mercoledì, giugno 24, 2009

Vite Parallele /16

Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro , sul Foglio di mercoledì 24 giugno 20O9, fanno panegirico del commentatore giornalistico più influente d'Italia.
Ovvero: "CAPOVOLGETE BORDIN A RADIO RADICALE E AVRETE PADRE LIVIO A RADIO MARIA"


"Lungi dal voler essere irriverenti, se si definisce "programma di culto" una trasmissione condotta da un sacerdote, lo si fa solo per rendere omaggio alla realtà in linguaggio corrente. Perché non si può dire nulla più obiettivo a proposito del "Commento alla stampa" di padre Livio Fanzaga, in onda tutti i giorni su Radio Maria alle 8.45.
Se il maturo professionista ferma la macchina e manda subito qualche decina di sms per avvisare che padre Livio le ha cantate come bisognava cantarle, se la casalinga le suona verbalmente secondo i canoni di padre Livio al marito laicizzato, se il camionista radioamatore catechizza i fratelli di onde corte con le ultime di padre Livio sulla bioetica, allora siamo al cospetto dì un "programma di culto". Se poi il clero progressista butta fanghiglia sul "Commento" di padre Livio e mostra disprezzo verso i cristiani-infanti che lo ascoltano tutte le mattine, allora siamo al cospetto di un "programma di culto" e pure cattolico.

Chi non avesse ancora un’idea di che cosa siano padre Livio e il "Commento alla stampa" di Radio Maria, deve andare su Radio Radicale, prendere Massimo Bordin e il suo "Stampa e regime" e poi capovolgere con decisione.
Padre Livio sta al Papa come Bordin sta, o forse stava, a Pannella. Lo si può verificare nel giro di tre quarti d’ora: appena terminato il "Commento" su Radio Maria, ci si sintonizza su Radio radicale, dove sta andando in onda la trentesima replica di "Stampa e regime", e se ne avrà la prova.
Classe, professionalità e, dedizione da vendere in entrambi i casi, una spanna sopra tutte le altre rassegne. Poi, però, bisogna scegliere e ci spiace per Bordin, ma noi scegliamo senza indugio il direttore di Radio Maria.

Il "Commento" di padre Livio è qualche cosa di veramente unico nelle frequenze radiofoniche in quota a parrocchie, diocesi e associazionismo cattolico, dove, quando va bene, si moraleggia o si spiritualeggia. Il motivo di questa differenza è presto detto. Intanto, perché Radio Maria non appartiene a nessuna diocesi, a nessun movimento religioso, a nessuna conferenza episcopale.
A tenerla in piedi sono gli ascoltatori, che la sostengono versando il loro libero contributo. Padre Livio aggiungerebbe che la radio vive se piace alla Madonna. E poi, questa emittente è unica perché in una radio cattolica difficilmente si trova qualcuno che legga veramente i giornali e non solo Avvenire, e quando questo pure avvenga, si finisce sempre per parlare di ecologia, di sociologia, di psicologia, per dare in testa al consumismo e, naturalmente, a Berlusconi. A meno che non si sia scelto di ritrarsi dal mondo, che è così brutto perché si stanno sciogliendo i ghiacciai, si estinguono le foche monache, è invaso dai centri commerciali e, naturalmente, è governato da Berlusconi.
Così si è formato un popolo
Da una ventina d’anni, padre Livio ha scelto un’altra strada, quella che il cattolico aveva fruttuosamente percorso prima di praticare la cosiddetta opzione spirituale: giudicare la storia, la politica e la cronaca alla luce del Vangelo e del Magistero della chiesa, E, quando è necessario, dare anche un buon cazzotto in testa a chiunque se lo meriti, fosse anche Berlusconi, ma non per partito preso.

Padre Livio è un prete che non ha alcun pregiudizio clericale contro il centrodestra. E questa, scusate se è poco, è già una notizia. Il direttore di Radio Maria non ha paura di sistemare sulla graticola le derive laiciste del cattoprogressismo e di quanti lo rappresentano nel mondo politico. Peccato gravissimo, secondo lo svirilizzato mondo cattolico contemporaneo che non osa nemmeno chiamare omicidio l’aborto e si appresta a benedire un compromesso legislativo sul testamento biologico che porterà diritto filato all’eutanasia. Peccato gravissimo per uno svirilizzato mondo cattolico abituato, quando è tosto, a giudicare il mondo secondo l’ultima circolare della Conferenza episcopale invece che secondo i Dieci comandamenti. Eppure, questa lettura, diciamo pure brutale secondo i canoni correnti, ma diremmo franca secondo quelli perenni, dà frutto.

Con gli anni, attorno a Radio Maria e al suo "Commento alla stampa" si è formato un popolo cattolico che ha preso gusto a ragionare cattolicamente e a farlo in pubblico. Se in un luogo di lavoro uno si alza a difendere la chiesa o il Papa durante una discussione, otto volte su dieci è un ascoltatore di Radio Maria. Oppure appartiene a un movimento apertamente cattolico, certo: ma le due cose spesso si sovrappongono.
Padre Livio fa, via onde medie, quello che facevano i parroci fino a qualche decennio fa con omelie, catechismo e conferenzine. Forma il laicato che, una volta uscito di chiesa, ha il compito di testimoniare la sua fede nel mondo argomentando e resistendo. E lo fa con un di più perché, attraverso Radio Maria, si formano anche tanti sacerdoti usciti un po’ stortignaccoli da seminari che, magari, hanno le piscine per attirare i giovanotti, ma scarseggiano di dottrina quando li devono mandare a nuotare in mare aperto.
Un operato come quello di padre Livio, lo svirilizzato mondo cattolico d’oggi lo chiama clericalismo e non capisce che è il suo esatto contrario.
Non si troverà mai in castagna il direttore di Radio Maria su argomenti opinabili. Sui tassi d’interesse, il pil, il ponte sullo Stretto di Messina, le beghe per la composizione delle liste elettorali, padre Livio sa di poter dire solo ciò che pensa in proprio. E siccome sa anche che questo, con tutto il rispetto, interessa sì e no i suoi ascoltatori, di solito se ne astiene.

Coloro che gli danno del clericale, invece, quando intervengono nel mondo da cattolici, lo fanno proprio sull’opinabile, massimamente sulla composizione delle liste elettorali. E misurano il loro successo sui punti percentuali di cattolicità di una legge fatta approvare dal politico sponsorizzato fin dentro le aule di catechismo. Clericali che vivono e si alimentano di "male minore" e di "maggior bene possibile", mentre la rassegna stampa di Radio Maria tiene la rotta guidata da una sola stella polare: il bene. Il bene e basta, senza aggettivi e senza sconti comitiva.
E’ difficile immaginare padre Livio computare i punti percentuali di cattolicità davanti a una legge strombazzata dalla stampa laica come una nuova conquista di civiltà, Basta ascoltarlo quando le polemica entra nel vivo. Un vero e proprio spettacolo che rinfranca tanti sani cattolici dopo anni trascorsi con rassegnazione sulle panche a sorbirsi omelie che, in nome del dialogo col mondo, non dicevano più nulla di cattolico. In questi casi, il direttore di Radio Maria dà il meglio di sé perché usa volentieri uno strumento caro a Gioppino, la maschera della sua terra bergamasca: il randello.
Mettetegli sotto il naso un editoriale di "Repubblica" o dei "Corriere" sulla famiglia o sul testamento biologico e ne sentirete delle belle. Perché l’uomo è così, ha uno spirito rustico, che magari non farà ridere i salotti radical e clerical-chic, ma lascia il segno.

Detto questo, non bisogna pensare che padre Livio ritenga, come sosteneva Hegel, che la preghiera del mattino dell’uomo moderno sia la lettura del giornale. No: padre Livio Fanzaga prega in cappella, celebra la Messa e dopo, solo dopo, legge i giornali. Forse, proprio per questo non moraleggia e non spiritualeggia. Legge i giornali alla luce del Vangelo e non il Vangelo alla luce dei giornali.
In due parole, è cattolico."

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