domenica, maggio 29, 2005

L'allodola di Frisinga



"Che significa per me il Corpus Domini?
Anzitutto il ricordo di un giorno di festa, nel quale era presa assolutamente alla lettera l’espressione che Tommaso d’Aquino ha coniato in uno dei suoi inni per il Corpus Domini: «Quantum potes, tantum aude», devi osare tutto ciò che puoi per tributargli la lode dovuta... Questi versi richiamano d’altra parte alla memoria una frase che aveva formulato il martire Giustino già nel secondo secolo. Nella sua presentazione della liturgia cristiana egli scrive che chi la presiede, cioè il sacerdote, nella celebrazione eucaristica deve elevare al cielo preghiere e rendimenti di grazie «con tutta la forza di cui dispone».

Nel Corpus Domini tutta la comunità si sente chiamata a questo compito: si deve osare tutto ciò che si può.
Sento ancora il profumo che emanava dai tappeti di fiori e dalle betulle verdeggianti; appartengono a questi ricordi anche gli ornamenti presenti in tutte le case, le bandiere, i canti; sento ancora gli strumenti a fiato della banda locale, che in questo giorno osavano talvolta più di quanto potessero; sento lo scoppio dei mortaretti con cui i ragazzi esprimevano la loro prorompente gioia di vivere, ma con cui nelle vie del villaggio proprio in questo modo salutavano Cristo come un capo di Stato, anzi come il capo supremo, come il Signore del mondo. L’indefettibile presenza di Cristo veniva celebrata in questo giorno come una visita di Stato che non trascura, si potrebbe dire, nemmeno il più piccolo villaggio.

Il Corpus Domini ci rinvia anche alle questioni sollevate dal rinnovamento liturgico, con le sue prospettive teologiche.

È giusto – ci chiedevamo – celebrare una volta all’anno l’Eucaristia come una visita di Stato fatta dal Signore del mondo, con tutte le manifestazioni tipiche di una gioia trionfale?
Ci veniva poi ricordato che l’Eucaristia fu istituita nella sala dell’Ultima Cena e che è da lì che prende i connotati permanenti della sua celebrazione. I segni del pane e del vino, scelti dal Signore per questo mistero, richiamano l’attenzione sul gesto del ricevere.
Il modo corretto di ringraziare per l’istituzione dell’Eucaristia è perciò la stessa celebrazione eucaristica, nella quale celebriamo la sua morte e la sua resurrezione e da lui siamo edificati in Chiesa vivente. Tutto il resto sembrava un vero e proprio fraintendimento dell’Eucaristia.
Vi si aggiunse anche l’allarmata resistenza a tutto ciò che aveva sapore di trionfalismo, che non sembrava conciliabile con la coscienza cristiana del peccato e con la tragica situazione del mondo.
E così la celebrazione del Corpus Domini divenne imbarazzante." (...)

Joseph Ratzinger

1 commento:

Anonimo ha detto...

Esimio,
sento il dovere di fare ammenda, cospargendomi il capo di cenere e riconoscendo senza indugi la mia cecità mentale, che mi ha portato a ritenere che Joseph Ratzinger fosse un puro accademico lontano dalla massa dei fedeli. Pur considerandolo un sottile teologo, lo reputavo troppo aristocratico ed elitario per avere la capacità di comunicare con il popolo di Dio.
Sono felice di dovermi ricredere.
Ossequi
I.