domenica, luglio 09, 2006

Joseph Ratzinger e il Calice di Fuoco



Alla domanda: "Dove è custodito il Santo Graal?", il calice usato da Gesù nell'ultima cena, potremmo tranquillamente rispondere che si trova "In cielo in terra e in ogni luogo".
Probabilmente l'alto numero di contenitori che a vario titolo reclamavano mistiche parentele con il Divin Redentore hanno indotto le autorità ecclesiastiche ad aver cauto rispetto per le pie credenze di tanti fedeli santamente orgogliosi di poter rinserrare dentro le mura della propria città la prestigiosa reliquia. Un pò come per le tante teste di San Giovanni il Battista, la gerarchia ha preferito permetterne la venerazione di molteplici teste attribuite ad un unico santo piuttosto che correre il rischio di non vererare la reliquia autentica.

Il Santo Graal conservato nella cattedrale della città spagnola di Valencia è, tra i santi calici di Cristo conservati in area cattolica, sicuramente quello più venerato e rispettato dalle autorità ecclesiastiche dell'età moderna. Poichè, infatti, il medioevo è finito da un pezzo ed il pregiudizio protestante su un clero cattolico fanatico collezionista di reliquie non può trovare appigli. L'illuminismo ha fatto breccia -soprattutto- fra gli alti ecclesiastici e sin dai tempi di Sisto V del quale si ricorda come "per errore" rompeva l'ampolla contenente il latte della Madonna e del quale si raccontano altri consimili fioretti iconoclastici.
Lo sviluppo degli studi storici ed archeologici hanno indotto tanti vescovi a trasferire tanti insigni reliquiari dalle chiese ai musei diocesani dove sono esposti in vetrina quali oggetti puramente artistici figli della candida devozione del tempo che fu.

Il Santo Grial di Valencia, invece, proprio con l'avvento del ventesimo secolo doveva accrescere il suo lusto poichè solo nel 1915 il Capitolo cattedralizio decise di trasformare l’antica sala capitolare della Cattedrale in Cappella del Sacro Calice, dove il venerato manufatto venne posto nella Solenità dell’Epifania del 1916. Si tratta di una sala dalla nobile architettura gotica sulla cui parete di fondo, al tabenacolo in alabastro che conserva il Santo Caliz fa da corona e da forziere il retablo gotico, realizzato dal toscano Nicola Poggibonsi nel XVI secolo.
Vent’anni dopo, nel 1936 in piena guerra civile spagnola la sacra coppa fu messa al sicuro fuori città in un paesino lontano da Valencia, prima che i repubblicani incendiassero la cattedrale.
Solo a guerra finita la preziosa coppa fu solennemente riconsegnato al Capitolo il Giovedì santo 9 aprile 1939 e fu ricollocato il 23 maggio 1943 nella sua cappella fedelmente ricostruita ripristinando la precedente forma gotica. Nel risorto clima di devozione cattolica della Spagna franchista nel 1947 l'arcivescovo di Valencia approva la fondazione della Confraternita del Santo Calice ("Hermandad del santo Caliz de la Cena") allo scopo di incrementare il culto al Sacramento dell'Eucaristia e diffondere fuori dai confini valenziani la devozione al "Santo Caliz".
Nel 1959 Papa Giovanni XXIII concesse indulgenze plenaria in occasione dei festeggiamenti per il presunto XVII centenario dell'arrivo del calice in Spagna .


La visita di Benedetto XVI a Valencia in occasione del V incontro mondiale delle famiglie è il secondo viaggio di un pontefice regnante nella terra dei Borgia. Vi era già stato Giovanni Paolo II nel novembre 1982, quando, l'allora atletico papa polacco, dovendosi recare per la prima volta in Spagna in occasione dei quarto centenario della morte di Santa Teresa d'Avila ne approfittò per percorrere in lungo ed in largo anche quelle ispaniche terre che con la indomita Santa castigliana poco e niente avavano avuto a che fare.
Come per Giovanni Paolo II, anche per Benedetto XVI il cerimoniale ha previsto durante la visita alla cattedrale una sosta nella cappella del Santo Calice per "pregare davanti al Santo Graal" che, come era avvenuto in occasione della visita di Giovanni Paolo II, è stato tolto dal tabernacolo e posto sull'altare affinchè il papa potesse venerarlo meglio. Ma a differenza di un Giovanni Paolo II compito e compunto davanti all'atavico manufatto Benedetto XVI non ha accennato alcun inchino davanti alla "reliquia", non ha congiuto le mani, ne tantomeno s'è inginocchiato ma, a debita distanza, ha intonato una orazione in cui si chiedeva al Signore la fede nel Sacramento eucaristico. Ha fatto finta di condividere l'entusiasmo per la delucidazioni sull'origine della reliquia che gli veniva sciorinata da un monsignore del capitolo cattedralizio vestito con un abito rosso che pareva tanto un costume da cardinale confezionato alla buona da una mamma valenziana in occasione del carnevale. E il carnevale valenziano è assai rinomato.


Il sedici volte Benedetto dopo aver firmato il libro d'0ro della confraternita del Santo Caliz (e firmato la lettera all'episcopato spagnolo li convenuto) senza convenevoli o discorso di circostanza è sgattaiolato in tutta fretta dall'aula capitolare.
L’8 novembre 1982 Giovanni Paolo II dopo aver venerato la Reliquia nella sua Cappella, l'aveva definita «traccia del passaggio di Cristo sulla terra» poi Papa Wojtyla celebrò la Messa all'aperto sul "Paseo de la Alameda" usando come calice l'antica coppa reliquia.

Benedetto XVI è sgusciato via come un furetto dalla cappella del "santo Grial", non prima di aver eloquentemente fatto dono alla cattedrale di un prezioso ma moderno calice da messa.

La vera "mistica" del Sacro Calice per il fedele cristiano, in effetti, può solo consistere nel venerare il calice - cioè qualunque calice- quale "icona sacra" cioè immagine che evoca il mistero della Transustanziazione: la trasformazione del vino nel sangue di Cristo in modo spirituale ma reale che avviene ad ogni messa, per mezzo della formula consacratoria promunziata da qualunque prete, usando qualunque calice, fosse anche una coppa in pietra d'agata, secondo gli archeologhi, del secondo secolo avanti Cristo fabbricata in area egizia.

La seguente visita alla cappella della Virgen de los Desamparados ha fatto un assai più buona impressione sul pontefice "ccioiosamente" regnante: nessun valenziano ha finora mai preteso che quella statua della Madonna patrona della Comunidad valenciana fosse il ritratto autentico della Santa Vergine Maria.

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