Nella congregazione generale dei cardinali della mattina del 9 Aprile, giorno successivo alle esequie pontificie, il camerlengo Martinez Somalo ha proposto il silenzio stampa per i cardinali. Nessuno degli eminentissimi si è opposto e la mozione è stata perciò approvata.
Già nelle primissime riunioni cardinalizie, il decano Ratzinger aveva avanzato tale proposta ma si erano levate le voci contrarie di moltissimi cardinali, vogliosi di ammiccare “alti consigli”, che avevano già preso appuntamento con i giornalisti. Si decise concordemente che i porporati avrebbero potuto rilasciare interviste fino ai funerali ma attenendosi a dichiarazioni di cordoglio per il sommo pontefice defunto, evitando pronostici sul futuro conclave ed evitare di delineare linee programmatiche per l’azione pastorale del futuro papa; evitare quindi tutto ciò che possa far pensare che i porporati siano occupati in una campagna elettorale.
Non è un caso che “l’invito” sia venuto proprio da Ratzinger, l’unico elettore del conclave del 2005 che partecipò anche ai conclavi del 1978; all’epoca i cardinali furono molto ciarlieri, soprattutto gli ultraottantenni che non dovendo partecipare al conclave vero e proprio, ritenevano che il giuramento di segretezza per loro non avesse un vero e proprio valore restrittivo.
Durante il pre-conclave dell’Agosto ’78 i vari gruppi di cardinali – latino-americani, nord-americani, africani – organizzarono delle conferenze stampa, spiegando cosa si aspettassero dal futuro papa. Nel secondo conclave dell’ottobre fu proprio un’intervista rilasciata ad un quotidiano che fece crollare la candidatura dell’arcivescovo Giuseppe Siri di Genova.
Siri convinto che morto Albino Luciani fosse rimasto l’unico papabile in lizza, prima di entrare nella clausura, si lasciò andare a dichiarazioni contro la collegialità episcopale e il suo strumento attuativo ovvero il sinodo dei vescovi, ed in generale contro l’aggiornamento attuato con il Concilio Vaticano II. Ovviamente il cardinale Siri non era uno sprovveduto ed aveva avuto rassicurazione che quella intervista sarebbe stata pubblicata solo dopo l’inizio del conclave. Ma il giornalista si convinse, o più probabilmente fu convinto da pareri non disinteressati, che quell’intervista avrebbe avuto più impatto “a bocce ferme”, così andò in stampa il giorno stesso del conclave e ci fu chi ebbe premura di distribuirne copia ai porporate prima che ne varcassero il recinto della clausura.
Comunque nonostante l’eccezione Siri, non credo che nel 2005 come anche nel ’78, siano le dichiarazioni sui giornali a muovere “l’elettorato” ma gli incontri informali di cui “dopo” si viene a sapere ma di cui a 8 giorni dalla morte del pontefice sui giornali nessuno dà notizia. E non penso che i vaticanisti esperti non siano a conoscenza che in questo o quel seminario avvengano ciò che il cardinal Roncalli definiva “movimento di farfalle”.
Sui giornali ed in televisione si fanno analisi ampiamente condivisibili che possono esser esposte da qualunque osservatore di buon senso e senza bisogno di scomodare il sacro collegio.
L’ultaottantenne cardinale Achille Silvestrini, bersagliato dai giornalisti dopo aver partecipato alla commemorazione del papa in Campidoglio il 5 aprile, ha risposto che un papa nero è possibile, che un papa asiatico sarebbe indicativo delle sfide che attendono il cristianesimo in quell’immenso continente. Sudamericano? Possibilissimo. Essendo la maggioranza dei cattolici, spingono per aver maggior rappresentatività: ovviamente quelli che “spingono” sono i “popoli” chiarisce il vecchio diplomatico cresciuto all’ombra di Casaroli. Comunque , assicura il cardinale, aspettiamoci che il prossimo papa sia diversissimo, almeno caratterialmente ed umanamente parlando.
Mentre le dichiarazione di Silvestrini sono espresse con un tono volutamente distaccato, alcuni porporati con diritto di voto, non avendo altrettanta scuola diplomatica, hanno dato pessima prova di loro stessi e soprattutto ancora “corpore insepulto”.
In primis:il primate di Polonia Josef Glemp che trovandosi in Argentina al momento del decesso del papa polacco ha espresso il suo parere positivo sulla possibilità di un successore sudamericano. È da terer presente che proprio l’arcivescovo di Buenos Aires Bergoglio è uno dei papabili più accreditati, e non si capisce se il cardinale di Varsavia, con questa dichiarazione ai giornalisti a poche ore dalla morte di papa Wojtyla, abbia voluto essere solo gentile verso la nazione ospitante, abbia tentato di salire sul carro del (probabile) vincitore, oppure sia senplicemente umanamente poco sensibile.
In secundis:il tedesco Walter Kasper, ministro vaticano del dialogo interreligioso, che si è affrettato dichiarare che al di là delle idee e della dottrina, il successore di Giovanni PaoloII dovrà avere un viso simpatico: la fotogenicità ultima ratio del cattolicesimo, quindi!
Così dicendo probabilmente Kasper voleva indirettamente dichiarare di non ritenersi capace di salire sul soglio pontificio. Ma oltre che la sua mancanza d’avvenenza anche gli altri impedimenti penso non gli manchino.
Dulcis in fundo: il presidente della conferenza episcopale tedesca cardinal Lehmann che domenica 3, tenendo l’omelia nella solenne messa in memoria di Giovanni Paolo II, invece di farne l’elogio funebre ne ha tracciato i limiti della sua azione pastorale. Che tatto!
E pensare che nel Rinascimento il cardinale era considerato la quint’essenza dell’ideale di gentiluomo.
1 commento:
Il Foglio, nell'edizione di mercoledì 13 aprile 2005, a pag.2 pubblica la celeberrima intervista di Gianni Licheri al cardinal Giuseppe Siri pubblicata sulla "Gazzetta del popolo" il 14 ottobre 1978.
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