venerdì, maggio 06, 2005

Habitus mentale



Riguardo all’approvazione delle Cortes spagnole di una nuova e più ampia declinazione del concetto di famiglia, non voglio qui dire nulla visto che ci son stati coloro che hanno inveito magistralmente.

Mio enorme stupore e meraviglia è stato invece nel vedere all’interno dell’aula parlamentare, sui loggioni per il pubblico, i sostenitori della nuova legislazione che, al momento dell’approvazione della legge, applaudivano ed esultavano abbigliati in un modo assolutamente riprovevole rispetto alla normativa in vigore a Montecitorio, la quale impedisce di assistere al dibattito parlamentare a chi non è vestito con una certa sobria eleganza, che per gli uomini vuol dire tassativamente giacca e cravatta.

È avvilente il constatare che un popolo amante delle tradizioni, e fiero dei costumi folkloristici della Nazione quali corride, toreri, nacchere e mantiglie, poi abbia un parlamento che a differenza di quello italiano non esecri siffatti “facili costumi”.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

l'articolo da te linkato mi lascia parecchio perplessa.

se è vero che - come sociologicamente presentata, soprattutto dai media - la coppia omosessuale ha una labilità maggiore (in termini di durata, di affezione reciproca etc: ma non è forse questo un retaggio della clandestinità? Come verrebbe approfondito il rapporto, se non fosse considerato tabù?), non mi sembra il caso di parlare tout court di "sessualità del piacere" contrapponendola ad uno "stato di vita" (il matrimonio) con cui sembra essere assolutamente incompatibile.

la sessualità di piacere è prerogativa, oggi, tanto dell'eterosessualità quanto dell'omosessualità. Non fa specie la mercificazione del corpo femminile, ma fa chiacchierare la volontà di due persone di ottenere un riconoscimento legale minimo alla loro unione.

mi lascia altresì perplessa il concetto di "realtà giuridica" matrimoniale, contrapposta alla "realtà pregiuridica" dell'affezione, dell'amicizia, del piacere sessuale; il Codice ci insegna che matrimonio è un insieme di diritti e doveri reciproci, è comunque una comunione materiale e spirituale. La legge italiana non obbliga a mettere al mondo prole, né preordina il matrimonio a questo esclusivo scopo: tant'è che i figli naturali hanno i medesimi diritti e doveri di quelli legittimi. Non vedo dunque perché due individuidello stesso sesso non possano avere le medesime necessità di comunione "materiale e spirituale" di un uomo e di una donna, a prescindere dalle etimologie.

non reputo corretto utilizzare gli argomenti sovresposti (che, spesso, argomenti non sono...) per negare tout court agli omosessuali i quali, credenti o meno, decidono di vivere a trecentosessanta gradi la propria condizione, diritti ereditari, diritti assistenziali, "sciocchezze burocratiche" che di fatto paralizzano la vita di due persone che per scelta personale non s'avventurano nel matrimonio - eterosessuali o omosessuali che siano. Se è vero che certa parte dell'opinione pubblica professa "scimmiottamenti" (questione tutta da verificare, e secondo me diffusa più tra gli etero benpensanti che tra i gay stessi), a mio avviso c'è tanta altra parte che conosce le profonde differenze tra l'uno e l'altro tipo di coppia e, di conseguenza, chiede soltanto un - permettetemi, a mio avviso sacrosanto - istituto giuridico nuovo, adeguato alle proprie esigenze.

La fede cattolica accetta l'omosessualità e, tuttavia, non consente che essa si manifesti nella sua completezza, ossia sino ad arrivare ad una vita di coppia comprensiva di attività sessuale. Non accetta, ovviamente, che si estenda il "matrimonio" (inteso come sacramento) anche agli omosessuali; La meraviglia dello stato laico è questa, la meraviglia della Costituzione italiana è questa: che siamo tutti uguali, a prescindere dal colore della pelle, dalla fede e dall'orientamento sessuale. L'art. 29 parla della famiglia come "società naturale fondata sul matrimonio", ma siamo sicuri che sia l'unico modello di famiglia possibile, e soprattutto che il dettato della legge ne precluda altri?

senza offesa o acrimonia: trattasi solo di opinione personale :-)

a proposito di Montecitorio, ricordo un episodio curiosissimo dello scorso ottobre: in visita alla seduta parlamentare, il mio Amico Camminatore dovette presentarsi in giacca e cravatta, mentre la sottoscritta fu lasciata entrare nonostante i jeans, la maglia e la sacca milleusi di taglio decisamente punkettone ;-)

Duque de Gandìa ha detto...

Gentilissima Edi,
mi stupisco che, da “uomo di Legge” quale sei, tu possa avere delle perplessità sulla diversità sostanziale esistente, non tanto fra l’istituto giuridico del matrimonio (CIVILE!) e le unioni civili, i Pacs ed affini, ma sulle dinamiche esistenziali che fondano i primo e “confondono” i secondi.

La chiave dell’Invettiva di De Martino, a mio modo di vedere, sta nel denunciare la confusione fra “la legge del desiderio e il desiderio della Legge”. Ciò che fonda l’istituto familiare è molto di più che l’accertamento da parte di un funzionario statale che l’amore romantico regni in una coppia: fosse anche una coppia eterosessuale!

Se una persona di colore avesse il desiderio di diventare “ un bianco”, tu che gli diresti? Soprattutto se ti confidasse che vuole togliersi la melanina dalla pelle per non essere più discriminato ed avere lo stesso trattamento dei bianchi? Cercheresti sicuramente di dissuaderlo perché la dignità dell’essere umano, il rispetto dei diritti della persona non si fondano sul colore della pelle. No?E allora di fronte agli omosessuali che vogliono il matrimonio come gli eterosessuali perché non adotti lo stesso parametro ermeneutico? Perché non risulta evidente che è una finta soluzione ad una problematica concreta?
Non è sbiancando tutti i “negri” che si eliminerà il razzismo; non è dando lo status di famiglia ad una coppia omosessuale che si elimineranno le discriminazioni. Perché in realtà si chiede la tutela giuridica della coppia omosessuale al fine di combattere la discriminazione verso il singolo omosessuale.

Non esistono i diritti degli omosessuali e i diritti dell’eterosessuale: esistono i diritti della persona, persona umana che si declina come maschio e femmina. La differenziazione sessuale - non la tendenza sessuale! - caratterizza la persona: per fare del bambino o della bambina un soggetto di diritti non si aspetta mica di sapere se il suo interesse sessuale sarà rivolto all’altro o al proprio stesso sesso!
La bellezza dello stato laico ( fin quando non fa del laicismo una religione!) è questa: che riconosce la stessa dignità di persona ad ogni individuo che si caratterizza dall’altro per sesso, razza, religione e… tendenze sessuali. Ma il discorso intorno al matrimonio eterosessuale è ugualmente una questione assolutamente laica!
Tu tiri in ballo a vanvera “Chiesa” e “Sacramento del matrimonio” ma l’istituto matrimoniale precede di molto l’avvento del cristianesimo. La Chiesa dà al matrimonio tra cattolici un valore spirituale del tutto particolare (il sacramento), ma il riconoscimento che l’unione stabile tra un uomo ed una donna non è questione "etimologica" ma è realtà storicamente fondante qualunque dinamica sociale, e precede qualunque regime istituzionale è proprio ciò che la Costituzione italiana “riconosce”! Lo Stato innanzi tutto riconosce la famiglia (eterosessuale tout court) sotto l’aspetto di società originaria ed originante le dinamiche sociali.

La famiglia non è un fatto personale; la famiglia è un legame interpersonale, quindi con un riscontro sociale, una nuova realtà sociale in cui il singolo non agisce più in quanto singolo ma in quanto membro di un nuovo soggetto di diritti e di doveri che è la coppia- famiglia. Or bene , quando si dice no alla parificazione delle unioni omosessuali alla famiglia si sta parlando del no ad una realtà giuridica che nulla ha a che fare con la discriminazione dei diritti del singolo.
La famiglia è un progetto di vita insieme che non riguarda la singola coppia ma possiede un imperativo risvolto sociale che ha nella capacità generativa il suo fondamento. Da questa dimensione esistenziale che per l’uomo e la donna è la paternità e la maternità, e soprattutto la fatica costruire lìidentità genitoriale, scaturiscono tutti i vincoli affettivi, etici e pecuniari del matrimonio.
Garantire a due persone - fosse anche eterosessuali - il diritto ad agevolazioni fiscali per il fatto di condividere lo stesso tetto è la risposta ad esigenze che “mal si sposano”con le dinamiche fondanti il matrimonio.
Il matrimonio è il matrimonio, l’unione civile è il patrimonio.

Grazie Edi, per la cortesia, e l'interesse con cui sbirci questo tristissimo blog:)

Duque de Gandìa ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.