martedì, aprile 21, 2009

CASTRUM DOLORIS, XXI

Sive: DEVOTIO MODERNA


E' ormai una vecchia litania, forse meglio dire una, più volte percorsa, Via Crucis quella in cui si cade contemplando le nuove chiese edificate nelle anonime periferie delle città scristianizzate dell'Occidente!

In un articolo (sul quotidiano "Libero" del 18.04.09) a firma di Caterina Maniaci le definisce, queste "aule di culto" post-moderne:
"Pompose, troneggianti come cattedrali nel deserto, costosissime e praticamente vuote: sono le chiese costruite oggi, soprattutto in Italia. Quelle sorte nelle periferie, come la celeberrima chiesa di Dio Padre Misericordioso nel quartiere di Tor Tre Teste a Roma. Ma non solo in periferia: basti ricordare la nuova chiesa a San Giovanni Rotondo, dedicata a San Pio, progettata nientedimeno che da Renzo Piano. Eppure, quasi tutti i pellegrini, dopo un frettoloso passaggio, corrono a riempire il vecchio ma rassicurante santuario, a pochi metri di distanza.
Insomma, le nuove chiese non piacciono, assomigliano a piscine, hangar, cantine, auditorium, a tutto tranne che a chiese, si lamentano i fedeli, che perlopiù si sentono respinti dalla loro freddezza, dalla quasi totale mancanza di immagini, quasi fosse tornato una sorta di diktat iconoclastico, o di vezzo veteroprotestante. Ma intanto si continuano a costruire così. Allora che fare? Con quali criterio ripensare le chiese del nuovo millennio?
Gli interrogativi ritornano in occasione di Koinè, la rassegna internazionale di arredi, oggetti liturgici e componenti per l’edilizia di culto [...]. Un’edizione importante, quella del 2009, perché coincide con i vent’anni di vita di questo appuntamento, ormai un vero punto di riferimento del settore. Nelle giornate di studio, un argomento in agenda è proprio la progettazione di nuove chiese e l’inventario dei beni culturali ecclesiastici..."


Koinè ovvero: "Rassegna Internazionale di arredi, oggetti liturgici e componenti per l'edilizia di culto" (e di tutto quanto fà spettacolo) è organizzata nella città e dalla diocesi di Vicenza. Essendo in Italia la principale fiera campionaria di moda "pretre-a-portè" è il palcoscenico adatto per vedervi rappesentati i gusti postconciliari degli italici vescovi e liturgisti nel campo dell'arte sacra.
Le pagine culturali che il quotidiano dei vescovi ha dedicato alla ventesima kermesse del modernariato liturgico avevano di già destato la lucida perfidia dell'orrido Camillo Langone che sul sempre "clerical-chic" Foglio del 17 Aprile 2009 così si angustiava:
"Che succede ad Avvenire? Il direttore Boffo ha perso il controllo delle pagine interne? Il quotidiano dei vescovi ha incredibilmente dedicato uno speciale alla rassegna di arte sincretica, cristo-satanista, che apre domani a Vicenza. Puzza di zolfo, la pubblicità della ditta Cibiemme: una grande foto per vantarsi di produrre panche senza inginocchiatoi. In redazione nessuno ha mai letto “Introduzione allo spirito della liturgia” di un certo Joseph Ratzinger? “L’incapacità a inginocchiarsi appare addirittura come l’essenza stessa del diabolico”.
Sempre Avvenire dà voce ad alcuni inquietanti personaggi vestiti di nero che si aggirano ai margini della rassegna vicentina: sembra che siano i finanziatori dei templi gnostici, ostili all’Incarnazione, costruiti da Mario Botta a Torino, da Renzo Piano a San Giovanni Rotondo, da Richard Meier e Pietro Sartogo a Roma. Che Boffo svolga un’indagine interna, individui i responsabili e neutralizzi immediatamente quei figli di streghe."


L'orrido Langone il cui fervore estetico se vuol confortarci sulla dolorosa via della chiesa di periferia, non potrà aver alcun effetto lenitivo di fronte ad un'inteligentzia clericale che fortissimamente vuole nuove chiese che siano forzatamente lontane da ogni possibile prototipo di "aula liturgica" realizzato nei due millenni precedenti.
Per dirla con le parole della giornalista Caterina Maniaci: "Diciamolo francamente, c’è di che disperarsi per lo stato dell’arte."

Nel medesimo articolo, l'analisi dell'impasse attuale dell'arte sacra:
«La verità che è esistono tre “fazioni”, se così si possono definire, dentro la Conferenza episcopale italiana», spiega Ciro Lomonte, architetto, specializzato nell’architettura per il culto e nell’arte sacra, autore di saggi e pubblicazioni sul tema, «ossia i “modernisti”, o meglio i progressisti, i più diffusi nella Cei, che scelgono e promuovono a pieni voti i progetti più sensibili alle mode contemporanee, e individuano nella chiesa di Meier, in quella di Piano dedicata a Padre Pio, o quella di Gesù Redentore a Modena progettata da Mauro Galantino, modelli da seguire e divulgare».
Modelli costosi e poco agevoli: la chiesa a Tor Tre Teste è costata più di 25 milioni di euro, è calda d’estate e fredda d’inverno, l’impianto di climatizzazione non si può usare perché si porterebbe via quasi tutto il bilancio parrocchiale.
«Poi ci sono i “tradizionalisti”», prosegue l’architetto Lomonte, «che però in Italia non hanno praticamente seguito, mentre sono molto diffusi e apprezzati negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, dove si sono costruite, e si continuano a costruire, chiese a imitazione del gotico, del rinascimentale, dello stile coloniale spagnolo, con effetti che talvolta sfiorano anche il ridicolo».

Esiste anche una “terza via”, «una strada tutta da sperimentare, molto complessa, di cui io stesso sono un fautore, e che prevede il recupero della tradizione non come mera copia passiva, ma “rimeditata”, nell’attenzione alla dignità e alla bellezza oggettiva, grazie anche alla valorizzazione della nostra straordinaria passione artigianale».

Ma se si potessero fare degli esempi positivi più recenti...
«Bisogna tornare indietro di un bel po’, agli inizi del Novecento, ad Antonio Gaudí e alla sua Sagrada Familia, a Barcellona, o alle opere dello sloveno Josef Plečnik, più o meno dello stesso arco temporale».
Niente di più vicino a noi?
«Niente. E questo fa pensare. Nella Chiesa esiste una “minoranza” che continua a imporre un modello di edificio di culto ispirato ad una sorta di meditazione orientaleggiante, o ai templi massonici, con le statue e le immagini fuori posto, o del tutto assenti».
Come assenti sempre più rischiano di essere i fedeli, dentro queste chiese.
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