Ovvero: Come avvenne che un bambino genovese battezzato nella confessione della Fede Cattolica, per inappellabile decreto della Suprema Corte di Cassazione della Repubblica Italiana, debba assumere il gloriosissimo nome di un Santo Pontefice Romano.
Quando il 3 settebre dell'anno di Nostra Salvezza bismillesimo sesto, nella "superba" Genova i neo genitori Roberto e Mara -gestori di un bar nella centralissima Piazza Caricamento- si recarono all'Anagrafe per registrare la nascita della propria creatura si sentirono opporre dell'addetto preposto il metto rifiuto di obbedire alla genitoriale volontà di imporre all'ignaro infante il nome "Venerdì".
E spiegando agli increduli genitori che "Venerdì" era nome improprio per un bambino, l'impiegato dell'Ufficio Anagrafe ha, quindi, seduta stante registrando il neonato con il nome del santo menzionato sul calendario in data 3 settembre, ovvero: del Santo pontefice Gregorio Magno.
Il Tribunale di Genova ha ratificato l'operato del Comune e motivato il diniego del nome "Venerdì" ai sensi dell’art. 34 del Dpr 396 del 2002 in base al quale «è vietato imporre al bambino nomi ridicoli e vergognosi». Il nome di Venerdì, diceva la motivazione della sentenza, «evocava il personaggio romanzesco creato dallo scrittore Daniel Defoe nell’opera "Robinson Crusoe", una figura umana caratterizzata dalla sudditanza e dall’inferiorità che non raggiungerebbe mai lo stato dell’uomo civilizzato». Di qui il diniego in previsione di un futuro «disagio per il bambino e il futuro adulto, facilmente esposto al senso del ridicolo, in ragione di quel richiamo al personaggio letterario».
Roberto e Mara non si sono dati per vinti appellandosi alla Cassazione, portando ad esempio dell'infondatezza della sentenza del Tribunale di Genova il caso concreto di nomi altrettanto "inappropriati" come "Chanel" (la figlia di Francesco Totti e Ilary Blasi) o Oceano (rampolla di Lavinia Borromeo e Jaki Elkann). Ma per la inappellabile sentenza 25452 del 23 ottobre 2008 la Suprema Corte di Cassazione ha decretato che «il ricorso non ha precisato quale sia stato il fatto controverso in relazione al quale assumono rilievo le censure relative alla motivazione della decisione impugnata». Cioè: la Cassazione ha praticamente confermato e ratificato la decisione del Tribunale di Genova per cui il primogenito dei signori Roberto e Mara, nato a Genova il 3 settembre 2006, in nome della democratica Repubblica Italiana dovrà essere chiamato "inappellabilmente" Gregorio.
Immaginabile la costernazione dei genitori che, ancora inceduli e trasecolati, hanno dichiarato ai giornalisti: «il bimbo a gennaio è stato battezzato in chiesa e nemmeno il sacerdote ha avuto nulla da ridire».
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