Eudocia Augusta
STORIA DI SAN CIPRIANO
207 pp. Adelphi, euro 13
[Recensione apparsa su "il Foglio " del 13 Giugno 2006]
Un’agiografia molto speciale questa di san Cipriano, un po’ perché l’accento è posto più sulle sue doti di mago esperto in rituali satanici, che nella sua conversione e conseguente martirio, ma soprattutto perché a raccontarcela è un’imperatrice d’Oriente del V secolo. A parte Saffo, di donne nella letteratura greca non ne conosciamo quasi, incuriosisce quindi trovarci di fronte a Eudocia Augusta, donna di potere e raffinata e sensibile poetessa.
Fa anche impressione leggendo la “Storia di san Cipriano” sentire la cadenza degli esametri, la struttura delle frasi, i paragoni, gli attributi che richiamano l’“Iliade” e l’“Odissea”, mentre invece si parla di angeli e demoni, di Dio e di Lucifero, di perfidia e redenzione, della forza della fede che vince ogni ostacolo.
La sensibilità di Eudocia poi non è affatto classica, ma piuttosto ellenistica, con un’attenzione particolare agli stati d’animo, alle esitazioni, ai turbamenti psicologici e una conoscenza e fascinazione per i culti misterici.
Il Libro I si apre con la storia di una pudica fanciulla di nome Giusta che vive nella veneranda città di Antiochia che , “trafitta nell’animo dall’amore per Dio”, si converte al cristianesimo.
Aglaide, ricco e scellerato, si innamora della fanciulla, ma lei ha per unico sposo Cristo Signore. Così il giovane chiede aiuto a “un uomo malefico, maestro dell’empia magia, Cipriano”.
Il mago è a sua volta preso dalla soave Giusta ed evoca un demone brutale. “Tu dimmi se è in tuo potere condurla al mio letto, perché la desidero tremendamente”. La vergine casta canta le lodi di Dio e respinge nel suo nome l’infame.
Cipriano chiama a sé demoni sempre più potenti, ma tutti fuggono tremando, finché anche lui è vinto dalla forza della fede, si converte, diventa vescovo e fa di Giusta la “madre di tutte le fanciulle in fiore, ministre di Cristo grande”.
Nel Libro II Cipriano racconta la sua storia in prima persona ed è molto più appassionante, “nessun uomo al mondo fu più miscredente di me”. Da Apollo ha appreso i rituali della bestia che procede sul ventre, il serpente; vive con gli dei sull’Olimpo; “i miei genitori infatti desideravano ardentemente che io venissi a conoscere tutto ciò che esiste sulla terra, per l’aria e nel mare”. A Menfi vede la terra vessata da demoni; vede la figura della lussuria, sanguinante, fatta di fegato e sperma; la gelosia, l’invidia, la menzogna, l’ingordigia, tutte terrifiche con attributi assolutamente calzanti e immaginifici.
Cipriano, che diventa pupillo del Diavolo e ne invoca il potere per sedurre la casta, sublime fanciulla, è il prototipo del Faust.
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