Enrico De Pedis era un giovane boss della famigerata banda della Magliana. Il gruppo criminale che a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 traeva illecito profitto da sequestri, spaccio di droga, traffico d’armi, contatti con mafia e terrorismo nero e che, probabilmente, per il riciclaggio del denaro sporco facevano affidamento sullo Ior (la banca vaticana) ai tempi gestita assai discutibilmente dallo statunitense monsignor Mancinkus.
“Renatino” De Pedis si sposò nel 1988 nella basilica romana di Sant’Apollinare: un'antica basilica più volta rimaneggiata ed infine completamente ricostruita a metà del settecento in stile barocco.
La chiesa, a pochi passi da piazza Navona, è inglobata in un solenne edificio che fu importantissimo, per la Chiesa Cattolica in età moderna, per aver ospitato “l’Istituto Sant’Apollinare” per il perfezionamento degli studi giuridici del clero. Dopo le ristrutturazioni accademiche delle università pontificie, “il sant’Apollinare” è stato soppresso e gli studi giuridici trasferiti all’Università Lateranense.
A perenne memoria di quel secolare passato, al centro della basilica, una bianca banda marmorea reca incisa la lunga lista di vescovi e cardinali (e papi) tutti un tempo giovani sacerdoti laureatisi lì in “Utroque Iure” e che poi hanno fatto carriera.
Al boss, il giorno delle nozze, quella chiesa era tanto piaciuta da azzardare il desiderio di essere sepolto lì dentro.
La morte non si fece attendere, nel febbraio 1990 gli spararono in via del Pellegrino (sempre nelle vicinanze di piazza Navona)le esequie furono officiate anche dal rettore di san'Apollinare: monsignor Piero Vergari.
Le spoglie furono tumulate al cimitero del Verano, ma a marzo la moglie chiede “l’estumazione” della salma che ad aprile viene tumulata proprio nella cripta di Sant’Apollinare, in un elegante sarcofago marmoreo, grazie all’interessamento sempre di monsignor Vergari, il rettore della chiesa. Il diritto canonico vieta, infatti, di dar sepoltura nelle chiese a chi non sia papa, vescovo o cardinale, ma il rettore ha insistito presso il Vicariato sottolineando e rimarcando la generosità pecuniaria verso la basilica di sant’Apollinare sia del defunto sia poi della vedova…
E il Cardinale Poletti firmò.
Fino al ’97 solo la vedova aveva le chiavi ed il libero accesso della cripta, poi l’Opus Dei comprò l’edificio in disuso per farne la sede della propria università, e anche la gestione della basilica cambiò.
Ovviamente “l’Obra”, universalmente nota per il suo amore alla riservatezza, non ha gradito affatto d’essersi trovata con una cripta così "chiacchierata".
La chiesa è poco frequentabile, non essendo parrocchia il clero dell’Opus Dei nei giorni feriale apre solo la mattina (molto) presto per la messa, che però è celebrata nel nartece e non dentro la chiesa vera e propria. Per gli appassionati della cronaca nera è quindi un luogo of limits
Un anonimo ha telefonato alla trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?” insinuando di guardare dentro la tomba del boss della banda della Magliana per trovare la soluzione del “caso" di Manuela Orlandi. L’adolescente, figlia di un dipendente del Vaticano, scomparsa nel 1983 dopo essere stata a lezione presso il pontificio Istituto di Musica Sacra: all’epoca domiciliato proprio a Palazzo Sant’Apollinare.
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