lunedì, ottobre 17, 2005

Bene! Bravo: 7+!

Ovvero:Otto e mezzo

Venerdì 14 ottobre ’05, facendo zapping mi sono imbattuto nelle barbe di Giuliano Ferrara e di Gad Lerner che intervistavano il dissidente, teologo, Hans Küng (o teologo dissidente, se si preferisce).
Tema: il dialogo tra cristiani e mussulmani; prendendo spunto dall’ultima fatica del teologo svizzero che, dopo le monografie dedicate al Cristianesimo e all’Ebraismo, ha dato alle stampe un tomo sull’Islam.

Il buon Ferrara ha cercato di impelagare Küng nelle sue battaglie culturali cui il teologo si è salomonicamente sottratto.
Trovo giusto che uno studioso di dottrine teologiche relativizzi il peso delle recriminazioni di carattere politico. È anzi opportuno che il teologo prenda le distanze da qualunque contingente revanscismo storico ma è anche molto istruttivo per lo spettatore rendersi conto delle motivazioni per cui un teologo ( e nel caso di Küng anche prete sospeso a divinis) si dia cuore di sfornare libri sul tema del dialogo interreligioso.
Küng definisce: “medievale” ogni atteggiamento critico verso l’Islam, definitivamente superato grazie al Concilio Vaticano II.

Or bene:la dichiarazione “Nostra Aetate”, nello spirito pastorale del Concilio Vaticano II, esprime “Nel nostro tempo in cui il genere umano si unifica di giorno in giorno più strettamente e crescere l’interdipendenza tra i vari popoli” la volontà della Chiesa Cattolica“di promuovere l’unità e la carità tra gli uomini, ed anzi tra i popoli”. “I vari popoli costituiscono, infatti, una sola comunità. Essi hanno una sola origine”.

Se la Chiesa però parla di dialogo non lo fa rinunciando alle sue pretese teologiche e dogmatiche, ma proprio perché la Chiesa cattolica distingue tra i diversi livelli e la diversa importanza esistente tra le verità teologiche.
Infatti la Chiesa insegna che anche senza la fede, ma con il solo uso del “lume razionale” l’uomo può riuscire a pensare all’esistenza di un Dio, unico, di natura spirituale, eterno, perfettissimo, trascendente il mondo che Egli ha creato; l’esistenza dell’anima immortale; distinguere i Bene dal Male ed a considerare la possibilità di un premio o una punizione ultraterrena dopo la morte.
Non c’è necessità d’essere cattolico per ritenere fermamente come vere queste affermazioni! Sono invece a fondamento di qualunque ricerca, ed approdo, spirituale. Sono quel che si definisce naturale “senso religioso”dell’essere umano (l’espressione è stata usatissima da Luigi Giussani ma non è stata certo una sua invenzione!). Sono quello che i Padri della Chiesa chiamavano “semi del Verbo” presenti abbondantemente nella filosofia pagana.

La dimensione in cui vive l’uomo religioso, questo suo personalissimo rapporto con il Totalmente Altro, può e deve essere fonte di rispetto e di stima che affratelli chiunque si rapporti al Trascendente. Ed il rapportarsi dell’uomo al Totalmente Altro si chiama preghiera. Utilizzando una celebre formulazione di sant’Alfonso de Liguori si può dire che: “chi prega si salva , chi non prega si danna”. Quindi è dogma di fede cattolica che il mussulmano (pur considerando bestemmie i fondamentali dogmi cristiani) che prega cinque volte al giorno ha infinite probabilità in più di andare in paradiso rispetto al cattolico che va a messa in occasione di matrimoni e funerali.

È perciò giusto e doveroso per un cattolico dialogare con i non cristiani e, i non credenti, intorno alle problematiche esistenziali –Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai- senza per questo dover scomodare la Santissima Trinità, la Madonna di Fatima e Padre Pio.
La fede soprannaturale nel Figlio di Dio si pone su un altro livello! Risponde ad altre domande e a problematiche più “raffinate” rispetto a: “L’universo è stato creato o si è formato da solo?”
Diverso è meditare sul perché delle cose, sulla ipotesi di una Causa incausata, sul principio di Necessità; su un altro piano si pone invece la riflessione sulla Grazia, la Misericordia, l’azione dello Spirito Santo etc…“Mirabile e stata la Creazione ma ancora più mirabile la Redenzione”, recitava l’antica liturgia.

Non c’è nulla di “eretico” o di poco devoto, perciò, nelle riflessioni intellettuali di Küng finalizzate alla fondazione di un’etica della pacifica convivenza religiosa. Su questo punto ha ricevuto addirittura la benedizione di Benedetto XVI che fino a prima dell’elezione era definito spregiativamente da Küng: il grande inquisitore. E non è che “il grande inquisitore” mutando abito abbia mutato anche idee: il modo cattolico di pensare il fenomeno religioso è completamente diverso da quello della maggior parte delle denominazioni protestanti per le quali prima di affrontare qualunque discorso spirituale devi accettare Gesù “come tuo personale Signore e Salvatore”, ma anche diverso dalla forma mentis islamica per cui “così è perché così dice il Corano”.
E questa profonda differenza di metodo ermeneutico tra Cattolicesimo ed Islam è stato il tasto su cui, forse maliziosamente ma pertinentemente, ha martellato Giuliano Ferrara.

Il Corano è un dettato di Dio al Profeta; la Bibbia è solo ispirata da Dio, questo può essere un fattore di inconciliabilità non tanto teologica quanto psicologica tra cristiani e mussulmani?
Giuliano Ferrara ha posto quesiti teologici cui il teologo Hans Küng non ha voluto rispondere, rammentando che le differenze profonde esistono e tutte le problematiche teologiche sono disaminate nel suo libro, si vada perciò a comprare il suo libro, ma che il fine del dialogo è far uscire allo scoperto l’Islam moderato, per mezzo del quale provocare un progresso generale nell’Islam come il Concilio Vaticano II ha prodotto un profondo cambiamento della Chiesa cattolica. Testuali parole: l’Islam oggi si trova nelle stesse condizioni della Chiesa cattolica romana prima del Vaticano II.
Al che Giuliano Ferrara gli ha fatto presente che l’affermazione “è un po’ forte”; che è un modo gentile per dire: “lei è un cretino”.
Non si può minimamente paragonare la Chiesa di Pio XII e la sua “battaglia” contro il Comunismo alla “battaglia” contro ebrei e crociati degli ideologi di Al Quaida! Il Cristianesimo ha superato la boa del suo XXI secolo, l’Islam è nel XV secolo della sua storia: non è minimamente in una situazione simile alla Chiesa cattolica prima del VaticanoII, casomai prima di Lutero, se si vuol continuare ad insistere su questa discutibile comparazione.

Allora il telespettatore capisce che quella di Küng non è sano distacco accademico, ma che quando dice che con il VaticanoII tutto è cambiato sta pensando ad un concilio che c’è stato solo nella sua testa. Rivendica la sua opera di teologo sessantottino al fine di promuovere l’unico progresso possibile del cattolicesimo: la protestantesizzazione. E non essendoci riuscito, alla sua veneranda età, gioca a fare il teologo demolitore dell’Islam “cattivo”, rammaricandosi che i musulmani non possono però avere un Papa, un Concilio e un Magistero che possa veicolare il “progresso” religioso da lui auspicato. E questa continua, implicita, equiparazione tra Cattolicesimo ed Islam fondamentalista denota la cattiva coscienza del vecchio professore.

A questo punto la delusione di Ferrara, e nostra, è grande. Tutto il lavoro di dialogo teologico cristiano-islamico si riduce al pio desiderio che i mussulmani diventino meno “medievali”?.

Dove sono le fondamenta teologiche del dialogo interreligioso proclamate dal tanto osannato Concilio Vaticano II?
Dove il proficuo connubio tra Fede e Ragione?

Grazie professor Küng: m’è venuta voglia di rileggermi la Nostra Aetate.

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