi ascolti e che come allora sorridi e che come allora sorridi...”

L’altra canzone è in lingua spagnola: “Historia De Un Amòr”
Ya no estás más a mi lado, corazón
En el alma sólo tengo soledad
Y si ya no puedo verte
Porque Dios me hizo quererte
Para hacerme sufrir más
...
Es la historia de un amor como no hay otro igual
Que me hizo comprender todo el bien, todo el mal
Que le dio luz a mi vida
Apagándola después
Ay qué vida tan oscura
Sin tu amor no viviré

giovedì, novembre 24, 2005

visioni private /5

"Ogni cosa è illuminata"

ovvero:"Il nonno dice: guarda fuori quando il paesaggio è superiore".

mercoledì, novembre 23, 2005

Sonetos Fùnebres IV

Ovvero: EL GRANDE ENTIERRO

A trent'anni dalla morte di Francisco Franco la Spagna ha eliminato i monumenti equestri del Caudillo, ha tolto dalle "calles" le targhe inneggianti a colui che ha governato per un quarantennio, e con scettro di ferro, la nazione iberica.
Si riteneva il salvatore della Spagna da tutto ciò che secondo lui stava distruggendo l'identità, la storia, l'anima stessa dell'Ispanidàd .
Franco ha stretto lo scettro fino alla morte come il cinquecentesco "Rey prudente" non risparmiando alla sua Spagna fino all'ultimo la durezza della dittatura. Ma da buon monarca, devoto delle glorie di Ferdinando e Isabella, sentì forte l'esigenza di costruire per tempo una chiara, forte ed autorevole successione.
La svolta democratica di Juan Carlos non era certo nei pensieri del Caudillo, ma la maturazione politica del futuro re la si deve all'essere stato volente o nolente, per anni il diletto allievo di Franco.


Per un trentennio la necessità di mantenere una pace sociale ha "distratto" gli spagnoli, solitamente amanti della litigiosità, dal chiedere giustizia dei misfatti di Franco soprattutto per non inficiare la validità dell'assetto statale esistente che -seppur sviluppatosi democraticamente- è figlio legittimo del franchismo.
Questo è il grande miracolo, o se vogliamo trucco, politico di Francisco Franco che emblematicamente si manifesta gelidamente pietrificato, nell'enorme croce della Valle de los Caidos sopra il faraonico ossario delle vittime comuniste e fasciste della Guerra Civile spagnola. Visionario Calvario ideato dal dittatore e in cui anch'egli volle far tumulare le proprie ossa: nel tentativo di dominare anche da morto quei fantasmi.


PS: mentre in Spagna, con furia iconoclasta, Zapatero vuol eliminare la toponomastica franchista facendosi vendicatore del nonno e di tutti i caduti per colpa del Franchismo, in Italia, ad un anno dalla morte, si scoprono lapidi alla memoria di Arafat.
La mia conclusione è che è molto più facile ben volere i dittatori altrui.

martedì, novembre 22, 2005

sedere sul trono

«Si è rotta l’asse del w.c. in legno di noce del Principe Carlo.
Ne è stata commissionata un’altra, in stile perfetto, all’antiquario Drummonds. È grande e solida.
“Suitable for a very large real” dice Mr. Drummonds»

( Il Foglio martedì 22 Novembre 2005)

Diari di un Curato

Ovvero: Cento colpi di spazzola prima di andare a dire messa

«...A una settimana dal caso clamoroso dell’arresto di padre Felix Barbosa Carreiro, un prete sorpreso in un’orgia di sesso e droga con 4 adolescenti adescati su Internet, il settimanale Istoè (Così è) ieri ha rivelato che il Papa, Benedetto XVI, ha inviato ai primi di settembre una commissione in Brasile per indagare sulle denunce di abusi sessuali compiute ai danni soprattutto di bambini poveri. In almeno due casi a testimoniare la veridicità dei racconti delle vittime sono gli stessi violentatori che hanno riportato le loro esperienze su un diario. Padre Tarcisio Tadeu Spricigo ha persino compilato le dieci regole per restare impuniti.

L’INCHIESTA - L’azione determinata di Benedetto XVI, prima di diventare pontefice a capo della congregazione per la dottrina delle fede e quindi responsabile delle indagini sui casi di abusi sessuali nella Chiesa, ha già portato alcuni risultati. Il periodico anticipa la relazione che gli inviati del Papa si apprestano a portare in Vaticano. Il quadro è allarmante. E descrive scenari purtroppo simili a quelli già accertati negli Stati Uniti, ma che stanno emergendo anche in inchieste delle chiese locali di altri Paesi come l’Inghilterra, la Francia, la Croazia e l’Irlanda.

Un fenomeno che il Vaticano tenta di prevenire. Per il 29 novembre è atteso un documento che fornirà le linee guida ai seminari. Tra le indiscrezioni, l’esclusione dei ragazzi con tendenze omosessuali. Tuttavia le complicità di cui i sacerdoti responsabili di abusi a volte godono fa sì che, come nel caso di padre Tarcisio Tadeu Spricigo, in carcere per aver violentato un bimbo di 5 anni, tornino ad abusare di altri piccoli prima di essere arrestati.
In Brasile oltre ai 10 sacerdoti in cella, ce ne sono 40 latitanti.

I NUMERI - Secondo Istoè, nell’inchiesta vaticana si parla di circa 1.700 preti, il 10 per cento del totale, coinvolti in casi di cattiva condotta sessuale: incluse le violenze su bambini e donne. Si dice che il 50% dei preti non mantiene il voto di castità. E che negli ultimi tre anni sono stati più di 200 i preti mandati in cliniche psicologiche della Chiesa per essere rieducati.

IL DIARIO - Agli atti del processo contro padre Tarcisio c’è un vero e proprio manuale del prete pedofilo e appunti sulle sue emozioni e le regole per restare impunito. Una fra tutte: «Mai avere una relazione con bambini ricchi».
Scrive il prete: «Mi preparo per la caccia, mi guardo intorno con tranquillità perché ho i ragazzini che voglio senza problemi di carenze, perché sono il giovane più sicuro al mondo». «Piovono ragazzini sicuri affidabili e che sono sensuali e che custodiscono totale segreto, che sentono la mancanza del padre e vivono solo con la mamma, loro sono dappertutto. Basta solo uno sguardo clinico, agire con regole sicure». «Per questo sono sicuro e ho la calma. Non mi agito. Io sono un seduttore e, dopo aver applicato le regole correttamente, il ragazzino cadrà dritto dritto nella mia... saremo felici per sempre». E infine: «Dopo le sconfitte nel campo sessuale ho imparato la lezione! E questa è la mia più solenne scoperta: Dio perdona sempre ma la società mai».

A consegnare il diario alla polizia è stata una suora, alla quale il sacerdote lo aveva dato per errore...»

(Corriere della sera, 21 Novembre 2005)

lunedì, novembre 21, 2005

domenica, novembre 20, 2005

Vite Parallele 3

Luciana Litizzetto dixit:
“Il cardinal Ruini è come Stefano Bettarini.
Entrambi erano famosi perché facevano un altro mestiere mentre adesso sono noti perchè stanno sempre in televisione e sui giornali.”

sabato, novembre 19, 2005

La buona Ventura (dell'Isola dei famosi)



L’ISOLA DEI REDUCI
Maurizio Ferrini e Lory Del Santo ovvero Quelli della Notte e Drive In, però vent’anni dopo

È ufficiale: siamo invecchiati.
Tutti si sentano offesi nessuno si senta escluso.
Siamo vecchi, superati, relitti dei totalitarismi televisivi, nostalgici di un intrattenimento illusorio, reperti di un decennio mai veramente conclusasi – gli anni Ottanta.
Siamo invecchiati mercoledì, tra le undici e mezzanotte, quando l’inutile fatina è stata eliminata e la vittoria dell’Isola dei famosi edizione 2005 se la sono giocata Drive In e Quelli della Notte, ovvero i due programmi più rimpianti e più sopravvalutati della storia della televisione.
Siamo invecchiati quando la realtà ci ha messi di fronte all’evidenza delle nostre illusioni, a quanto fosse velleitario il nostro fare la morale a quel magma postmoderno che è il contemporaneo, ai reality show che producono personaggi televisivi che altra collocazione non hanno se non finire in altri reality show, alla televisione che cannibalizza la televisione.
Siamo invecchiati quando sono entrati Andy Luotto e Max Catalano e Silvia Annacchiaro, quando ci siamo dovuti arrendere e ammettere che sì: chiunque faccia la morale alla televisione nell’era dei reality ha evidentemente rimesso dalla propria coscienza le quantità di scorie tossiche prodotte dagli esperimenti di Arbore.
È accaduto quando sono rimasti in due, Lory Del Santo e Maurizio Ferrini, e Simona Ventura, in modalità “parole in libertà”, ha domandato retorica: “Chi sarà Zeus e chi sarà Ade?”. E a voler fare della sociologia spicciola si potrebbe dire che è molto umbertecchiana, nel parlare di cose che non conosce e nel farlo in un italiano comprensibile solo a lei e ad Alfonso Signorini, ma, lasciando da parte la sociologia, c’è solo da dire che la Ventura è perfetta, profondamente inserita nel suo tempo, sta alla televisione come Baricco alla letteratura e Muccino al cinema, e una macchina da guerra che non teme gap culturali né incertezze stilistiche, e funziona molto ma molto di più di quanto abbia funzionato Renzo Arbore, che gli aforismi a vanvera li lasciava dire alle macchiette di scena, e lui era sempre un gradino sopra, un po’ meglio; migliore almeno quanto lo era e lo è Ricci, che è talmente superiore che in scena ci manda gli altri, i fenomeni da baraccone, lui fa “l’autore”, una contraddizione in termini televisivi se mai ve n’è stata una (può televisivamente esistere ciò che non va in scena? Inadatti a fornire risposta, lasciamo il campo ad Antonella Boralevi, che dopo la fine del’Isola ha detto da Vespa “Ho fatto un discorso di semiologia” ed è quindi qualificata per il compito).

Ventura non è un po’ meglio di chi ospita, chi arringa, chi premia e chi punisce: è un po’ peggio, è lo è con tale fierezza che neppure infierisce sulle velleità di gloria della tv d’autore che fu, anzi col Ferrini di Quelli della Notte e con la Del Santo di Drive In è quasi affettuosa, così come lo si è con i bambini della portinaia a Natale.

Oggi non arriverebbero alla terza puntata

Il fatto che Drive In e Quelli della Notte, i programmi che hanno allietato le giovinezze dell’attuale classe dirigente italiana, quelli che li fecero sentire trasgressivi e innovatori e ganzi, oggi non arriverebbero alla terza puntata. E non perché la creatività televisiva è stata strozzata dal giogo dell’Auditel, come quelli che ritengono il pubblico un incomodo che impedisce al mezzo televisivo di trasmettere solo concerti da camera e documentari sulla riproduzione sulle libellule. Al contrario: perché la tv è migliorata. Moltissimo. In una maniera che ha fatto invecchiare i varietà comici degli anni Ottanta in un modo subitaneo e devastante.
Provate a riguardare le registrazione, e ve ne accorgerete: Studio Uno è molto ma molto più contemporaneo del programma in cui esordì Piersilvio o di quello che regalò all’Italia (che ancora ringrazia) Marisa Laurito.
Chi li rimpiange, Drive In e Quelli della Notte, rimpiange i vent’anni o poco più che aveva quando andavano in onda.

Chi li rimpiange non li ha rivisti in anni recenti. Altrimenti si accorgerebbe della voragine che c’è tra il Ferrini dell’Isola, quello che discetta senza rete di Maya e Babilonesi e “quando tu vuoi corrompere l’uomo gli dici che il tempo è denaro, ma il tempo è arte”, e il tristanzuolo venditore di pedalò che improvvisava per la gioia degli arboriani. A voler essere intellettualmente onesti, non si può non riconoscere che “Io non ho avuto fidanzati, ho avuto quasi solo mariti”, battuta estemporanea di Lory Del Santo, è nettamente superiore a tutte quelle che le scriveva Antonio Ricci, avendo individuato il di lei core business –l’oca giuliva- ma non sapendolo far risaltare come sa farlo solo un programma che non sarà reale, ma che è vivo, contemporaneamente: non modernariato già mentre va in onda.

(Il Foglio venerdì 18 novembre 2005)

venerdì, novembre 18, 2005

Lory Del Santo Subito

Lory Del Santo avrebbe meritato di vincere la terza edizione dell’Isola dei Famosi solo per aver detto: «Io non ho avuto tanti fidanzati, ho avuto quasi solo mariti»; la frase più celebre del 2005 dopo l’espressione “dittatura del relativismo” pronunciata dal Cardinal Ratzinger nell’omelia d’apertura del Conclave da cui ne è uscito Papa.

Dunque
, l’Isola le ha fatto un regalo: finalmente ha svelato Lory Del Santo…

«Sì… pensavo di morire senza essere capita. E, invece, ora sono così felice che posso veramente morire. Neppure mia madre ha mai compreso nulla di me, ancora si chiede da dove sia uscita…».


Dove trova tutta questa energia e questa saggezza?

«Sono così, ho sempre lottato come un leone, non mi arrendo mai. Le frasi che dico sempre? Non le ho lette da nessuna parte, ho aperto quattro libri in tutta la vita. Mi vengono in mente in continuazione, le annoto su un taccuino».
Che farà con i 100mila euro di vincita?
«Finisco di pagare il mutuo della casa e magari mi rifaccio il seno... Sono così dimagrita a Samanà».

Quanto e come ha usato la sua avvenenza per raggiungere i suoi scopi?

«Essere bella mi ha aiutata molto, è una carta di credito. Sono una donna spregiudicata che non lascia perdere nulla. Ho usato la seduzione per conquistare gli uomini, ma mai per andare avanti nella carriera, anche se non trovo nulla di male ad usare il proprio corpo, tutta la vita è un dare e un avere. Ho agito come una Cenerentola che rubava il vestito elegante per andare a conoscere il principe, non per vendermi a lui, ma per esserne arricchita.»

mercoledì, novembre 16, 2005

about a boy /8

Sono stato meno di ventiquattrore lontano da Roma, per festeggiare la laurea del mio più caro amico, ed al mio ritorno ho ritrovato una città che ha sfruttato la mia assenza per rivestirsi di addobbi natalizi!

venerdì, novembre 11, 2005

Amicus Plato sed Magis Amica Santippe, III

Ci sono spettacoli teatrali che si va a vedere per pura "devozione".
Mi son detto che non dovevo farmi scappare l'occasione, ed il privilegio, d'applaudire Franca Valeri...prima che muoia.

Ovvero:
«LA VEDOVA SOCRATE»

«Ci teneva molto a essere accolto bene di là, con tutte le raccomandazioni degli dei, ne parlava sempre qui e fuori con tutti questi ragazzi, non so lo scopo quale era, ma discutevano proprio di questa cosa. Sembrava che il corpo desse una gran noia a tutti perché la nostra parte buona è l’anima, perché più che altro non si vede. E per lui era un vantaggio: bello non era.
Ad Alcibiade non gli andava giù… lui sul corpo ci contava molto.
In quel libraccio di Platone che è andato a ruba su quella famosa serata di quel simposio… fra parentesi, si è mai sentito che delle donne fanno un pranzo solo per parlare dell’amore? Ecco… i filosofi sì… Ho qui quello schifo di libretto… Me l’ha dato un cliente… una vergogna quando l’ho letto… non l’ho neanche finito… poi l’ho nascosto…

…mi ha preso una botta di furore quando ho aperto e leggo… ecco qui… che un certo Aristodemo… mi pare, se non mi sbaglio… ma è difficile… che so chi è… raccontava di aver incontrato Socrate… testuale… «ben lavato e con i sandali ai piedi, il che gli avveniva di rado». Guarda che figura mi ha fatto fare, che so solo io la fatica per fargli fare un bagno… mi si sarà lavato di nascosto mentre ero fuori… chissà nel bagno di chi… mentre io devo sopportarlo anche a tavola e peggio a letto con quei piedi sporchi che mi lascia sempre impronte dappertutto… e poi dice: «Gli chiesi dove andasse fattosi così bello…», figuriamoci, si fa prendere in giro… «Quello…» (hai capito che insolente «Quello»! Socrate…) … «Quello rispose: “A cena da Agatone”» Figurati che cena…bevono e mangeranno un po’ di frutta… Adesso vi leggo qui, più avanti, salto tutti i discorsi che avrebbero fatto… cose che le sento anche in casa…
ecco, qui sono arrossita da sola mentre leggevo, non credevo ai miei occhi… ecco qua: «Non molto tempo dopo udirono la voce di Alcibiade (il generale) dal cortile, era completamente ubriaco e gridava forte, domandando dove fosse Agatone e pretendendo che lo si conducesse da lui…».
Lui pare che fosse geloso da morire di questo Agatone perché mio marito se ne occupava un po’, credo più che altro per rischiarargli un po’ le idee perché è uno di quei belli stupidi come le oche… cose che sento dire, non mi interessano più di tanto…
«Sorreggendolo dunque la flautista…»
sarà qualche troietta… femmina? Strano, non ne girano di donne in quei pranzi…
«E alcuni altri del suo seguito, lo condussero dai presenti» -attenti bene- «e lui si fermò sulla porta, cinto da una fitta corona di edera e di violette con una gran quantità di nastri sul capo…»
Queste sono cattiverie di quella serpe di Platone… si può dire di tutto, anzi, ma c’è un limite… quello è un militare, un generale… per quanto gay le sue battaglie se l’è fatte… le ha anche prese… forse si era presentato sul capo con qualche addobbo floreale… e non è finita…
«Lui venne avanti soggetti da quegli uomini (appunto, uomini) togliendosi i nastri per inghirlandare Agatone eccetera. eccetera… si pose in mezzo fra socrate e lui… abbracciò Agatone e gli pose le ghirlande…»
Ditemi voi se è possibile mettere in piazza di queste porcherie… metti che ci sia del vero… è il caso di farlo sapere a tutti?… un generale, che figura ci fanno le nostre gorze armate…
resti fra noi…
un giorno mi è piombato in casa tutto agitato… sembrava che mi volesse picchiare «Perché Socrate non mi vuole più? Mi preferisce quello stupido ragazzo… mi aiuti lei… dica una buona parola…»
Mi dicevo fra me… non lo sfiora l’idea che sono la moglie… la dignità sotto la pianta dei piedi proprio… l’ho buttata un po’ sul ridere per vincere l’imbarazzo… «Sa perché con me ha resistito tanto tempo? Perché sono bionda…» nota che lui è nero. Ha pianto. L’ho tenuto a cena perché era in uno stato da non farsi vedere in giro. «Non ho fame, non ho fame» e poi si è mangiato tutto… avevo fatto delle polpettine di pecorina vergine con l’uva nera che sono una squisitezza…»


...«So che mio marito aveva una gran devozione per Eros che io ho sempre considerato un dio minore e in casa mia non vedrete mai oggetti di devozione per lui o per la sua signora madre. È strano che anche mio marito giustificasse tutte queste storie di sesso come amore del bello.
Come vedete non è il mio punto di vista, che ho sposato lui che era brutto come un satiro e le cose belle le ho preferite in oggetti da vendere che non in ragazzi da mantenere.
Mi chiedi Elocula cosa ho avuto da lui per considerare la mia vita soddisfacente? Una preziosa vedovanza.
La giovinezza come sapete è breve e, poiché non ho motivo né probabilità di degustare della cicuta, ritengo di potermi godere a lungo questo privilegio.
La morte del marito è un così grande dolore che nessuna donna ci rinuncerebbe »

giovedì, novembre 10, 2005

Rock teologic

Simpatico siparietto tra Celentano e Battiato durante la puntata di Rock Politic.

Adriano Celentano s'avvicina a Franco Battiato, dopo che questi ha finito di declamare una nichilista "canzungella" sul tema: "polvere sei e polvere ritornerai", e gli dice: "So che tu credi nell'Incarnazione".
"No. Nella Reincarnazione" - puntualizza Battiato.
"E' uguale" - chiude Celentano la querelle teologica.

PS: Molte altre corbellerie "spirituali" ha detto Celentano nel breve dialogo con Battiato ma non sono state scritte in questo post.
Questo post è stato scritto affinche crediate che Celentano è il re degli ignoranti.

mercoledì, novembre 09, 2005

Vite Parallele 2

Ovvero: Monumenta Historica Populi Nostris

Il 9 novembre 2005, come ogn’un sa, ricorre il quarantaduesimo genetliaco di Biagio Antonacci.
Ma forse non tutti sanno che ricorrono anche i 1681 anni dalla consacrazione della Patriarcale Arcibasilica Lateranense del Santissimo Salvatore e dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista, Cattedrale di Roma (Omnium Urbis et Orbis Mater et Caput).

domenica, novembre 06, 2005

La niña santa /2

Ovvero: L’Infanta sul cui dominio non tramonta mai il sole.


Se un giorno diverrà la quarta Regina di Spagna più che Maestà Cattolica la si potrebbe chiamare Maestà “cesarea” (sperando che gli Asburgo non s’adontino) dato che la volontà di celebrare i fasti della Real Casa borbonica ha prevaricato l’arte medica tanto da decretare di sottoporre la Principessa delle Asturie a taglio cesareo, circa due settimane prima della presunta fine della gestazione.
Il 31 ottobre 2005, per evitare che il lieto èvento potesse sovrapporsi con le commemorazioni del trentesimo anniversario della salita al trono di Don Juan Carlos I, è così venuta alla luce l’infanta Leonòr, primogenita del principe ereditario Felipe.
Molti si sono sorpresi per la scelta di un nome poco diffuso in Spagna: nel 2004 solo 77 bambine in tutta la Spagna sono state registrate con tale nome. Non è nemmeno un nome usuale nella Storia di Spagna; l’ultima Eleonora di rilevanza storica fu la principessa Leonòr del Portogallo madre di Isabella la Cattolica.
Trent’anni dopo la morte del dittatore Francisco Franco, nonno Juan Carlos può così festeggiare anche l’avvento della terza generazione di quella risorta monarchia borbonica che ha avuto il grave compito di sostenere ed incarnare il ‘desarroyo’ democratico di una Spagna che in breve ha raggiunto i livelli delle più progredite potenze occidentali.

Tra l’abdicazione di nonno Alfonso XIII ed i regno del nipote Juan Carlos c’è stata una frattura di quasi mezzo secolo, inframmezzata da un dittatore, più realista del re, che esaltò i trionfi del siglo de oro, massimamente di Filippo II,ed ancora più se possibile, venerò la santa memoria di Isabella e che in più teneva in casa sua un braccio di Santa Teresa d’Avila.
Juan Carlos non sarebbe potuto durare molto come re, essendo stato scelto da Franco a succedergli, se non si fosse posto come obbiettivo quello di prendere le distanze dal reazionario nonno Alfonso, e dal Caudillo, e da quella Spagna tronfia di glorie di cartapesta.

Dopo la salita al trono, los Reyes hanno continuato a vivere come prima, non avendo nessuna intenzione di rimettere piede nei saloni dorati del palazzo reale, lasciato sotto il dominio di legioni di turisti, per concentrarsi sull’essenziale: essere l’immagine della Spagna moderna, vincente ma solida e tradizionale, quanto basta.
Il giovane Juan Carlos principe senza trono, figlio di principe senza trono, fece un matrimonio riuscitissimo, per i parametri dell’epoca, sposando una principessa di casa reale regnante.
E davanti alle nozze con Sofia di Grecia tutta l’umanità civilizzata deve inchinarsi al pensiero che per quel ricevimento di nozze fu ideata una delle invenzioni fondamentali del XX secolo: "gamberetti in salsa rosa"!

Una volta diventato re, Juan Carlos ha concesso anche ai suoi “infanti”di fare -mutatis mutandis- dei matrimoni politicamente correttissimi.
L’Infanta Elena ha sposato un aristocratico castigliano, con la faccia bislunga da hidalgo castigliano, che lavora nell’alta finanza.
L’Infanta Cristina ha sposato un bel pallavolista basco con cui vive in Catalogna, altra regione autonomista insieme ai Paesi Baschi.
Il Principe delle Asturie -dulcis in fundo-ha coronato il sogno di tutte le “sciampiste” del Regno (Canarie comprese) designando a futura regina una borghesissima “mujer trabajadora” con tanto di matrimonio fallito (ed annullamento della Sacra Rota “tambièn”) in curriculum.
Ci ha messo un po’ la Principessa delle Asturie, mugugnavano gli spagnoli, ma alla fine ha sfornato l’erede. I più tradizionalisti avrebbero preferito un “varòn” perché la nascita di una bambina potrebbe spingere il Governo Zapatero (nemico giurato di ogni discriminazione sessuale e paladino di ogni “total ecuiparacion”) ad abolire la legge salica che concede il titolo di erede al trono al primo dei figli maschi. La piccola Eleonora di Borbone a tutt’oggi potrebbe diventare Regina solo in mancanza di fratelli maschi come è stato nella Storia per Isabella la Cattolica, Giovanna la Pazza e Isabella II. Coerentemente con la “politica” sostenuta da "los Reyes" per presentare l’immagine di una monarchia al passo coi tempi, lo stesso Juan Carlos non avrà nulla da eccepire. Nella Spagna di Zapatero è inpossibile che scoppi una guerra carlista come alla salita al trono di Isabella II. Ma anzi! La piccola Eleonora di Borbone non è ancora erede al trono e già possiede dei “domini” su internet! Quando si dice monarchia del terzo millennio!

Da parte della Casa reale «è stato chiesto al Red.es, l'ente che si occupa delle registrazioni dei domini ''.es'', di bloccare qualsiasi richiesta per indirizzi che contengano o richiamino il nome ''Leonor''. Da segnalare che tra i domini già registrati dalla ''Casa Real'' figurano ''reinaleonor.com'' e ''princesaleonor.com''. Che sia un primo passo verso quella piccola rivoluzione che potrebbe abbattersi sulla costituzione spagnola? »
Ma essendo internet l’attuale impero universale su cui non tramonta mai il sole, non è stato possibile impedire alla grande rete di approfittarsi del lieto evento per creare pagine web non autorizzate.
Risulta infatti che la neonata Altezza Reale a poche ore dalla nascita abbia aperto addirittura due weblog in cui l’Infanta elargisce ai sudditi saggi consigli su come sopravvivere alla Sua regale nascita.

sabato, novembre 05, 2005

venerdì, novembre 04, 2005

mercoledì, novembre 02, 2005

Sonetos Fùnebres

«Lo Caduco esta urna peregrina,
oh peregrino, con majestad sella»
(L.De Gòngora)

martedì, novembre 01, 2005

Santa anche Subito! 2

Alcuni (pochi ma autorevoli) miei affezionati interlocutori (memori di un -a quanto capisco- memorabile post osannante il di lei à plomb), privatamente mi hanno maliziosamente sollecitato a commentare “quel gesto” scurrile della onorevole Daniela Santanchè che tanto ha fatto scalpore. Forse un peccato veniale se quell’eloquente gesticolazione fosse stata espressa dalla mano dell’uomo qualunque, si è detto, ma ignominioso per un rappresentante del popolo italiano e vieppiù infangante della sacralità del laticlavio parlamentare.

Penso che sia vero totalmente il contrario.

Trovo che il gesto sia banalmente volgare se agito dal comune cittadino ma, nella concreta occasione immortalata dai mas media, Daniela Santanchè nell’ostendere il dito medio verso i manifestanti che la insultavano all’uscita di Montecitorio, abbia, con quel gesto, simbolicamente manifestato in sommo grado la difesa della sacralità della carica parlamentare vilipesa dai giovani manifestati! A questa conclusione, che di primo acchito parrebbe assai bislacca, son giunto grazie all’enfatica notizia che lady Camilla Parker Bowls ormai Duchessa di Cornovaglia e consorte legittima del futuro re d’Inghilterra, ha indossato per la prima volta un diadema reale, prestatole dalla suocera Elisabetta II. Così incoronata, con la preziosa tiara esibita per la prima volta dalla regina Mary a Delhi per l’incoronazione di Giorgio V ad imperatore delle Indie, Lady Camilla ha presenziato, al fianco del re Harald di Norvegia, al suo primo pranzo ufficiale a Buckingham Palace offerto dalla regina Elisabetta in onore dei monarchi scandinavi.

Or bene,l’esercizio del potere politico nell’età Contemporanea ha imparato a fare a meno di un simbolismo del potere che avesse troppo il sapore del sacro e dell’atavico per assumere una veste più pragnaticamente borghese.

Non solo i regimi repubblicani ma le stesse monarchie dell’Occidente (compreso il Papato che democratico non è) hanno assunto una veste alto borghese. Da quando nel 1978 i papi non vengono più incoronati con la tiara ornata dalle triplici corone solo il monarca britannico sale al trono rivestito di tutti i simboli del potere (questo è il fondamentale motivo per cui se la consorte dell’erede al trono inglese indossa o meno un diadema regale si tratta di notizia di rilievo).

Certo: non solo il copricapo è simbolo di potere, ma anche il globo, la spada e lo scettro sono simboli di un Ancien Regim, più arcaico di quanto si possa immaginare, che a fatica si è potuto mandare in pensione. Ne è prova l’iconografia imperiale napoleonica che, nonostante debba esaltare “il buon governo” dei Lumi, idealmente in contrasto col dispotismo “medievale” dell’Ancien Regim, ha avuto comunque necessità del "fasto" per cui è stata sommata sia la simbologia dell’Impero romano sia di quello carolingio e medievale.

La Santanchè, orba di corone e di scettri ha rettamente palesato il suo potere istituzionale con un gesto che antropologicamente ha la medesima consistenza simbolica dello scettro!

Il dito medio indirizzato contro qualcuno con volontà prevaricatoria, proprio in quanto simbolo fallico è una variazione dell’archetipo primordiale del potere. Tutto ciò che si erge per virtù propria indica è simboleggia il senso di "elevazione". Anche la corona regale pur essendo essenzialmente un anello è soggetta allo stesso paradigma simbolico. Corona infatti ha la stessa origine semantica di “corno”; di “Kronos” (il romano Saturno, dio che presiede al settimo cielo, che regnò nell’età dell’oro, la più “elevata” che con “Tempo” si è irrimediabilmente degrada); (sempre in greco) “keraunos” significa “fulmine”: attributo simbolico scagliato da Zeus, dio del cielo; in arabo e in ebraico corno si declina rispettivamente con i termini: qarn e kâran. Nell’antico Egitto le corna erano gli attributi di Ammone, così come il cobra (e non ci vuole Donatella Rettore!) per il suo “potere” di sollevarsi verso l’alto era distintivo aristocratico che troneggiava sui copricapi (a punta!) dei faraoni. Per i persiani i copricapo a punta detti “mitra" erano simboli di divinità quindi utilizzati dai re e dai sacerdoti cosi come nell’immaginario, a punta sono i cappelli di maghi e streghe. Addirittura “bicornis” sono le mitre dei vescovi proprio a simboleggiare una pienezza di poteri, così come a forma di corno era il copricapo (il “camauro”)del Doge veneziano.

Anche presso i popoli dove la corona ha una forma circolare viene decorato da terminazioni appuntite che svettano verso l’esterno ad imitazione dei raggi solari, indicando per analogia la potenza (creatrice/distruttrice) del sovrano.
Anche nella simbologia biblica il corno è simbolo del potere (il drago con dieci corna descritto al capitolo 12 dell’Apocalisse sta a simboleggiare un potentissimo potere avverso).

“Cairn” è il termine con cui i popoli celtici chiamavano i sacri cumuli di pietre eretti in onore delle divinità celesti, così come lo stessa simbologia è alla base del culto degli alberi sacri: le querce che reggono la volta celeste per i Sassoni, così come il mitologico albero dalle mele d’oro nel giardino delle Esperidi o il biblico albero della Vita del giardino dell’Eden, difeso dai Cherubini. Immagini di quel cardine attorno a cui gira il mondo che è lo stessa simbologia racchiusa nello scettro.

Lo scettro in fondo non è altro che un bastone, in cui si riverberano tutte le significanze dell’albero. Il bastone ha il potere di sostenere, sovvenire ad una mancanza di forza, può essere quindi una stampella nella debolezza ma può essere anche un’arma: il bastone, guidato dalla mano, ha il potere di moltiplicare la forza muscolare del braccio, e di colpire con una potenza che da sola la mano non potrebbe avere. Segno della duplice natura del potere: condurre e costringere, guidare e punire.
Simbologia che investe il pastorale episcopale allo stesso modo del manganello del poliziotto. Qualunque sia la forma e la dimensione, dal corto bastone tinto di rosso che nella Grecia classica impugnavano i maestri che insegnavano l’Iliade, alle mazze delle majorettes, dalle bacchette magiche alle bacchette dei direttori d’orchestra, tutta la simbologia, l’etnologia, l’antropologia, l’iconologia, proclama la profondità di significati e la legittimità simbolica del volgare gesto della Santanchè contro quei giovinastri facinorosi, che si sono azzardati a dare della “puttana” ad una rappresentante del Popolo italiano, solo perché non appartenente alla propria parte politica.

Daniela Santanchè ha in tal guisa, mirabilmente e perentoriamente illustrato la dignità di deputato della Repubblica, e di questo dovremmo esserle tutti un po’ grati. Le và riconosciuto di aver reagito con una comprensione della propria dignità non dissimile dalla nobiltà d’animo con cui i re di Francia impugnavano, nei secoli antichi, “la mano di Giustizia”!