lunedì, maggio 19, 2008

Rintrono papale

Sive: DEPOSUIT POTENTES DE SEDE ET EXALTAVIT HUMILES.



Sabato 17 Maggio 2008 vigilia della festa della Santissima ed individua Trinità, il sedici volte Benedetto, "ccioiosamente" regnante, ha compiuto una breve visita pastorale alla ligure cittàdina di Savona. Universalmente considerata come un insignificante prodromo alla ecclesiasticamente, politicamente e mediaticamente assai più rilevante visita pastorale di domenica 18 alla "superba" città di Genova ed al suo -anch'esso superbo- clero di formazione e di indole "siriana" di cui è paradigmatico esempio l' Eminentissimo Angelo Bagnasco, scelto da Benedetto XVI quale presidente della Conferenza Episcopale italiana.
Dell'arcivescovo Bagnasco è stato predecessore il Cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone e di entrambi questi eminentissimi è stato segretario personale nonchè cerimoniere quel monsignor Guido Marini scelto oculatamente dal Pontefice Massimo del culto cristiano quale novello Maestro delle cerimonie pontificie!
La vespertina visita a Savona, pertanto, sarebbe "solo" un devozionale omaggio mariano al santuario diocesano di Nostra Signora di Misericordia Patrona di Savona, e uno stereotipato atto di cortesia alla città che diede i natali ai due rinascimentali papi "della Rovere" Sisto IV e Giulio II e che ai primi dell'Ottocento per tre anni ospitò, per volontà di Napoleone Bonaparte, l'esilio forzato di papa Pio VII Chiaramonti.

Accompagnato da un incombente diluvio, il successore di quel Pietro che gridò verso Gesù affinchè non lo lasciasse sprofondare nelle acque, ha omaggiato della rosa d'oro ed ha baciato quell'effige della Madre di Misericordia a cui, nei tristi anni della prigionia savonese, Pio VII con particolare devozione si rivolgeva invocandone la materna intercessione affinchè, nella sua infinita misericordia, Iddio si degnasse di salvare il Papato e la Chiesa Cattolica tutta dall'annichilimento cui stava soccombendo sotto la pressione di un potere dispotico imbevuto dell'ideologia giacobina.

Poi recatosi presso la cattedrale il pio successore del benedettimo Papa Chiaramonti, prima di visitarne le tre camere che ininterrottamente dal 17 agosto del 1809 fino al 9 giugno del 1812 ne sono state il carcere, ha presieduto la messa prefestiva della Solennità della Santissima Trinità davanti ad un mare ondeggiante di ombrelli, con cui i fedeli savonesi, radunati nella Piazza del Popolo, facevano scudo al flagello atmosferico.
Monsignor Vittorio Lupi, novello vescovo della diocesi di Savona-Noli, mentre il teutonico Pontefice indossati i sacri paramenti attendeva che principiasse la processione introitale, ha spiegato a Benedetto XVI che la grande cattedra lignea su cui poco dopo si sarebbe assiso due secoli prima era stata usata anche da Pio VII.
Il 'settanta volte sette' pio Benedetto ad un tale annunzio ha manifestato tutta la propria intima devozione esclamando "Ma io non ne sono degno!".
Poi, ha aggiunto, con spirituale compiacimento: "Ma credo che un'occasione come quella di oggi non capiterà più".

Il sedici volte Benedetto reggitore del soglio pontificio ha così accresciuto il numero delle cattedre, dei troni, dei tronetti e delle poltrone appartenuti ai propri antichi o recenti antecessori su cui ha avuto la "ccioia" di pontificare!

Per più fiate interrogato, monsignor Guido Marini ha spiegato che l'uso di paramenti e suppellettili sacre appartenute ai pontefici del passato ha lo scopo di significare la fede ecclesiale nella perenne continuità della successione apostolica.
Ma una tale pratica, di riflesso, ha anche un profondo effetto nella vita spirituale del regnante pontefice -come denota la commossa esternazione di Papa Ratzinger- che nel contatto con gli indumenti di tanti papi di santa memoria (indumenti che spesso sono vere e proprie "reliquie" di santi) trova spunto di meditazione spirituali e fulgidi exempla da imitare, come accadde al buon Papa Giovanni XXIII che nel dicembre 1958, scrivendo il proprio "Giornale dell'anima", confessava: "Io penso sem­pre a Pio IX di santa e gloriosa memoria; ed imitandolo nei suoi sacrifici, vorrei essere degno di celebrarne la canonizzazione".

La breve sosta savonese sulle orme dell'antico predecessore angustiato da un "tiranno" incensato dalla storia ufficiale è stata, pertanto: "Un pellegrinaggio che è anche memoria e omaggio al mio venerato predecessore Pio VII, la cui drammatica vicenda è indissolubilmente legata a questa città e al suo Santuario mariano.
A distanza di due secoli, vengo a rinnovare l’espressione della riconoscenza della Santa Sede e di tutta la Chiesa per la fede, l’amore ed il coraggio con cui i vostri concittadini sostennero il Papa nella sua residenza coatta, impostagli da Napoleone Bonaparte, in questa Città. Si conservano numerose testimonianze delle manifestazioni di solidarietà rese al Pontefice dai Savonesi, a volte anche con rischio personale. Sono vicende di cui i Savonesi oggi possono fare memoria con fierezza.
Come giustamente ha osservato il vostro Vescovo, quella pagina oscura della storia dell’Europa è diventata, per la forza dello Spirito Santo, ricca di grazie e di insegnamenti, anche per i nostri giorni. Essa ci insegna il coraggio nell’affrontare le sfide del mondo: materialismo, relativismo, laicismo, senza mai cedere a compromessi, disposti a pagare di persona pur di rimanere fedeli al Signore e alla sua Chiesa."

Così, quindi, come Pio IX e Leone XIII ormai orbi del potere temporale beatificavano e canonizzavano i papi "teocratici" e "crociati" del Medioevo; come Papa Pio XII beatificava Innocenzo XI, il papa della battaglia di Vienna dell'11 settembre 1683, assoldando così il seicenteco Papa Odescalchi nella pacelliana battaglia contro il comunismo e additando nell'Unione Sovietica "i nuovi turchi" che minacciano la cristianità; ecco perciò Benedetto XVI chiedere alla Chiesa del XXI secolo di avere il coraggio di trarre le conseguenze delle similitudini tra il giacobinismo e il relativismo:
"L’esempio di serena fermezza dato dal Papa Pio VII ci invita a conservare inalterata nelle prove la fiducia in Dio, consapevoli che Egli, se pur permette per la sua Chiesa momenti difficili, non la abbandona mai. La vicenda vissuta dal grande Pontefice nella vostra terra ci invita a confidare sempre nell’intercessione e nella materna assistenza di Maria Santissima."

E mentre Benedetto XVI vuol preparare i cristiani a star pronti a "combattere la buona battaglia" gli organizzatori dei suoi appuntamenti pubblici si sforzano di ideare gioconde coreografie ed orecchiabili cori da stadio.

Orbene: papa Ratzinger recandosi in Savona non ha solo voluto usare una diplomatica cortesia con quella cittadina che vanta arcaici e polverosi legami col pontificato romano ma, accettando pedissequamente il desiderio del vescovo locale ha ripercorso le orme di quel Pio VII di cui la Diocesi di Savona ha chiesto ed ottenuto di inoltrarne la causa di beatificazione, in deroga al diritto canonico (essendo Pio VII deceduto nel palazzo del Quirinale ed essendo sepolto in Vaticano).
In data quindici agosto 2007 con lettere del Cardinale Prefetto della Congregazione delle cause dei Santi si annunziava a monsignor Domenico Calcagno, allora vescovo di Savona-Noli che: «Summus Pontifex Benedictus XVI declarat, ex parte Sanctae Sedis, nihil ostare quominus in Causa Beatificationis et Canonizationis Servi Dei Pii VII Barnabae Gregorii Chiaramonti».
Si avverava così il desiderio di Monsignor Calcagno (nel 2008 chiamato in Vaticano nella Amministrazione dei beni della Sede Apostolica) antico discepolo del cardinale Giuseppe Siri che sin dal suo insediamento nel 2002 quale vescovo di Savona-Noli si prese a cuore di propagandare l'esempio santità di quel Papa Chiaramonti(che si oppose alla espropriazione dei beni della Sede Apostolica) -magistralmente interpretato da Paolo Stoppa nel film "Il Marchese del Grillo"- che di fronte all'attacco di un potere mondano che appariva umanamente invincibile oppose con umiltà e fermezza il suo: "Non possiamo, non dobbiamo, non vogliamo!"


Indipendentemente dai giudizi sulla santità di vita del "servo di Dio" Barnaba Chiaramonti (e dalla felice o meno conclusione dell'iter del processo canonico), sarebbe interessante valutare il perchè con tanti pontefici (di cui è stato già avviato il processo di santificazione) che posseggono tutte le caratteristiche dello strenuo difensore della sovranità, autonomia e libertà della Chiesa Cattolica (da Gregorio VII, a Pio IX), si sia voluto incoraggiare la canonizzazione di uno di quei pontefici che concordemente dagli storici viene giudicato "illuminato" e "progressista". Quindi, in caso di una eventuale sua elevazione agli altari, ci sarebbe un Papa finalmente che non darebbe adito a quelle moleste polemiche cui l'opinione pubblica viene sottoposta quando si tratta della santitificazione di molti altri santissimi pontefici (anche se - non sono profeta nè figlio di profeta- prevedo che l'incartamento della causa di beatificazione del benedettino Barnaba Chiaramonti andrà a giacere negletta nei secoli dei secoli in compagnia di quella del piissimo Benedetto XIII Orsini).

5 commenti:

Duque de Gandìa ha detto...

Intorno alla devozione del Pio Chiaramonti traggo il seguente panegirico dal sito del santuario savonese di Nostra Signora della Misericordia:

"Nella notte del 6 luglio 1809, il Pontefice Pio VII, animo mite, ma fermamente deciso nella difesa dei diritti del Papato, fu arrestato nel suo Palazzo del Quirinale su un preciso ordine dell'Imperatore.
A grandi tappe, in un viaggio lungo e faticoso, il vecchio Pontefice venne condotto a Grènoble dove giunse il 21 di quello stesso mese. Ma pochi giorni dopo, un altro ordine imperiale lo fece ricondurre indietro, nella piccola città di Savona, destinata a sua dimora.


Pio VII giunse a Savona il 17 agosto del 1809, passando attraverso il Piemonte, e vi rimase ininterrottamente fino al 9 giugno del 1812.. Quando giunse a Savona, Pio VII conosceva già l'esistenza del Santuario e la devozione dei savonesi verso la Madonna della Misericordia. Non è forse senza significato il fatto che egli abbia compiuto tutto il viaggio da Roma a Grènoble e a Savona, recando con se, sul cuore, nella tasca interna del suo abito, un'immagine della Madonna della Misericordia, donatagli a Roma pochi giorni prima della sua cattura, dal Cappellano della Chiesa
dei Genovesi.


Comunque è certo che, appena giunto a Savona, espresse il desiderio di visitare il Santuario e celebrarvi la Santa Messa. Gli fu concesso.La mattina del 2 settembre, con un gran codazzo di truppe e gendarmi, il Papa si recava in carrozza al Santuario, dove celebrava la S. Messa e poneva la sua vita e la vita della Chiesa, sotto la protezione della Madre di Misericordia. Nella raccolta intimità della Cripta, rimase a lungo in ginocchio in preghiera. Poi prima di allontanarsi, si avvicinò alla Sacra Statua e si inchinò a baciarne, umilmente i piedi. Per tutto il tempo che rimase a Savona, Pio VII non si recò più al Santuario. Evitò anzi ogni comparsa in pubblico, affinché tutto il mondo sapesse che il Papa era prigioniero.
La solenne incoronazione


La presenza del Papa nella loro città aveva fatto nascere nel cuore dei savonesi un desiderio ardente: che la loro Madonna, sacrilegamente spogliata della corona, fosse nuovamente incoronata per mano del Pontefice. Alle ripetute richieste da parte del Clero, delle Autorità e del popolo, il mite Pio VII non aveva detto di No. Ma gli avvenimenti, sempre più incalzanti, dovevano rimandare ancora per anni la realizzazione di questo voto. Il 9 giugno 1812, su ordine improvviso di Napoleone, Pio VII fu trasferito in gran segretezza da Savona a Fontainebleau, dove rimase fino al 23 gennaio 1814. In questa data, un altro ordine imperiale, lo faceva ricondurre da Fontainebleau a Savona, dove giunse il 16 febbraio, accolto festosamente da tutta la popolazione.


Ma ormai tutti gli avvenimenti stavano rapidamente maturando.La stella napoleonica era in netto declino. L'infelice campagna di Russia segnava il crollo.Le sue migliori truppe, che gli avevano conquistato le grandi vittorie di Austerlitz e Wagram, erano in gran parte perite nella disastrosa ritirata, vinte dal freddo, dalla fame e dalla stanchezza. Ormai privo di uomini, non bastava più il suo genio militare contro l'ostinata volontà degli alleati decisi ad umiliarlo.
Ma già prima della sua forzata abdicazione ( esattamente il 17 marzo 1814: l'abdicazione di Fontainebleau avverrà il 4 aprile) Napoleone aveva pensato di rimettere in libertà il Sommo Pontefice, la cui prigionia aveva suscitato l'ostilità di tutti gli stati cristiani d'Europa. La notizia della liberazione giunse al Papa proprio il 17 marzo, vigilia della Festa dell'Apparizione. Non gli parve solo una felice coincidenza: era il segno tangibile di una materna protezione che aveva vegliato su di Lui.
Non partì subito: volle rimanere a Savona per celebrare insieme ai savonesi la nuova misericordia di Maria.

Quando il giorno dopo, 19 marzo, lasciò la " sua piccola Roma " per recarsi nei suoi stati, era ben lontano dal pensare che gli eventi, ad un anno di distanza, lo avrebbero ricondotto in Liguria ed a Savona...

Dopo un anno di esilio nell'Isola d'Elba, Napoleone riusciva a fuggire e ricompariva in Francia, ad iniziare l'avventura dei cento giorni. Da Napoli Gioacchino Murat favoriva il suo piano invadendo gli Stati Pontifici. Così Pio VII riprese la strada dell'esilio, riparando a Genova dove Vittorio Emanuele I gli aveva offerto ospitalità.

I savonesi pensarono di approfittare di questa provvidenziale occasione per attuare il loro più vivo desiderio. Due delegazioni una di nobili ed una di canonici, si recarono a Genova, dal Papa, che li accolse commosso, e volentieri accondiscese a cingere di Sua mano la fronte di Colei che era stata, anche per Lui la Madre di Misericordia.
Così l'8 Maggio 1815 Pio VII rientrò per la terza volta in Savona, fra due immense ali di popolo plaudente. Il giorno seguente celebrava in Cattedrale e finalmente il 10 maggio, accompagnato da dieci cardinali e numerosi prelati si recò al Santuario, dove erano ad attenderlo il Re Vittorio Emanuele I di Savoia con Carlo Alberto, Principe di Carignano e Beatrice, Duchessa di Modena, Ferdinando di Borbone Re di Etruria con la Regina Madre Maria Luisa.
Il Sommo Pontefice, celebrata la Santa Messa all'Altare Maggiore, benedisse l'aurea corona con la formula di rito.Poi seguito dai Cardinali e dai Principi, scese nella Cripta e la pose sul capo della venerata Statua.
La folla che gremiva il Santuario e la piazza, e che fino allora aveva trattenuto il respiro, proruppe nel canto del Te Deum .Inginocchiato ai piedi della Vergine, il Papa pregava e piangeva.
Quel giorno, il Santuario di Savona era il centro ed il cuore di tutta la Chiesa.


Il 10 maggio era stato preparato dalla Arcana Numinis Providentia ( come si legge sulla lapide della prima cappella, a destra, entrando nel Santuario) come il giorno del più splendido e decisivo trionfo.
La Madre di Misericordia posò una luminosa corona di vittoria sul capo stanco del vecchio Pontefice, che, nello stesso giorno, aveva incoronato di gloria la sua fronte. " Appena il Santo Padre giunse in Episcopio, dopo l'incoronazione di Mater Misericordiae, gli venne presentato un dispaccio, recato in quell'istante da un corriere, che gli annunziava la sconfitta toccata a G. Marat ( dalle armi austriache) e la liberazione quindi degli Stati della Chiesa". ( cfr.C. Queirolo).

Duque de Gandìa ha detto...

L'operosa prigionia di Pio VII a Savona
Quelle sbarre che non fermarono
la missione del Papa

di Domenico Calcagno
(Vescovo emerito di Savona-Noli,
Segretario dell'Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica)

"Era dal 1815 - precisamente dal 10 maggio di quell'anno - che un Pontefice non si recava a Savona. È noto a tutti che nel periodo della permanenza a domicilio coatto di Pio VII, dal 1809 al 1812, i savonesi si prodigarono nel sostenere il Romano Pontefice con solerzia, generosità e anche con una certa dose di astuzia.
Le forme di sorveglianza formalmente erano molto severe: grate per il controllo a vista, reclusione vera e propria con inferriate alle finestre, rarissimi contatti ravvicinati e con persone ben individuate. Eppure, alla fine, il Papa riuscì a gestire oltre tremila pratiche. Non sono poche, soprattutto in un'epoca in cui bisognava scrivere a mano e serviva, come si suol dire, carta, penna e calamaio.
Il Pontefice chiedeva continuamente "rifornimenti" e nessuno riusciva a capire dove finisse tutta la carta. In realtà, la rete di collaboratori riusciva con i metodi più semplici a fargli pervenire la corrispondenza dai vescovi e dai cardinali, provvedendo poi a inoltrare le sue lettere e i suoi provvedimenti ai destinatari. Certo, il passaggio di documenti talvolta era realizzato da qualche ambasciatore - caso singolare, si dice fosse l'ambasciatore d'Austria, che gli faceva regolari visite - ma più spesso erano gli addetti alla vita quotidiana del Papa che fungevano da intermediari.
Gli aneddoti che si raccontano sono molti: tutti hanno come tema comune l'amore al Pontefice e il desiderio di rendergli meno dura la prigionia consentendogli di svolgere la sua missione di Pastore universale della Chiesa.

Per questa umana e cristiana solidarietà con Pio VII, Savona ha sentito forte il richiamo della visita di Benedetto XVI: ha voluto esprimergli la sua vicinanza e il suo affetto, allo stesso modo in cui il Papa ha voluto esprimere la riconoscenza della Santa Sede per la fede, il coraggio e la costanza con cui gli antenati degli attuali savonesi hanno sostenuto Pio VII.
Mi hanno riferito che una donna, a Savona, abbia esposto un cartello con su scritto "Viva Chabrol", probabilmente senza rendersi conto che quella scritta contiene una parte di verità.
Chabrol, allora responsabile del dipartimento di Montenotte, era anche il responsabile in capo della custodia del Papa, perché Napoleone, in giro per l'Europa per le sue campagne di guerra, non si fidava delle carceri francesi. Preparato e intelligente, Chabrol era uomo di fiducia di Napoleone - diventerà prefetto di Parigi - capace di rispettare gli ordini ricevuti senza arrivare a crudezze e ostilità inutili.
È molto probabile, quindi, che anche il famoso prefetto fosse conscio delle astuzie dei savonesi ed entro certi limiti facesse finta di nulla, ben sapendo che in realtà qualcosa intorno al Papa si muoveva. Per questo fu possibile organizzare una rete di sostegno a Pio VII senza creare eccessivo turbamento all'ordine pubblico e consentendo al Pontefice di svolgere, anche se in modo ridotto, le sue funzioni.

I francesi sapevano - Chabrol per primo - che il Papa aveva contatti con la Chiesa: non potevano consentire che ciò avvenisse in forma tanto palese da mettere in discussione l'efficacia del loro compito di custodi e carcerieri, per cui di tanto in tanto modificavano le norme e irrigidivano i controlli, senza per questo interrompere del tutto le possibilità di rapporti con l'esterno. Se così non fosse, dovremmo concludere che il servizio di sorveglianza - e il prefetto Chabrol in particolare - abbia fallito clamorosamente nella missione: a poco sono servite le sbarre, i buchi nel muro, le finestrelle camuffate e costruite ad arte per ascoltare, osservare e poter poi redigere i rapporti da inviare ogni quindici giorni a Parigi.

Come due secoli fa i savonesi sono stati vicini al Papa, così oggi sono orgogliosi e felici per la visita di Benedetto XVI: hanno atteso e preparato l'evento in modo discreto ma convinto, partecipando imperterriti sotto la pioggia ai momenti salienti dello storico evento e rinnovando il loro impegno di fedeltà e di amore a Cristo e alla Chiesa."

(©L'Osservatore Romano - 21 maggio 2008)

Duque de Gandìa ha detto...

Godurioso estratto di una scena del film "il Marchese del Grillo" interpretata dal Paolo Stoppa e Alberto Sordi:)

Papa Pio VII: Ricordati figliolo che la Giustizia non è di questo mondo, ma dell'altro.

Marchese del Grillo: Eh, lo so Santità. Giustizia dell'altro mondo...

Papa Pio VII Proprio così figliolo... E poiché Noi purtroppo siamo di questo mondo, ti condanniamo ugualmente a trenta giorni di fortezza. Dieci giorni per aver mancato di rispetto alla persona del Pontefice, dandolo per morto, e facciamo i dovuti scongiuri; altri 10 giorni per esserti preso gioco della giustizia di questo nostro regno, facendo condannare un povero innocente.

Marchese del Grillo: No, eh, quello l'ho risarcito, Santità, hai voglia! Ho pagato tre volte il suo credito, in più gli ho regalato un terreno fuori Porta San Sebastiano... eh eh. Avesse visto la faccia di Aronne Piperno, non stava più in sé dalla gioia!

Papa Pio VII Eh vabbè...sorvoliamo e ti diamo un solo giorno.

Marchese del Grillo: Grazie...
Papa Pio VII Uno per ogni cardinale, per ogni principe, per ogni funzionario da te indotto in corruzione. Quanti sono?

Marchese del Grillo: Chi, i corotti?

Papa Pio VII: Sì, quandi so'?

Marchese del Grillo: Beh, 'na ventina.

Papa Pio VII: E allora i conti tornano! Son sempre trenta giorni! Questo è il verdetto emesso dal Pontefice Pio VII in qualità di capo del governo pontificio.
[...]
Papa Pio VII: Onofrio, come papa e come capo della Chiesa di Cristo misericordioso, commuto seduta stante i trenta giorni di fortezza...

Marchese del Grillo: Grazie, grazie.
Papa Pio VII: ...in trenta pateravegloria da dirsi trenta volte per trenta giorni consecutivi.

Marchese del Grillo: Ecco... allora era meglio anna' in fortezza!

L'agliuto ha detto...

Caro Francesco,
il post è eccellente. L'avevo già letto al suo apparire, prima che venisse corredato di opportuni commenti. E m'ero anche gustato Paolo Stoppa, in uno degli ultimi film che ho visto
Penso all'algida schiatta. Ti confesso d'aver ripreso in mano, dopo qualche decennio, l'Imitazione di Cristo. La percentuale delle mie adesioni agli inviti del suo anonimo autore si aggira intorno allo 0,1%. E tu - mi son detto - farnetichi di esoterismo, in queste condizioni?
Infatti mi limito a farneticarne. È tutto tempo sottratto a televisione e cinema (con l'unica eccezione di Luigi Magni e, in questo caso, di Monicelli).

Duque de Gandìa ha detto...

Chi dovesse incappare, peregrinante nella rete, in questo post probabilmentte non capirebbe le agliute alluisione dell'ipo-simpatico interlocutore che fa velato riferimento al mio commento al post http://donkamel.splinder.com/post/17158794
in cui ci si interrogava sul significato simbolico dei colori della Bandiera Vaticana

Allego pertanto il ducale commento ad Perpetuam rei memoriam:

Dopo aver letto l'araldica disquisizione secondo cui si vedrerebbe simboleggiato lo sperma ed il piscio nel bianco e nel giallo nello Bandiera Vaticana non posso fare altro che, nuovamente, protestare la mia angustia nel veder che menti tanto nobili ed elevate non riescono a guardare alla simbologia cristiana se non per unico medium del "magistero" dell'algida schiatta dei cabalisti!

Perchè cercare astruse complicanze?
Il bianco è il colore araldico dell'argento.
Il giallo è il colore araldico dell'oro.
Oro ed argento sono i colori con cui vengono raffigurate le chiavi di San Pietro per simboleggiare la "plenitudo potestatis" del successore di Pietro: l'oro simboleggia l'autorità spirituale e l'argento l'autorità temporale.
Questo il contenuto "esoterico" dello stendardo pontificio (simbologia forse un pò debole per imbastirci il sequel del Codice da Vinci ma assai più profonda di chi ci voglia vedere i riferimenti dell'albume e della "jella").

L'origine della Bandiera Pontificia è assai recente: risale all'epoca napoleonica quando Pio VII, nel 1808, ordinò alla sua Guardia Nobile e agli altri Corpi armati pontifici rimasti a lui fedeli di adottare una nuova coccarda con i suddetti colori Bianco e Giallo per distinguerli dalle restanti truppe "pontificie" che erano state incorporate nell’esercito dell'impero napoleonico ed a cui il generale Miollis aveva però concesso di continuare ad usare i vecchi colori dell'esercito pontificio che erano il Giallo e il Rosso (cioè l'oro e la porpora) ovvero i colori di Roma.

Il Giallo e il Bianco divenuti pertanto ai primi dell'800, a causa della lotta politico-religiosa contro Napoleone, per antonomasia i colori di quelli che stavano dalla parte del Papa. Nell'età della restaturazioni, pertanto, l'accostamento tra il bianco e il giallo divenne il simbolo dei papalini e del guelfismo ed in fine divennero i colori dello stendardo vaticano fissato nelle forme attuali da Pio IX al suo ritorno dall'esilio di Gaeta.

La moderna bandiera pontificia perciò (forse proprio grazie alla valenza simbolica dei colori (giallo bianco/oro argento/ spirituale-temporale) venne a sommare la valenza simbolica di due distinti stendardi pontifici convissuti fino alla Rivoluzione francese: non solo infatti la bandiara bianco-gialla sostituì la bandiera giallorossa dell'esercito dello Stato pontificio ma venne anche ad assorbire la valenza simbolica dell'arcaico e venerando Stendardo della Ecclesia Romana. Cioè lo stendardo che simboleggiava l'autorità della Chiesa di Roma e del Papa, Il Gonfalone della Chiesa Romana era rosso e bianco.

Se il lettore a questo punto fosse indotto a consultare la cabala per venire a capo del significato simbolico del bianco e del rosso sappia che non occorre!
Ci pensò Innocenzo III, al secolo Lotario dei Conti di Segni, nel suo trattato De Misterio Altariis a spiegare l'arcano:
Il bianco ed il rosso sono i colori liturgici delle feste del Signore Gesù Cristo. Ma sono anche i colori liturgici delle feste di San Pietro: Rosso (29 Giugno commemorazione del martirio) Bianco (22 febbraio Festa della Cattedra di San Pietro) ragion per cui i colori che simboleggiano Cristo sono anche i colori che simboleggiano San Pietro e pertanto sono i colori del successore di Pietro e Vicario di Cristo.
Ancora oggi il Papa infatti deve vestirsi solo di Bianco e di Rosso.

Con immutata stima
l'umillimo Francisco de Boria, Gonfaloniere "pro tempore":)