venerdì, febbraio 22, 2013

LA DIVINA PASTORA [16]

Ovvero : Somiglia alla tua vita la vita del pastore (G. Leopardi)

"In questi 50 anni abbiamo imparato ed esperito che il peccato originale esiste, si traduce sempre in peccati personali che possono divenire strutture del peccato. Abbiamo visto che nel campo del Signore c'è sempre la zizzania. Che nella rete di Pietro si trovano i pesci cattivi". La zizzania. I pesci cattivi. Le strutture del peccato.
È giovedì 11 ottobre, Santa Maria Desolata [sic!]. È il giorno in cui la Chiesa fa memoria di papa Giovanni XXIII, cinquant'anni dal principio del Concilio. Benedetto XVI si affaccia al balcone [sarebbe la finestra del suo studio, ma va bene così] e ai ragazzi dell'Azione cattolica [e non solo, non solo di A.C. e ahinoi non solo giovani!] raccolti in piazza dice così: "Cinquant'anni fa ero come voi in questa piazza, con gli occhi rivolti verso l'alto a guardare e ascoltare le parole piene di poesia e di bontà del Papa. Eravamo, allora, felici. Pieni di entusiasmo, eravamo sicuri che doveva venire una nuova primavera della Chiesa". Breve pausa. Eravamo felici, al passato. "Oggi la gioia è più sobria, è umile. In cinquant'anni abbiamo imparato che la fragilità umana è presente anche nella Chiesa". Che c'è la zizzania, ci sono i pesci cattivi.
Nessuno ha capito, in quel pomeriggio di ottobre. I ragazzi in piazza hanno applaudito e pianto il ricordo di papa Giovanni. Nessuno sapeva che due giorni prima Benedetto XVI aveva di nuovo incontrato il cardinale Julian Herranz, 83 anni, lo spagnolo dell'Opus Dei da lui incaricato di presiedere la commissione d'indagine su quello che i giornali chiamano Vatileaks. etc etc."
Così l'incipit dell'articolo di Concita de Gregorio, la madre badessa della sinistra democratica, che dall'alto delle colonne di Repubblica in data giovedì 21 febbraio 2013 - una settimana esatta prima della conclusione del pontificato dello ccioiosamente dimissionario Benedetto XVI - stende un suo papiro rivelando, qual emula di Santa Ildegarda, una litania delle peccaminose oscure alleanze che strisciano nelle sacre stanze per lo cui disgusto si sarebbe dimissionato l'adamantino Ratzinger.
Non interessa qui tanto il contenuto che seppur pruriginoso non appare affatto nuovo (già mentovato in tempi non sospetti dal panphet "Via col vento in Vaticano" di fine secondo millennio), quanto la cruda istantanea di cosa sia accaduto all'imbrunire dell'11 ottobre 2012, quattro mesi prima l'abdicazione di Benedetto XVI, cinquanta anni dopo l'inaugurazione del Concilio Vaticano II: il Papa ha parlato della necessità di una gioia "più sobria" nel guardare all'evento Concilio, in forza della dolorosa esperienza della zizzania e dei tanti pesci cattivi presenti nella Chiesa nel dopo-concilio. Parole gravi, severe e penitenziali.  E nella piazza la gente applaudiva alla "Chiesa bella del Concilio".
Nessuno ha capito in quel pomeriggio di ottobre, sentenzia lapidaria Concita de Gregorio.
Un mite Vicario di Cristo che - lo si è visto chiaramente proprio in frangenti come questo - si sottomette per amore della Catholica a delle forche caudine di imbarazzanti e ingrati paragoni con i carismatici pontefici antecessori, come può esserlo proprio il doversi confrontare con il climax della mitologia roncalliana. Ma per amore della Chiesa che è bella nonostante le tante rughe pre-conciliari o post-conciliari, Benedetto XVI con grande umiltà ha affrontato il paragone con il poetico "discorso alla luna", in una serata senza luna con una prosa forse pragmatico e direi programmatica di una azione pastorale finalizzata alla recezione, presso il popolo di Dio, degli insegnamenti conciliari finalmente e oltre il fumoso "aggiornamento" un po' naif  di quella che fu una piccola belle epoque che precedette l'amaro risveglio del '68.
Nessuno ha capito in quel pomeriggio di ottobre per il fatto che l'alto magistero del Pontefice deve essere sminuzzato, sbriciolato, rimasticato ed assorbito nel tessuto ecclesiale mediante l'apporto di tutte le strutture e i gangli intermedi: pontifici consigli, conferenze episcopali, movimenti, parrocchie etc che però - ormai alla conclusione del regno ratzingeriano possiamo affermarlo con certezza! - hanno invece percepito lo stile pastorale di Benedetto XVI come componente di una demodè quanto personale e teutonica voglia di spaccare il capello in quattro, avulsa dalle magnifiche sorti e progessive della  aprioristica bellezza della Chiesa "Conciliare" alla quale il popolo di Dio non deve far altro che plaudire entusiasticamente (e acriticamente) nonostante le indicazioni pastorali del Benedetto Papa.
Non so se questo però Concita de Gregorio l'abbia capito, se non in quel pomeriggio di ottobre, almeno in quel mezzogiorno dell'11 febbraio.

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