venerdì, marzo 21, 2008

Venerdì Santo [4]


[Della brama e della sete spirituale di Cristo, che dura e durerà fino al giorno del Giudizio; e in ragione del suo corpo Egli non è ancora pienamente glorificato, nè è del tutto impassibile]


«E così il Signore rispose a tutte le domande e a tutti i dubbi che io potevo esprimere, dicendo con tono sommamente confortante: "Posso portare ogni cosa al bene, porterò ogni cosa al bene, voglio portore ogni cosa al bene; e vedrai tu stessa che ogni cosa sarà bene".

Dove dice:"Io posso" intendo che che si riferisce al Padre; dove dice "Sono in grado" lo intendo del Figlio; dove dice "Io voglio" lo intendo dello Spirito Santo; e dove dice "Io porterò" lo intendo della beata Trinità, tre Persone e una Verità; e dove dice "Tu stessa vedrai" intendo l'unità della natura umana che sarà salvata nella beata Trinità. E in queste cinque parole Dio vuole che noi ci raccogliamo nella quiete e nella pace.
E così la sete di Cristo avrà fine.

Perchè questa è la sete spirituale di Cristo: la brama d'amore che dura e durerà fino a che non avremo la visione di lui nel giorno del Giudizio. Poichè noi che saremo salvati, e saremo la gioia e la felicità di Cristo, siamo ancora quì e alcuni non sono ancora nati e tanti ancora devono nascere fino a quel giorno.

Perciò questa è la sua sete e il suo desiderio d'amore per noi: riunirci tutti in lui per la nostra felicità infinita, così mi sembra. Perchè ora noi non siamo ancora interamente in lui come saremo invece allora.
Poichè noi sappiamo per fede, e fu anche rivelato a tutti, che Gesù Cristo è Dio e uomo; e nella sua divinità Egli è in se stesso felicità suprema, lo era fin dal principio e lo sarà per sempre, eterna felicità che non può essere in se stessa nè aumentata nè diminuita.
E questo fu mostrato copiosamente in tutte le rivelazioni (particolarmente nella dodiicesima dove dice: "Sono io l'Altissimo").

Quanto poi all'umanità di Cristo, ci è noto per fede ed è anche stato mostrato che fu per forza della divinità che Egli patì i tormenti della Passione e morì, per amore, per portarci alla sua gioia. E queste sono le opere dell'umanità di Cristo nelle quali Egli si rallegra (e questo fu rivelato nella nona rivelazione, dove dice: "E' una gioia, una felicità, un gaudio eterno per me l'aver sofferto la Passione per te"). E quì è la gioia delle opere di Cristo e questo egli intende (nella medesima rivelazione) che noi siamo la sua felicità, siamo la sua ricompensa, siamo il suo onore, siamo la sua corona.

Quanto al fatto che Cristo è nostro capo, Egli è glorificato e inpassibile; quanto al suo corpo nel quale sono unite tutte le sue membra Egli non è ancora pienamente glorificato nè è del tutto impassibile. Poichè quella medesima sete e brama che ebbe sull'albero della croce, desiderio, brama e sete che -secondo me- erano in lui fin dall'inizio, Egli le ha ancora e continuerà ad averle fino al momento in cui l'ultima anima da salvare sarà giunta in cielo nella sua felicità.

Poichè come c'è veramente in Dio l'attributo della misericordia e della pietà, altrettanto veramente c'è l'attributo della sete e del desiderio; e in virtù di questa brama di Cristo noi possiamo rispondere con altrettanta brama, desiderando lui: senza di ciò nessuna anima giunge al cielo.

E questo attributo della sete e del desiderio nasce dall'infinita bontà di Dio, proprio come l'attributo della pietà viene dalla sua infinita bontà.
E benchè Egli possegga sia il desiderio che la pietà, esse sono -mi sembra- qualità diverse.
E in questo stà la caratteristica della sete spirituale, che dura in Lui fino a quando noi siamo nel bisogno, attraendoci in cielo nella sua beatitudine.
E tutto questo io vidi come una rivelazione di compassione, perchè questa cesserà nel giorno del Giudizio.

Così Egli ha pietà e compassione per noi e desiderio di averci con sè, ma la sua sapienza e il suo amore non permettono che la fine giunga prima del tempo che è stato stabilito come il migliore.»


(dal 'Libro delle Rivelazioni' di Giuliana di Norwich)

Nessun commento: