domenica, luglio 01, 2007
Tristitia Christi /2
Sive:"Oremus et pro cardinale Lehmann"
Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Karl Lehmann, Arcivescovo di Mainz(Magonza) e presidente -ad libitum- della conferenza episcopale tedesca si è reso autore di una clamorosa figuraccia "coram Santissimo"!
Il sedici volte Benedetto, infatti, con un eroico esercizio della virtù della pazienza; che lo rassomiglia a quel Cristo -di cui è Vicario in Terra- che sopportò mitemente le molestie verbali dei membri del Sinedrio; dopo mesi in cui mille obbiezioni gli sono state rivolte da molti membri del Sacro Collegio ha finalmente ravvisato che fosse arrivato il tempo favorevole acchè fosse pubblicato il "Motu Proprio" che liberalizzi la possibilità per i fedeli cattolici che lo desiderino -cioè senza più il bisogno dell'autorizzazione del vescovo diocesano- di poter celebrare pacificamente la messa secondo il rito romano detto "di San Pio V" secondo l'ultima versione del messale tridentino (cioè precedente alla riforma liturgica approvata da Paolo VI) pubblicato nel 1962 da papa Giovanni XXIII.
Tra le molte difficoltà espresse da tanti Eminentissimi -ac Reverendissi- padri porporati ha brillato quella appunto del cardinal Lehmann, che di fronte al "ritorno" della messa in latino s'era fatto voce presso la Santa Sede del vivo disagio delle comunità ebraiche per il ritorno a quella messa pre-conciliare (cioè prima di quel Concilio Vaticano II che ha assolto gli ebrei dall'accusa di deicidio), quella messa elaborata da quella controriforma che contemporaneamente rinchiudeva gli ebrei nel ghetto, messa in cui nelle preghiere del Venerdì Santo si trovava la celeberrima espressione: «perfidis judaeis».
Se certamente non possiamo pretendere dagli ambienti ebraici una approfondita conoscenza della storia antica e recente della liturgia cattolica, certamente stupisce che l'arcivescovo di Magonza prima di farsi pubblicamente portavoce del "grido di dolore" dell'ebraismo ignorasse completamente, e perciò non sia stato capace di rispondere ai suoi fratelli maggiori, che già nel 1959 nella sua prima Settimana Santa come pontefice papa Giovanni XXIII aveva dato ordine che si mutasse l'espressione: "Oremus et pro perfidis Judaeis" in "Oremus et pro Iudaeis"; la riforma venne quindi recepita nella nuova edizione del messale tridentino di tre anni dopo.
Essendo stato ordinato prete il 10 Ottobre del 1963 c'era da ritenere che Karl Lehmann non conoscesse il messale di San Pio V solo per averne letto sui libri di scuola ma che, novello sacerdote, avesse celebrato molte messe in latino!
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