martedì, aprile 14, 2009

CASTRUM DOLORIS, XIX

Sive: "IMMOTA MANET"


Poiché sfruttata quale sfondo per le telecronache dei giornalisti inviati sul posto, la chiesa di "Santa Maria del Suffragio delle Anime Sante del Purgatorio" è divenuta immagine simbolo del terremoto che nella notte del Lunedì Santo 6 Aprile 2009 ha devastato la città dell'Aquila.
La settecentesca ed elegante facciata barocca -un vero unicum per l'Aquila i cui cittadini in ogni secolo ed in ogni frangente si sono sempre distinti per la propensione alla sobrietà- è divenuta così il simbolo mass mediatico del timore e tremore con cui gli aquilani hanno subito increduli l'accelerazione degli spasimi e delle pulsazioni del cuore della loro amata terra d'Abruzzo.

Non alla medievale basilica di Collemaggio famosa in tutto il mondo, non alla rinascimentale facciata della Basilica di San Bernardino, nemmeno al neoclassicamente austero prospetto del Duomo di San Massimo che al pari della chiesa della "Anime Sante" si trova nella stessa piazza principale della città dell'Aquila, s'è indirizzata l'attenzione di tutti i cronisti, giunti per fissare le immagini del terremoto: hanno puntato l'attenzione su quella che non è né una cattedrale né una basilica ma che, al contrario della altre sunnominate ed assai più monumentali chiese (le cui imponenti facciate pudicamente impedivano di prendere diretta visione delle ferite inferte dal sisma a questi venerabili santuari) "il Suffragio delle Anime Sante" ostendeva ai teleobiettivi la cerulea decorazione interna della semicrollata cupola e, al giornalistico ragionamento assai ponderatamente cinico, prometteva lo spettacolo di un ulteriore quanto definitivo crollo della graziosa cupola in diretta televisiva mondiale, quale mass mediatica "icona", che potesse fare da patetico pendant al filmato "dal vivo" del crollo della crociera della basilica superiore di Assisi nel precedente terremoto in Umbria.

Quella slanciata cupola neoclassica fu realizzata dal Valadier a cavallo tra Settecento ed Ottocento quale degno coronamento di quel luogo di culto, edificato ed abbellito lungo tutto il XVIII secolo, che, a ben pensarci, altro non era che un sacrario scaturito dalla devozione degli aquilani d'ancien regime in commemorazione e -come dice appunto l'intitolazione del sacro edificio- in "Suffragio" delle migliaia di vittime del disastroso terremoto del 1703.
Quella cupola che squarciata dal sisma mostra anche all'esterno la decorazione in stucco dorato era stata restaurata recentemente -e con essa a seguire poi tutta la chiesa- dopo che nel febbraio del 2003, ovvero esattamente nei medesimi giorni del funesto trecentesimo anniversario di quel terremoto, un fulmine si scagliò contro la slanciata cupola "del Suffragio" danneggiandola, e andando a terminare la propria corsa direttamente sull'altar maggiore, facendolo esplodere.
Poiché come disse Nostro Signore: "La casa del Padre mio è casa di preghiera ma voi l'avete trasformata in una spelonca di ladri", quel sinistro accadimento, per gli interpreti dei segni dei tempi, quale celeste ammonito, assai eloquentemente "cadde" proprio mentre la città era infiammata da una polemica politica in seguito all'emergere di accuse e di scandali intorno alla gestione dei fondi pubblici per l'organizzazione della annuale celebrazione della "Perdonanza" istituita dal santo papa Celestino V.

I recenti restauri, in linea con il buon gusto dei contemporanei, avava fatto sparire le teche con mummie imbalsamate e teschi che decoravano le cappelle laterali volendo così manifestamente obliare il motivo per cui gli aquilani del XVIII secolo avevano fortemente voluto quella chiesa, così fortissimamente voluta fino al punto da mettersi contro il vescovo ed il clero della cattedrale che non volevano che si erigesse un'altra chiesa nella piazza del Duomo. Una chiesa così insistentemente voluta dagli aquilani reduci dal terrenoto del 1703 fino al punto da far intervenire nella questione la stessa Curia Romana.
La chiesa "del Suffragio delle Anime Sante" era la stata ideata quale perenne "Memento Mori" della comunità cristiana aquilana. E se, pertanto, le autorità ecclesiastiche nei recenti restauri avevano scientemente voluto rimuovere tutto ciò che rammentasse che è tragicamente imprevedibile l'ora in cui la morte poteva accanirsi sull'intero popolo aquilano, i Mass Media, mercè l'ancor più recente cataclisma, della chiesa delle Anime Sante ne hanno riattualizzato la fondativa finalità quale palcoscenico del culto del macabro.

Ed ci appare assai meno folcloristica anche quella processione del Venerdì Santo -che nell'Anno Domini 2009 a causa del terremoto non c'è stata- che da secoli spinge gli aquilani a girare nottetempo per le strade cantando il "Miserere" per quella morte in croce che provoco "un terremoto su tutta la terra".

Immota stava, da tre secoli, "Sorella Morte" a reggere un cartiglio sopra la testa degli aquilani che ogni giorno passavano davanti alla porta delle Anime Sante. Intere generazioni di aquilani si sono recati ogni mattina al mercato organizzato nella Piazza del Duomo senza mai curarsi di decifrare l'autentico significato di quell'iscrizione (tratta da San Giovanni Crisostomo), che non era -col senno del poi appare d'una evidenza abbagliante- una manierata, quanto generica, macabra decorazione ma era il laconico commento con cui la stessa Morte aveva già detto tutto quel che c'era da dire sul terremoto prossimo venturo, per le vittime così come ai sopravvissuti: "IUVETUR MORTUUS NON LACRYMIS, SED PRECIBUS, SUPPLICATIONIBUS, ET ELEMOSYNIS".
Ai morti non bastano le lacrime. E nemmeno ai vivi.

1 commento:

Andreia ha detto...

Muy interessante..