martedì, febbraio 07, 2006

C'è del marcio in Danimarca

OVVERO: L'INVENZIONE DELLA VERA ICONA

"Chi è Abu Laban, imam a Copenaghen
E’ tutto partito da un uomo solo. L’imam palestinese Abu Laban, a Copenhagen da ormai dodici anni, è per i danesi la faccia più familiare dell’islam. Negli anni si è saputo costruire l’immagine di religioso moderato e fino a qualche giorno fa era invitato regolarmente nei salotti televisivi e nei meeting ufficiali con alti rappresentanti del governo. Nonostante il danese stentato, Abu Laban era il cocco dell’intelligenzia locale; era l’uomo-ponte tra le due culture. A settembre, quando uscirono le fatidiche vignette, Laban fu pronto a organizzare manifestazioni di protesta, ma il governo e i media danesi, presi dalle elezioni locali, lo ignorarono. L’imam della moschea danese – un qaidista in sonno, pronto ad accendere il fuoco un pericoloso jihad culturale – aveva ben chiara la sequenza delle mosse successive da intraprendere.
Dopo aver contattato gli ambasciatori a Copenaghen di vari paesi islamici, a dicembre Abu Laban ha formato una delegazione che si è recata in medio oriente
per pubblicizzare la vicenda. I musulmani danesi hanno incontrato i dirigenti della Lega araba e dell’università al Azhar al Cairo, l’antico cuore degli studi dell’islam, per poi proseguire per l’Arabia Saudita e il Qatar, dove sono stati ricevuti dallo sceicco Yusuf al Qaradawi, eminenza grigiadei Fratelli musulmani e star di uno show su al Jazeera in cui dispensa verdetti religiosi.
A tutti mostrano i disegni. Furbescamente ne aggiungono altri tre – studiati ad arte per essere massimamente insultanti – con cui Jylland Posten non ha nulla a che fare. Un profeta con la faccia suina, un profeta avvinghiato a un cane e un profeta con la scritta “demone pedofilo”.
Il passato di Abu Laban è nero. Documenti d’intelligence mostrati ieri sera alla tv danese rivelano che è stato per anni in contatto con gruppi terroristi, in particolare con l’egiziana Jamaat Islamiya. Agli inizi degli anni 90 il gruppo spostò parte della sua leadership in Europa, e a Copenaghen s’insediarono Ayman al Zawahiri, oggi vice di bin Laden, e Talat Fuad Kassem, uno dei suoi massimi esponenti. Dalla capitale scandinava i due pubblicavano al Murabitun, la rivista ufficiale dell’organizzazione.
Abu Laban divenne traduttore e distributore del mensile, che glorificava l’uccisione di turisti in Egitto, come avvenne a Luxor nel 1997, e incitava allo sterminio degli ebrei in Palestina."
( da Il Foglio di venerdì 3 febbraio 2006)

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