lunedì, maggio 21, 2007

La Divina Pastora [2]


Le associazioni rappresentative del protestantesimo italiano hanno dato la propria adesione alla manifestazione «Coraggio laico» di Piazza Navona del pomeriggio di sabato 12 maggio, contestuale allo svolgimento del Family Day a Piazza San Giovanni in Laterano.
La manifestazione pomeridiana è stata preceduta, in mattinata, da un convegno organizzato dall'dell’Ucebi (Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia) svoltosi nella Sala delle conferenze di Montecitorio dove hanno "furoreggiato" due degnissime rappresentanti del protestantesimo ufficiale italiano: la pastora Maria Bonafede "moderatore" della tavola Valdese e la pastora Anna Maffei Presidente dell'Unione Cristiana Evangelica Battista d’Italia.

La pastora Anna Maffei nel suo intervento di Montecitorio ha evangelicamente attaccato l'ipocrisia di quelle "razza di vipere" e "sepolcri imbiancati" che hanno dato la propria adesione al "Family Day".
Sintetizzando: per la pastora il problema non è che la Chiesa Cattolica Romana non abbia mai remore nel dire la propria su qualsivoglia argomento dello scibile umano -così è sempre stato- ; al contempo è acclarato che la stragrande maggioranza degli italiani sono, si cattolici ma, dei cattolici molto "all'acqua di rose" che ben poco nel loro agire tengono in considerazione le encicliche papali e le istruzioni dell'ex-Sant'Uffizio. Ragion per cui è sconcertante che il popolo italiano formata da divorziati, divorziati-risposati, cornificatori abituali, puttanieri, e conviventi (e di cui la classe politica ne è degnissimo campione rappresentativo!) tanto si genufletta pubblicamente agli articoli di quel catechismo che poi "nel segreto della propria cameretta" trascura e disconosce: ovvero "aver trasformato la fede in una commedia, il richiamo all’autenticità davanti a Dio in un conformismo di facciata.
E su questo tema della famiglia si è scatenata in questi mesi nel nostro paese la più grottesca delle commedie, una simulazione collettiva che ha continuato a contagiare tanti"
.


La pastora Bonafede ha sì plaudito alla popolare richiesta di una più attenta politica governativa a favore della famiglia: "Peccato soltanto che il raduno in piazza San Giovanni per la scelta del momento e per i suoi contenuti sia così palesemente una manifestazione “contro”: contro i Dico, contro la laicità dello Stato, contro la libertà di scegliere di uomini e donne adulti, credenti o meno che siano.
Dall’altra, a piazza Navona, si rivendica il diritto a uno Stato davvero laico festeggiando una data che è il simbolo della vittoria della laicità in Italia, il 12 maggio di 33 anni fa, vittoria del referendum sul divorzio, e si rivendica il diritto al riconoscimento delle unioni di fatto, di relazioni affettive e parentali che la legge ignora o penalizza. Personalmente sono assolutamente convinta che si tratti di diritti che devono essere garantiti e che nulla tolgono alla libertà e all’integrità della famiglia tradizionale."



I valdesi, e i protestanti tutti perciò, hanno festeggiato l'anniversario del referendum sul divorzio perchè per gli evangelici il matrimonio non è un "sacramento" è non è nemmeno una mitologica (e un po' mafiosa)difesa e protezione da ogni pericolo esterno.
Poichè nessuno più dei discepoli di Lutero riconosce l'esistenza del peccato originale ne deriva che anche la famiglia è un'istituzione umana cui necessita la redenzione di Cristo poiché formata da persone peccatrici bisognose della divina "Giustificazione".
Epperò a quel che vedo il severo impianto teologico protestante poi nella applicazione pratica a me pare ridursi in un consolatorio chiedere perdono a Dio per il fallimento di una unione (religiosa, civile o "di fatto" che sia) confidando negli infinito potere di Cristo di annullare i peccati di chi riconosce solo in lui il proprio Salvatore.

Allora la mia domanda è: la rottura di un patto matrimoniale per un protestante è una colpa di fronte a Dio?
Ovviamente questa è una domanda squisitamente religiosa che richiederebbe una risposta squisitamente religiosa.
Or bene, se per un protestante la rottura di una unione d'amore è comunque qualcosa di "non buono" perchè stracciarsi le vesti se il Papa di Roma, seppur con un differente lessico teologico, dice anche lui che è "non buono"?
(Ma forse la mia è una domanda inutile perchè storicamente abituati all'idea che tutto è peccato i protestanti hanno difficoltà a definire cosa sia peccato!).

Il fatto è che l'impianto teologico -e psicologico- del proprio rapporto con Dio per i protestanti è assai "esistenziale" dal che deriva il ragionamento secondo cui il riconoscere i diritti delle "coppie di fatto" (degli atei materialisti) non danneggia la famiglia (di chi accetta Gesù come proprio personale Salvatore).
Ovviamente nell'approccio teologico "evangelico" ci sono delle conseguenti implicazioni politiche: siccome compito della chiesa è "evangelizzare" ecco che l'annunzio della "buona novella" è rivolta alle singole persone e non ai Parlamenti a Camere riunite ed al Consiglio dei Ministri schierato . Compito delle chiese non è quello di "dettare legge" sulle questioni che regolano la vita sociale ma bisogna rispettare la "laicità dello Stato" che invece è un diritto di tutti.

L'espressione "laicità dello Stato" (tanto implorata dai protestanti italiani e per loro tanto in pericolo a causa delle esternazioni pontificie ) dovrebbe voler dire che ogni cittadino deve avere la libertà di agire secondo la propria coscienza senza essere costretto dallo Stato a sottostare a determinate regole che fanno violenza alla propria libera coscienza così facendo mortificando ed annichilendo la dignità della persona.
Non si vede perchè se i cattolici italiani (e i loro vescovi che sono pure cittadini italiani) prendono posizione contro dei provvedimenti legislativi che ripugnano alla propria coscienza (e religiosa e innanzitutto civile!)questo dovrebbe minare la laicità dello Stato!

Personalmente allora non capisco se l'errore che gli evangelici imputano a Ratzinger oggi (e a Wojtyla ieri), a Bagnasco oggi e ieri a Ruini, sia quello di affacciarsi al balcone e proclamare "urbi et orbi" la dottrina della propria chiesa in modo che tutti sappiano come la pensi il Vaticano invece di chiamare personalmente e singolarmente tutti cattolici italiani (dal presidente del Consiglio fino a Don Mazzi) per un mirato corso di indottrinamento cattolico personalizzato: una specie di Cepu della Cei!


Altro motivo per cui i protestanti italiani hanno partecipato all'iniziativa dei Radicali, come detto dalla pastora Anna Maffei dal palco di Piazza Navona, è per lamentare la monopolizzazione da parte Vaticana di tutta l'informazione religiosa.

In realtà chi dovrebbe essere bacchettato non è il papa o i vescovi cattolici ma l'orrida schiatta dei "vaticanisti", e degli italici giornalisti tutti, che da un lato sanno che creare ad arte delle presunte tensioni tra Chiesa e Stato è redditizio (poichè non avendo Carlo e Camilla ci consoliamo con i gossip su Ruini e Tettamanzi), e dall'altro va messa in conto l'infinita ignoranza in materia religiosa per cui se in qualche paese mussulmano vengono sgozzati dei "cristiani" sono sempre ritenuti cattolici, se in Turchia viene ucciso un "pastore" per i giornali italiani era un prete e "il Culto" protestante è infallibilmente sempre definito "la Messa"!



Il 17 maggio, dopo la diffusione delle presunte scomuniche di monsignor Betori contro "un paese assediato e minacciato dall’aborto, dall’eutanasia, dall’omosessualità e dal relativismo etico" l'arcipastora Maria Bonafede ha emanato un acconcio dispaccio di doglianza:
"A noi protestanti italiani pare invece di dover testimoniare il mandato evangelico dell’amore, dell’accoglienza e del dialogo...E per questo continueremo ad aprire le porte delle nostre chiese a chi cerca conforto, a chi ha dubbi nel proprio cammino di fede, a chi cerca una novità nella propria vita. Senza discriminare nessuno in base alla sua identità sessuale o ai suoi orientamenti etici"

Però con tutta la possibile "buona fede" io non riesco a non pensare che fare il protestante nell'Italia di oggi è "troppo facile".
Mi spiego: vedo in Italia un protestantesimo che, nei suoi vertici rappresentativi, parla continuamente dell'importanza del dialogo come se fossero solo loro a dialogare "veramente" con chi discepolo di Cristo non è , lo è poco, o vorrebbero esserlo maggiormente: come se dal "sola scriptura" si sia passato al "Sola maieutica"!

Pur con divesità di accenti, alle volte non posso fare che constatare amaramente che il severo giudizio che il Catechismo Maggiore di San Pio X ha della "Riforma" non ha perso il suo "smalto":
"Al presente il nome di protestantesimo non significa più una credenza uniforme e diffusa, ma nasconde la più mostruosa congerie di errori privati ed individuali, raccoglie tutte le eresie, e rappresenta tutte le forme di ribellione contro la santa Chiesa cattolica.
Lo spirito protestante tuttavia, cioè lo spirito di sconfinata libertà e di opposizione ad ogni autorità, non lasciò di diffondersi; e molti uomini sorsero che gonfiati da una scienza vana e superba, ovvero dominati dall'ambizione e dall'interesse non dubitarono di creare o dar favore a teorie sovvertitrici della fede, della morale, e di ogni autorità divina ed umana."

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Vi sarà pure in voi protestanti una plurisecolare "psicologica" diffidenza verso le allocuzioni piovute dalle cattedre episcopali e non generate da una comune, condivisa, fraterna e "democratica" lettura della Bibbia, però, signora pastora delle anime nostre, -fatto salvo il principio che tutti siamo peccatori e che dobbiamo amarci tutti come fratelli- quando ella legge quei brani di san Paolo in cui si condannano come peccato la sodomia cosa ella ne deduce?

Come ella deduca che una coppia gay abbia tutto il diritto di avere un riconoscimento civile non mi interessa, mi interessa sapere se (alla lesbica che si affida alle sue cure pastorali ella, in base alla lettura della Sacra Bibbia è in grado di dire se un comportamento sia "evangelicamente" lecito o no!

Non mi importa sapere in base a quali dottrine politiche ella sostiene che lo Stato deve consentire l'interruzione volontaria di gravidanza.
Vorrei invece sapere se -pur rispettandone gli orientamenti etici!- se per ipotesi una sua fedele sostenesse che abortire è eticamente giusto in base a quale insegnamento di Gesù, di san Paolo o di Mosè ella le darà ragione (o vorebbe darle torto?).

Io non capisco perchè le "alte gerarchie" del protestantesimo italiano continuino a foraggiare questa mentalità da "eretici italiani del XVI secolo" per cui fuori dall'angusto e ottuso recinto del cattolicesimo ci sarebbero gli infiniti pascoli dei buoni pastori evangelici "in cui tutte le vacche sono nere".

Il modo evangelico è fatto invece anche da tanti comunità ecclesiali (dai protestanti storici) definite "fondamentaliste" che, basandosi sulla lettura della stessa Bibbia protestante, danno però sui temi morali delle risposte assai meno "ireniche" rispetto alle pastore valdesi: perchè?

6 commenti:

Luciano ha detto...

...........
.......
.....
BELPOST

Duque de Gandìa ha detto...

Forse che gli altri non siano traboccanti di "hermosura"?:)

Luciano ha detto...

beh hanno forse meno errori ;-)

Duque de Gandìa ha detto...

errori di ortografia?:)
come diceva Totò:"abbundandis ad bundandum"!

Berlicche ha detto...

Comunque, per fortuna loro ed in fondo anche nostra, non erano tutti per Piazza Navona. Accanto a me ce n'erano un bel gruppone con striscione chilometrico - confesso di non ricordare esattamente cosa, mi pare evangelici - con tanto di pastore che vigilava serio.

Duque de Gandìa ha detto...

Infatti, sono così confortato nella mia tesi: l'"Evangelo" predicato dal protestantesimo "storico" italiano è un protestantesimo smaccatamente e polemicamente "democratico"
"comprensivo" ed "accogliente" di contro ad una papismo torvo e lontano dall'amore per il prossimo tanto predicato dal buon Gesù.
Peccato che poi ci siano "evangelici" che in materia di divorzio, aborto, matrimoni gay la pensano come ai cattolici!!!:)
Mistero della fede (protestante)!!!