Ovvero: Oh Romeo, Romeo!
Perchè NON sei tu Romeo?
Anche al "profano" non è difficile prevedere i tempi opportuni alla convocazione di un Concistoro per la creazione di nuovi cardinali.
Paolo VI decretò -Motu proprio- che al compimento dell'ottantesimo anno di età i cardinali perdano il diritto di entrare in Conclave così come poi fissò a 120 il numero massimo dei cardinali elettori (tali norme furono confermate da Giovanni Paolo II nella Costituzione Apostolica "Universi dominici gregis") ragion per cui da un rapido calcolo dell'età anagrafica dei cardinali è tranquillamente ipotizzabile quando il Sommo Pontefice possa convenientemente procedere ad una "nuova infornata".
Solitamente le "creazioni" si rendono opportune quando i posti vacanti hanno superato la decina poichè si possa onorare della porpora degli ecclesiastici provenienti da tutto l'orbe cattolico al fine di visibilmente concretare e significare la sollecitudine del "Pastore Universale" verso i cattolici dei cinque continenti. E poiché al compimento degli ottant'anni del Cardinal Decano Angelo Sodano, in data 23 novembre 2007, il numero dei cardinali elettori sarebbe sceso a 103 era ben prevedibile al volgere dell'anno (o al più tardi nel febbraio 2008) il secondo Concistoro di Benedetto XVI.
Perciò ampiamente annunciato dai vaticanisti ecco che, senza cogliere di sorpresa proprio nessuno, il sedici volte Benedetto al termine dell'udienza generale di mercoledì 17 ottobre 2007 ha avuto la "ccioia" di annunciare la lista dei novelli eminentissimi prelati che il 24 novembre seguente -primi vespri della Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo- avrebbero ricevuto la berretta rossa.
Così come è umanamente possibile col solo uso del "lume razionale" (e senza pertanto il bisogno di una divina rivelazione) prevedere orientativamente le date di un Concistoro è altrettanto possibile stilare la lista dei "papabili" alla porpora. Innanzitutto per diventare cardinali bisogna essere cattolici -e questo dovrebbe aiuta di molto a restringere il campo d'indagine- poi (nonostante quel che ne possa dire qualche gesuita)bisognerebbe essere di sesso maschile ed aver ricevuto il sacramento dell'Ordine.
Ma poichè per consuetudine i Romani Pontefici si degnano di concedere la porpora ai capi degli organismi della burocrazia vaticana nonchè ai prelati di un centinaio di città al mondo che -per una antica o recente tradizione- solitamente sono anche cardinali, ecco che basta fare un raffronto tra il numero di posti liberi nel sacro collegio ed il numero di prelati cui per consuetudine dovrebbe spettare la nomina cardinalizia.
Per la sempre maggior volontà pontificia di rendere il Sacro Collegio espressione dell'episcopato mondiale; ed inoltre poichè i cardinali al compimento dei settantacinque anni, come tutti gli alti gerarchi, debbono presentare le dimissioni dal loro ufficio pastorale; il numero dei legittimi pretendenti risulta essere sempre maggiore dei posti disponibili! Accade, pertanto, che l'orrida schiatta dei vaticanisti dopo aver annunciato urbi et orbi l'ufficiosa lista dei possibili neo-porporati, quando invece si trova di fronte all'elenco ufficiale ecco che trasecola, e si angustia, e non si perita di estrinsecare all'universo mondo tutte le proprie ambascie per non esser riusciti infallibilmente a scrutare nella mente del Santo Padre!
Si danno come "quasi" certe le promozioni al cardinalato del tal monsignore e poi, quando invece quel monsignore non risulta essere stato "creato" ecco che si alza il polverone delle possibili segrete motivazioni per cui il Papa abbia voluto così platealmente punire il prelato col rifiutargli la promozione!
A seguito della seconda "infornata" di Benedetto XVI, oggetto principe dei pettegolezzi da cortile (di San Damaso) dei vaticanisti è stata proprio la (clamorosa?) mancata porpora per il neo Arcivescovo di Palermo Paolo Romeo.
Si è detto che il Papa nutre acredine verso monsignor Romeo perchè quando era Nunzio Apostolico in Italia promosse un sondaggio tra i vescovi per designare il successore di Ruini a guida della conferenza episcopale (e le preferenze dei vescovi italiani non andavano certo a Bagnasco!).
Poichè il Nunzio Romeo agì sotto le espresse direttive dell'allora Segretario di Stato Sodano sarebbe ben più logico che Papa Ratzinger imputasse lo sgarbo più al mandante che all'esecutore. E poi se realmente Benedetto XVI avesse voluto "punire" monsignor Romeo lo avrebbe potuto mandare a fare il Nunzio in Iraq o in qualche altro luogo del pianeta poco confortevole ( vedasi il caso di Monsignor Fitzgerald presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso sbattuto da Benedetto XVI a fare il Nunzio Apostolico in Egitto ad imitazione di Paolo VI che spedì Bugnini a Teheran)!
L'altro criterio assai in voga per spiegare la promozione o la non promozione al cardinalato parrebbe essere la disponibilità o meno dei prelati nell'applicazione del motu proprio "Summorum Pontificum" che liberalizza il (cosiddetto) messale pre-conciliare.
Monsignor Romeo nella settembrina riunione della Conferenza epicopale italiana si sarebbe schierato con quei vescovi che volevano mettere dei paletti alla liberazione della messa di San Pio V , provocando perciò il disgusto del piissimo Papa Benedetto.
Ma se l'accettazione "perinde ac cadaver" o meno del motu proprio "Summorum Pontificum" fosse veramente il discrimine con cui il sedici volte Benedetto ha decretato le diciotto creazioni cardinalizie non si spiegherebbero affatto l'elevazione alla porpora del "refrattario" arcivescovo di Parigi!
In una così rozza cornice "neo-integrista" la clemente e pia visione ecclesiale di Benedetto XVI appare davvero mortificata!
E' evidente che gli italiani in questo concistoro novembrino sono già troppi: 4 su un totale di 18! Ed anche se Benedetto XVI ha derogato di una unità al limite stabilito, sarebbe stata sicuramente spiacevole la percezione che si fosse derogato al solo fine di aumentare il club dei cardinali italiani! E nonostante che l'italiano Romeo non sia stato "creato" nulla vieta di pensare che la deroga sia stata già di per se stesso motivata dalla necessità di creare un ulteriore quarto neo cardinale italiano!
Romeo (probabilmente) sarà cardinale nel terzo concistoro benedettino e non è il primo caso in cui un monsignore cui spettava la berretta abbia dovuto saltare un turno: esempio ne è il neo cardinale Angelo Comastri che essendo già Arciprete della Basilica Vaticana all'epoca del concistoro del 2006 avrebbe dovuto già allora diventare cardinale poichè la carica di Arciprete di San Pietro è una carica cardinalizia.
Si potrebbe obbiettare che questa è la primissima volta in cui l'arcivescovo di una delle città italiane tradizionalmente sedi cardinalizie (Torino, Genova, Milano, Venezia, Bologna; Firenze, Napoli, Palermo) non viene elevato al cardinalato nel primo concistoro utile celebrato subito dopo la nomina del neo-arcivescovo!
Io risponderei che se noi andassimo a dare un'occhiata a quelle diocesi italiane che nell'Ottocento erano ritenute "tradizionalmente" sedi cardinalizie vi troveremmo città del calibro di : Montefiascone, Viterbo, Orvieto, Perugia, Ancona, Senigallia, Macerata, Forlì, Imola, Ravenna, Benevento, e tante altre italiche "metropoli" del tempo!
Palermo nei secoli ebbe il rango di capitale. Il Cardinale Arcivescovo di Palermo non solo era a capo della "conferenza episcopale" di una Regione del sud dell'Italia ma era il Primate di un vero e proprio "Regno" con propria storia, tradizione e lingua!
E se nei secoli andati il proliferare delle porpore sul suolo italico era giustificato dal fatto che il papa era "un prete italiano vestito di bianco" come lo disse Bismarck, Papa Benedetto, che di Bismarck è connazionale, si trova a pontificare nel XXI secolo sopra ad un cattolicesimo veramente globalizzato!
Ecco perciò che attorno al Papa di Roma quel ruolo preminente che prima svolgeva la Chiesa italiana dev'essere per forza di cose di molto ridimensionato ed inglobato armonicamente nel più generale beakground spirituale e culturale del cattolicesimo della "vecchia" Europa: non è forse questo il paradigma ideale che stà alla base della scelta di Papa Ratzinger di rifarsi idealmente al santo fondatore di quel monachesimo che cristianizzò l'Europa intera?
Si tenga presente che il neo porporato Angelo Bagnasco non è solo uno dei tanti cardinali residenziali d'Italia ma è soprattutto il Presidente (e perciò il rappresentante in Italia e all'estero) dell'episcopato italiano!
In questo nuovo dinamismo intelletuale e spirituale che Benedetto XVI auspica per il cattolicesimo del terzo millenio quale ruolo peculiare di preminenza universale può mai avere il cattolicesimo siculo?
La cattolica Sicilia non può certo vantare la piaga del malaffare malavitoso quale scusa per pretendere che debba essere proprio un Eminentissimo Principe della Chiesa Romana a dover stendere il proprio manto purpureo quale propriziatrice cura dei cronici mali della Sicilia stessa (quasi che invece lo sfoggio del solo viola prelatizio possa significare un vulnus all'azione evangelizzatrice e moralizzatrice dell'intera Chiesa siciliana)!
Se la vocazione precipua di un "Cardinale di Palermo" dev'essere quella di significare, in seno al supremo senato del cattolicesimo mondiale, le grida di dolore delle genti afflitte dalla disoccupazione, dalla corruzione e dalla criminalità organizzata, una tale vocazione - purtroppo!- potrebbe tranquillamente trovare tanti legittimi rappresentanti ne vescovi di tante disgraziate realtà del Mezzoggiorno (ad esempio: Catanzaro, Crotone, Bari) e principalmente nell'Arcivescovo di Napoli.
Sarà bene convenire che nel senato della Chiesa del XXI secolo a rappresentare il "Regno delle due Sicilie" un solo Cardinale basti e avanzi.
2 commenti:
Mezzogggggiorno con una g sola.
E ora puoi anche cancellare questo commento :D
PS. Bel post :)
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