<< Il convento di Sant’Alessio.
È situato sull’Aventino accanto alla basilica di Santa Sabina. Tra i conventi di Roma non c’è centro di più alta spiritualità, poiché è lo stesso spirito di Cluny che lo anima. Vi abitano molti pii Padri e grandi e santi Vescovi ne sono usciti; celebri teologi e studiosi della Sacra Scrittura fioriscono in essa. Uno di questi è Padre Egidio che conosce e legge tutti gli scritti dell’Antico Testamento nella lingua degli ebrei e spiega le profezie col compimento che esse hanno avuto nel Nuovo Testamento.
Il convento di Sant’Alessio.
La chiesa del convento ha un campanile giallognolo, sottile e slanciato verso il cielo come come quelli di S. Giorgio in Velabro e di Santa Maria in Schola greca. Dalla sua cima le rondini si lasciano cadere verso il Tevere e ne sfiorano le acque bionde con le loro ali scure giù giù fino al Pons Judaeorum, sparendo poi per un momento tra i tetti degli Ebrei.
Quando Padre Egidio diceva agli sguardi del piccolo Pietro Pierleoni di volar via dal muro del giardinetto del convento come quelle rondini, se ne andavano anch’essi come quelle nella stessa direzione. Ed il Padre non tralasciava mai allora di far osservare al ragazzo che il ghetto se ne stava laggiù presso il fiume così piccolo e nascosto nella grande Roma come il cestello di vimini in cui un giorno la figlia del Faraone trovò il piccolo Mosè e aggiungeva che anche il piccolo Pietro era stato, come Mosè, salvato, liberato cioè dal destino degli altri bimbi ebrei. Poi lo conduceva su fino alla chiesa di Santa Sabina. Là c’è quella gran porta di legno di cipresso che si chiama “la porta alta” ed è intarsiata con disegni che rappresentano scene dell’Antico e del Nuovo Testamento.
Padre Egidio mostrava al ragazzo il passaggio del Mar Rosso dei figli d’Israele e la miseranda fine dell’esercito del Faraone; gli mostrava i grandi miracoli dell’acqua scaturente da una rupe, della manna, del serpente, operati tutti nel deserto, per la forza di Dio, da quello stesso Mosè ormai diventato uomo. Anche lui, Pietro, concludeva il Padre, era destinato a compiere grandi cose per il regno di Dio e precisamente al servizio della Santa Chiesa che era stata per lui la figlia del Re, salvatrice come la figlia del Faraone per Mosè.
Una volta che il Padre gli andava di nuovo ripetendo tutto ciò, il ragazzo, fissando attentamente il passaggio del Mar Rosso, ribattè:<< Ma per il popolo della figlia del Faraone Mosè diventò non salvezza ma rovina >>.
Il pio Padre trasalì e si sgomentò davanti all’acutezza del ragazzo che distruggeva così, crudamente, il bel paragone che gli aveva proposto; ma preferì non contraddirlo. >>
(GERTRUD VON LE FORT, Il Papa del ghetto)
Nessun commento:
Posta un commento