mercoledì, febbraio 09, 2005

<< Orandum est, flectuis genuis, ut non sit Conclave nefastus Ecclesiae Universae. >>


Tre giorni dopo il ricovero del papa al policlinico Gemelli, le ferme rassicurazioni sul miglioramento delle condizioni di salute di Giovanni Paolo II, hanno indotto i corrispondenti di France 2 ad intervistare un prete polacco che - a pochi metri da piazza San Pietro - cura la promozione in Italia del cracoviano culto alla Divina Misericordia, chiedendogli se – lui e chi per lui: i preti? I polacchi? Bo? - credeva veramente che il papa se la sarebbe cavata come rassicuravano laconicamente i bollettini della sala stampa vaticana.
Il monsignore ha risposto, senza indugio, che sicuramente il Santo Padre sarebbe guarito e sarebbe tornato in Vaticano, perché ci sono tanti fedeli che hanno una infinita fiducia nella Misericordia di Dio, e con questi sentimenti si sono rivolti al Signore chiedendogli questa grazia. Gesù Misericordioso non può non ascoltare chi lo invoca sicuro del potere della Sua Misericordia Divina;
commentava con bonario cipiglio il propagatore della devozione più cara al cuore del papa polacco.
Sicuramente i giornalisti avranno sghignazzato sotto i baffi, compiaciuti nell’aver registrato un capo d’opera d’integralismo cattolico.

Il papa ricoverato concelebra tutti i giorni la messa del suo segretario, e prega.
Probabilmente prega per poter sopportare questa croce, e prega affinché i cattolici riescano a capire il motivo per cui lui non pensa sia giunto il tempo delle possibili dimissioni.
Scrive Giovanni XXIII nel Giornale dell’anima: << … la coscienza del Papa che si sente investito della presenza, della grazia, della luce di Cristo ed a lui si affida in tutto, pensieri ed operazioni, nelle molteplici espressioni della sua attività apostolica. Basta la cura del presente (…) Il Vicario di Cristo sa che cosa il Cristo vuole da lui (…). Regola fondamentale della condotta del Papa è questa di accontentarsi sempre del suo stato presente, e di non imbarazzarsi del futuro, aspettandolo invece dal Signore, senza farci sopra conti o provvedimenti umani, e guardandosi persino dal parlarne con sicurezza e con facilità con chicchessia. >>

Il papa prega affinché sia compresa la sua profonda convinzione che la Chiesa non si governa con criteri umani, e che se si acclama il Vicario di Cristo nell’andare per il mondo predicatore girovago come il Nazareno, non ci si può dimenticare che colui di cui Giovanni Paolo II si considera rappresentante finì il suo peregrinare inchiodato, impossibilitato a parlare, immobilizzato dalla sofferenza: solo nell’immobilità della croce diede un valore immortale alla propria parola.

Il papa prega affinché gli stessi Eminentissimi non si scandalizzino nel vederlo immobilizzato sul Calvario della sua vecchiaia.
Prega affinché nel nostro guardare all’estrema fragilità fisica del “dolce Cristo in terra”, ci venga concesso dalla Misericordia di Dio di scorgere l’intangibile pulchitudine di un’anima che si è ormai abbandonata fiduciosamente alla volontà di un Dio che chiede la crocifissione di colui che 25 anni fa chiamavamo con compiacimento “l’atleta di Dio”.

Giovanni Paolo II è chiamato giorno per giorno ad accettare questa “estrema Sapienza” che Maria Vergine, pur essendo vissuta costantemente unita alla volontà divina, dovette comunque imparare sul Golgota: accettare la croce di Cristo.


C’è il dito di Dio nel faticoso tramonto di Giovanni PaoloII?
C’è forse una misteriosa misericordia in questa mesta transizione di un pontificato?
C’è forse un progetto di purificazione delle coscienze distratte dalla basilare dimensione ultraterrena che a parole il credente professa?

Dopo il Giubileo, mancandogli sempre più le forze, Giovanni Paolo II ha concentrato la sua azione pontificia nel richiamo alla presa di coscienza del primato della vita interiore, della realtà soprannaturale, e quindi il richiamo al cristiano della necessità di vivere nella dimensione della preghiera. Lo sforzo di creare un clima generalizzato di preghiera lo ha spinto a formulare 5 nuovi misteri del Rosario e ad indire un anno del Rosario al fine di implorare da Dio, per intercessione di Maria, il dono della pace. Dopo aver scritto una enciclica sull’importanza del culto eucaristico - quindi nella fede della reale presenza di Cristo nell’ostia consacrata - di fronte alla superficiale e distratta reazione, in primis del clero, ha pubblicato un ulteriore documento sull’Eucaristia, indicendo un “anno eucaristico”. Il fatto che l’anno del Rosario abbia coinciso col suo venticinquesimo di pontificato, e che allo stesso modo l’anno dell’Eucaristia è iniziato anch’esso ad ottobre, nell’anniversario della sua elezione e di conseguenza si concluderà anche nell’ottobre 2005, denota la volontà del pontefice di sacralizzare il tempo, di vivere liturgicamente il resto della sua vita, come se questa sua estrema vecchiaia sia da lui vissuta come una di quelle famose, lunghe, e sofferte messe che padre Pio da Pietralcina celebrava con la certa consapevolezza della dimensione soprannaturale di ogni gesto e di ogni parola prescritti dal sacro rito.

In grandi settori della cattolicità c’è, seppur sommersa, il desiderio di chiudere al più presto la pagina Wojtila, anelando ad un papa “giovane” che possa vigorosamente governare la Chiesa: forse che l’estrema vecchiaia di Giovanni Paolo II debba essere una spada che, si, trafigge lui, ma“affinché siano svelati i pensieri di molti cuori”? (Lc:2,35)

Passando sopra al fatto che, disquisire sulla necessità di un papa vigoroso, è un argomentare poco cristiano, un simile ragionamento è umanamente molto ingenuo: l’empatia e la sensibilità umana, la fine intelligenza, e la santità personale, non sono di tutti i papi.

Questo tempo dovrebbe servire alla Chiesa intera, che con somma pena contempla il suo fragile pastore, e agli eminentissimi Padri in particolare, ad interrogarsi su quali debbano essere le peculiarità che rendono degno un successore di Pietro, oltre alla capacità di parlare dieci lingue visto che alla fine questa capacità, quasi prodigiosa, può estinguessi miseramente.

Come scriveva il cardinal Roncalli nel suo diario intimo, dopo aver assistito alla sepoltura, in triplice cassa, delle spoglie di Pio XII:

Bisogna pregare a ginocchia piegate affinché il conclave non sia nefasto alla Chiesa universale.”

Giovanni Paolo II, penso che abbia già cominciato ad invocare la Misericordia di Dio su quella gran porzione della Chiesa che di tutto il peso del suo cuore non si avvede:
<< Così non siete stati capaci di vegliare un’ora sola con me? >> (Mt:26,40)

1 commento:

Anonimo ha detto...

http://www.nostreradici.it/Pater-ebr-aram-grec-vulg.htm

http://www.nostreradici.it/aramaico.mp3

Ossequi :-)
I.