lunedì, dicembre 10, 2007

Il quarto miracolo di Benedetto XVI

Ovvero: "Anche a te una spada trapasserà l'anima, affinchè siano svelati i segreti di molti cuori."



Il 6 novembre 2007, il monarca dell'Arabia Saudita, Sua Maestà Abdullah bin Abdulaziz al-Saud si è recato in Vaticano per incontrare Sua Santità Benedetto XVI per una visita ufficiale.
E' stata la prima volta, non solo che un sovrano saudita incontrasse il Papa di Roma, ma soprattutto la prima volta che colui che si fregia del titolo di "Custode" delle sacre moschee della Mecca e di Medina abbia dialogato con la massima autorità cristiana!

Se ben poco è trapelato del contenuto del colloquio privato nella biblioteca dell'appartamento pubblico, ha destato molto scalpore l'omaggio al pontefice del monarca custode dell'ortodossia sunnita. Infatti, oltre ad una scultura d'oro e d'argento raffigutante un cammello presso una palma, re Abdullah ha donato al Papa una scimitarra d’oro la cui impugnatura era tempestata di pietre preziose.

Il sedici volte e vieppiù mansueto Benedetto ha, con un poco di imbarazzo, delicatamente toccato la spada, per mostrare di apprezzare "il pensiero" ma, prudentemente, ha evitato di fare alcun commento.

Benedetto XVI aveva ricambiato, oltre che con la di prammatica medaglia in oro del pontificato, omaggiando il sovrano dello Stato in cui è vietata la costruzione di chiese con una grande stampa cinquecentesca raffigurante l'erigenda Basilica Vaticana.


L’ambasciatore saudita presso lo Stato italiano, Mohammed Ibrahim Al-Jarallah, in una intervista nel numero di ottobre (sic!) del mensile 30 Giorni, ha spiegato il significato simbolico del prezioso ed insolito omaggio del custode delle sacre moschee della Mecca e Medina al Vicario di Gesù Cristo:
«Nella tradizione araba donare a qualcuno un’arma, un oggetto simbolico come una spada, significa riporre in quella persona la fiducia. Chi riceve l’arma potrebbe anche usarla, se lo vuole, contro chi gliela ha donata. Questa è l’origine del simbolismo. E l’episodio del dono al Papa ne è proprio una conferma. C’è gente però che ha pensato che noi stessimo tentando di spaventare la controparte! Non è questo assolutamente il significato. In realtà, ciò dice che speriamo di avere tutti un obiettivo per cui lavorare: pace e prosperità per il nostro popolo e per il resto del mondo. È stato un gesto di profonda fiducia nell’interlocutore. C’è anche da dire» spiega l’ambasciatore «che per noi arabi un’arma può far parte dell’abbigliamento tradizionale». E conclude: «Se è già successo in altre occasioni che il re abbia elargito un tale omaggio, questa è di sicuro la prima volta che una spada è stata donata a un papa in un atto di affidamento».

1 commento:

L'agliuto ha detto...

Caro Francesco,
colgo l'occasione per augurarti un felice santo Natale.
Quindi ti giro il commento sottostante, pervenuto ad un mio post nel quale si citava questo tuo post. L'autore è un anziano musulmano, Umar, di cui non so altro. Se vuoi rispondere, puoi farlo sia qui da te che da me, qui.
Grazie. Ciao.

"Caro Oscar e cari amici,
Scrivo per una precisazione doverosa.

E' un errore definire come è stato fatto nell'articolo citato
"Il quarto miracolo di Benedetto XVI"
Abdullah as-Saud
"monarca custode dell'ortodossia sunnita".
E' necessario precisare che la cosiddetta "dinastia saudita" deve la sua instaurazione alla politica che i 'governi occidentali'
(in primis ovviamente gli inglesi, maestri nel 'dividi et impera')
hanno esercitato nell'area geografica terrestre compresa fra le sponde del Mediterraneo orientale e quelle dell'Oceano Indiano da circa due secoli a questa parte con sempre maggior impegno militare e sforzo bellico.

L'Arabia si trova al centro di quest'area e dunque non è stata risparmiata dalla strategia geo-poltica tesa fondamentalmente a contenere l'espansione demografica dei paesi abitati da musulmani da un lato e, dall'altro, a controllare le risorse energetiche colà presenti.

Il colonialismo (ora diventato globalizzazione e libera manu del mercato) non si è manifestato solo in quei luoghi, altrove però ha preso forme diverse.
In certi casi s'è trattato di genocidio bello e buono
(indigeni nord-centro e sud-americani, aborigeni varii)
e s'è chiamato "conquista",
in altri casi ha assoggettato le popolazioni impadronendosi della terra (Sudafrica, Rhodesia, Somalia, Congo, Libia, Algeria, etc.).

In Oriente questa "supremazia occidentale" ha cercato piuttosto di corrompere dall'interno i vari neo-stati indipendenti, prima tracciando il loro confini col righello e poi mettendo a loro capo dei "sovrani" compiacenti".
Che poi siano effettivamente sovrani poco importa.
Vanno benissimo anche militari o presidenti, purchè funzionali allo scopo.

Credo che queste cose si sappiano ma quello che a volte non si sa è che dal punto di vista tradizionale tali regimi sono squalificati a rappresentare altri che non sè stessi.
E' dunque assurdo dire che questi governanti, qualsiasi titolo essi pretendano di avere, rappresentino l'Islam sotto qualsiasi forma che non la loro propria personale.
Sarebbe come dire che il governo di Dublino o di Varsavia rappresenti il Cattolicesimo. O peggio quello di Roma. O Washington un non meglio definito governo cristiano-giudaico.
L'ultimo esempio, se proprio vogliamo cercarlo, di Stato "rappresentante autorizzato" dell'Islam è morto agli inizi del Novecento, e fu l'Impero Ottomano.
Anche se in modi e forme diverse si potrebbe paragonare tale dinastia agli Asburgo, ultimi regnanti di un certo Cattolicesimo "regolare".

Buona giornata a tutti.
'Umar"