Venerdì 14 ottobre ’05, facendo zapping mi sono imbattuto nelle barbe di Giuliano Ferrara e di Gad Lerner che intervistavano il dissidente, teologo, Hans Küng (o teologo dissidente, se si preferisce).
Tema: il dialogo tra cristiani e mussulmani; prendendo spunto dall’ultima fatica del teologo svizzero che, dopo le monografie dedicate al Cristianesimo e all’Ebraismo, ha dato alle stampe un tomo sull’Islam.
Il buon Ferrara ha cercato di impelagare Küng nelle sue battaglie culturali cui il teologo si è salomonicamente sottratto.
Trovo giusto che uno studioso di dottrine teologiche relativizzi il peso delle recriminazioni di carattere politico. È anzi opportuno che il teologo prenda le distanze da qualunque contingente revanscismo storico ma è anche molto istruttivo per lo spettatore rendersi conto delle motivazioni per cui un teologo ( e nel caso di Küng anche prete sospeso a divinis) si dia cuore di sfornare libri sul tema del dialogo interreligioso.
Küng definisce: “medievale” ogni atteggiamento critico verso l’Islam, definitivamente superato grazie al Concilio Vaticano II.
Or bene:la dichiarazione “Nostra Aetate”, nello spirito pastorale del Concilio Vaticano II, esprime “Nel nostro tempo in cui il genere umano si unifica di giorno in giorno più strettamente e crescere l’interdipendenza tra i vari popoli” la volontà della Chiesa Cattolica“di promuovere l’unità e la carità tra gli uomini, ed anzi tra i popoli”. “I vari popoli costituiscono, infatti, una sola comunità. Essi hanno una sola origine”.
Se la Chiesa però parla di dialogo non lo fa rinunciando alle sue pretese teologiche e dogmatiche, ma proprio perché la Chiesa cattolica distingue tra i diversi livelli e la diversa importanza esistente tra le verità teologiche.
Infatti la Chiesa insegna che anche senza la fede, ma con il solo uso del “lume razionale” l’uomo può riuscire a pensare all’esistenza di un Dio, unico, di natura spirituale, eterno, perfettissimo, trascendente il mondo che Egli ha creato; l’esistenza dell’anima immortale; distinguere i Bene dal Male ed a considerare la possibilità di un premio o una punizione ultraterrena dopo la morte.
Non c’è necessità d’essere cattolico per ritenere fermamente come vere queste affermazioni! Sono invece a fondamento di qualunque ricerca, ed approdo, spirituale. Sono quel che si definisce naturale “senso religioso”dell’essere umano (l’espressione è stata usatissima da Luigi Giussani ma non è stata certo una sua invenzione!). Sono quello che i Padri della Chiesa chiamavano “semi del Verbo” presenti abbondantemente nella filosofia pagana.
La dimensione in cui vive l’uomo religioso, questo suo personalissimo rapporto con il Totalmente Altro, può e deve essere fonte di rispetto e di stima che affratelli chiunque si rapporti al Trascendente. Ed il rapportarsi dell’uomo al Totalmente Altro si chiama preghiera. Utilizzando una celebre formulazione di sant’Alfonso de Liguori si può dire che: “chi prega si salva , chi non prega si danna”. Quindi è dogma di fede cattolica che il mussulmano (pur considerando bestemmie i fondamentali dogmi cristiani) che prega cinque volte al giorno ha infinite probabilità in più di andare in paradiso rispetto al cattolico che va a messa in occasione di matrimoni e funerali.
È perciò giusto e doveroso per un cattolico dialogare con i non cristiani e, i non credenti, intorno alle problematiche esistenziali –Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai- senza per questo dover scomodare la Santissima Trinità, la Madonna di Fatima e Padre Pio.
La fede soprannaturale nel Figlio di Dio si pone su un altro livello! Risponde ad altre domande e a problematiche più “raffinate” rispetto a: “L’universo è stato creato o si è formato da solo?”
Diverso è meditare sul perché delle cose, sulla ipotesi di una Causa incausata, sul principio di Necessità; su un altro piano si pone invece la riflessione sulla Grazia, la Misericordia, l’azione dello Spirito Santo etc…“Mirabile e stata la Creazione ma ancora più mirabile la Redenzione”, recitava l’antica liturgia.
Non c’è nulla di “eretico” o di poco devoto, perciò, nelle riflessioni intellettuali di Küng finalizzate alla fondazione di un’etica della pacifica convivenza religiosa. Su questo punto ha ricevuto addirittura la benedizione di Benedetto XVI che fino a prima dell’elezione era definito spregiativamente da Küng: il grande inquisitore. E non è che “il grande inquisitore” mutando abito abbia mutato anche idee: il modo cattolico di pensare il fenomeno religioso è completamente diverso da quello della maggior parte delle denominazioni protestanti per le quali prima di affrontare qualunque discorso spirituale devi accettare Gesù “come tuo personale Signore e Salvatore”, ma anche diverso dalla forma mentis islamica per cui “così è perché così dice il Corano”.
E questa profonda differenza di metodo ermeneutico tra Cattolicesimo ed Islam è stato il tasto su cui, forse maliziosamente ma pertinentemente, ha martellato Giuliano Ferrara.
Il Corano è un dettato di Dio al Profeta; la Bibbia è solo ispirata da Dio, questo può essere un fattore di inconciliabilità non tanto teologica quanto psicologica tra cristiani e mussulmani?
Giuliano Ferrara ha posto quesiti teologici cui il teologo Hans Küng non ha voluto rispondere, rammentando che le differenze profonde esistono e tutte le problematiche teologiche sono disaminate nel suo libro, si vada perciò a comprare il suo libro, ma che il fine del dialogo è far uscire allo scoperto l’Islam moderato, per mezzo del quale provocare un progresso generale nell’Islam come il Concilio Vaticano II ha prodotto un profondo cambiamento della Chiesa cattolica. Testuali parole: l’Islam oggi si trova nelle stesse condizioni della Chiesa cattolica romana prima del Vaticano II.
Al che Giuliano Ferrara gli ha fatto presente che l’affermazione “è un po’ forte”; che è un modo gentile per dire: “lei è un cretino”.
Non si può minimamente paragonare la Chiesa di Pio XII e la sua “battaglia” contro il Comunismo alla “battaglia” contro ebrei e crociati degli ideologi di Al Quaida! Il Cristianesimo ha superato la boa del suo XXI secolo, l’Islam è nel XV secolo della sua storia: non è minimamente in una situazione simile alla Chiesa cattolica prima del VaticanoII, casomai prima di Lutero, se si vuol continuare ad insistere su questa discutibile comparazione.

A questo punto la delusione di Ferrara, e nostra, è grande. Tutto il lavoro di dialogo teologico cristiano-islamico si riduce al pio desiderio che i mussulmani diventino meno “medievali”?.
Dove sono le fondamenta teologiche del dialogo interreligioso proclamate dal tanto osannato Concilio Vaticano II?
Dove il proficuo connubio tra Fede e Ragione?
Grazie professor Küng: m’è venuta voglia di rileggermi la Nostra Aetate.
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