giovedì, febbraio 17, 2005

Parigi val bene una messa melchita!



Se devo essere sincero, le CITY BOOK che il Corriere della Sera allega settimanalmente mi hanno lasciato perplesso. Una brutta copia delle guide illustrate Mondadori, le cui uniche qualità sono gli stradari e le visioni dall’alto di piazze monumentali e sezioni di cattedrali trafitte da freccette che indicano dov’è posizionato il tal monumento, senza spiegarti più di tanto di che si tratta, cosa rappresenti, chi sono gli artisti che vi hanno lavorato: il tipico strumento utile per orientarsi ai giapponesi e a chi ne vuol emulare gli eroici furori turistici. Ovvero per tutti coloro che; dopo aver speso i propri soldi per recarsi in una grande capitale culturale; trovano grande godimento nel controllare che la tal statua o la pala d’altare si trovi nel posto indicato, dopodiché, con la coscienza di aver arricchito il proprio bagaglio culturale, non curandosi di tutte le altre opere d’arte (perché non potrò mai credere che dentro Notre Dame a Parigi ci siano solo 10 cose da vedere!), si corre alla prossima meta turistica imperdibile: chiesa medievale o pasticceria, fa lo stesso.

La mia pluriennale esperienza romana è costellata di tristi immagini di turisti che entrati un po’ guardinghi nelle grandi e decoratissime chiese barocche del centro - e senza dover sborsare un soldo! - si fermano in fondo, dando un ampio sguardo d’insieme ed uscendo furtivamente.
La mia teoria era che, probabilmente, quelli erano di cultura protestante ed avendo il timore che dal fare o dal non fare qualcosa, un inquisitore appostato dietro una colonna, scoprisse che i nuovi arrivati non erano cattolici ma eretici, li scacciasse minacciando di consegnarli al braccio secolare. Ma dopo aver sbirciata la city book di Praga e Parigi credo di capire meglio il comportamento di tanti turisti “ignoranti” quali bellezze artistiche si nascondano dietro un laconico “decorazione barocca".

Una chicca eloquente di sciatteria turistica la trovo nella city book di Parigi:
St Julien le Pauvre

Almeno tre santi possono essere considerati patroni di questa chiesa, ma il più probabile è San Giuliano Ospitaliere. La chiesa, insieme a quella di St-Germen-des-Pres, è una delle più antiche di Parigi e venne costruita tra il 1165 e il 1220. Le riunioni ufficiali dell’università si svolsero fino al 1524, allorché una protesta studentesca provocò tali danni che il parlamento le proibì.
Dal 1889 vi si ufficiano sevizi religiosi in rito cattolico melchita, una setta greco-ortodossa.
Oggi la chiesa ospita concerti di musica da camera e sacra.”

Precisando che per individuare a che santo è dedicata una chiesa, quando - ahinoi! - sul calendario ci sono più santi omonimi, si può indubbiamente ricorrere a degli strumenti più scientifici di “ambarabàciccìcoccò”; trovo vergognoso che il clero melchita del patriarcato greco-cattolico d’Antiochia, sia definito una setta!
E non credo che si tratti di un problema di semplificazione o di traduzione letterale perché dai miei seppur scarsi contatti con dei francofoni, è emerso chiaramente che nella lingua di Voltaire l’accostamento setta- religione non suona affatto neutro.

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