mercoledì, dicembre 10, 2008
LA DIVINA PASTORA [11]
Ovvero: "Ce ne han dette tante, o Regina degli apostoli, / Abbiamo perso il gusto per i discorsi / Non abbiamo più altari se non i vostri / Non sappiamo nient’altro che una preghiera semplice.
(Charles Peguy)
L'Eminentissimo Godfried Danneels dal 1979 Arcivescovo di Mechelen-Bruxelles, Cardinale di Sant'Anastasia dal 1983, ha partecipato al conclave del 2005 con la massmediatica nomea di "papabile" -o almeno di occulto manovratore- della fazione "progressista".
Grande esperto di "collegialità epicopale" sin da quando nel 1978 (ancorchè giovane vescovo di Anversa) il neoeletto Giovanni Paolo II lo designerà all'ingrato compito di conpresiedere il Sinodo olandese. Promosso a Primate del Belgio (e quale rappresentante della Conferenza episcopale belga) parteciperà al Sinodo dei vescovi del 1980, che aveva per tema la famiglia, e verrà eletto membro permanente del Segretariato Generale del Sinodo stesso. Giovanni Paolo II lo nominerà poi Relatore del Sinodo staordinario del 1985 in occasione dei vent'anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II.
Il Cardianal Godfried Danneels il 4 giugno 2008 ha ragiunto il compimento del fatidico settantacinquesimo anno di vita che lo ha obbligato, come ogni altro vescovo cattolico, ad inviare al Papa la lettera di dimissioni come previsto dalla legislazione canonica. L'Eminentisimo ha spedito la lettera di dimissioni con alcune settimane di anticipo sulla data del proprio genitliaco «che con le poste italiane non si sa mai». E, nell'attesa che Benedetto XVI accettate le dimissioni provveda alla nomina del successore, ha partecipato all'ennesimo Sinodo episcopale (l'ultimo cui prevedibilmente parteciperà) questa volta su un tema particolarmente caro al cardinale belga: la Bibbia.
Intervistato dalla rivista "30 Giorni" (Settembre 2008) il Cardinale Godfried Danneels ha tracciato un sapido sunto della propria trentenale esperienza pastorale:"...Il Papa negli ultimi tempi l’ha mandata come rappresentante pontificio alle celebrazioni giubilari di diversi santuari.
DANNEELS: Sono stato a Banneux, al santuario della Vierge des pauvres, poi a Valencienne, ed è stata la stessa cosa, veramente impressionante: cinquemila persone alla messa sulla pubblica piazza, la domenica mattina alle nove. E poi a Reims per san Remigio, e in Lussemburgo per san Willibrordo. È stato un anno in cui mi sono trovato immerso nella devozione popolare. Con grande sollievo. Quello lì è l’humus fecondo. Tutto il resto nella Chiesa vive solo se è piantato in questo humus. Sono le folle di cui parla il Vangelo.
L’unica indicazione pastorale che lei ha dato anche sul bollettino della diocesi, è stata quella di andare in pellegrinaggio ai santuari mariani, anche i più vicini. Come vescovo, lei non è uno che riempie di istruzioni i suoi fedeli. Qualcuno glielo rimprovera.
DANNEELS: Quando ero professore di Teologia, lavoravo su un registro che da me esigeva soprattutto chiarezza e rigore metodologico nel lavoro intellettuale. Da quando sono divenuto vescovo, è la carità pastorale che ha preso il sopravvento. Il teologo ha il diritto e anche il dovere di esprimere le proprie idee su qualsiasi tema. Per il vescovo è un’altra cosa. Non è così importante che esprima il suo pensiero teologico con perspicacia intellettuale.
Da vescovo, ci si accorge che nel mondo, lontano dalle biblioteche e dai libri, succedono tante cose. Si vedono le miserie degli uomini. Si vede la mescolanza sociale e culturale in cui viviamo immersi. È tutto diverso. Il teologo è istallato in un certo status ben definito.
Il pastore, invece, deve vivere una sorta di “bilocazione”: deve camminare davanti, a guidare il suo popolo. Ma deve stare anche in fondo, a chiudere la fila, perché se qualche agnello si ferisce, o si rompe una gamba, tocca a lui prenderlo sulle proprie spalle. Imitando, se possibile, quello che fa Gesù, l’unico pastore del gregge.
Riguardo ai vescovi, il Concilio aveva inteso valorizzare la figura del vescovo. A distanza di quarant’anni, alcuni registrano una specie di appiattimento, di “omologazione” nell’episcopato.
DANNEELS: Agli ultimi Sinodi cui ho partecipato, ho visto tante brave persone, ma il livello non è quello dei vescovi del Concilio. Tutti sono gentili e pieni di buone intenzioni, ma mi sembra che manchi un po’ d’intelligenza, che non guasta mai. Un’intelligenza del cuore.
Lo stesso vale per il modo in cui vengono stabiliti i ruoli nella Chiesa…
DANNEELS: Per essere più elastici, bisognerebbe riprendere la distinzione tra potere d’ordine e di giurisdizione. Adesso, questi due poteri sono indissociabili. Il potere di giurisdizione può essere affidato solo a qualcuno che è ordinato. La teologia del Concilio Vaticano II ha reso ancora più forte questo nesso.
Eppure, nel Medioevo, erano le badesse dei grandi monasteri che concedevano ai preti la giurisdizione per ascoltare le confessioni. Chissà se adesso si permetterebbe di nuovo una prassi del genere."
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