giovedì, luglio 12, 2007

Padre Pio in vacanza (della Sede Apostolica)

Ovvero: E' l'ora che Pio...


Il vaticanista Andrea Tornielli animato da soda devozione triveneta ha vergato e pubblicato varie monografie agiografiche tra cui nel 2001 una dedicata a Papa Pio XII "Il Papa degli Ebrei" in risposta polemica ad una laida operetta di uno pseudo-storico inglese dedicato al "papa di Hitler". Del 2007 è invece la biografia "Pio XII. Un uomo sul Trono di Pietro" nella quale Tornielli ha potuto attingere ampiamente ai carteggi della famiglia Pacelli fino a quel punto inediti.

Da un articolo pubblicato sul Giornale di giovedì 12 luglio 2007 s'evidenzia che la passione di Tornielli per le segrete carte riguardanti il "Pastor Angelicus" non s'è quietata dopo la stesura delle biografie pacelliana poichè Tornielli vi proclama "urbi et orbi" l'esistenza di una lettera in cui si dà notizia che san Pio da Pietralcina poche ore dopo il decesso del pontefice "vide" Papa Pacelli nella gloria del Paradiso!

In verità non è il primo caso di rivelazioni di tal fatta: l'agiografia cattolica trabocca di episodi in cui si racconta che il tal santo o la tal santa ebbero per divina disposizione- la chiara percezione della sorte ultaterrena di questa o di quell'altra persona. Evidentemente la pia cuorità si sofferma sulla sorte eterna di personaggi famosi tra cui non poco interesse godono le sorti ultraterrene dei Sommi Pontefici.

La Chiesa nella sua azione pastorale ha nel passato assai utilizzati tali mistici e mortuali exempla per inculcare nel popolo cristiano la dottrina dei Novissimi e per educare i fedeli alle pie pratiche di suffragio delle anime del Purgatorio.
In questa particolare specie di "fioretti" abbiamo quindi due tipologie: la prima è quella di mistici che "in visione" hanno visto l'anima del defunto circonfuso dalla gloria divina (come ad esempio santa Maria Maddalena de'Pazzi che "vide" San Luigi Gonzaga varcare la soglia del Paradiso subito dopo la morte). La seconda, che è anche la tipologia più nutrita, è quella in cui abbondano le apparizioni di anime purganti che si rivolgono direttamente al "veggente" per chiedere suffragi e in special modo celebrazioni di sante messe per essere al più presto liberato dalle pene del Purgatorio (come ad esempio Benito Mussolini che apparve tra le fiamme alla serva di Dio Edvige Carboni chiedendo -con tono irruentemente perentorio- suffragi per la propria anima).

Per quanto poi attiene alla sorte ultraterrena dei Romani Pontefici l'agiografia è assai nutrita (ad esempio: Papa Braschi e papa Wojtyla); Innocenzo III sarebbe apparso a Santa Ludgarda rivelando di essere stato condannato a penare in Purgatorio fino al Giudizio universale.

Anche sulla collocazione ultraterrena di Eugenio Pacelli sin da quell'ottobre 1958 in cui spirò non sono mancate "voci" di private rivelazioni sulla di lui sorte beata ma ciò di cui riferisce Andrea Tornielli acquista una rilevanza particolare poichè si tratta della parola di un Santo canonizzato dall Chiesa Cattolica!
E seppure è vero che la Madre Chiesa non obbliga nessun fedele a credere alle rivelazioni private fossero anche quelle proferite da santi canonizzati e che le "rivelazioni private" debbono essere oggetto di sola "fede umana" e non appartengono pertanto al "depositum fidei". Sarebbe però ben arduo sostenere che una tale "rivelazione" fatta da Padre Pio dovrebbe essere presa colle molle più di altre sue esperienze mistiche per il solo fatto che oggetto della sua "divinazione" sia un Pontefice che -col senno di poi- è considerato poco affine a ciò che viene reputato essere lo "spirito conciliare" (anche Padre Pio era per nulla "ecumenico").

Il 9 novembre 1958, quindi, ovvero nel trigesimo della morte di Pio XII, suor Pascalina Lehnert, la suora bavarese che dall'epoca della sua nunziatura a Monaco di Baviera si prese cura della persona del futuro papa Pacelli, scrisse una lettera indirizzata a San Pio da Pietralcina in cui raccontò all'umile frate della mortale l'agonia del pontefice con la segreta speranza di ottenere dallo stimmatizzato cappuccino una autorevole conferma della fama di santità di cui -già in vita- godeva Pio XII.
La lettera fu scritta in tedesco e allo "Stimmatizzato del Gargano" fu letta e tradotta da padre Domenico da Milwaukee, un cappuccino americano che comprendeva anche il tedesco che era stato dai superiori inviato a San Giovanni Rotondo per aiutare Padre Pio nel disbrigo della corrispondenza proveniente dai cinque continenti.


"...Non possediamo la lettera di suor Pascalina. Ma il tono e le richieste si evincono benissimo dalla risposta che padre Domenico fornisce a nome di Padre Pio qualche giorno dopo, nel testo dattiloscritto con firma originale in calce. Il frate ringrazia la religiosa per aver raccontato le circostanze della morte di Papa Pacelli.

Padre Domenico informa suor Pascalina con queste parole: «Ieri sera, verso le ore 18.45, sono andato nella sua stanza. Non conosco il motivo, ma mi riceve sempre con una particolare amabilità… Poi gli ho detto tutto ciò che lei mi aveva comunicato: la pia morte del Santo padre, il Magnificat (la preghiera di lode a Dio che le suore e i collaboratori di Pacelli recitarono subito dopo la morte del pontefice, ndr), ecc. - e anche la convinzione sua e di altri che egli ora stia contemplando Dio. Padre Pio ha ascoltato tutto con grande stupore».

Poi padre Domenico racconta in quale modo ha posto la delicata domanda che stava a cuore alla religiosa bavarese e cioè quale fosse stato il destino del Pontefice subito dopo il trapasso. «Poi la sua domanda: “Cosa direbbe Padre Pio?”. Ho posto la domanda in questo modo: “Madre Pascalina domanda: che pensa Padre Pio?”. Con un volto quasi trasfigurato egli ha risposto: “È in Paradiso. Lo ho visto nella Santa messa”.
Non mi sono fidato dei miei orecchi e ho chiesto: “Lo ha visto in Paradiso?”. “Sì”, mi ha risposto con un sorriso quasi celeste».

«Cara Madre Pascalina - conclude la lettera - siamo tutti convinti che il Santo padre è un santo. Queste parole di Padre Pio, comunque, sono una conferma gioiosa e piena di consolazione. Come sono lieto di poterle comunicare tutto questo… Ancora una cosa vorrei menzionare: il giorno della morte (di Pio XII, ndr), Padre Pio ha sentito la notizia appena prima della sua Santa Messa. Poiché ogni padre celebra una Santa messa per un Papa defunto, ha potuto subito dire la messa per lui. Forse già lì ha visto il Santo padre nella sua gloria. Durante tutta la messa Padre Pio ha pianto».

Il legame fra il frate stimmatizzato e il pontefice non si era limitato dunque alla vita ma era in qualche modo andato oltre. Questa testimonianza, rimasta per quasi cinquant’anni in un cassetto, è importante, perché rappresenta la «visione» di un santo..."

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