sabato, agosto 23, 2008

Historia Ecclesiastica Anglorum, VIII


EX UMBRIS ET IMAGINIBUS IN VERITATEM

Ovvero: dalle conferenze del cardinale John Henry Newman
"Sulla presente condizione dei Cattolici in Inghilterra"


"Vi leggerò il resoconto della benedizione col SS. Sacramento alla quale un protestante andò ad assistere nella cappella dei padri dell'Oratorio a Londra.

Cito le sue parole da una pubblicazione di quell'importante istituzione che è la British Reformation Society, fondata nel 1827 e sostenuta, credo, da molte persone eminenti, nobili, gentiluomini, e ministri di varie sette religiose. Il periodico di cui parlo si chiama The British Protestant, or Jurnal of the Religius Principles of the Reformation. Pare che sia una delle pubblicazioni ufficiali dell'Associazione perchè ne porta lo stemma sulla copertina. Nel numero 62, del febbraio 1850, ci vengono offerti gli «Extracts from the Jurnal of a Protestant Scripture Reader».

Questo gentiluomo, nel corso delle sue visite missionarie in varie zone di Londra, entro, martedì 8 gennaio , nella cappella cattolica di King William Street che -così inizia il suo racconto- «con quelle grosse rose di tutti i colori e con l'alloro», «assomigliava più ai negozi di fiori sul bancone principale di Covent Garden che a un luogo di culto».
Bene, aveva naturalmente il diritto, come qualunque altra persona, di dire quello che ne pensava; e non sarò certamente io a contestarglielo. E non dirò nulla neppure del suo resoconto sulla predica, che riguardava uno sei santi del mese di gennaio e sulla quale trova da ridire perchè non veniva mai nominato Gesù e non conteneva neppure una parola scritturale, non immaginando che subito dopo ci sarebbe stato un rito dove non solo noi ci inchiniamo davanti al Suo nome ma adoriamo la Presenza reale e sostanziale di Nostro Signore.

Non devo certo ricordare a voi, cari fratelli, che la benedizione col SS. Sacramento è uno dei riti più semplici della Chiesa.
I preti entrano e s'inginocchiano; uno di loro apre il Tabernacolo, prende il SS. Sacramento, lo mette in posizione verticale in un Ostensorio di metallo prezioso e lo colloca in alto sopra l'altare fra tante luci e candele, perchè tutti lo vedano. I fedeli danno inizio al canto; nel frattempo il prete incensa due volte il Re del Cielo, davanti al quale è inginocchiato.
Poi prende in mano l'Ostensorio e volgendosi verso i fedeli li benedice col Santissimo, facendo il segno della croce, mentre un accolito richiama l'attenzione di tutti suonando un campanello.
E' la solenne benedizione che Nostro Signore impartisce ai suoi fedeli come quando stendeva le manio sui bambini o quando benedisse i discepoli prima di salire al cielo dal Monte degli Ulivi.
[...]
Fra i riti della Chiesa è uno dei più belli, naturali e consolanti. Ma non per il nostro giovane biblista protestante al quale ora ritorno.

Questo biblista protestante, come egli ama definirsi, entra dunque nella cappella convinto naturalmente di sapere tutto di tutto. Egli è la misura di tutto, o almeno di tutto quello che è papista.
Il papismo lo conosce alla perfezione, nella sostanza, nello spirito, nell'orientamento, nei risultati; sa interpretarne tutti i particolari non appena gli si presentano davanti, in base alla sua conoscenza previa ossia -per usare un termine teologico- «infusa».
Sa bene, e lo sa fin da bambino, che il papismo è un sistema di impostura, anzi un'impostura così sfacciata che è un prodigio anzi un miracolo che qualcuno possa venirne catturato -un miracolo, s'intende, di satana: senza la suggestione del maligno, infatti, è impossibile che anche una sola anima possa credere a quello che il biblista protestante chiama «frode così manifesta».

Biblista qual è, conosce benissimo il versetto undici del capitolo due della Seconda Lettera ai Tessalonicesi: «Perciò, qunque, Dio manda a questa gente una forza di inganno in modo che essi credano alla menzogna» e lo applica alla scena che si svolge davanti ai suoi occhi.
Sa che l'unico compito del prete è quello di imbrogliare la gente, e sa che la gente è così incredibilmente rozza che non c'è trucco per assurdo e grossolano con la quale non la si possa raggirare. Se il prete innalzasse uno spaventapasseri loro scapperebbero via come stupidi volatili, scambiando lo spaventapasseri per un uomo; basta che metta mano alle sue palline o alle sue carte e ci giochi con destrezza, e loro lo scambiano per un dio. Anzi, lo sappiamo tutti, darà a credere che è un dio per davvero, che può fare quello che vuole, ed è peccato dubitarne.

E la cosa più straordinaria e incredibile di questo papismo è che benchè il Parlamento sia impegnatissimo ad approvare delle leggi che lo combattano, come se fosse il tifo o il colera, è sempre la anzi si espande. Ma si sa, satana è il padre della menzogna e tanto basta.
Con questo grande principio impresso nella mente entra nella cappella, ben sapendo che vi troverà qualche trucco perciò la scena che si svolge davanti ai suoi occhi non lo sorprende affatto.
Osserva con calma, mentre i cattolici si inchinano e cantano e il prete incensa, e intanto stende il suo rapporto che suona così.

Dopo la predica, ci dice (cito direttamente dal diario), «fece il suo ingresso un altro giovane prete con in mano una bacchetta lunga che aveva in cima uno spegnitoio e una candelina e cominciò ad accenderne delle altre».
«Un altro giovane prete»; ovviamente pensa che nasciamo tutti preti; i «preti» sono una sorta di razza, degli animali in riproduzione, come i buoi o le pecore, e ci sono i preti giovani e i preti vecchi, preti bianchi e preti neri, e forse preti uomini e preti donne.
E dunque fece il suo ingresso questo «altro prete giovane» con una bacchetta. «Con una bacchetta»: evidentemente pensa che questo accenditoio e spegnitoio abbia qualcosa di religioso; è la bacchetta magica del prestigiatore; capirete subito che ho ragione a dire così.

«Poi la scena presenta quattro preti che si avvicinano all'altare» (come già detto sono tutti preti), «quattro preti e in mezzo a loro Gordon».
Qui si sbaglia e mostra un'imperdonabile maleducazione nell'usare il nome di uno dei padri dell'Oratorio di Londra, il mio caro confratello e amico il rev.do Philip Gordon: infatti non si trattava di lui e comunque lui non era prete. Ometterei volentieri il nome se non fosse che esso rende il tutto più efficace.

«Uno di loro», prosegue, «prese da un armadietto sull'altare» cioè il Tabernacolo, «una stella d'oro» -è la raggera dell'Ostensorio, dove si ripone il SS. Sacramento- «e la avvitò in cima ad un candeliere» cioè la base dell'Ostensorio, «e lo colloco in cima all'altare, sotto una specie di alveare sostenuto da quattro colonnine», cioè sotto il baldacchino.

Lui la raggera la chiama stella perchè è un cerchio circondato da raggi e pare che in qualche modo la colleghi alla stagione dell'anno, l'Epifania, quando la stella apparve ai Re Magi.
«La stella», continua, «sfavilava come un diamante, perchè aveva nel mezzo una lampada circolare». Suppongo si riferisca al vetro che protegge il SS. Sacramento e che riflette la luce. Vedrete chiaramente nel proseguo del racconto che secondo lui i fedeli adoravano proprio questa stella con la lampada.

«La stella sfavillava come un diamante, perchè aveva nel mezzo una lampada circolare; quando venne collocata sotto l'alveare i quattro preti si misero a bruciare incenso e intanto facevano oscillare una specie di grossa lanterna» (il turibolo) «in direzione della stella e s'inchinavano a baciare la base dell'altare davanti alla stella».

Ora, cari fratelli, non biasimo questa persona perchè non conosce un rito cattolico, che d'altra parte non ha modo di conoscere, ma perchè pensa di conoscerlo quando non lo conosce affatto, e perchè entra nella cappella con l'idea quanto mai bizzarra che il papismo sia una ridicola pagliacciata che un protestante con un po' di sale in zucca capisce subito, e perchè non si sorprende che quattro preti, un giovane prete con una bacchetta e un'assemble di fedeli adorino una stella d'oro sfavillante come un diamante con una lampada al centro!
Questo è quello che voglio dire quando utilizzo il termine pregiudizio.

Forse vi sarà difficile ammettere che io lo abbia interpretato in modo corretto; dunque consentitemi di continuare:
«Nella scena succesiva uno di loro andò a tirare giù la stella e a deporla sull'altare; intanto un'altro mise attorno alle spalle di Gordon una specie di scialle bianco».
Vero, si riferisce al velo che viene messo attorno alle spalle del prete prima che si volti col SS. Sacramento in mano.
«A questo punto Gordon afferra la stella con un lembo dello scialle attorno al candeliere mentre gli altri due preti, uno da una parte e uno dall'altra, tengono steso lo scialle: proprio una bella esibizione di magia».


Quello che rende il tutto assai divertente per il cattolico e che i gesti del prete sono descritti con accuratezza. E' la descrizione di uno che tiene gli occhi aperti e li usa molto bene ma che, mentre procede, ricoppre quello che vede con i suoi commenti assurdi. Osservate, parla di «magia»; vediamo dunque dov'è la magia e che cosa succede della stella, della lampada, e del candeliere con intorno lo scialle.

«Allorchè sollevò la stella, voltando le spalle a tutte le candele accese, Gordon rivelò con chiarezza il trucco papista: dentro il candeliere c'era un campanello».
Qui per la prima volta viene meno gravemente quanto ai fatti.
Non poteva guardare in due direzioni diverse nello stesso tempo: sentiva il campanello, che l'accolito suonava da una parte, ma non lo vedeva. Dove poteva essere? Il suo genio prontissimo, il genio cioè di questo straordinario pregiudizio nei nostri confronti, gli disse subito dove si trovava. Con la loro tradizionale astuzia, i preti l'avevano nascosto dentro la base del candeliere.
Ascoltate:
«Allorchè sollevò la stella, voltando le spalle a tutte le candele accese, Gordon rivelò con chiarezza il trucco papista: dentro al candeliere c'era un campanello che suonò tre volte per conto suo, per ingannare ancora di più quei poveri ciechi; e la luce che trapassava lo scialle era di così tanti colori mentre padre Gordon si muoveva; il campanello che suonava non potevano vederlo perchè il candeliere era coperto da un lembo dello scialle magico, sotto il quale lo manovrava il dito di Gordon».
Questo dunque il resoconto del rito della benedizione.

La sua ignoranza di tutto quello che ci riguarda è così crassa, e così assoluta la fiducia in quello che sa, che non si perita di far stampare la seguente rubrica per la celebrazione del rito in questione:

Innanzitutto, un prete giovane innalza una stella dorata, simile a diamante, contenente una lampada e la colloca in cima ad un candeliere, poi accende cinquanta candele per mezzo di una bacchetta che ha alla sua estremità uno spegnitoio e una candela di cera; poi quattro preti si inchinano, bruciano incenso e fanno oscillare una lanterna davantri alla stella; poi uno dei preti, avendo cura di tener nascosto quello che fa, con un grande scialle che gli ricopre le mani insieme alla base del candeliere solleva detto candeliere con la lampada e la stella d'oro che sfavilla come un diamante, e in segreto comincia a far tintinnare col dito un campanello nascosto dentro la base; al che l'assemblea dei fedeli si stupisce e adora smodatamente stella, lampada e candeliere.

Termina con la seguente perorazione: «Questo è il potere dei preti, sono i migliori attori di questa città. Sarei felice che questo mio resoconto venisse pubblicato perchè lo porterei da padre Gordon per vedere se gli riesce di contraddire soltanto una parola».
Sarebbe più giusto dire che questo è il potere del pregiudizio, per buona sorte scritto e consegnato al mondo come modello di ciò che, non documentato, avviene nella mente di parecchie migliaia di persone.
Proprio la sicurezza con cui si appella all'accuratezza della sua testimonianza mostra come il pregiudizio riesca a creare e a colorare anche là dove i fatti sono innocui o perfettamente naturali. Esso è superiore ai fatti, e vive in un mondo tutto suo.

E nel nostro caso non serve obbiettare che, anche se avesse conosciuto il vero significato del rito lo avrebbe comunque, anzi ancor di più, liquidato come manifestazione di idolatria.
La questione non è che penserebbe lui dei nostri riti se li comprendesse appieno, dal momento che non credo che il suo giudizio abbia un qualche valore, o che noi non possiamo avere ragione quanto ce l'averrebbe un biblista.
La questione non è come potrebbe giudicare ma che cosa abbia effettivamente pensato e come sia giunto a pensare così.

Il suo pregiudizio ha interpretato le nostre azioni."

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