martedì, marzo 22, 2005

trigesimo

Alberto Melloni sul Corriere del 21 Marzo fa una recensione su una poderosa biografia di Giuseppe Lazzati – Lazzati. Una sentinella nella notte (1909-1986) - dirigente dell’Azione Cattolica, giornalista, politico, cristiano di grande spiritualità e rettore dell’Università Cattolica di Milano negli anni della contestazione e del quale è aperto il processo di beatificazione.
La sua posizione di cattolico “laico” lo spinse a difendere ciò che la coscienza gli indicavano esser giusto e verace anche se in difformità dalle posizioni delle gerarchie ecclesiastiche.
Come si direbbe oggidì - ammiccando all’agone politico - un "cristiano adulto" e con tanto di aureola in arrivo!E penso che a Melloni nell'enarrare tutto ciò non sfugga la volontà di proporre velati riferimenti all'odierna cronaca referendaria.

Ma tornando alla storia, Melloni ci edifica con un esempio di cristiana e al contempo laica fortezza avvenuto nel 1975. Nonostante la volontà papale di ridimensionare, se non addirittura di chiudere, un ateneo che sforna ben poche coscienze cattoliche, Lazzati pone una serie di controragioni che fanno colare a picco la proposta vaticana.
Melloni ha una tesi da dimostrare: nel ’75 il papa e la curia, affossando l’Università Cattolica vogliono punire il suo rettore per il suo non allinearsi alla posizione [mentale] della gerarchia riguardo al referendum sul divorzio dell’anno prima. Lazzati, pur contrario al divorzio, non condivideva infatti lo spirito di “reconquista” cattolica con cui si ammantava la campagna referendaria mentre, nella stessa università, il professor Luigi Giussani organizzava i “suoi” studenti di CL a difesa della posizione integrista.

Inizierebbe così presso le alte sfere vaticane l’ascesa irrefrenabile di Comunione e Liberazione, che come segno della benevolenza pontificia “incassa il 23 Marzo 1975, festa delle palme,l’udienza da Paolo VI che legittima atteggiamenti contro i quali Davide Maria Turoldo scrivera sul Corriere della Sera un pezzo di fuoco.”
Sicuramente quella domenica delle palme segnò una svolta nel giudizio di papa Montini sull’esperienza di Comunione e Liberazione, come spessissimo ha ricordato lo stesso Giussani raccontando della vivida inpressione causatagli dalle parole d’incoraggiamento al proprio metodo educativo, rivoltegli da Paolo VI alla fine di quella messa – non udienza – in piazza San Pietro.

Senza timori di smentita, non si trattò di una gioiosa udienza premio concessa ai giessini, ma di uno dei momenti umanamente più tristi del pontificato montiniano. Paolo VI ebbe l’intuizione – straordinariamente sviluppata da Giovanni Paolo II- di fare della domenica delle Palme dell’anno 1975 una giornata della gioventù. Al giubileo dei giovani del 1975 delle organizzazioni giovanili cattoliche invitate a parteciparvi, solo Giussani e i suoi si presentano numerosi, gli altri snobbarono l’evento.

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