lunedì, gennaio 09, 2006

Le cronache del segretario di C.S. Lewis

"...Lei era anglicano ed è diventato cattolico. Come è avvenuta la sua conversione? Lewis, che era anglicano, l’ha aiutata in questo passaggio? È curioso il fatto che anche Thomas Howard (tra i massimi esperti di Lewis) abbia abbandonato la Chiesa evangelica per approdare al cattolicesimo.
C’è forse qualcosa di cattolico in Lewis?


Passai alla Chiesa cattolica nel 1988, dopo decenni di lungo travaglio. Convertirsi dall’anglicanesimo al cattolicesimo, in terra anglosassone, ti crea un sacco di problemi. Infatti persi tutti gli amici. Saggiamente il Vescovo a cui mi ero rivolto mi è aveva consigliato di farlo negli Stati Uniti, dove il clima culturale era diverso. E così feci. Finalmente mi sentii felice, accolto. La solitudine che da sempre avvertivo cominciava a dissolversi.
Dopo anni di tentativi di salvare la Chiesa d’Inghilterra, avevo deciso di permettere che la Chiesa cattolica salvasse me. Sì, perché nella Chiesa anglicana di quegli anni vedevo una grande confusione: negli anni 60 c’era stato il Sinodo dove veniva messa ai voti la dottrina della Chiesa (e in questo modo si voleva affrontare anche l’ordinazione delle donne). Il clero stesso aveva perso la sua fede dogmatica, e questo è diventato evidente quando un paio di anni fa la rivista Spectator ha intervistato molti vescovi: non ce n’è stato uno che ha dichiarato di credere nella resurrezione.
Lewis, nel saggio Il cristianesimo così com’è, descriveva il cuore della fede, senza porre l’accento sulle varie differenze, ma valorizzando il patrimonio comune. Ma mi rendevo sempre più conto che gli unici a credere e a capire ciò che Lewis dice in questo libro erano i cattolici. Le cose avevano raggiunto uno stadio tale che quasi tutto ciò che Lewis difendeva lo si poteva trovare soltanto nella Chiesa di Roma.

Per Lewis Cristo era un fatto: «Cristo è sì un mito, ma un mito realmente accaduto» afferma in una lettera. Per lui l’incarnazione, la resurrezione, i miracoli, gli angeli, il diavolo, l’inferno e il paradiso erano veri, realmente esistenti. Mi ricordo una volta, mentre ero a casa con lui, mi disse. «Povero Lazzaro, è dovuto morire due volte!». Io pensavo che parlasse di un parente, o di un vicino di casa, poi ho chiesto: «Ma stai parlando del Lazzaro della Bibbia?». «Certo! Ma guarda che lui non sapeva di essere biblico!».

Lewis aveva una confidenza, una certezza rispetto ai contenuti della fede esattamente come quella degli apostoli. Anche l’accusa di Lewis al relativismo in campo etico è qualcosa che sento fortemente nella Chiesa cattolica. In Il veleno del soggettivismo scrive: «Se non viene posto uno standard immutabile il progresso è impossibile, se il bene è un punto fisso almeno è possibile avvicinarci sempre più ad esso, ma se il terminale è tanto mobile quanto il treno, come è possibile che il treno possa avvicinarsi sempre più a questo punto terminale?»...."

1 commento:

Duque de Gandìa ha detto...

Domine, non sum dignus
di meritare un Vostro commento!