sabato, dicembre 16, 2006

Parole sante, Signora mia! 2

Ovvero: Il quarto segreto di Fatima



All'inizio del suo libro, Antonio Socci narra la genesi del suo pamphlet: ovvero la volontà polemica di zittire i cosiddetti "fatimidi" che accusano il Vaticano di non aver detto tutto sui segreti di Fatima; i più oltranzisti dei quali addirittura sostengono che il testo del terzo segreto svelato nel 2000 sia null'alto che un falso!

Il libro di Socci è pertanto il frutto dell'inquieta costatazione che a guardare attentamente le carte i "fatimidi" non hanno poi tutti i torti.

Il libro è, pertanto, sconsigliato ai paladini di Giovanni XXIII così come agli estimatori del cardinal Tarcisio Bertone che, al pari del Richelieu di Dumas padre, per il buon Socci è il responsabile di errori e leggerezze madornali (o dovrei dire "madonnali" visto l'argomento?).

E' a Tarcisio Berone, oggidì cardinale Segretario di Stato di Sua Santità Benedetto XVI e allora segretario della Congregazione "per la dottrina della fede" (presieduta dall'allor cardinal Ratzinger)che da Antonio Socci vengono imputati una mancanza di chiarezza nei metodi che hanno portato alla rivelazione del terzo segreto di Fatima e soprattutto mancanza di limpidezza sul come si siano svolti i colloqui di Bertone con Suor Lucia prima e dopo il 13 maggio del 2000.

Il giallo sul "quarto" segreto di Fatima nasce proprio dalle parole di Tarcisio Bertone nella "Presentazione" del testo del segreto pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana.
Per Bertone è incontestabile che Giovanni Paolo II abbia letto il segreto solo dopo l'attentato del 13 maggio 1981. Gli fu portato dall'allora Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede cardinal Seper e il papa lo lesse in data 18 luglio 1981.
Fin qui nulla da eccepire. Ma poi Bertone al capoverso successivo dice che "dopo" Giovanni Paolo II volle che si facesse un solenne atto di affidamento del mondo al cuore immacolato di Maria e che scrisse di suo pugno una preghiera a tale scopo che fu letta in una celebrazione apposita in Santa Maria Maggiore in data 7 giugno 1981.
Come è possibile che Giovanni Paolo II "dopo" aver letto il segreto il 18 luglio conponga una preghiera che viene fatta leggere il 7 giugno cioè un mese e mezzo prima?
Il giallo parte da qui. E' solo una svista o Bertone è stato involontariamente troppo sincero?


La prospettiva è affacinante, ma la spiegazione che io modestamente darei a Socci (e ai suoi compari complottisti) è che monsignor Bertone non si stesse riferendo al "dopo" la lettura del segreto ma al "dopo" l'attentato del 13 maggio! Infatti la richiesta di consacrazione del mondo - in verità della Russia e solo della Russia!- al cuore immacolato di Maria non è contenuto nel terzo ma nel secondo segreto di Fatima noto fin dal 1941.

Facciamo allora un passo indietro.
Sempre nella cronistoria del segreto fatta ne 2000 da Berone egli scrive che Paolo VI lesse "il segreto" in data 27 marzo 1965 e che lo rimandò all'archivio del Sant'Uffizio. Loris Capovilla sostiene invece che Paolo VI lesse il segreto il 27 giugno del 1963.
Monsignor Capovilla era il segretario personale di Giovanni XXIII e dopo la morte del papa continuò a lavorare in Segreteria di Stato.
Papa Roncalli morì il 3 giugno 1963 ed il 21 giugno fu eletto Paolo VI. Sei giorni dopo l'elezione, quando ancora non si era svolta nemmeno la cerimonia dell'incoronazione, la mattina del 27 giugno Papa Montini ricevette in privata udienza il vescovo di Fatima. Nel pomeriggio a casa di Monsignor Capovilla dall'appartamento papale gli giunse una telefonata in cui gli si chiedeva dove fosse il terzo segreto di Fatima.
Monsignor Capovilla non rispose dicendo di chiedere al Sant'Uffizio ma rispose: "Sta nel cassetto di destra della scrivania detta Barbarigo, in stanza da letto"!
Come faceva il testo del terzo segreto a trovarsi contemporaneamente nell'archivio segreto del Sant'Uffizio e nella camera da letto del Papa? Come spiegare razionalmente tale bilocazione?

La risposta razionale che io darei sarebbe quella di ritenere la possibilità di due versioni del medesimo segreto. Giovanni XXIII dopo aver letto il segreto nel 1959 potrebbe averne fatto fare una copia in italiano che tenne presso di se rimandando l'originale al Sant'Uffizio. La mia ipotesi troverebbe una chiara conferma nel fatto che il cardinal Seper nel 1981 portò a Papa Wojtyla due buste di colore diverso una contenente la versione originale l'altra una traduzione italiana (fatta fare da Giovanni XXIII?).
Mi è parso strano (e colpevole) che questo particolare delle due buste non venga mai rivelato da Socci.



Facciamo un'altro passo indietro.
Il 4 aprile 1957 la busta con il terzo segreto assieme ad altri scritti e memorie di Suor Lucia giungono all'Archivio Segreto del sant'Uffizio guidato dal cardinal Alfredo Ottaviani. Il cardinale Ottaviani dal Sant'Uffizio portò la busta a Giovanni XXII in data 17 agosto 1959; la busta era ancora sigillata; papa Giovanni la aprì e la lesse, decise di non rivelarne il contenuto e la rimandò al Sant'Uffizio.

Però nei racconti di come avvenne e di chi fu presente a quella lettura le testimonianze divergono. Alcuni sostengono che quando Giovanni XXIII lesse il segreto era presente solo Ottaviani e che il papa capì il significato senza bisogno di traduzioni, altre versioni parlano di più persone presenti oltre ad Ottaviani e del fatto che fu chiamato un monsignore portoghese per tradurre delle "espressioni ostiche".
Come è possibile, si chiede Socci, che di uno stesso evento vengano date "letture" così poco combacianti?
A meno che le testimonianze non si riferiscano alla lettura di due diversi e distinti segreti di Fatima. Noi conosceremmo, perciò, la data in cui fu letto il segreto conservato dal sant'Uffizio.

Altro passo indietro.

Nel 1957 Pio XII diede il permesso alla rivista "Paris-Match" di realizzare un servizio fotografico nel suo appartamento privato. Quando il 14 maggio '57, cioè un mese dopo l'arrivo del terzo segreto a Roma, il fotografo Robert Serrou entrò nella camera da letto di Pio XII fu subito attratto da una piccola cassaforte di legno accanto al letto su cui era la scritta "Secretus Sancti Offici". Quando il fotografo curioso chiese spiegazioni a suor Pascalina Lehnert, la fida collaboratrice di Papa Pacelli, si sentì rispondere: "lì dentro è contenuto il terzo segreto di Fatima".

Perchè il segreto si trovava lì mentre risulta essere stato posto nell'archivio segreto del Sant'Uffizio?
Si potrebbe obbiettare che il Papa in persona era il prefetto del Sant'uffizio e perciò che se il segreto stesse presso il papa o presso "la suprema congregazione" era la medesima cosa.
Se però la cassaforte col segreto rimase nell'appartamento di Pio XII fino alla sua morte, perchè risulta che a Giovanni XXIII il segreto fu portato dal cardinal Ottaviani? E se il segreto lo aveva il Cardinal Ottaviano chi aveva osato, durante la sede vacante, aprire la cassaforte del papa nell'appartamento chiuso con i sigilli?
E' mai plausibile?
Ecco che riemerge pressante l'ipotesi che tutto diverrebbe plauisibile se si ammettesse la possibilità dell'esistenza di due differenti segreti di Fatima.



Nel 1967, nel cinquantenario delle apparizioni, il cardinal Ottaviani, uno dei pochissimi ad essere a conoscenza del segreto di Fatima, in una conferenza alla domanda su dove si trovasse materialmente "ora" il testo del segreto rispose di non saperlo e che il Santo Padre lo aveva mandato in uno di quegli archivi che sono "come un pozzo nero" dove le carte spariscono.
Dichiarazione che non può non lasciare allibiti dato che noi sappiamo che in qualità di pro-prefetto del Sant'Ufficio era lui, e il suo archivio, il responsabile della custodia del segreto! Risulta infatti dagli atti che dopo averlo letto nel 1965 Paolo VI rimandò la busta all'archivio del Sant'Ufficio e da quel medesimo archivio (della ribattezzata Congregazione per la dottrina della Fede) il cardinal Seper, successore di Ottaviani, la consegnò nel 1981 a papa Wojtyla!

Sempre Ottaviani nel '67 dice che Lucia: "ha scritto su un unico foglio ciò che le ha detto la Vergine di riferire al Santo Padre".

Da questa affermazione al buon Socci scaturiscono due considerazioni:

1) Il testo reso noto nel 2000 si potrebbe anche definire "un unico foglio", ma si tratta di un foglio staccato dal mezzo di un quaderno perciò si potrebbe dire anche che sono due fogli, o anche quattro paginette di quaderno.
E se non bastassero i dubbi abbiamo la "confessione" del vescovo ausiliare di Fatima nel 1957 che, dopo aver preso la busta dalle mani dell'anziano vescovo di Fatima che si rifiutà ripetutamente di aprirla e prima di consegnarla al Nunzio apostolico, ha dichiarato di aver osservato controluce il contenuto della busta. Non è riuscito però a leggere il testo che ha dichiarato essere di venti o venticinque righe vergate su di un unico foglio.
Possiamo anche biasimare la curiosità del monsignore, ma dobbiamo riconoscere che la descrizione che ne fa è difforme dal testo a noi tutti noto.

2) Per quarantanni le alte gerarchie hanno sempre detto che il segreto non veniva rivelato perche "le parole" della Madonna avrebbero potuto impressionare ed essere mal interpretate. Lo stesso Ottaviani nel passo citato dice che Lucia mise per iscritto "un messaggio" della Madonna al Papa.

Nel processo di beatificazione dei cuginetti Francesco e Giacinta, Suor Lucia interrogata nel 1946 dichiarò che: "Il testo delle parole di Nostra Signora" fu scritto e sigillato in una busta consegnata al vescovo di Fatima.

Ma nel segreto svelato nel 2000 non ci sono parole della Madonna! E' una visione: a narrarla è Lucia che ha visto la città in rovina e il vescovo vestito di bianco cadere morto. Vede la Madonna e vede un angelo, con in mano una spada di fuoco, che dice per tre volte "Penitenza!". Le uniche "parole" sono quelle dell'angelo e non di Nostra Signora che per tutto il racconto della visione compare come attore muto.

La domanda che ci si può porre è: dove sono le parole di Nostra Signora?

Si trovano forse alla fine del "secondo segreto" dove si dice che: "In Portogallo si manterrà il dogma della fede ecc..."?
Stà forse in quell'eccetera "le parole" e "il messaggio" dell Vergine di Fatima a commento della visione del "vescovo vestito di bianco"?

L'ipotesi potrebbe essere non del tutto peregrina. Che cos'è infatti il "primo segreto di Fatima" se non la visione dell'Inferno? E che cos'è il "secondo segreto di Fatima" se non un commento e una giustificazione del perchè di quella visione?

Seguendo questo sche ma si potrebbe ipotizzare che anche per la seconda visione, il cui contenuto è stato reso noto nel 2000, la Santa Vergine abbia voluto dare ai tre pastorelli delle spiegazioni di ciò che avevano appena visto: sarebbero queste le "parole" che Pio XII conservava in camera sua e che i Papi successivi hanno letto disgiuntamente dal testo della visione conservato dal Sant'Uffizio.

Paura e...?



La grande critica che mi sento di fare a Socci e a molti altri con lui, è lo stupirsi per il fatto che la Santa Sede abbia voluto nascondere per quarant'anni il racconto- seppur allegorico- di un attentato al papa.
A me non sembra affatto che sia una rivelazione poco sensazionale perchè il mondo è pieno di pazzi esaltati che in ogni tempo e con ogni papa sarebbero stati onorati di adempiere la profezia omicida.

Il merito di Sodano -vista la ferma volontà di Giovanni Paolo II di renderla nota- è stato quello di presentare la profezia come già realizzata ottenendo tre risultati.
1)Evitare che altri fanatici in nome della Madonna di Fatima attentassero nuovamente a Giovanni Paolo II e ai suoi successori.
2) Presentare Giovanni Paolo II quale miracolo vivente poichè era "scritto" che "doveva" morire ma La Madonna lo ha salvato; implicitamente presentando tutto il pontificato wojtiliano quale opera più divina che umana.
3) A gloria della fede cattolica e della dottrina del primato pontificio e ad incremento della devozione per la Vergine Maria.

"Le parole sono importanti" e leggendo il panphlet di Socci ci si accorge che l'autore ha notato che nel 2000 da nessuna parte si dice che il terzo segreto è stato "pubblicato" ma si dice sempre che ormai è stato tutto "rivelato", dando così la stura a tutte le congetture che già sappiamo.

Socci congettura che in realtà i papi pur non rivelando le parole esatte del segreto ne hanno comunque a più riprese comunicato lo "spirito" che sarebbe l'invito alla conversione per scongiurare i castighi di Dio. Quale pezza d'appoggio cita le omelie dai riferimenti apocalittici usati sia da Paolo VI sia da Giovanni Paolo II nelle loro omelie pronunciate a Fatima.

Su questo punto bisogna tirargli le orecchie perchè Antonio Socci dovrebbe ben sapere che le omelie si fanno a commento delle letture della messa e la messa votiva della Madonna di Fatima ha la prima lettura tratta dal capitolo 12 dell'Apocalisse. Cioè la visione della donna vestita di sole, del dragone rosso, e della guerra di san Michele e dei suoi angeli contro il drago!

I papi a Fatima hanno sempre fatto delle omelie "apocalittiche" perchè stavano commentando un passo del libro dell'Apocalisse di Giovanni e non del terzo segreto di suor Lucia!

Epperò confesso che, nonostante le obbiezioni che mi son fatto, leggendo Socci il dubbio mi è venuto e non mi abbandona più.

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