venerdì, febbraio 15, 2008

las Angustias /5

"L'Osservatore Romano" ha pubblicato uno scultoreo editoriale nella ricorrenza dell'11 febbraio anniversario dei Patti lateranensi del 1929, nell'anno sessantesimo della Costituzione della Repubblica italiana che all'articolo 7 recita:
"Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi.
Le modificazioni dei Patti accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione costituzionale."
.
Dovrebbe essere evidente a chiunque che oltre ad un articolo che proclami la libertà religiosa di tutte le confessioni religiose vi sia stata la necessità di un acconcio articolo della Costituzione che definisse e chiarificasse i rapporti tra lo Stato e la Chiesa Cattolica a causa dalla "assoluta peculiarità della situazione prodottasi nel Paese a seguito del moto di unificazione nazionale, per la quale proprio in Italia, addirittura nella sua capitale, è la sede del governo della Chiesa universale: il Sommo Pontefice, infatti, è il Vescovo di Roma."

i Patti Lateranensi erano costituiti da due distini documenti, ovvero: un Trattato internazionale con cui veniva istituito lo Stato della Città del Vaticano del quale è sovrano la somma autorità della religione cattolica, ed un Concordato, alla stregua di ogni Concordato tra qualunque Stato e la Santa Sede, in cui veniva regolatamentata di fronte allo stato italiano la vita della Chiesa cattolica delle sue istituzioni e dei suoi membri.
Poichè il Concordato lateranense del 1929 è stato sostituito da un diverso Concordato del 1984, e che tra l'altro non venne nemmeno firmato al Laterano, a sessant'anni dall'entrata in vigore della carta costituziaonale appare sempre più evidente che quando l'articolo 7 parla del rispetto della novella ed antifascista Repubblica per i "Patti lateranensi" si stà riferendo innanzitutto al Trattato con cui Mussolini a nome dello Stato italiano riconosceva l'indipendeza politica della Città del Vaticano.

Pertanto:
"Alla luce di tale distinzione appaiono assolutamente improprie, anzi senz'altro erronee, le confusioni che non di rado si fanno, nella polemica politica e sui mass media, tra la Santa Sede e la Chiesa italiana; tra la Città del Vaticano, che rispetto all'Italia è uno Stato straniero, e l'episcopato italiano riunito nella Conferenza Episcopale Italiana; tra le istituzioni della Santa Sede o vaticane e le istituzioni della Chiesa italiana."


Ma poichè come ebbe a profetizzare il santo profeta Davide: "hanno occhi e non vedono, hanno orecchi e non odono" ecco che il vaticanista della "Repubblica" a seguito del clamore mediatico suscitato dall'irruzione delle forze dell'ordine in un ospedale napoletano (seguito di una denuncia anonima per infanticidio) si senta in diritto si chiedere conto e soddisfazione per l'accaduto al Cardinale messicano Javier Lozano Barragàn, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale sanitaria, come se ad invadere il reparto di ostetricia fossero stati gendarmi vaticani!

Questi i fatti. Lunedì 11 febbraio, una telefonata anonima ai carabinieri di un dipendente del Policlinico Federico II di Napoli denuncia un caso di malasanità: «Ho telefonato anche a Striscia la notizia, ma non mi hanno risposto. Sono in servizio e non posso uscire. Il fatto è accaduto adesso: c'è una signora che dev'essere operata addirittura con i ferri in mezzo alle gambe. Non posso fare una cosa del genere. Ancora dev'essere operata, c'è il bambino nella bacinella. Ha abortito con i ferri in mezzo alle gambe e sta in sala operatoria. Policlinico nuovo, Ostetricia, secondo piano: non vi ho detto niente. Noi abbiamo il centro sopra, però sopra a un certo orario se ne vanno a f...
Poi quando le donne stanno male le portano a noi dei piani e noi dobbiamo intervenire, poi la signora partorisce nel gabinetto e non ce la fa. Quella che sta vicino a lei è una poveretta che è incinta per i fatti suoi e non ce la fa, vede 'sta scena... Se mandate adesso una macchina, li prendete 'ncopp' o fatto ».

L'anonimo, evidentemente un paramedico, più che una violazione della Legge 194 voleva denunciare il clima di pressapochismo e menefreghismo della classe medica nei confronti delle esigenze dei degenti (per questo il tentativo di contattare quelli di "Striscia la Notizia" noti per denunciare il malaffare ospedaliero).

Dalla ingarbugliata delazione le forze dell'ordine rubricano la seganlazione come denuncia di caso di infanticidio e la Procura di Napoli manda al "cento aborti" (come lo chiama il delatore anonimo) un'agente donna in borghese allo scopo di interrogare la donna ed il personale medico, infermieristico e un'altra degente compagnia di stanza della donna "incriminata" al fine di verificare se ci siano state violazioni della legge.
La concusione dell'indagine è stata che si è trattato di aborto "terapetico" in totale ossequo ai dettami della legge 194/78: se la gravidanza fosse stata portata a termine ci sarebbe stato il quaranta per cento di possibilità di un deficit mentale perciò la donna ha presentato un certificato psichiatrico che attestava il rischio di grave danno alla salute psichica in base al quale è stato autorizzava l'intervento.

Il primario di ginecologia Carmine Nappi ha dichiarato che «La paziente aveva effettuato il trattamento farmaceutico per l'aborto la mattina ed è rimasta ricoverata tutto il giorno, perché non si può prevedere quando il farmaco farà effetto. Quando ha avvertito dolori alla pancia, la donna non ha chiamato il personale ma si è recata da sola in bagno e ha espulso il feto. È un episodio che può capitare».

Marco Politi sulla Repubblica del 14 febbraio 2008 scrive che "l'immagine di una donna in ospedale, circondata da poliziotti nel momento delicatissimo che segue un´interruzione di gravidanza" -bontà sua- "ha turbato" persino l'eminentissimo porporato che a nome del Santo Padre ha il compito di occuparsi della Sanità:

Cardinale Barragan, una donna è inquisita appena uscita dalla sala parto, mentre in Italia la crociata contro l´aborto, lanciata in nome di una moratoria, sta avvelenando il clima.
Cosa ha da dire la Chiesa?

«L´aborto è sempre un fatto oggettivamente grave».
A Napoli non stava succedendo nulla di illegale. Si stava compiendo un´interruzione di gravidanza nei termini previsti dalla legge. Un aborto terapeutico a norma della 194.
«L´aborto terapeutico non esiste, è solo aborto e basta. Ed è riprovevole».
Allora l´irruzione in ospedale da parte della polizia?
«Violare o non violare l´intimità di una persona dipende dalle leggi, ma la legislazione deve essere basata sui diritti umani».
Nel caso concreto?
«Violare la privacy, in un caso come questo, immagino avvenga seguendo una legge. Però la norma non può che fondarsi sul rispetto della dignità umana».
Qual è stata la sua reazione?
«Senta, io non conosco il diritto italiano, sono uno straniero. L´unica cosa che so è che la dignità dell´essere umano va sempre tutelata».

Un piccolo capolavoro di mistificazione quello di Politi che rappresenta all'eletto uditorio dei lettori di Repubblica "l'immagine" di una donna recatasi in ospedale per abortire che viene circondata da guardie svizzere e zuavi pontifici che armeggiando con le alabarde la minacciano di condurla davanti al tribunale della Suprema e Generale Inquisizione!

Se la donna ha abortito seguendo le disposizioni della legge 194, è da ritenere che ciò che hanno ritenuto di fare e le forze dell'ordine e la Magistratura "immagino avvenga seguendo una legge"!
Come ha ben detto il cardinale Barragan egli, non essendo italiano e non svolgendo il suo alto incarico religioso su mandato della Conferenza Episcopale Italiana sul suolo della Repubblica Italiana ma in Vaticano per conto della Santa Sede, non ha alcun obbligo di tenersi informato sulla italica giurisprudenza. Tanto valeva che Marco Politi intervistasse il Presidente del Pontificio Consiglio per l'interpretazione dei Testi Legislativi!

Eppure sembrava così intellegibile l'invito a non insistere volutamente a far confusione "nella polemica politica e sui mass media, tra la Santa Sede e la Chiesa italiana...tra le istituzioni della Santa Sede o vaticane e le istituzioni della Chiesa italiana"!
E evidente (o almeno dovrebbe esserlo) che quando all'Eminentissimo Barragan viene chiesto "Cosa ha da dire la Chiesa" sull'aborto egli non si esprime -egli non vuole e non può esprimersi - a nome della Chiesa italiana ma si esprime a nome della Santa Sede riaffermano i principi basilari della religione cattolica che nella costituzione pastorale "Gaudium et spes" del Concilio Vaticano II proclama che «La vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura: l’aborto e l’infanticidio sono abominevoli delitti».
E poichè da nessuna parte i padri conciliari dichiararono che l'aborto è un delitto "ad eccezione di quanto è previsto dalla legge 194" ecco che l'Eminentissimo Barragan può anche infischiarsi del fatto che Marco Politi, straciandosi teatralmente le vesti, proclami che in Italia la legge 194 renda l'aborto non illegale e quindi non delittuoso.

Verrebbe da applicare a Marco Politi e a tutta l'orrida schiatta dei suoi consimili vaticanisti il motto evangelico: "A chi dunque paragonerò gli uomini di questa generazione, a chi sono simili?
Sono simili a quei bambini che stando in piazza gridano gli uni agli altri:
Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato;
vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!"


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"La donna ha 39 anni, dice Repubblica. Suo figlio aveva 21 settimane. Aveva occhi, naso, bocca, braccia, piedi, cuore, sistema nervoso e tutto il resto. Se ne stava lì aspettando di nascere, lottando per vivere. Provava dolore o piacere, a seconda. Erano in simbiosi, sua madre e lui, ma lui non era un parassita. Era un essere umano di sesso maschile. Con un'anomalia che, secondo il maggior esperto italiano, il professor Carlo Foresta, è propria di un nato su cinquecento, e spesso non è nemmeno diagnosticata, chi ce l'ha non lo sa. Era malato, diciamo così. Aveva la sindrome di Klinefelter. Ce l'hanno a decine di migliaia in Italia. Bisogna curarsi. Ci sono seri inconvenienti, tra cui spesso, molto spesso, la sterilità. Ma per il resto uno se la cava e vive, in mezzo agli altri uomini e alle altre donne, curandosi."
(Giuliano Ferrara; © Il Foglio, 15 febbraio 2008)

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