Ovvero: "Gli disse allora Pilato: "Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?".
Rispose Gesù: "Tu non avresti nessun potere su di me, se non ti fosse stato dato dall'alto."
A tutti coloro che hanno lamentato la mancanza di laicità nella politica italiana, additando l'ingerenza clericale , e disgustandosi per l'opportunismo ed il clericalismo della classe politica italiana che, rispondendo all'invito del "vicario del vicario" cardinal Ruini, in gran numero e prescindendo dalla propria personale conformazione ai dictat sulla fede e sulla morale di Santa Romana Chiesa, si sono presentati in Piazza San Pietro per l'Angelus di domenica 20 gennaio 2008 per significare la propria solidarietà a Benedetto XVI dopo la mancata visita all'Università della Sapienza, vorrei segnalare gli Stati Uniti d'America quale sommo modello di vera ed autentica laicità.
La medesima mattina di domenica 20 gennaio, nella città di Columbia nello Stato del South Carolina, Stato in cui si sarebbe dovuto scegliere il candidato denocratico per la Casa Bianca, la moglie di Barak Obama e la figlia di Hillary Clinton si sono presentate a lodare Iddio nella stessa chiesa la "Bible Way Church", una chiesa frequentata solo da afroamericani. La scelta manifestamente politica di mostrare la vicinanza dei due candidati democratici alla gente di colore è avvenuta a ridosso della ricorrenza del Martin Luther King Day, "la festa dei diritti civili" una festa nazionale che si celebra ogni anno il terzo lunedì di gennaio per commemorare il grande apostolo della lotta contro il razzismo e la discriminazione.
Forse se ci fosse un Eugenio Scalfari americano tuonerebbe dall'alto delle colonne di un suo editoriale che i Clinton e gli Obama sono degli ipocriti e degli schifosi che dovrebbero solo vergognarsi per aver deliberatamente usato la religione per accaparrarsi voti. Ma proprio perchè l'America è una Nazione laica nessuno si sognerebbe di inveire contro Michelle Obama Chelsea Clinton per le loro convinzioni religiose.
La "laicità" è quel principio politico-filosofico secondo cui le autorità religiose non hanno alcun potere nè pertanto il diritto in forza della loro potere spirituale di intervento diretto nell'amministazione dello Stato. Ma escludere il clero dall'esercizio del potere temporale non significa negare a Dio il potere di intervenire nella sfera temporale.
Laicità non è sinonimo di ateismo o di agnosticisno elevato al rango di religione di Stato.
A Bonifacio VIII cui gli ambasciatori di Filippo il Bello rimproveravano di aver sostenuto in una sua bolla che il Re di Francia era politicamente assoggettato al Papa, egli indignato rispose: "Quadraginta anni sunt, quod Nos sumus experti in iure, et scimus, quod duae sunt potestates ordinatae a Deo; quis ergo debet credere vel potest, quod tanta fatuitas, tanta insipientia sit vel fuerit in capite Nostro? Dicimus quod in nullo volumus usurpare iurisdictionem regis".
Pertanto la questione sulla laicità non è una disputa tra la fede e indifferentismo religioso, o clericalismo o non clericalismo, ma la formula della "sana laicità" stà nella capacità o meno di individuare, distinguere e separare i compiti e quindi le finalità della Chiesa e dello Stato.
In quella America dove c'è una assoluta separazione tra Stato e Chiesa e dove pertanto non c'è un "Concordato" con la Santa Sede nè "le intese" con le altre confessioni, dove pertanto non sarebbe nemmeno lontanamente immaginabile che sia direttamente lo Stato a distribuisce a nome dei cittadini il sostegno economico alle confessioni religiose, ma dove sono invece i cittadini a finanziare direttamente le istituzioni religiose, ecco che laicità significa che, in tutta libertà e con pieno diritto, gli uomini politici possono "strumentalizzare" Dio direttamente senza necessità di attaccarsi alla bianca sottana del Suo Vicario in Terra.
In tutti i culti monoteistici si rivolgono preghiere affinchè Dio protegga i governanti e custodisca la pace sociale perchè anche quando in uno "Stato laico" si è eliminata l'invadenza dei preti nella politica non si può eliminare invece l'etica dalla sfera pubblica. Non si può non teren conto del fatto che gli individui ed i gruppi che costituiscono la società civile abbiano delle convinzioni intorno a ciò che è "vero" e a quello che è non lo è, ciò che è "bene" e ciò che è "male", ciò che è "giusto" e ciò che è "sbagliato".
"Alla struttura fondamentale del cristianesimo appartiene la distinzione tra ciò che è di Cesare e ciò che è di Dio (cfr Mt 22, 21), cioè la distinzione tra Stato e Chiesa o, come dice il Concilio Vaticano II, l'autonomia delle realtà temporali.
Lo Stato non può imporre la religione, ma deve garantire la sua libertà e la pace tra gli aderenti alle diverse religioni; la Chiesa come espressione sociale della fede cristiana, da parte sua, ha la sua indipendenza e vive sulla base della fede la sua forma comunitaria, che lo Stato deve rispettare." (Deus Charitas).
Nella democratica e laica America nessuno voterebbe per qualcuno che dichiarasse apertamente di non credere in Dio, così come in Inghilterra nessun cittadino ateo sente minacciata la propria libertà dal fatto che Sua Maestà Britannica regni per diritto divino!
Nella conservazione e nella promozione del bene comune, pertanto, non si può negare ai governanti, e ai cittadini che li hanno scelti come propri rappresentanti, di ispirarsi ai propri personali principi etici o religiosi seppur nella nettissima distinzione tra peccato e reato. Soprattutto non si può negare ai cittadini e alle loro libere e legittime forme associative riconosciute legalmente dallo Stato stesso tra cui è anche "la Chiesa" di manifestare il proprio giudizio di valore: "vagliate ogni cosa e trattenete ciò che è buono" insegnava San Paolo.
La "Chiesa" come ogni comunità religiosa è un corpo sociale pienamente inserito nella più ampia società civile e ne fa parte legittimamente, la Chiesa non è un corpo estraneo, quasi un cancro sociale. Cinquant'anni di imperio democristiano dovrebbero essere la prova provata che nella Repubblica Italiana i cattolici non si sono comportati da pericolosi sudditi di un sovrano straniero!
Resiste però dilagante il pregiudizio "laico" secondo cui se un sedicente cattolico esprime un'opinione in sintonia col Magistero cattolico ciò vuol dire che il tale individuo non è in grado di ragionare con la propria testa.
Scriveva magnificamente il cardinal Newman: "L'accusa è questa: io, come cattolico, non solo dichiaro di aderire a dottrine a cui è impossibile che io creda col cuore, ma credo anche che sulla terra esista un potere che per sua volontà e a suo compiacimento impone qualsiasi nuova serie di 'credenda' per la sua pretesa infallibilità; ne consegue che io non sono più padrone dei miei pensieri, e che chissà se domani non mi tocchi rinunciare a quello che affermo oggi; necessariamente l'effetto di una tale condizione di spirito dev'essere una schiavitù degradante o un'amara ribellione interiore che si sfoga in'unincredulità segreta, o la necessità di abbandonare ogni pensiero religioso per una sorta di disgusto, affermando meccanicamente tutto ciò che dice la Chiesa".
Ragion per cui i "laici" sostenitori di una tale ipotesi considerano ogni pubblica dichiarazione della gerarchia ecclesiastica come la messa in opera di un plagio di fragili menti confuse.
La vera domanda ragionevole su cui interrogarsi "laicamente", pertanto non mi pare essere quella intorno al diritto del cardinal Bagnasco di additare "l´ignavia delle istituzioni" quanto piuttosto il diritto dei politici italiani di prendere posizione su temi prettamente religiosi.
Con quale autorità la Ministra della Salute Livia Turco dichiara ai mass media di non approvare la decisione di Benedetto XVI di celebrare la messa dando le spalle ai fedeli?
Con quale autorità la senatrice Manuela Palermi del Partito della Rifondazione Comunista emana una nota "teologica" a commento della lettera pastorale del Cardinale Tettamanzi alla diocesi di Milano?
La apprendista teologa Palermi infatti, che ritiene innammissibile che un cardinale come Bagnasco si faccia portavoce dei cattolici italiani, ritiene legittimo invece farsi portavoce dei fedeli e ringrazia "Dionigi il piccolo" a nome di tutti quei cattolici divorziati "che non si riconoscono nelle idee di intolleranza e chiusura dell'attuale Papa, che hanno fede e vogliono praticarla senza sentirsi peccatori. Dal cardinale Tettamanzi arrivano finalmente prime parole di comprensione e di pietà verso tante situazioni dolorose".
All'intervistatore che domandava di esprimere il suo autorevole parere sul ritono in auge del messale di San Pio V e del latino nella Chiesa Cattolica, il Patriarca di Mosca Alessio II ha risposto: "Penso che la questione della lingua liturgica e le relazioni tra le diverse componenti della Chiesa romano-cattolica siano questioni interne".
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