Sive: "Noli Offendere Patriam Agathae, Quia Ultrix Iniuriarum Est".
La ministra dello Sport Giovanna Melandri in primis ma anche il ministro dell'Interno Amato, e poi Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini presenti ai funerali di Filippo Raciti svoltisi il giorno della festa di sant'Agata, nel Duomo di Sant'Agata, nella città di Catania di cui sant'Agata è la santa patrona, hanno lamentato che monsignor Paolo Romeo (neo arcivescovo di Palermo) nell'omelia non si sia limitato a tessere l'elogio funebre del defunto "servitore dello Stato" ma abbia -per così dire- "osato" parlato "anche" di Sant'Agata invocandone l'intercessione contro i mali della città!
E'evidente che alla Melandri e agli altri politici il nominare Sant'Agata durante "quel" funerale è parso inappropriato; una vera e propia caduta di stile. Forse addirittura una provocazione?
Federico Schillaci, poliziotto e sindacalista, ha dichiarato: «Capiamo le ragioni della Chiesa e di Sant’Agata, ma ci dispiace molto che non sia stata espressa una denuncia sociale forte, mentre più di una parola è stata spesa per ricordare la Patrona di Catania».
Parrebbe quasi che sant'Agata sia stata una fiancheggiatrice degli ultras del Catania Calcio; l'ideologa che ha fomentato la violenza; la "capobastone" che stava in chiesa ad assistere ai funerali protetta dalla cultura dell'omertà di chi sa della sua collusioni con l'antistato ma non ha il coraggio di "pentirsi" e denunziarla all'antimafia.
Sembra quasi che sant'Agata sia la "capomafia", la "mammasantissima" che sprezzante s'è gingillata per le piazze di Catania; incurante del cordoglio della signora Grasso vedova Raciti; quasi a lanciare il guanto di sfida alle Istituzioni e alle forze dell'ordine, facendosi scudo col suo codazzo di migliaia di "fedelissimi" malavitosi affiliati alla sua cosca catanese!
"Percorrevo le strade di Catania e mi sembrava assurdo - racconta la vedova Marisa Grasso - una follia che mentre la guerriglia si scatenava ancora toccando perfino il viale Mario Rapisardi all'angolo con via Fava, i catanesi gustassero torrone, olivette e roba simile nelle bancarelle parate a festa.
Mi sarebbe sembrato giusto che la santa patrona di Catania restasse in cattedrale e i catanesi andassero solo in chiesa per pregare davanti la statua in un momento veramente funesto per la città. Non solo niente fuochi d'artificio, bisognava smontare anche le bancarelle, niente baldoria e roba simile. Lo sa che mentre tantissimi catanesi venivano a rendere omaggio alla salma di mio marito alle spalle della caserma si festeggiava e la processione andava avanti tra schiamazzi e vendite di palloncini? Ha fatto bene Pippo Baudo a chiedere la sospensione della festa, l' ho apprezzato."
Dunque, appare chiaro il perchè si accusino di insensibilità le gerarchie cattoliche che perseverano nell' additare sant'Agata quale "fulgido esempio" ai "cittadini-devoti-tutti".
Coloro che si considerano la parte sana della società, coloro che sono con lo Stato "senza se e senza ma", non considerano sant'Agata una figura super partes e al di sopra di ogni sospetto ma, al contrario, la considerano un personaggio "equivoco" e irremediabilmente colluso col degrado sociale e la malavita locale.
In questo assurdo transfert (o per meglio dire in questo transfert che potrebbe sembrare assurdo ma non lo è se si considera che da quasi diciotto secoli Agata è l'icona, e quasi la personificazione di Catania stessa) ecco che chi vuol agire contro la malavita di Catania, vuol perciò in qualunque modo punire "fisicamente" sant'Agata stessa, cioè vessare il suo argenteo busto reliquiario.
Non mi stupirei se a breve qualcuno proponesse di risarcire la vedova e gli orfani Raciti, nonchè ristutturare a norma di legge lo stadio comunale Cibali, strappando un pò di diamanti, rubini e smerali che adornano il busto della "santuzza"! O per meglio dire, si dichiarasse che Sant'Agata, se è davvero una "buona cristiana" come và millantando da diciotto secoli, deve avere lo scrupolo di ritenersi moralmente colpevole per l'accaduto e perciò è tenuta, se non a pagare penalmente, in sede Civile almeno a risarcire le vittime: "Un busto in Pretura", prossimamente su Tele Etna.
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