giovedì, maggio 04, 2006

Era il maggio odoroso


Ovvero: I maggi di Laura

Nel 1630 "... davanti alla porta di una ragazza di quattordici anni, Laura Fabbri, la mattina del primo maggio era stato trovato un bastone in cima al quale erano legati rami di rose canine, una piccola campana del genere di quelle che si attaccavano al collo degli asini, un paio di ciabatte, una bambola di stracci...: le ciabatte (...) alludevano al sesso femminile aperto e la "putta" di stacci voleva significare, come commentò la stessa Laura, l'epiteto "puttana" ("una putta fatta de stracci in una cuna [= culla] di carta, con quali cose chimi ha postodetto maggio,[chiariremo poi l'uso di questo termine] credo volesse inferire ch'io fussi una puttana, se ben son putta da bene"). Infine, le rose canine -dette dai testimoni anche "spini"- e le ortiche volevano indicare l'intento di "pungere" le due donne a cui erano destinate...

La madre di Laura -una vedova che viveva sola con la figlia- indicò sin dall'inizio il presunto colpevole in un certo Domenico del fu Nicolò Righi. Questi apparteneva al nucleo familiare apparentemente più dovizioso della sua piccola comunità, possedeva una casa e un mulino dati a fitto (...) e sapeva leggere e scrivere e possedeva qualche libro.
Già da tempo aveva fatto Laura oggetto di un rozzo corteggiamento di cui anche i vicini erano al corrente (...); più recentemente, durante il carnevale, aveva chiesto di sposare la ragazza ed era stato rifiutato. Per questo, offeso, aveva smesso di parlarle...
...gli oggetti posti davanti alla sua finestra dovevano costituire una vendetta ingiurioda:
Io credo che vostra signoria mi habbia fatta venir qua, perchè la notte venendo il primo di maggio, mi fu posto un maggio sotto la finestra di casa mia qui nella Villa d'Aiano in luogo detto il Pagliarolo, al qual maggio vi erano attaccate delle cose per ingiuriarmi et farmi vergogna; se bene io son putta vergine et da bene, che ho quattordici anni in circa, et sono figliola di buon padre et buona madre.
Laura interrogata, è ben consapevole dell'onorabilità sua e della sua famiglia, del pregio che essa riveste e quindi dell'insulto e del grave danno che le è stato fatto in faccia alla comunità

Quello di piantare il maggio era tradizione antica diffusa in tutta l'Europa: c'èra l'uso, la notte fra l'ultimo giorno di aprile e il primo di maggio, che i giovani della comunità piantassero rami, mazzi di fiori, giovani alberi nelle piazze dei villaggi e davanti alle case, e in particolare davanti alla porta o alla finestra della fanciulla alla quale si voleva rendere omaggio...
Era tradizione che si prestava certo a recepire in se comportamenti di segno opposto a quello di omaggio amoroso, e quindi per essere usata come per deridere od offendere donne e ragazze(...);ma possiamo immaginare che altri, più amabili omaggi, siano stati piantati a Pagliano......
Una coetanea e vicina di casa di Laura fu ben lieta del maggio di melo cotogno che le era stato messo davanti all'uscio, e la stessa Laura si era vantata ripetutamente nei giorni precedenti di un maggio di melograno che si aspettava di ricevere e che ai suoi occhi e delle sue amiche doveva apparire particolarmente prezioso.

La storia di Laura e del suo innamorato ci spiega come anche nelle aspre campagne dell'Appennino la durezza del lavoro quotidiano fosse interrotta da spazi di festa e di gioco. "Piantare il maggio" era una festa agraria di fecondità, un'occasione di corteggiamento per i giovani e di curiosità per tutti i membri delle piccole comunità, che potevano vedere esposte e pronte ad essere decifrate le reti degli affetti e dei contrasti intessute al loro interno. La mattina del primo giorno di maggio all'aprirsi delle finestre era un rincorrersi delle sorprese più o meno liete e di occasione di socialità...

C'era poi il piacere di decifrare il senso di quegli oggetti esposti, vere costruzioni di complicate metafore che diremmo di gusto barocco...

Proprio in questi anni, tuttavia, la festa del maggio -come tanti altri aspetti della vita associata- cominciava a conoscere una nuova disciplina.
In città (...) le gerarchie ecclesiastiche avevano già iniziato uno sforzo di trasformazione del rito, invitando a rivolgere alla Vergine Maria gli omaggi e le offerte floreali che i giovani avevano sino allora lasciato sotto le le finestre delle ragazze.
Fanciulle ornate di fiori erano state sino allora il simbolo della primavera e della rinascita della vita, ma ora è alla Madonna che gli angeli e gli uomini offrono fiori in segno di devozione: è questa l'origine dei culti mariani del mese di maggio che tuttora vengono praticati "


Parola di Ottavia NICCOLI, da "Storie di ogni giorno in una città del Seicento" (Ed. Laterza)

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