Il religioso redentorista polacco Tadeuz Rydzyk (che aveva passato nella libera Germania Occidentale la fine di quegli anni Ottanta in cui il Papa Polacco stava dando le ultime spallate al comunismo sovietico), venuto a conoscenza del successo italico della comasca Radio Maria, appena crollato il Muro di Berlino, si presentò negli studi radiofonici di Erba proponendo di far sbarcare la Radio della Madonna nella cattolicissima Polonia, proprio nel momento in cui Radio Maria Italia stava aprendo le varie succursali estere (poi riunite nell'associazione Word Family of Radio Maria di cui però l'omonima radio polacca non fa parte).
Radio Maria finanziò la nascente emittente polacca che però si chiamò Radio "Maryja" poichè i mille cavilli della polacca legislazione comunista e statalista -e sciovinista- impediva a degli stranieri di registrare un marchio estero ragion per cui si dovette mutare nome e logo ed anche statuto (mentre la Radio Maria italiana è un'associazione giuridicamente laica quella polacca è una radio di proprietà ecclesiastica) con la spergiurata promessa di padre Tadeuz Rydzyk di uniformarsi appena la legge polacca lo avesse consentito agli standard della emittente madre.
Inutile dire che la cattolica "Radio Maryja" ebbe subito un enorme successo mediatico nella cattolicissima polonia euforicamente devota al suo Papa e alla sua Chiesa che l'avevano liberata dal demone comunista per riconsegnala nelle mani di Dio per intercessione della sua Santissima Madre!
La radio di padre Rydzyk trasmette su onde medie e via satellite avendo dai 4 ai 6 milioni di ascoltatori al giorno.
Il successo mediatico si è accompagnato al successo economico tanto che padre Rydzyk controlla anche il quotidiano Nasz Dziennik, la cui tiratura supera le 250.000 copie ed il canale televisivo TV TRWAM, inoltre tre fondazioni e un istituto superiore di sociologia e di mediologia ed una scuola di giornalismo.
Inutile dire che a questo punto padre Rydzyk (e la Provincia polacca della Congregazione Redentorista che è proprietaria della radio ) non ebbe più alcuna intenzione di far rientrare il prorio impero mediatico "della Madonna" sotto il controllo della "famiglia mondiale" di Radio Maria Italia, non rinunciando a copiare anche il nome di quest'altra associazione fondando il movimento "Rodzina Radio Maryja" cioè la “Famiglia di Radio Maria” cui aderiscono tra i 5 e i 6 milioni di "fedelissimi" polacchi che si attengono in tutto alle direttive di padre Rydzyk non solo in materia religiosa ma anche politica.
Infatti, identificanto parossisticamente la fede cattolica con patriottismo polacco, dai microfoni della sua radio, padre Rydzyk si scaglia contro tutto ciò che non è polacco come se ciò che polacco non è fosse di per se stesso un pericolo per la fede cattolica: protestanti, ebrei, massoni, europeisti, tedeschi, russi, omosessuali e socialisti per lui pari sono.
Egli sogna una Polonia baluardo della "vera fede", ma che egli confonde con gli usi e costumi delle popolazioni contadine, vedendo in ogni modernizzazione della Polonia un attentato alla sua tradizione religiosa e, pertanto, facendo esplicita campagna elettorale per i partiti delle destre e in particolare per il "Pis" il partito "Legge e Giustizia" dei fratelli Kaczynski addirittura ospitando, tra una messa ed un rosario, i comizi di uomini politici delle Destre che sono ormai ospiti abituali della radio.
Padre Tadeuz Rydzyk si è appellato al "suo" popolo per il boicottaggio del referendum sull’adesione all’Unione Europea, per l'introduzione in Polonia della pena di morte oppure ha minacciato che le teste dei deputati favorevoli alla liberalizzazione dell’aborto saranno rasate a zero, proprio come i polacchi che collaboravano coi nazisti in tempo di guerra.
Il nazionalismo becero di padre Rydzyk è evidente soprattutto nell'acceso antisemintismo e nel suo continuo denunciare ovunque complotti ebraici contro la Chiesa cattolica -cioè contro la Polonia- e nell'accettazione di forme di negazionismo che attenuino l'importanza dell'"olocausto" ebraico e che invece enfatizzino il "martirio" del popolo polacco.
Il malcontento pontificio per la brutta china presa dall radio più ascoltata di Polonia è emerso dagli eloquenti silenzi di Giovanni Paolo II che in più occasioni omise di salutare i partecipanti alle udienze papali giunti in Vaticano con pellegrinaggi organizzati da Radio Maryja mentre Benedetto XVI tramite il Nunzio Apostolico a Varsavia ha papale-papale ordinato alla Conferenza episcopale polacca di mettere un freno a Radio Maryja, ricevendo il plauso innanzitutto delle organizzazioni ebraiche ma anche di tutti coloro che -nella gerarchia e tra i fedeli- in Polonia vivono nella continua polemica verso padre Rydzyk secondo il quale se si è un buon cattolico si deve votare per i fratelli Kaczynski e viceversa solo chi vota per i partiti che piacciono a padre Rydzyk è da considerarsi un vero cattolico.
La polemica è riesplosa furente martedì 7 agosto 2007 quando il quotidiano Nasz Dziennik, organo di stampa del colosso mediatico di padre Rydzyk, è uscito in edicola con un articolo -con tanto di eloquente foto al seguito- che annunziava che domenica 5 agosto a Castel Gandolfo il Papa sedici volte Benedetto ha concesso a padre Rydzyk un'udienza privata, a margine di un incontro con alcuni Redentoristi polacchi. Secondo il giornale polacco:"Benedetto XVI ha invitato Padre Rydzyk, impartendo la sua benedizione a Radio Maryja e a tutti i suoi collaboratori e ascoltatori".
Evidentemente, l'integerrimo padre Rydzyk può resistere a tutto tranne che alla tentazione di strumentalizzare la persona e l'autorità del pontefice, trasformando un veloce baciamano concesso ad una schiera indistinta di redentoristi polacchi, in una "udienza privata" al solo Tadeusz Rydzyk.
Non c'è stato nessun faccia a faccia, nessun incontro a quattrocchi e nessun segno di benevolenza da parte del Romano Pontefice ma mentre il papa -finito l'Angelus ritornava nei suoi appartamenti- velocemente porgeva la mano al bacio di una fila di indistinti figli di San'Alfonso schierati; padre Tadeusz avrà sicuramente chiesto una benedizione apostolica per gli ascoltatori della propria radio presentandosi poi in Polonia brandendo la benedizione papale come una "benedizione" al proprio modo di operare.
Nel polacco sconcerto generale, immediata c'è stata mercoledì 8 l'isterica reazione dell'Ejc cioè il "Congresso ebraico europeo" (organismo cui aderisce anche l'Unione delle comunità ebraiche italiane) che con una nota ha vivamente protestato la propria indignazione: "Il Congresso ebraico europeo è scioccato di apprendere che Papa Benedetto XVI ha ricevuto in udienza privata e nella sua residenza estiva Tadeusz Rydzyk, il direttore dell'antisemita Radio Maryja"; insinuando, non troppo velatamente, che un simile "gesto" del pontefice regnante fosse "dimostrativo" di una politica di maggior tolleranza della Chiesa ratzingeriana verso l'antisemitismo.
Non si è fatto attendere il Comunicato della Sala Stampa vaticana che seccamente (e un pò seccatamente) rimarcava che riguardo "al "baciamano" avuto dal P. Tadeusz Rydzyk al termine dell'Angelus di domenica 5 agosto u.s., si comunica che il fatto non implica alcun mutamento nella ben nota posizione della Santa Sede sui rapporti tra Cattolici ed Ebrei."
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Oscar Wilde a metà del 1897 aveva finito di scontare i due anni di lavori forzati cui era stato condannato per "gross indecency" cioè "grave immoralità" (come nell'età vittoriana si definiva eufemisticamente la pratica omosessuale), distrutta la reputazione, annientata la sua attività letteraria ed economicamente ridotto alla bancarotta, si trasferisce sotto falso nome all'estero vivendo con sussidi di vecchi amici e di un piccolo vitalizio della moglie (morta nel 1898).
Si trasferisce a Parigi e viaggia in Italia sotto lo pseudonimo di Sebastian Melmoth dove a Napoli reincontra Alfred Douglas il giovane lord che era stata la causa della propria rovina.
I due tentano di vivere insieme nella "esotica" Italia lontani dalla "puritana" Inghilterra ma i pettegolezzi sulle equivoche frequentazioni dei due gentiluomini inglesi con giovani maschi autoctoni si diffondono rapidamente, raggiungono in Patria le rispettive famiglie che ordinano perentoriamente di mettere fine allo scandalo pena la revoca dei vitalizi che erano la loro unica fonte di sostentamento.
Nel febbraio 1898 Wilde orfano del suo "Bosei" partì per Parigi.
Ritornò in Italia l'anno dopo, infatti nell'aprile 1899 Oscar Wilde è a Genova per pregare sulla tomba della moglie Constance Lloyd sepolta nel cimitero di Staglieno. Ma quello non fu l'unico motivo poichè nelle sue stesse lettere agli amici ammette che il fine del suo soggiorno ligure è la possibilità di poter -viste le proprie ristrettezze economiche - vivere con soli dieci franchi al giorno "ragazzo compreso": cioè la maggior possibilità di trovare a basso costo prostituti in un Paese sottosviluppato qual'era l'Italia umbertina.
In maggio era di nuovo a Parigi.
L'ultimo viaggio di Wilde in Italia avvenne nel 1900, poco prima della morte. Stavolta Wilde visitò Palermo e della sua permanenza siciliana descrive con molto gusto le molte visite che fece tra il 2 e il 9 aprile 1900 alla cattedrale di Monreale: "Ci andavamo spesso in carrozza, essendo i cocchieri ragazzi modellati nel modo più squisito."
"Ho anche fatto amicizia con un giovane seminarista ...Gli ho dato molte lire, e gli ho predetto un cappello cardinalizio, se fosse rimasto molto buono, e non mi avesse più dimenticato. Lui ha detto che non mi avrebbe dimenticato mai più; e veramente non credo che mi dimenticherà, perché ogni giorno lo baciavo dietro l'altar maggiore."
Partito da Palermo, si reca poi a Napoli per tre giorni e poi a Roma, dove soggiorna per circa un mese dalla metà di aprile fino alla metà di maggio.
Era esattamente il Sabato Santo di quell'Anno Santo 1900 quando Oscar Wilde recatosi per il the all'Hotel d'Europa fu avvicinato da un uomo sconosciuto che gli chiese se avesse avuto piacere di vedere papa Leone XIII il giorno successivo. Wilde, sempre ironico, esibendosi in un deferente inchino rispose "Non sum dignus!", parodiando una frase della messa cattolica.
L'uomo consegno il biglietto necessario per essere ammessi alla cerimonia pontificia. Così il giorno di Pasqua -15 aprile 1900- Oscar Wilde si presento in prima fila tra i pellegrini convenuti a ricevere la benedizione "urbi et orbi".
"Ieri ero in prima fila con i pellegrini in Vaticano ed ho ricevuto la benedizione del Santo Padre [...]. Era meraviglioso mentre sfilava di fronte a me portato sulla sua sedia gestatoria, non era né carne né sangue, ma un’anima candida vestita di bianco, un artista ed un santo [...]. Non ho mai visto nulla di simile alla straordinaria grazia dei suoi modi; di tanto in tanto si sollevava probabilmente per benedire i pellegrini, ma certamente le sue benedizioni erano rivolte a me".
Wilde più tardi scrisse: "Quando vidi il vecchio bianco Pontefice, successore degli Apostoli e padre della Cristianità, portato in alto sopra la folla, passarmi vicino e benedirmi dove ero inginocchiato, io sentì la mia fragilità di corpo e di anima scivolare via da me come un abito consunto, e io ne provai piena consapevolezza".
Oscar Wilde rimase entusiasta del vecchio Leone che "non è più di carne e sangue: non ha tracce di corruzione mortale".
La sua devozione per il nonagenario papa Pecci è totale fino al punto di imputare al pontefice di averlo miracolato: Wilde soffriva infatti da cinque mesi di una grave forma di dermatite con eruzioni cutannee che egli imputava ad un avvelenamento da frutti di mare avariati (anche se molti suoi biografi ipotizzano che potesse essere un effetto della sifilide o una reazione allergica alla tintura per capelli o una dermatite per insufficienza vitaminica per abuso di bevande alcoliche).
Dopo la benedizione papale i sintomi sparirono e Wilde nelle sue missive propaganderà la propria convinzione che la dermatite fosse scomparsa per merito del papa: "il Vicario di Cristo ha fatto tutto".
Convintosi, pertanto, che le benedizioni papali facessero bene alla salute durante il suo soggiorno romano cominciò a procurarsi i biglietti per partecipare alle "udienze pontificie".
Le "udienze generali" e le "udienze del baciamano" erano state inventate dai papi che, dopo la Breccia di Porta Pia, dichiaratisi "prigionieri in Vaticano" (e rifiutando di mettere piede fuori dal Vaticano) pur tuttavia volevano continuare ad avere il caloroso contatto con i fedeli.
Le udienze erano rare, sempre in occasione di pellegrinaggi ufficiali di città, diocesi o nazioni, ma essendo quell'anno 1900 un anno giubilare vi fù con l'aumento dei pellegrini anche un'aumento delle udienze pubbliche.
Molte volte, pertanto, Oscar Wilde tra la fine di aprile e l'inizio di maggio si mise pazientemente in fila per salire i gradini del trono papale e inginocchiarsi rapidamente davanti al bianco vegliardo e baciargli la mano.
A questo "invaghimento" di Wilde per il cattolicesimo non fece seguito alcun concreto atto di "conversione" poichè egli tra una benedizione papale e l'altra continuava nelle sue solite frequentazioni di "ragazzi di vita" dei quali parla con nonchalance nelle sue lettere: "Robbie mi ha lasciato in eredità una giovane guida, che non sa niente di Roma. Si chiama Omero, e gli sto mostrando la città"; oppure: "Ho abbandonato Armando, un giovane Sporo romano molto sveglio e elegante. Era bello, ma le sue richieste di indumenti e cravatte erano incessanti: abbaiava letteralmente per degli stivali, come un cane verso la luna.
Ora mi piace Arnaldo: era il più grande amico di Armando, ma l'amicizia è finita."
Della inconciliabilità dei suoi sentimenti Wilde si rendeva lucidamente conto: "La mia posizione è curiosa" -epigrammò- "Non sono un cattolico: sono semplicemente un violento Papista".
E del suo personalissimo "furore" papista Oscar Wilde racconta divertito di averne fatto partecipe anche un suo ennesimo giovane pupillo: "Avevo dato un biglietto a un nuovo amico, Dario.
Mi piace tanto il suo nome: era la prima volta che vedeva il papa: e ha trasferito su di me la sua adorazione per il successore di Pietro: mi avrebbe baciato, temo, all'uscita della Porta di Bronzo se non lo avessi respinto con severità. Sono diventato crudelissimo con i ragazzi, e non gli consento più di baciarmi in pubblico".
6 commenti:
Sempre enigmatico, il buon duca, almeno per l'ipo-dotato che scrive. Dov'è il
parallelismo tra le due vite?
Cari auguri per dopodomani. Ti lascio con un haiku.
Noi si va al mare
e, la Vergine, in cielo.
È ferragosto.
Ciao. Ipo
«Ha baciato l'anello, che male c'è?»
Scrive Paolo Rodari sul Riformista di sabato 11/08/2007
"Baciare l’anello del papa non è cosa possibile a tutti.
In molti fanno richiesta alla prefettura della casa pontificia per poter essere tra quei pochi fedeli che, al termine dell’udienza generale del mercoledì o in altre particolari occasioni, hanno il permesso di mettersi in fila, aspettare il proprio turno e quindi inginocchiarsi davanti al pontefice, baciargli l’anello, brevemente salutarlo (a volte si ha appena il tempo di presentarsi) e poi “scivolare” via.
Domenica scorsa ci è riuscito, non senza la pronta e sdegnata reazione del congresso ebraico europeo (Ejc), il capo dell’emittente polacca Radio Maryia, padre Tadeusz Rydzyk, da più parti accusato di essere un acceso antisemita.
Ci è riuscito, padre Tadeusz, insieme ad alcuni confratelli redentoristi e a un piccolo gruppo di fedeli polacchi.
La prefettura della casa pontificia sapeva bene che tra i fedeli polacchi ci sarebbe stato anche padre Tadeusz ma la cosa evidentemente non è stata giudicata “pericolosa” o inopportuna.
E lo scarno comunicato dell’altro ieri della sala stampa della Santa Sede in cui si spiegava che la presenza di padre Tadeusz non implicava «alcun mutamento nella ben nota posizione della Santa Sede sui rapporti tra cattolici ed ebrei», sta lì a dimostrarlo.
Baciare l’anello al papa, come baciare quello dei vescovi e dei cardinali, è semplicemente un gesto di “sottomissione”, o meglio, di rispetto e riverenza e in questo senso non implica che il papa, i vescovi e i cardinali, approvino o meno l’operato di chi hanno davanti.
Ed è forse anche per questo motivo che la prefettura della casa pontificia non ha ritenuto inopportuno che padre Tadeusz fosse ammesso al bacia-mano.
(...)
Baciare l’anello del papa - dicevamo - non è cosa possibile a tutti ma di per sé non è impresa così ardua.
Altra cosa - e su questo punto c’è stata parecchia confusione in questi giorni - è essere ricevuti dal pontefice in udienza privata, cosa che a padre Tadeusz non è stata concessa.
Per il semplice bacia-mano basta di per sé una richiesta del proprio vescovo alla prefettura della casa pontificia e la cosa, se si ha pazienza, prima o poi va in porto. Per l’udienza privata, invece, è necessario qualcosa di più: in sostanza un motivo particolare deve giustificarne la richiesta.
Se il bacia-mano è un gesto di riverenza al pontefice e non implica che il papa approvi l’operato di chi gli si fa innanzi, l’udienza privata è qualcosa di più, nel senso che il papa la concede a quelle persone con le quali ritiene opportuno avere un confronto, dalle quali egli voglia ascoltare un’opinione, oppure offrire lui stesso il proprio punto di vista su una determinata situazione...."
http://www.palazzoapostolico.it/dblog/articolo.asp?articolo=165
Grazie per la dotta e ben dooumentata risposta. Non ci sarei mai arrivato.
Ciao. Ipo
Notiamo che Oscar Wilde si convertì comunque al cattolicesimo in punto di morte ("non posso vivere da cattolico, ma voglio morire cattolico", soleva dire), e che perfino il suo amico, Lord Douglas, si convertì qualche anno più tardi, dopo aver letto l'Enciclica PAscendi di San Pio X, che condannava il modernismo...
Ringrazio il novello commemtatore per aver onorato questo inutile blog di un suo commento sui "novissimi" di Wilde e compagnia bella.
Mi si lasci però manifestare un mio personalissimo cruccio: forse che la puntualizzazione che Oscar Wilde morì con l'olio santo possa dare a cotanto post una miglior chiave interpretativa?
Forse si pensa che il Duca ignorasse la cosa oppure si ritiene che il non aver accennato al fatto che il commediografo inglese morì da cattolico sia un'omissione -in qualche modo- colpevole?
Ignorando di che morte dovrà morire il reverendo padre Tadeuz Rydzyk riteniamo più opportuno circoscrivere gli inconciliabili parallelisimi al baciamano pontificio....
...anche se - per rispondere al sempre benevolo Ipo-Renato- l'inconcilianile parallelismo architettato dal Duca stà proprio che i Nostri -prescindendo dall'essere "autentici" fedeli cattolici- si reputano orgogliosamente "feroci" papisti.
Non dubitiamo che la Signoria Vostra Colendissima conoscesse la bella morte del poeta irlandese, né volevamo in alcun modo entrare nel merito del parallelo, che siamo ben lieti di limitare al baciamano. Preferiamo di gran lunga infatti il brillante commediografo (benché peccatore) all'insignificante radiopredicatore, e siamo certi che quegli avrà preceduto costui nel Regno dei Cieli, e non solo cronologicamente.
L'unico scopo del nostro commento era di portare il fatto della conversione alla conoscenza di eventuali ignari lettori, a maggior gloria di Dio
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