domenica, settembre 30, 2007

Introíbo ad altáre Dei

Sive: "Ad Deum qui lætíficat iuventútem meam"

Vi è una apposita "Dichiarazione" della sacra Congregazione per la dottrina della fede "Instauratio liturgica" , del 25 gennaio 1974, (a firma del prefetto cardinale Franjo Seper e del segretario Jean Jéròme Hamer) con cui la Sede Apostolica (dopo aver precedentemente approvato nella versione ufficiale latina i nuovi testi del rito romano riformato dopo il Concilio Vaticano II) "approva e conferma" le traduzioni della "Editio Typica" del 1969 dal latino "in lingua volgare delle formule sacramentali stabilendo, nello stesso tempo, che il significato da intendersi per esse è, nella mente della Chiesa, quello espresso dall'originale testo latino".

Ciò vuol dire che la Sede Apostolica, facendo uso del "Potere delle Chiavi" dato da Cristo a San Pietro, mentre decreta che il clero e i fedeli sono scioli dall'obbligo del latino quale unica lingua liturgica della Chiesa Romana e mentre concede amplissima facoltà nell'usare il vernacolo in tutte le liturgie, contemporaneamente però, la medesima Sede Apostolica obbliga Domine Iddio a recepire tutte le pubbliche orazioni della Chiesa Cattolica di Rito Latino come se Gli fossero state rivolte in lingua latina.