sabato, ottobre 28, 2006
In Nome del PAPA (MARCO)Rè [secondo]
Nella Fiction religiosa Giovanni Paolo I "Il sorriso di Dio" quale ulteriore sintomo della chiaroveggenza di Papa Luciani sulla brevità del proprio pontificato, e sulla sua intima certezza che a breve gli sarebbe successo Karol Woytjla col nome di Giovanni Paolo II, viene sottolineata l'anomalia della volontà e dell'insistenza con cui al nome di "Giovanni Paolo" venne unito il numero ordinale "Primo".
Come nella fiction spiega al papa Marcorè il monsignore esperto di araldica pontificia - e come nella realtà venne obbiettato a papa Luciani- era un errore chiamare "primo" qualcuno o qualcosa di cui non si ha un "secondo".
Per esempio: quando parliamo della Regina Vittoria, non abbiamo il bisogno di specificare che stiamo parlando di "Vittoria Prima" poichè dopo di lei non ci sono state altre regine d'Inghilterra di nome Vittoria.
Così prima del 1952 quando si parlava della "Regina Elisabetta" si intendeva universalmente riferirsi alla regina inglese vissuta nel 1500.
Solo quando Elisabetta II Winsor salì al trono la figlia di Enrico VIII e di Anna Bolena cominciò ad essere chiamata "Elisabetta Prima".
Similmente solo dopo che Giovanni XXIII indisse la convocazione del Concilio Vaticano II si cominciò a chiamare "Vaticano Primo" quello che fino a quel momento era "il" Concilio Vaticano "tout court".
Se le cose stanno così allora veramente papa Luciani voleva sottolineare che il suo regno sarebbe durato il tempo di un sorriso?
Voleva profetizzare l'avvento a breve di un Giovanni Paolo II?
La risposta è: NO.
No, perchè l'errata applicazione del numero ordinale in età contemporanea è una abitudine invalsa nel mondo ecclesiastico.
E di questa errata applicazione abbiamo lampanti esempi nelle chiese ortodosse!
Sua santità Atenagora I è stato così sempre chiamato quando era in vita e alla sua morte non è stato eletto nessun Patriarca di Costantinopoli di nome Atenagora "Secondo". Ad Atenagora è successo Demetrio anche lui "primo"! A Demetrio I è successo l'attuale arcivescovo di Costantinopoli universalmente noto col nome di "Bartolomeo Primo" anche se noi tutti ignoriamo se da qui alla fine del mondo ci sarà mai un Bartolomeo II.
Allo stesso modo in Armenia Il patriarca Karekìn "Primo" era così ufficialmente chiamato anche prima che gli succedesse Karekin II.
Quando nel pomeriggio del 26 agosto '78 i tre porporati a capo dei tre Ordini cardinalizi si avvicinarono al seggio del Cardinal Luciani per chiedergli come volesse chiamarsi egli rispose : "Giovanni Paolo"
"Giovanni Paolo Primo" intervenne saccentemente il Cardinale Protoprete Giuseppe Siri.
"Giovanni Paolo I" ripetè Papa Luciani e il Cardinale Protodiacono Pericle Felici annunciò alla folla che il nuovo papa: "sibi nomen imposuit Joannis Pauli Primi" .
Non c'è nessun mistero, quindi.
O forse, dietro alla fretta di aggiungere al nome del papa il numero ordinale -non bisogna dimenticare che il Cardinale Siri fu lo sconfitto di quel conclave e la bandiera dello schieramento conservatore!- possiamo scorgere il timore di una diminutio della "maestà" del ruolo pontificio conseguente alla tendenza a ridimenzionare il ruolo del "Vescovo di Roma" rispetto ai suoi "confratelli" vescovi.
I cattolici si erano ormai fin troppo abituatia a chiamare i papi molto semplicemente "papa Giovanni " e "papa Paolo". Che i fedeli si rivolgessero al Vicario di Cristo chiamandolo familiarmente "Gianpaolo" era, da molti ecclesiastici, considerata una caduta di stile da evitare.
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1 commento:
Da un post di tale Vito La Colla durante la Sede Vacante dell'Aprile 2005:
"...Attenta e intelligente la regia scenografica e psicologica della Chiesa, con la lunga formula scandita in latino, intervallata dalle pause, con il fatto di dire prima il nome e solo dopo qualche secondo il cognome.
Insomma, abilmente centellinando le parole.
Molti sanno, se il prescelto è fra i papabili più noti, che quel nome di battesimo corrisponde ad un certo porporato; ma la grande massa delle persone non lo sa, e solo quando sente il cognome è il momento emozionante della notizia, della sorpresa, dei primi, confusi commenti.
Quando ventisette anni fa il card. Felici disse "Carolum", pochissimi capirono a chi si riferiva. C'era il Decano, Carlo Confalonieri, una bella e austera figura di prelato (era stato il segretario personale di Pio XI), ma era ultraottantenne, stava fuori della Sistina, e pareva difficile che avessero eletto una persona così in età.
13) Invece dopo pochi secondi arrivò quel VOITIUA, pronunciato perfettamente dal colto Pericle Felici, che subito dopo annunciò che il nome scelto era "Ioannis Pauli", omettendo vistosamente l'ordinale, la parola "secundi".
Il fatto che avesse, un mese e mezzo prima, pronunciato "Ioannis Pauli primi", al momento dell'elezione di Albino Luciani, rendeva quell'omissione ancora più inspiegabile e scioccante. Egli leggeva su di un grande libro, tenuto aperto dal cerimoniere, e sicuramente lì stava scritto Ioannis Pauli secundi. Ma Felici non lo lesse, per un motivo che sapeva solo lui.
Forse la mancata incoronazione di Giovanni Paolo I, rifiutata da Luciani, per la prima volta dopo forse un millennio, aveva indotto il conservatore e tradizionalista card. Felici a non ritenere pienamente valido il breve papato del predecessore di Wojtyla? E a lasciare, pertanto, sospeso l'esatto ordinale?
Il fatto, oltremodo strano, fu che nessun giornalista, nessun vaticanista, l'indomani, ne parlò sui giornali, almeno in Italia. Nessuno lo fece notare, e ne tentò una spiegazione. Ci furono pressioni per dimenticare subito l'episodio? Felici venne poi censurato, in alto loco, per la sua piccola provocazione? I motivi erano altri?
Mistero, che permane dopo quasi ventisette anni.
Occorre anche dire, per correttezza, che analoga omissione era avvenuta all'annuncio dell'elezione di Achille Ratti, nel febbraio del 1922. Venne pronunciato solo "Pium", senza il "decimum primum" di rito."
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