sabato, agosto 26, 2006

Sacra Conversazione /9

Sive: Dixit Dominus Schönborn:
“Le parole devono dire ciò che dicono, dobbiamo ritrovare la corrispondenza fra parola e realtà”





“Dall’inizio della prima pagina della Bibbia la parola è stata lo strumento del creatore, Dio dice e le cose diventano.
Dunque c’è sempre la parola, ma anche l’abuso della parola, come spiega il terzo capitolo della Genesi. Il male non comincia con un fatto bruto, ma con una parola di menzogna. Il serpente parla e viene la menzogna. Il campo del combattimento resta sempre la parola.
Un saggio cinese, Lao Tze, ha detto che la prima cosa da riparare per riparare la politica è il linguaggio. Le parole devono dire ciò che dicono, dobbiamo ritrovare la corrispondenza fra parola e realtà”.

La parola uomo e donna, icona e significato. “Nella sessualità esiste l’influsso culturale, l’impregnazione sociale ed economica, ma non è costitutivo. Il problema è dimenticare che c’è una realtà dietro all’essere uomo e donna. Dio ha creato l’uomo a sua immagine, uomo e donna li ha creati. Non c’è terzo”.

Nell’islam solo la luce della moschea, il nikràb, evoca il divino. Una luce però così disumana che sembra non avere colore.
Non c’è nessuna porta d’ingresso sulla realtà.
Nel cristianesimo l’uomo è invece luogotenente di Dio nella sua creazione”.
Nell’islam è interessante vedere come non si possa parlare dell’uomo immagine di Dio, perché non c’è nessuna immagine di Dio, nessun essere creato può essere detto immagine e rappresentante di Dio.
Nella fede biblica tutto è segno del creatore, tutte le creature sono tracce e ci parlano del creatore. Solo l’uomo è più che una traccia, è immagine di Dio, chiamato a somigliare a Lui. Questo mostra un approccio alla realtà radicalmente diverso rispetto all’islam”.


[Tratto dall'articolo apparso sul Foglio del 25 agosto in cui Giulio Meotti riporta quel che ha colto dalle auguste labbra dell'Eminentissimo midleuropeo durante la conferenza stampa di giorno 23 agosto al Meating di Rimini]

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