martedì, maggio 15, 2007

La (santissima) Annunziata




"SINISTRA ASCOLTA SAN GIOVANNI" è il grido della giornalista Lucia Annunziata che dalle colonne della Stampa, quasi novella stilita, lunedì 14 maggio 2007 essa rivolge a coloro che soli si considerano tali e che orgogliosamente si son fregiati del titolo di "Democratici".

"Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!"(Mt 3,2) o "Razza di vipere! Chi vi ha suggerito di sottrarvi all'ira imminente? (Mt 3,7): probabilmente son queste le parole di San Giovanni che la Sinistra italiana dovrebbe ascoltare poichè Lucia Annunziata invoca un generale cospargersi il capo di cenere, che non c'è stato. Anzi! Si è assistito da parte della Sinistra all'accusare la manifestazione cattolica di essere una manifestazione in quota al centrodestra fino a far sospettare molti cattolici che avevano votato per la Margherita che forse aver mangiato "pane e cicoria" sia stata una penitenza poco fruttuosa: forse che, ad imitazione di san Giovanni, bisognerebbe prendere le distanze dagli ex comunisti e senza por tempo in mezzo dirigere i propri appetiti verso le lecuste e il miele selvatico?

Altra cosa veramente sconcertante per non dire irritante da parte di coloro che sbandierano il proprio "orgoglio laico" è quello di rimproverare al milione di persone che hanno partecipato sabato 12 maggio al Family Day a Piazza San Giovanni di essere poco cristiani; innanzitutto di mancare nella virtù preclara dei cristiani ovvero la carità: andare in piazza ad "ostentare" la solidità del proprio matrimonio e la propria nuMerosa prole è una violenza psicologica verso i propri fratelli più sfortunati che hanno divorziato o che non hanno avuto figli!
E' mancato solo che il giorno dopo l'Unità e il Manifesto scrivessero che a fine giornata la nettezza urbana avava raccolto centinaia di preservativi usati (e magari con in filigrana lo stemma dell'arcidiocesi di Genova!)

Poi ci son quelli che senza passare dalla teologia morale arrivano a trattare di rettamente della teologia dogmatica rimproverando alla Chiesa Cattolica di aver travisato la dottrina di Gesù Cristo tanto che l'imbarazzo tacito dell'Annunziata verso costoro nel articolo qui sotto riproposto diviene palese:
"Vabbè, capisco. Un milione di persone cosa volete che sia?
Per altro non è nemmeno sicuro che siano state davvero un milione, perché si sa che in questi casi gli organizzatori esagerano.
Così come si sa che quando ci sono le parrocchie di mezzo la folla si fa subito, e infatti che tipo di folla era, alla fine? Brutti, brutti, brutti persino peggio di quelli di Cl che almeno hanno l’estetica giusta, visto che sono espressione del Nord.

Poi, se non bastasse, non avete guardato le tendenze demografiche, non avete forse visto che i dati ci danno ragione, in Italia, e anche in America, aumentano le famiglie senza matrimonio, e i figli fuori dal matrimonio?

Mi arrendo, dunque, alla valanga di rassicurazioni che i pensatori, i leaders (e un po’ di basso cicaleccio) della sinistra, oggi tutta in versione «esperta di Vangelo», mi dicono per aiutarmi a dimenticare presto la giornata del Family Day. Nulla è successo, tutto è come prima.

Personalmente, i Vangeli non li sfoglio con frequenza, ma qualche conto con le mani, senza scomodare un pallottoliere, credo di saperlo ancora fare: e secondo questi conti, in un Paese in cui la coalizione al governo ha vinto per ventimila voti, c’è un’alta possibilità che quei ventimila voti fossero domenica in quella piazza.

Se si aggiunge che la manifestazione è stata organizzata da Savino Pezzotta, uomo non esattamente sconosciuto alla sinistra, e da Luigi Bobba, senatore a pieno titolo del nuovo Pd, i dubbi sulla presenza di quei ventimila voti si fanno quasi certezza. Era davvero scontato, ed è oggi davvero indifferente, che quella piazza non sia stata parte delle mobilitazioni del centrosinistra? Sullo scontato non possiamo pronunciarci, visto che con i se non si va da nessuna parte; quanto all’efficacia basta guardarsi intorno.

I coraggiosi della laicità a Piazza Navona hanno messo su una bella festa, ma con lo sguardo rivolto indietro, rivelando di quanta nostalgia siano intessute le loro aspirazioni di oggi. La lontana equidistanza in cui si sono rifugiati i Ds ha negato quella che è, ancora oggi, la loro migliore qualità: la forza di stare in mezzo alle cose. Più che in ascolto sono apparsi così in imbarazzo. Ma il vero disastro ha attraversato come una lama i cattolici del futuro Partito Democratico: con Acli, Sant’Egidio, sindacato in piazza, e Bindi (e simili) a tentare freneticamente di lanciare un ponte qualunque con quella stessa piazza: chi pensa che una conferenza nazionale sulla famiglia sia una ottima risposta a tanti cattolici in piazza alzi la mano.

Del resto, dicono i commentatori, spaccare, infilare questo paletto nel cuore della unità dei cattolici del futuro Partito Democratico era proprio lo scopo di questa manifestazione. Se questo era l’obiettivo di Pezzotta, dei focolarini, e della Chiesa abbiamo solo da congratularci con loro: l’obiettivo è stato raggiunto. La domanda rimane: com’è possibile che gli italiani che vogliono difendere la famiglia - obiettivo in sé non così disprezzabile (dopotutto non si trattava di svastiche o croci uncinate) - partiti con Savino Pezzotta siano arrivati poi sotto il cappello di Silvio Berlusconi. Ed è una domanda cui la sinistra ancora non ha dato risposta. Sostenere infatti che questo sia il risultato di una enorme pressione della Chiesa, o di una abilità tattica della destra, non è credibile. La Chiesa era molto più forte e attiva nel lontano 1974, eppure il referendum vinse. E il centrodestra appare oggi più confuso e diviso del centrosinistra: persino in piazza San Giovanni domenica i suoi leader sono riusciti a litigare.

Invece di guardare indietro alla gloriosa data del referendum sull’aborto, il pensiero del centrosinistra avrebbe dovuto forse rivolgersi a un altro referendum, quello sulla procreazione assistita, perso drammaticamente pochi anni fa. Dopo quella sconfitta la sinistra avviò una riflessione sul proprio stesso voto, che aveva rifiutato quella scelta. Si disse, allora, che evidentemente stava crescendo nella popolazione italiana una ricerca intorno all’etica pubblica e privata dai profili diversi, in cui si coniugava il desiderio di cambiamento a un bisogno di certezze. Famiglia, Stato, cittadinanza, sicurezza sono del resto in tutta Europa (nelle analisi dello stesso centrosinistra) il grumo intorno a cui si desidera trovare quella solidità che serve ad affrontare tutto un mondo in rapida evoluzione: aperto dalla rottura delle frontiere dell’economia, della scienza e delle nazioni. Riflessioni che sono state riproposte recentemente anche dalle trasformazioni in corso in grandi Paesi guida come l’Inghilterra, e poi la Francia. Nazioni in cui nuove domande economiche e spirituali hanno - secondo l’opinione di tutti - provocato la fine dell’idea tradizionale di destra e sinistra.

Dunque, perché non riconoscere che sui temi della famiglia, dei diritti, della sicurezza, è al lavoro anche in Italia questa talpa che lentamente cambia la coscienza pubblica, inclusa quella di sinistra? Si è preferito invece dare vita a una vecchia competizione fra laici e cattolici, in cui, se di questo si tratta, si è finito con il dare la vittoria alle forze più conservatrici.

Certo, i principi sono importanti, e la politica è innanzitutto difesa di principi: non si può ammainare la bandiera della laicità. Ma se questi principi non si è capaci di trasformarli in provvedimenti reali, perché mancano i numeri nello stesso governo, perché c’è dissenso nella stessa base delle forze politiche che li propongono, perché c’è divisione nel Paese, bisognerà almeno dirsi che questa politica è inefficace? Se di recente c’è stato caso più perfetto di errata gestione di un percorso politico, certo io non lo ricordo."

4 commenti:

Duque de Gandìa ha detto...

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http://www.segnideitempi.net/2006/modules.php?name=News&file=article&sid=4582

"No, proprio non ci siamo. Sembra impossibile accostarsi alla Chiesa, ai cristiani, alle loro vite e ai loro movimenti, alle loro comunità, alla loro fede e al modo di viverla ed esprimerla senza cadere nel tranello della mistificazione e della strumentalizzazione. Ad esse non si è sottratta Elisabetta Ambrosi con il suo articolo sul Family Day apparso su Europa del 15 maggio. Un titolo ed una scrittura fuorviante, un'esca cui far abboccare quanti cercano, con semplicità, una cronaca dell'evento non viziata e non di parte.


Bisogna comunque capire. Europa è l'organo ufficiale della Margherita, il partito nelle cui file militano i cosiddetti Cattolici democratici, altrimenti conosciuti come cattolici adulti. La loro difficoltà è evidente, almeno quanto l'ostinazione con cui difendono le proprie posizioni, rispettabilissime per carità, ma opinabili e deprecabili se pretendono di definirsi cattoliche quando sono sconfessate apertamente dalla Gerarchia e dal Magistero. Due loro esponenti di primo piano, il Presidente del Senato Marini e il Ministro Bindi, commentando il Family Day non hanno trovato di meglio che difendere a spada tratta i Dico. E questo alla faccia della loro stessa retorica contrabbandata per pensiero cattolico, quello che farebbe della mediazione, dell'ascolto e dell'attenzione alle esigenze e al vissuto della gente il centro del cristianesimo. Infatti, se le parole dette dalla gente non corrispondono con il proprio pensiero si ignorano, senza tante discussioni.
Così come l'articolo dell'Ambrosi ha ignorato, pregiudizialmente, la realtà del Family Day. E' stato come ritoccare una foto, qualche taglio e qualche aggiunta e il gioco è fatto. La realtà capovolta, a servizio dell'ideologia. Occorreva dimostrare che hanno ragione loro, i cattolici democratici e i diessini appena fusi nel novello Partito Democratico. Dimostrare cioè che i cattolici stanno dalla loro parte, che sono liberi e non appaltati alle destre. Su quest'ultimo aspetto l'operazione era fin troppo facile, rispondendo alla realtà. Per l'altro no, ci voleva una bacchetta magica per dire che i cattolici sono a favore dei Dico mentre ci stanno marciando contro.
Allora che fare? Il metodo è semplice: dosare bene le parole e ditribuirle con dovizia. Fin dal titolo dicevamo: "Una piazza inquieta. E assai poco politica e mediatica". Leggendolo si è colti di sorpresa, però! che qualcuno finalmente abbia colto nel segno? Poi ti metti a leggere l'articolo e strabuzzi gli occhi: "Ha sbagliato chi l’ha descritta solo come una piazza ideologizzata dalle destre e dalla Chiesa in tandem, una piazza politica e politicizzata, contro la laicità e la tolleranza, «perfettamente antimoderna». Vero, verissimo accidenti! E non ti rendi conto di aver abboccato all'amo. Sì, perchè quello che nell'articolo si sta dicendo è che, da una parte, Berlusconi con quella gente non c'entrava nulla, e forse è vero, ma dall'altra che chi ha cercato di strumentalizzare il popolo di Dio è stata proprio la Chiesa, "che ha deciso di puntare su un’offensiva politico-mediatica per cercare disperatamente di salvarsi dall’inevitabile declino (estinzione?)". Primo affondo e primo boccone avvelenato: La Chiesa ha puntato su un'offensiva politica ma ha fallito. Perchè la gente che era lì, quel milione di cattoici, non si riconoscono nel disperato tentativo della Chiesa - ma cattolici e Chiesa non sono la stessa cosa? mah... - di sottrarsi all'estinzione consegnandosi nelle mani taumaturgiche di Berlusconi. Il popolo di San Giovanni è inquieto, proprio come lo sono, perennemente, i veri papi e vescovi del cattolicesimo di sangue blu, quello democratico e adulto dei ministri e dei leader di governo. Quel milione di persone, quelle famiglie, quei bambini erano lì a manifestare contro il Papa e contro Ruini e Bagnasco, contro la famiglia tradizionale e la sua difesa e non lo sapevano. Si erano sacrificati, avevano percorso centinaia di chilometri per reclamare i diritti delle unioni omosessuali e non se ne erano accorti.
Invece se ne è accorta l'Ambrosi. Infatti, lei, che ha attraversato Piazza San Giovanni "con un minimo di curiosità e attenzione", ha "scoperto poi che il grosso dei manifestanti facevano parte di un movimento particolare, i Neocatecumenali. La vera star, come ha notato sornionamente il ministro Fioroni, era «il prete spagnolo sul palco»: quel Kiko Arguello, che poi prete non è, che, incapace di sottostare alle addomesticate interviste del conduttore Zaccuri, gli ha strappato il microfono dalle mani per proclamare la forza del Vangelo e la sconfitta sulla morte, l’unica speranza in grado di creare famiglie di «dieci, dodici, quindici figli»". Ecco quello che serviva al successo della mistificazione: strumentalizzare la presenza di Kiko Arguello e delle decina di migliaia di membri del Cammino Neocatecumenale per mostrare la Chiesa spezzata: da una parte i carismatici, e la freschezza di un popolo fecondo, zelante, felice, dall'altra una chiesa arroccata che non parla più di Dio, come ama ripetere il ministro Bindi.
Non solo. Per completare il quadro occorreva issare Kiko Arguello sul carro degli inquieti di professione, e quale migliore occasione la stantia vulgata propalata da vaticanisti superficiali di una presunata difficoltà del Cammino in vista dell'approvazione degli Statuti? Così l'Ambrosi arruola Kiko Arguello tra i poveri disillusi dalla Chiesa e dalla Gerarchia, uno che avrebbe dovuto piegare il capo e andare alla Canossa del Family Day per ottenere l'agognato riconoscimento: "Certo, stonava il leader carismatico e indomabile, armato di chitarra e di parole vibranti, costretto a cantare su un palco a forma di casetta borghese, con i salotti fucsia e i pagliacci che gli giravano intorno".
E Kiko stesso ridotto dalla penna dell'Ambrosi ad un pagliaccio, che, la presunta ma a lei notissima "tensione crescente con la Chiesa", ha costretto a trascinare "perfino un movimento tendenzialmente apolitico a schierarsi, a funzionare da falange armata del papa, che ben ne conosce la forza e capacità di produrre famiglie e vocazioni". Con un colpo due piccioni. Fatto secco il Cammino Neocatecumenale, fatta secca la Chiesa, non a caso e malignamente contrapposti. La strumentalizzazione è così servita: "Ma anche i neocatecumenali a San Giovanni chiedevano risposte e, pur non mettendo formalmente in discussione l’obbedienza alla Chiesa, anzi, si aspettavano parole forti, che né la politica, né il cristianesimo filosofico di Ratzinger sanno dar loro".
Beh, a questo punto non possiamo più tacere il cumulo di menzogne trascritte sul quotidiano della Margherita. I neocatecumenali in Piazza San Giovanni non chiedevano nessuna risposta, perchè, e l'Ambrosi lo aveva anche scritto, "la forza del Vangelo e la sconfitta sulla morte", sono "l’unica speranza in grado di creare famiglie di dieci, dodici, quindici figli". Chi ha conosciuto Cristo e il suo amore, chi vive per testimoniarlo e annunciarlo, non scende in piazza aspettandosi parole forti o chiedendo risposte. Il Cammino Neocatecumenale è sceso in Piazza per mostrare la gioia e la bellezza, le verità e la pienezza del vino nuovo dell'amore di Cristo risorto. Quelle mamme e quei papà, quei nonni, quei ragazzi e quei bambini erano loro la risposta e la parola forte, per chiunque avesse voluto ascoltare. "Non siamo contro nessuno" ha ripetuto Kiko Arguello. Esattamente come il Papa e il suo cristianesimo, né filosofico e né teologico, semplicemente il cristianesimo di una persona viva, Gesù Cristo risorto. E' Lui la parola forte che, con calore e amore, Papa Ratzinger ripete senza posa, e che tutti possono ascoltare. Guarda caso, un'altra Piazza, quella di San Pietro, da quando il Cardinal Ratzinger è divenuto Papa sta vedendo moltiplicarsi le presenze, segno che, se è vero che la politica di risposte e parole forti non può darne, è vero assolutamente il contrario per Papa Benedetto XVI.
Evapora così il goffo tentativo di strumentalizzare una realtà della Chiesa suscitata dallo Spirito Santo per salvare attraverso di essa innumerevoli persone in tutto il mondo. La stoltezza della predicazione che sfugge ad ogni classificazione, segno della libertà dello Spirito Santo che soffia in modo imprevedibile anche su un palco borghese, in una Piazza zeppa di famiglie, questa stoltezza divina è la vera incompresa dai sapienti di questo mondo.
Loro invece, giornalisti o intellettuali che siano, devono poter manipolare tutto, gestire e usare. Le parole che chiudono l'articolo in questione lo dimostrano chiarissimamente: "Anche il Family day, dunque, è stata una denuncia implicita della frattura, sempre più aspra e carica di conseguenze, tra fedeli e chiesa gerarchica e tra cittadini e politica, e dell’incapacità di quest’ultima di rappresentare la società, a causa della vittoria delle «minoranze dominanti», di cui parla Ilvo Diamanti, che impediscono che si faccia prevalere il bene comune. Bene pure molto chiaro alla stragrande maggioranza delle persone di questo paese: «Politiche per la famiglia, lavoro non precario, una vecchiaia non penosa». Ecco perché paradossalmente chi rappresentava meglio quella piazza era proprio colei che dalla piazza è stata più contestata, la ministra della famiglia. E certo il fatto che le persone non l’abbiano capito la dice lunga su quanto Chiesa, politica e media abbiano saputo confondere le acque". A parte che proprio lei, il ministro Bindi, da quella piazza era, "coraggiosamente", scappata a gambe levate, le ultime parole mostrano il vero intento del pezzo. E' il ghigno beffardo del falsario, del divisore, che sigilla la menzogna. La Chiesa, alleata della politica e dei media, esattamente come ha scritto Scalfari, che invece l'Ambrosi sembrava aver sconfessato, ha ingannato un milione di persone in Piazza e l'Italia intera. Chi stia invece confondendo davvero le acque è fin troppo chiaro...
Ma sappiamo anche che per il mondo e i suoi sapienti il Cielo è chiuso e lo sguardo è angosciosamente e inquietamente schiacciato sulla terra che ospita i propri passi. Il proprio io è l'unico criterio, angusto, con il quale leggere la realtà. Per addomesticarla e farle dire quel che si ha prestabilito, per difendere e legittimare le proprie posizioni.
La Chiesa e il cristianesimo sono altra cosa. Per questo sono da duemila anni perseguitati: perchè non abbassano il capo e non sacrificano a nessun idolo di questo mondo. Così è stato anche sabato 12 maggio sul palco del Family Day, da dove è risuonato l'annuncio di un amore più forte di ogni trappola e di ogni schiavitù. Altro che frattura tra fedeli e Chiesa gerarchica, quella esiste solo nelle illusioni dei cattolici adulti e dei loro giornali. Esattamente come la fandonia sulle due piazze, è tutto un Barnum che confonde, e, per difendere e legittimare, butta nel tritacarne delle menzogne mistificanti tutto e tutti. Questa è stata la volta del Cammino Neocatecumenale.
Anche per questo Kiko e le sue parole e i centomila del cammino sono stati un segno di contraddizione, un segno dell'amore più forte della morte. Anche quella, tutta interiore ma non meno dolorosa, della calunnia e della mistificazione, della strumentalizzazione e della banalizzazione. Tutto passa, rapidamente. Solo l'amore resta in eterno, perchè Deus Charitas Est, come ha detto e ripetuto, con forza, Benedetto XVI. E come ogni figlio della Chiesa sperimenta ogni giorno."

Duque de Gandìa ha detto...

Testo inviato da Kiko alla C.E.I. (13 aprile 2007) sul “perché” il Cammino Neocatecumenale partecipa al Family Day :

Il nostro è un grande SÌ alla famiglia cristiana indissolubile.


Solamente essa protegge realmente i figli garantendo loro l’Amore eterno, Verità sulla quale si regge tutto l’universo creato da Dio




Noi assistiamo oggi ad una delle sfide più grandi che attraversa tutta la nostra società, la destrutturazione della famiglia. Ciò comporta la destrutturazione di tutta la società provocando soprattutto nei giovani una mancanza di identità, di senso morale, e chiudendo loro la via di un vero destino. Quando la Santa Vergine Maria assistendo alle nozze di Cana dice al suo Figlio: non hanno vino, marca il punto centrale del nostro essere uomini: perché viviamo, chi siamo e dove andiamo. Gesù rispose a sua madre: non è arrivata la mia ora, cioè l’ora di passare la nostra umanità al Padre, al cielo, di introdurre l’uomo nella divinità.Cristo con la sua morte nella quale ha perdonato i peccati dell’uomo e con la sua risurrezione che lo giustifica, e con il suo salire al cielo per intercedere per noi e inviarci un nuovo Spirito che sigilla la vita immortale in noi, ha fatto dell’amore umano, del matrimonio, una scuola di amore eterno. Ha dato all’uomo e alla donna la possibilità di dare ai figli nel loro amore una identità, una fede, una morale e un destino di immensa gloria. Oggi nelle nostre scuole assistiamo al fenomeno che quasi tutti i ragazzi sono figli di coppie divise, separate, portano nel loro animo delle ferite intense che non dimenticheranno mai. Hanno visto i loro genitori, il padre e la madre che si odiavano. Invece di nascere e di crescere in una scuola di amore hanno assistito a una spaccatura, ad una rottura che ha ferito il loro cuore per sempre. In Inghilterra alcuni anni or sono erano così tanti i ragazzini che si uccidevano ai 10 o 11 anni a motivo della separazione dei genitori, che si è arrivato a prospettare la possibilità che i giudici non concedessero il divorzio a genitori che avevano figli dai 9 agli 11 anni. Oggi ci sono milioni di bambini che non sono protetti, è la fascia più debole della nostra società e lo Stato non li aiuta, c’è un minore, possiamo dire, in Europa vessato, sofferente, abbandonato da tutti. Dio stesso nel monte Sinai quando appare al suo popolo si presenta come Sposo e invita l’umanità all’amore. Così la famiglia è una immagine, in quanto comunità di persone, di Dio stesso. Ogni uomo ha diritto ad avere un padre e una madre che si amano di forma tale che lui stesso è il frutto del loro amore, e lui stesso acquista in loro la più grande dignità: lui è creato nell’amore, per amore e per amare. “Deus Charitas est”, Dio è amore. Su questo pilastro si regge tutto l’universo, si regge la bellezza di tutto il creato.
Distruggendo la famiglia si distrugge il fondamento stesso del nostro essere persone, della nostra relazione con il futuro, della nostra società.

Duque de Gandìa ha detto...

Kiko, Cesana, i Movimenti, nulla. Non hanno capito nulla....
La Repubblica del 14 maggio 2007 :
Se chiesa e destra vanno in piazza insieme


di Edmondo Berselli



Mai la Chiesa, negli ultimi vent'anni, era stata così vicina alla politica, così influente, così ingombrante. Affiancata dai partiti di destra, e con il centrosinistra scompaginato dal conflitto interno, non dichiarato e non elaborato, sulla laicità. Se le cose stanno così, se questa diagnosi è realistica, sabato scorso in Piazza San Giovanni è avvenuto un disastro politico e civile. E allora vale la pena di guardarlo in profondità, senza complessi. La prima e fondamentale conseguenza del Family Day è evidente: si è saldato un fronte tra ampi settori del mondo cattolico e la destra italiana.



E ciò è avvenuto in un modo e con un'intensità tali da sorprendere gli stessi vertici ecclesiastici, la segreteria di Stato vaticana, la Conferenza episcopale. Alla Chiesa post-wojtyliana era ovviamente utile una dimostrazione di forza, anche per esibire uno di quegli spettacoli di mobilitazione che senza il carisma di Giovanni Paolo II risultano difficili da riprodurre oggi sulla scena pubblica. Ma è tutto da provare che per la gerarchia cattolica fosse davvero conveniente quella spettacolare fusione di morale e politica, di alto magistero e di bassi interessi di bottega, che se da un lato ha esibito l'adesione popolare ai temi della famiglia, dall'altro ha permesso il sequestro politico di piazza San Giovanni da parte dei leader del centrodestra.

La presenza di Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini rappresentava con chiarezza qual era una finalità possibile del Family Day, almeno nelle intenzioni dei suoi sponsor politici più spregiudicati: e cioè mettere in rilievo che l'appello per una "politica per la famiglia" rappresentava invece l'opportunità per una polemica caldissima contro il riconoscimento legale delle unioni civili. Ossia per dividere in due, con volontà esplicita, l'opinione pubblica: in modo da poter attestare che da una parte, a destra, ci sono i buoni cattolici, e dall'altra, a sinistra, c'è una consorteria di avversari, di "laicisti", di personalità insensibili alle grandi verità religiose.

In quella compagine ostile alla Chiesa e ai suoi fondamenti, guidata dal Prodi "rovinafamiglie" immortalato sulle magliette, i cattolici del centrosinistra si trovano in difficoltà. Secondo l'intonazione psicologica della piazza anti-Dico, il mondo cattolico non è rappresentato da Clemente Mastella o da Francesco Rutelli, e meno che mai da Rosy Bindi; costoro non rappresentano nessuno e non sono neppure la foglia di fico sulle vergogne laiciste del centrosinistra: ne è una riprova a contrario l'accoglienza entusiastica riservata a Silvio Berlusconi, a testimonianza che c'è stata una fusione politica, di popolo, fra le posizioni cattoliche più intransigenti e la scelta per il centrodestra.

Matrimonio d'interesse e d'amore. Sicché è superfluo sottolineare che il raid di Silvio Berlusconi durante il Family day è stato un gesto politicamente impegnativo, anche a prescindere dalla violenza delle sue parole, quelle frasi provocatorie secondo cui non è possibile essere contemporaneamente fedeli cattolici e di sinistra. Berlusconi ha realizzato uno dei suoi blitzkrieg, e ha tentato di mettersi in tasca in un colpo solo l'ideologia della famiglia, il movimento ecclesiale, i sostenitori del matrimonio, gli oppositori del divorzio e dell'aborto, i contestatori della procreazione assistita, dei Dico e delle unioni omosessuali.

Ebbene, sarebbe il caso di capire come la pensa la Chiesa, al suo vertice, dell'appropriazione indebita delle istanze cattoliche e delle masse dei fedeli convenute a Roma per sostenerle. Riesce incongruo infatti credere che la gerarchia giudichi utile, cioè politicamente conveniente, e spiritualmente convincente, il cinismo opportunista con cui Berlusconi e i suoi alleati hanno confiscato la comunità ecclesiale (almeno quella parte che interpreta l'appartenenza al cattolicesimo con uno spirito di rivalsa, di rivincita, di spagnolesca "reconquista"). Vale a dire sulla base di un'idea di divisione, senza nascondere una chiara inimicizia contro quella parte di società, di politica e di cattolicesimo che la pensa diversamente.

Va da sé che la Chiesa non possa accettare di essere sequestrata in vista dell'utilità politica di una parte. E quindi non è del tutto irrealistico attendersi qualche presa di distanza, fosse anche soltanto una sottigliezza per smarcarsi. Questo perché monsignor Angelo Bagnasco deve ancora guadagnarsi la titolarità della sua azione come presidente della Cei, uscendo dalla definizione ristretta di successore di Ruini. E il segretario di Stato, Tarcisio Bertone, deve curare anche le diplomazie con il governo attuale e con i ministri cattolici che ne fanno parte. E va rilevato nel frattempo che Bagnasco ha taciuto sostanzialmente sul Family Day: ciò è un sintomo di quanto sia arduo rinnovare in modo originale la linea dell'episcopato, ma anche un indizio della sua prudenza.

Tuttavia il punto cruciale è evidente di per sé: comunque si sia verificata, non si è mai vista, in tempi di bipolarismo, una collocazione così netta ed esclusiva della Chiesa a fianco di una parte politica. Al di là dei riverberi più evidentemente confessionali, si prospetterebbe una conseguenza politica di estremo rilievo, cioè un attrito vistoso con l'intera evoluzione del sistema politico: la formula bipolare infatti doveva consentire la libera collocazione politica dell'elettorato cattolico.

Viceversa, una variante estremistica come quella prospettata sabato da Berlusconi, i cattolici di qua e i miscredenti di là, assomiglia più a un'eresia manichea che a un criterio di ragionevolezza politica. Altro che suggestioni neoguelfe: qui è potenzialmente in gioco la "cattura" della Chiesa da parte di uno dei giocatori politici. E dunque, se il mercante sequestra il tempio, sarebbe interesse della comunità ecclesiastica che emergessero voci e figure indisponibili a schiacciarsi su una soluzione politica confessionale, con le ripercussioni politiche che si possono immaginare. Di tutto infatti avrà bisogno la Chiesa, ma non di una guerra di religione. E neppure di diffidenze e ostilità speculari sul piano del governo e delle istituzioni.

Tanto più che sullo sfondo del Family day (e delle contrapposizioni tra Vaticano e sinistra, dal referendum sulla fecondazione assistita ai Dico), sono entrati in gioco principi basilari in materia di laicità dello Stato, suscettibili di favorire contrasti pesanti dentro il centrosinistra. Per ora nell'Unione il conflitto non è esploso, ma non c'è dubbio che sulla piazza del Family Day si sono compiuti sacrifici politici pesanti: si è sacrificata in primo luogo una parte della presenza e credibilità pubblica dei Ds.

Il silenzio dei Ds è una scelta obbligata, dettata dall'impossibilità di parlare, perché parlare equivarrebbe a innescare la contrapposizione con il proprio alleato, la Margherita, proprio mentre si sta avviando il processo che conduce alla nascita del Partito democratico. Ma la rinuncia effettiva a qualificare la propria presenza nel Pd, da parte diessina, è già di per sé un'abdicazione; e anzi l'effetto della distorsione prodotta dalla politicizzazione della religione, dall'abbandono di un criterio comune di laicità.

Il Family Day, insomma, ha avuto conseguenze sui due lati della struttura politica italiano: ha reso asimmetrici gli schieramenti, ha squilibrato il bipolarismo, dà un'inflessione clericale al giudizio sull'azione di governo.

Sarà il caso che tutto il centrosinistra, da Romano Prodi in giù, valuti con attenzione queste ripercussioni e le risposte possibili. Ma anche da parte ecclesiastica dovrebbe esserci la percezione che il nuovo integralismo, la comunanza indistricabile e "simoniaca" fra destra e Chiesa, è una distorsione del meccanismo democratico, e potenzialmente una perdita grave in termini di ricchezza e libertà della convivenza civile.

Duque de Gandìa ha detto...

Da "Libero" del 18 maggio 2007 ecco un Articolo dell'apocalittico Socci che prima del Famiily Day aveva invitato a fare un "Fatima Day" cioè una veglia di preghiera per implorare la divina protezione sulla famiglia, dopo il successo del Family Day ammonisce la comunità ecclesiale a non essere troppo caciarona:

" Cattolici, attenti a suonar troppo le vostre campane"
di ANTONIO SOCCI

Il gran successo numerico del Family day può essere pericoloso per la Chiesa? Innanzitutto mi rallegro che i miei timori di flop si siano dimostrati infondati. Un popolo saggio e generoso, disprezzato dalle élite, dai salotti e sempre censurato dai media, ha fatto sentire la sua voce. È un gran bene per la nostra Italia e per il suo futuro civile (anche per la sua sopravvivenza demografica). Ma non è una guerra fra guelfi e ghibellini, fra laici e cattolici. La "guerra dei Dico" è innanzitutto una guerra fra cattolici, una drammatica spaccatura ecclesiale che cova sotto la cenere da tre decenni. Infatti il testo dei Dico è stato partorito dall'interno del mondo cattolico, non dai Radicali di Pannella. È stato costruito da due personalità che vengono dall'establishment "cattolico democratico", quello più protetto e sponsorizzato dai vescovi italiani: l'Azione Cattolica e la Fuci (mentre i movimenti che il 12 maggio hanno riempito piazza San Giovanni per anni sono stati presi letteralmente a calci dai vescovi italiani). Mi spiego. A firmare i Dico per il governo del dossettiano Romano Prodi - è quella Rosy Bindi che viene dalla presidenza dell'Azione Cattolica Italiana, una che è entrata in politica nella Dc proprio come "rappresentante" del mondo cattolico e fiduciaria dei vescovi. E l'estensore materiale della legge è Stefano Ceccanti, oggi capo dell'Ufficio legislativo del ministero per i Diritti e per le Pari opportunità, ma ieri presidente della Fuci, la "fucina" dell'establishment "cattolico democratico". Non solo. Proprio Ceccanti ha svelato che l'articolato dei Dico si ispira al cardinal Martini. Testuale: «Il cardinale Carlo Maria Martini, in un bellissimo discorso pronunciato alla vigilia di Sant'Ambrogio del 2000 diceva che sulle coppie di fatto "l'autorità pubblica può adottare un approccio pragmatico e deve testimoniare una sensibilità solidarista". E concludeva: "Al vertice delle nostre preoccupazioni non deve esserci il proposito di penalizzare le unioni di fatto, ma sostenere le famiglie in senso proprio". Questi sono i canoni di Martini che di fatto andiamo a proporre» (La Stampa, 11.12.2006).

Il virus modernista

Infatti quando il Papa ha "demolito" i Dico con l'Esortazione apostolica che richiamava i politici cattolici a «non votare leggi contro natura», il cardinal Martini, tre giorni dopo, ha tuonato pubblicamente quasi da Antipapa: «La Chiesa non dia ordini dall'alto». Martini è solo la punta di un iceberg. Il "modernismo" progressista è un virus che dilaga nella Chiesa dal Concilio. Già Paolo VI, nel 1977, confidò a Jean Guitton: «Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all'interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di tipo non-cattolico e può avvenire che questo pensiero non-cattolico all'interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa». In effetti il modernismo è diventato predominante nelle facoltà teologiche, nei seminari e negli episcopati, compreso quello italiano che però è stato di fatto «commissariato» da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI attraverso Camillo Ruini e oggi monsignor Bagnasco. Per questo, in battaglie come quella del Family Day, la maggior parte dei vescovi (che hanno votato Ulivo) sono stati inerti e ostili. Resta da capire se per la Chiesa ha senso, mentre si indebolisce la fede vissuta e la dottrina ortodossa, proiettare in battaglie culturali e politiche esterne (contro i "laicisti") quel raddrizzamento della fede cattolica che non si osa operare per via diretta, come fece san Pio X condannando la teologia modernista. Cercando infatti un'influenza culturale e politica sui costumi, si rischia di finire in quello che Romano Amerio chiamava «cristianesimo secondario, l'errore germogliato nel XIX secolo», per il quale «si considerò il Cristianesimo come il sistema supremo dei valori umani». Osserva Amerio che «la Chiesa è per sé santificatrice e non incivilitrice e la sua azione ha per oggetto immediato la persona e non la società». La frase più drammatica di Gesù nel Vangelo non è quella dove annuncia odio e persecuzioni dal mondo, ma quella dove si chiede: «Quando il Figlio dell'Uomo ritornerà, troverà ancora la fede sulla terra?». Cioè il vero problema non riguarda "i laicisti", ma la Chiesa stessa: è la fede.
In un'altra circostanza Gesù pose questa domanda: «Che vale all'uomo conquistare il mondo intero se poi perde se stesso?». Che vale alla Chiesa guadagnare influenza culturale e politica se poi rischia di perdere se stessa?
Mi spiego con tre esempi recenti.
Il 12 maggio, per il Family Day, l'Avvenire, giornale dei vescovi italiani, esce con un editoriale intitolato: «Dedicato a chi non ci sarà». E c'è un passo che lascia allibiti: «Il pensiero va pure alle persone omosessuali che, in coppia, cercano di amarsi in un rapporto che vogliono stabile. La loro non è una famiglia, ma è comunque un rapporto degno di rispetto che nessuno può irridere o minimizzare. Le famiglie pensano a loro e non dimenticano il monito a non giudicare, ma amare». Qui si fa una certa confusione. È sacrosanto infatti affermare il diritto delle persone omosessuali a non essere disprezzate e discriminate, ci mancherebbe. Anche il "Catechismo della Chiesa Cattolica" insegna che costoro «devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviti ogni marchio di ingiusta discriminazione». Lo stesso Catechismo spiega che la tendenza omosessuale in sé non è peccato, ma - attenzione - afferma pure che «gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati», «sono contrari alla legge naturale» e «in nessun caso possono essere approvati». L'editoriale del giornale dei vescovi parla delle «coppie omosessuali» omettendo di ricordare il giudizio morale della Chiesa sui rapporti omosessuali e dando ad intendere che - purché non si definiscano "famiglia" - quello «è comunque un rapporto degno di rispetto». In realtà, per la dottrina cattolica sono le persone ad essere degne di rispetto, le relazioni omosessuali invece sono qualificate come «gravi depravazioni». È curioso: per Avvenire sembra più importante negare il titolo di famiglia alle unioni omosessuali (cosa che in realtà riguarda l'ordine civile), che negarne l'accettabilità morale (che riguarda la dottrina della Chiesa ed è ben più importante per i cristiani). Egualmente equivoco è l'editoriale di ieri dell'Avvenire sull' «omofobia».

"Non possumus"

Secondo esempio. Il Papa, in viaggio per il Brasile, dichiara che l'arcivescovo di Città del Messico, il quale ha evocato la scomunica per i politici che legalizzano l'aborto, ha agito secondo il Codice di diritto canonico. Giuliano Ferrara, entusiasta, ha giustamente elogiato Benedetto XVI che «difende il diritto della Chiesa a essere quel che è». Solo che poche ore dopo il Papa è stato smentito dal direttore della Sala Stampa vaticana e dallo stesso cardinale messicano il quale asserisce che non ha mai minacciato la scomunica (contraddicendosi perché richiama il Codice di diritto canonico che proprio di scomunica si occupa). Pare un drammatico "vorrei, ma non posso". Non va infine dimenticato che da mesi il Papa ha pronto il "motu proprio" per ridare libertà di celebrare la messa secondo l'antico rito tridentino, ma "non può" firmarlo perché interi episcopati (che hanno le chiese deserte, i seminari vuoti e spesso liturgie incredibili) minacciano addirittura lo scisma. Una ribellione oscena e apocalittica. Con una situazione della Chiesa così drammatica, il successo del Family Day non deve indurre nell'errore del trionfalismo. Colse nel segno il cardinale Ratzinger quando disse: «Non è di una Chiesa più umana che abbiamo bisogno, bensì di una Chiesa più divina; solo allora essa sarà anche veramente umana».