sabato, agosto 16, 2008

LASCIA CH'IO PIANGA... [5]

Sive: MIRABILIA URBIS ROMAE


Apprendo con ritardo e pubblicamente esprimo la più sentita compartecipazione al cordoglio per l'irreparabile dipartita della storica gelateria romana di Piazza Cola di Rienzo.
Pertanto, faccio mie le doglianze ed i plorati così bene espressi nell'esequiale post estivo di quel veramente "Autorevole Guru informatico" che nel 2005 fu nominato (dal 'Sole 24 ore') quale "Camerlengo della Blogosfera" (ignoriamo se attualmente l'Illustrissimo -ac Reverendissimus- goda del medesimo titolo o nel frattempo sia stato fatto segno di qualche promozione, ut amoveatur):
IN MORTE DELLA GELATERIA PELLACCHIA

"La notizia è arrivata così, come un fulmine a ciel sereno. E me l'ha data una persona di origine polacca, anche lei frequentatrice di quella gelateria.

All'inizio, non volevo crederci.
Continuavo a dire a me stesso, "Non può essere, sicuramente si sbaglia". Forse ha capito male.
"No no, è tutto vero purtroppo. Hanno venduto a Damiani, il gioielliere. Ha chiuso", assicura.

La Gelateria Pellacchia a Via Cola di Rienzo. The best gelato. Dal 1900. Anzi, dal 1890, quand'era una latteria.

Nessun altro a Roma sapeva fare il gelato così: nemmeno S.Calisto, forse ecco giusto il cioccolato poteva rivaleggiare ma per il resto, nessun paragone; neppure Fassi ha mai avuto la stessa morbidezza e gusto, anche se ottimo; neanche Giolitti, sebbene ci si sia avvicinato molto, è mai riuscito ad uguagliarne la freschezza e la leggerezza.

Era un gelato da palato sopraffino, senz'altro, ma tutti riuscivano comunque a capire che era particolare. Bastava prendere la panna. Montata a mano, servita da un grande contenitore in acciaio, superbamente buona. O il pistacchio, divino. Qualsiasi gusto alla frutta corrispondeva ad un momento di felicità. Leggerezza e bontà in un connubio unico: chiunque era in grado di digerirlo, anche per questo era frequentato da persone di ogni età, dalla borghesia bene di Prati e da chi voleva assaporare QUELLO specifico impasto e non altri e si fermava proprio lì, mettendo regolarmente la macchina in doppia fila e rischiando multe e improperi per poter avere quell'attimo di beatitudine.

Quando qualche persona veniva da fuori ospite da noi, io avevo l'onore di portarla a via Cola di Rienzo. Ricordo ancora mia cugina, e tanti amici e parenti, e persone care [...]

I proprietari, senza figli, non hanno voluto continuare la tradizione, e non apriranno altre gelaterie.
Nessuno erediterà la ricetta, a quanto pare, e questa, tra le tante, è senz'altro la più triste delle notizie."

1 commento:

L'agliuto ha detto...

La gelateria Pellacchia ha tirato le cuoia, lasciandoci col gelato nelle ossa.